venerdì 31 gennaio 2014

La  commissione teologica internazionale dell'ex Sant' Uffizio ha tirato un bel trappolone a Papa Francesco


Questa commissione rappresenta il fior fiore della teologia cattolica tanto che in passato dai suoi membri è provenuta una schiera di cardinali di prima grandezza , Ratzinger compreso.
E' un organismo di ben 30 esperti , nominato dal Papa per 5 anni con funzioni consultive su argomenti presumibilmente indicati dal Papa stesso.
I suoi documenti devono essere approvati dal Prefetto della Congregazione della Fede, e quindi dovrebbero essere accolti come autorevoli.
Dopo 5 anni di lavoro, la commissione, ovviamente a suo tempo nominata da Papa Ratzinger, ha  concluso il suo mandato licenziando un documento sul monoteismo cristiano contro la violenza, pubblicato alcuni giorni fa da Civiltà Cattolica e reperibile comunque sul sito del Vaticano.
Lo scopo dichiarato di questo lavoro vorrebbe essere la argomentata confutazione della tesi della cultura laica contemporanea, secondo la quale le religioni monoteiste sarebbero per loro natura la radice ideologica delle guerre di religione, conseguenza questa, che non sarebbe invece prodotta ,ad esempio, dalle religioni politeiste, come erano quelle pagane o come sono sa sempre ,alcune di quelle orientali.
Ci si aspetterebbe quindi una apertura di dialogo con la cultura contemporanea laica e con le altre religioni su un tema di grande importanza e attualità.
Se il documento e le sue argomentazione rivelassero uno sforzo di conoscenza del pensiero laico contemporaneo e delle religioni orientali, si tratterebbe di un notevole contributo al dialogo della chiesa cattolica, ormai largamente minoranza nel mondo, appunto con il resto del mondo, che cattolico non è e non lo è mai stato.
Come vedremo, si tratta invece di una occasione sprecata, che invece di favorire il dialogo, sbatte la porta in faccia alla modernità, al pensiero laico ed al resto del mondo, in sorprendente e assoluto contrasto con quanto sin qui manifestato da Papa Francesco.
Questo contrasto è talmente incongruente, che è inevitabile chiedersi perché un organismo di prima grandezza nell' organigramma della cura vaticana abbia ritenuto di pubblicarlo.
Si tratta di una presa di posizione dettata da ragioni di potere ?
Cioè la commissione si è fatta portavoce di quella potente lobby, finora sotterranea e trasversale, del tutto contraria alla linea espressa dal nuovo Papa?
Oppure il documento riflette semplicemente le profonde convinzioni teologiche e ideologiche di personalità intimamente attaccate alla linea tradizionalista, che vedono il dialogo con le idee della modernità come un salto nel buio per la chiesa cattolica?
Difficile dirlo, anche perché alcuni dei componenti non sono noti come intransigenti tradizionalisti.
Certo che è inquietante pensare che in una corte rinascimental-medioevale, come è la curia romana, dove tutti  sono abituati a muoversi da cortigiani, oggi si direbbe da yes-man, una commissione di un dicastero fondamentale sia disposto a esporre tesi vistosamente contrastanti con la linea del pontefice regnante.
I componenti della commissione sapevano  che come minimo si esponevano a non fare più alcuna carriera, remando contro il papa in carica.
E qui sta la natura subdola di questo tipo di giochi di corte, perché esponendosi in modo così rischioso per loro, fanno in modo che gli altri pensino : ma se si sono fidati a mettere nero su bianco quelle tesi, o sono degli sciocchi, o vogliono dare a vedere che il Papa la pensa come loro e che allora non si tratterebbe affatto di un papa rivoluzionario, come tutti dicono, ma il suo sarebbe solo populismo di facciata per nascondere idee tradizionaliste intransigenti, come quelle dei suoi predecessori.
Nel post del                      dedicato appunto a delineare quella che ritengo possa essere la linea più verosimile e realistica che terrà questo papa nel prossimo futuro, avevo detto in sostanza, che per le ragioni ivi esposte, probabilmente Papa Francesco non affronterà direttamente l'aggiornamento necessario della chiesa abolendo alcuni dei dogmi più strampalati o meno sostenuti razionalmente, ma semplicemente guiderà la chiesa in modo da lasciarli decadere per desuetudine  , come si fa nel campo del diritto positivo, anche costituzionale.
In questa ottica un documento in materia dottrinale così netto, in senso tradizionalista mette il papa in seria difficoltà, perché in qualche modo lo costringe a prendere posizione direttamente su argomenti dogmatico- teologici specifici, che è proprio quello che verosimilmente non vuole fare.
Però se non lo fa è come se avvallasse tesi che ben difficilmente possono essere da lui condivise e così lo si caccia in una posizione ambigua e contraddittoria.
Noi italiani ci lamentiamo continuamente ,ed a ragione, del modo cinico di procedere della nostra classe politica, ma questi personaggi della curia vaticana sono molto più sottili e nefasti nei loro giochi di potere.
Ora, però, veniamo alla sostanza del problema, che è questa : la commissione deduce tutte le sue argomentazioni partendo da un punto di partenza, che sembra scelto apposta per bloccare ogni possibilità di  dialogo fin dall'inizio.
Proviamo a ipotizzare uno scenario onestamente ispirato ad una autentica volontà di dialogo, cioè all'incirca a come si ragionava all'interno della chiesa ai tempi del Vaticano II.
Un gruppo di teologi ispirati da quella prospettiva, cosa avrebbe fatto in questo frangente, cioè per affrontare l'argomento monoteismo- violenza?
Cioè da che idee guida sarebbe partito?
Innanzi tutto dall'apprezzamento dell'apporto del pensiero e della moderna cultura laica e delle altre religioni ,per definire la dignità universale della persona umana, una volta che gode appieno di quelli che sono stati definiti nella storia recente, come i “diritti umani”.
Apprezzamento, argomentato, elencando alcuni degli elementi peculiari di queste tradizioni culturali, in modo da far capire, che quelle tradizioni si sono studiate ed parte si sono fatte proprie.
Dopo di che avrebbe onestamente aperto il libro nero della chiesa cattolica per riconoscere in modo analitico gli errori, i peccati, gli orrori, le infedeltà nelle quali la chiesa è caduta nella storia.
Dal peccato originale che nella storia della chiesa costituisce l'alleanza dell'altare col potere e con la spada da Costantino in poi; all'uso appunto della spada, cioè del potere secolare per convertire e per difendere poteri e privilegi; all'uso del potere spirituale sulle coscienze e cioè dei sacramenti come strumento di controllo sociale e politico; al mantenimento della schiavitù ed anzi al suo ampliamento appoggiando il colonialismo con annessi genocidi dei nativi; all'uso sistematico della tortura con la Santa Inquisizione; alle guerre di religione causa di innumerevoli vittime; alla lotta frontale contro la modernità, la libertà della scienza e della ricerca scientifica; l'accoglimento tardivo e solo parziale dei diritti umani e della democrazia; il contrasto della laicità dello stato.
Finito l'elenco sommario degli errori più macroscopici nei quali è incorsa la chiesa nella storia, avrebbero poi speso il necessario per cercare di spiegare che la chiesa ha commesso in passato anche l'errore di considerare i racconti della Bibbia come racconti di fatti storici, realmente avvenuti, dