La commissione
teologica internazionale dell'ex Sant' Uffizio ha tirato un bel trappolone a
Papa Francesco
Questa commissione rappresenta il fior fiore della teologia
cattolica tanto che in passato dai suoi membri è provenuta una schiera di
cardinali di prima grandezza , Ratzinger compreso.
E' un organismo di ben 30 esperti , nominato dal Papa per 5
anni con funzioni consultive su argomenti presumibilmente indicati dal Papa
stesso.
I suoi documenti devono essere approvati dal Prefetto della
Congregazione della Fede, e quindi dovrebbero essere accolti come autorevoli.
Dopo 5 anni di lavoro, la commissione, ovviamente a suo tempo
nominata da Papa Ratzinger, ha concluso
il suo mandato licenziando un documento sul monoteismo cristiano contro la
violenza, pubblicato alcuni giorni fa da Civiltà Cattolica e reperibile
comunque sul sito del Vaticano.
Lo scopo dichiarato di questo lavoro vorrebbe essere la
argomentata confutazione della tesi della cultura laica contemporanea, secondo
la quale le religioni monoteiste sarebbero per loro natura la radice ideologica
delle guerre di religione, conseguenza questa, che non sarebbe invece prodotta
,ad esempio, dalle religioni politeiste, come erano quelle pagane o come sono
sa sempre ,alcune di quelle orientali.
Ci si aspetterebbe quindi una apertura di dialogo con la
cultura contemporanea laica e con le altre religioni su un tema di grande
importanza e attualità.
Se il documento e le sue argomentazione rivelassero uno
sforzo di conoscenza del pensiero laico contemporaneo e delle religioni
orientali, si tratterebbe di un notevole contributo al dialogo della chiesa
cattolica, ormai largamente minoranza nel mondo, appunto con il resto del
mondo, che cattolico non è e non lo è mai stato.
Come vedremo, si tratta invece di una occasione sprecata, che
invece di favorire il dialogo, sbatte la porta in faccia alla modernità, al
pensiero laico ed al resto del mondo, in sorprendente e assoluto contrasto con
quanto sin qui manifestato da Papa Francesco.
Questo contrasto è talmente incongruente, che è inevitabile
chiedersi perché un organismo di prima grandezza nell' organigramma della cura
vaticana abbia ritenuto di pubblicarlo.
Si tratta di una presa di posizione dettata da ragioni di
potere ?
Cioè la commissione si è fatta portavoce di quella potente
lobby, finora sotterranea e trasversale, del tutto contraria alla linea
espressa dal nuovo Papa?
Oppure il documento riflette semplicemente le profonde
convinzioni teologiche e ideologiche di personalità intimamente attaccate alla
linea tradizionalista, che vedono il dialogo con le idee della modernità come
un salto nel buio per la chiesa cattolica?
Difficile dirlo, anche perché alcuni dei componenti non sono
noti come intransigenti tradizionalisti.
Certo che è inquietante pensare che in una corte
rinascimental-medioevale, come è la curia romana, dove tutti sono abituati a muoversi da cortigiani, oggi
si direbbe da yes-man, una commissione di un dicastero fondamentale sia
disposto a esporre tesi vistosamente contrastanti con la linea del pontefice
regnante.
I componenti della commissione sapevano che come minimo si esponevano a non fare più
alcuna carriera, remando contro il papa in carica.
E qui sta la natura subdola di questo tipo di giochi di
corte, perché esponendosi in modo così rischioso per loro, fanno in modo che
gli altri pensino : ma se si sono fidati a mettere nero su bianco quelle tesi,
o sono degli sciocchi, o vogliono dare a vedere che il Papa la pensa come loro
e che allora non si tratterebbe affatto di un papa rivoluzionario, come tutti
dicono, ma il suo sarebbe solo populismo di facciata per nascondere idee
tradizionaliste intransigenti, come quelle dei suoi predecessori.
Nel post del dedicato appunto a
delineare quella che ritengo possa essere la linea più verosimile e realistica
che terrà questo papa nel prossimo futuro, avevo detto in sostanza, che per le
ragioni ivi esposte, probabilmente Papa Francesco non affronterà direttamente l'aggiornamento
necessario della chiesa abolendo alcuni dei dogmi più strampalati o meno
sostenuti razionalmente, ma semplicemente guiderà la chiesa in modo da
lasciarli decadere per desuetudine ,
come si fa nel campo del diritto positivo, anche costituzionale.
In questa ottica un documento in materia dottrinale così
netto, in senso tradizionalista mette il papa in seria difficoltà, perché in
qualche modo lo costringe a prendere posizione direttamente su argomenti
dogmatico- teologici specifici, che è proprio quello che verosimilmente non
vuole fare.
Però se non lo fa è come se avvallasse tesi che ben
difficilmente possono essere da lui condivise e così lo si caccia in una
posizione ambigua e contraddittoria.
Noi italiani ci lamentiamo continuamente ,ed a ragione, del
modo cinico di procedere della nostra classe politica, ma questi personaggi
della curia vaticana sono molto più sottili e nefasti nei loro giochi di
potere.
Ora, però, veniamo alla sostanza del problema, che è questa :
la commissione deduce tutte le sue argomentazioni partendo da un punto di
partenza, che sembra scelto apposta per bloccare ogni possibilità di dialogo fin dall'inizio.
Proviamo a ipotizzare uno scenario onestamente ispirato ad
una autentica volontà di dialogo, cioè all'incirca a come si ragionava
all'interno della chiesa ai tempi del Vaticano II.
Un gruppo di teologi ispirati da quella prospettiva, cosa
avrebbe fatto in questo frangente, cioè per affrontare l'argomento monoteismo-
violenza?
Cioè da che idee guida sarebbe partito?
Innanzi tutto dall'apprezzamento dell'apporto del pensiero e
della moderna cultura laica e delle altre religioni ,per definire la dignità
universale della persona umana, una volta che gode appieno di quelli che sono
stati definiti nella storia recente, come i “diritti umani”.
Apprezzamento, argomentato, elencando alcuni degli elementi
peculiari di queste tradizioni culturali, in modo da far capire, che quelle
tradizioni si sono studiate ed parte si sono fatte proprie.
Dopo di che avrebbe onestamente aperto il libro nero della
chiesa cattolica per riconoscere in modo analitico gli errori, i peccati, gli
orrori, le infedeltà nelle quali la chiesa è caduta nella storia.
Dal peccato originale che nella storia della chiesa
costituisce l'alleanza dell'altare col potere e con la spada da Costantino in
poi; all'uso appunto della spada, cioè del potere secolare per convertire e per
difendere poteri e privilegi; all'uso del potere spirituale sulle coscienze e
cioè dei sacramenti come strumento di controllo sociale e politico; al
mantenimento della schiavitù ed anzi al suo ampliamento appoggiando il
colonialismo con annessi genocidi dei nativi; all'uso sistematico della tortura
con la Santa Inquisizione; alle guerre di religione causa di innumerevoli
vittime; alla lotta frontale contro la modernità, la libertà della scienza e
della ricerca scientifica; l'accoglimento tardivo e solo parziale dei diritti
umani e della democrazia; il contrasto della laicità dello stato.
Finito l'elenco sommario degli errori più macroscopici nei
quali è incorsa la chiesa nella storia, avrebbero poi speso il necessario per
cercare di spiegare che la chiesa ha commesso in passato anche l'errore di
considerare i racconti della Bibbia come racconti di fatti storici, realmente
avvenuti, dando alla Bibbia stessa una lettura letterale, errori questi che
hanno contribuito a screditare la chiesa costringendola a bruciare Giordano
Bruno e ad incarcerare Galileo, perché le loro teorie scientifiche si trovavano
in netto contrasto con i racconti della Bibbia.
Ha poi compiuto l'errore di considerare i racconti della
Bibbia come la completa e definitiva rivelazione della verità assoluta e
definitiva in quanto i racconti stessi sono stati ritenuti parola di dio se
pure pervenuta per via indiretta e in momenti storici diversi, mentre la verità
definitiva nessuno la conosce.
La globalizzazione del mondo, alla quale oggi tutti
partecipiamo, avrebbero detto quei teologi, ci impone di considerare i nostri
limiti numerici e culturali e di aprirci al contribuito delle altre culture
anche in senso religioso.
Per gli errori del passato, non possiamo fare altro che
chiedere scusa, prima di tutto al nostro Dio, che ci era stato annunciato dal
fondatore della nostra religione, Gesù di Nazareth e poi a tutti i fratelli.
Per il futuro ci disponiamo come teologi a dare il massimo
impegno per comprendere quanto sia relativa, cioè parziale e limitato il
contributo che ha dato nella storia del mondo la nostra religione alla
comprensione del mondo stesso nonché del senso della vita umana e su questa
base riscrivere le linee di questo nostro contributo che sia veramente di
valore universale, cioè non solo diretto ai nostri fedeli ma a tutti gli uomini
di buona volontà.
Per fare ciò come teologi dovremo appoggiare le nostre
affermazioni su argomentazioni valide e coerenti sul piano della logica e
convincenti alla luce della ragione.
Purtroppo dobbiamo riconoscere che appoggiare il nostro
contributo sull' autorità di quello che intendevamo in passato come una
rivelazione di dio unica e definitiva, donata a noi come popolo eletto per
possederla, è risultato un pensiero fallace, perché questo escluderebbe per
definizione il resto del mondo dalla condivisione di questa verità e quindi
dalla salvezza del resto del mondo a meno che non si converta.
Tant'è che questa impostazione nei secoli ci ha condotto a
usare la violenza con chi la pensava diversamente da noi, nonché ad usare la
violenza del controllo delle coscienze sui nostri fedeli per farli rimanere fedeli.
Ma il messaggio primario della nostra religione è l'amore
fraterno e amore fraterno per essere
sincero e non un inganno deve essere lo sforzo di considerare gli altri
come nostri pari e cioè di superare ogni credenza che ci porti a considerarci
superiori a tutti gli altri come ci costringeva la credenza dell'essere
depositari dell'unica vera rivelazione e fedeli dell'unica vera religione.
Perchè se persistessimo in quest'ottica dovremmo disprezzare
le analoghe rivelazioni che gli altri fratelli abitanti di altre parti del
mondo ritengono di avere avuto.
Perchè così ingenuamente in passato ci siamo ingiustamente
ritenuti superiori al resto del mondo non per qualche merito nostro ma per
essere nati in una parte del mondo nella quale da bambini ci sono state
inculcate le credenze del cattolicesimo, che sarebbe la unica vera religione.
Ma dio è dio di tutti gli uomini, dio non è la nostra chiesa,
dio è ben sopra a tutte le chiese.
Se vorremo dare il nostro contributo per vincere la violenza
e sviluppare la fraternità fra gli uomini come ci ha insegnato il nostro
fondatore dovremo riconoscere che se in passato la proclamazione di quella che
ritenevamo la verità assoluta data solo a noi ha procurato tanti lutti nella
storia non può essere che perché quella formulazione nostra tradizionale era
sbagliata e non conforme all'originale messaggio evangelico lasciatoci dal
nostro fondatore medesimo.
Riscoprendo con umiltà le parti di verità possedute e
coltivate dagli altri e confrontandole con le nostre ci avvicineremo ad un
arricchimento vero delle nostre credenze.
Senza contare che un
piano di riferimento valido e riconosciuto da tutti gli uomini a qualsiasi cultura appartengano,
al giorno d'oggi, sono le acquisizioni formidabili e illuminati ,apportate
dalla scienza moderna, acquisizioni, queste sì che sono state tanto
straordinarie da meritarsi l'appellativo di miracoli.
Queste sono le linee che i teologi dovrebbero sviluppare per
dare veramente un contributo di fraternità volto al superamento della violenza
di ogni genere.
Per far questo ognuno deve fare un sacrificio.
E noi dovremo sacrificare l'orgoglio che nei secoli si è
girato in arroganza e violenza, riconoscendo il valore relativo di quella che
abbiamo ritenuto la nostra verità definitiva e assoluta.
Ecco le linee guida che una commissione teologica illuminata
dalle intuizioni del Vaticano II avrebbe probabilmente elaborato.
Peccato che la commissione
teologica internazionale vera, se pure scaduta nel suoi mandato
temporale abbia elaborato e pubblicato
un documento che dice l'esatto contrario, per di più usando argomentazioni di
una tale povertà, che il loro lavoro sarebbe bocciato se fosse presentato come tesi in una facoltà
teologica laica in una università di
qualche livello.
Fortunatamente è più che verosimile che il primo a bocciarla
sarà il papa stesso non rinnovando l'incarico a teologi così poco convincenti.
Delle argomentazioni della Commissione Teologica
internazionale citata all'inizio, ci occuperemo in uno o più post successivi,
stante l'importanza dell'argomento.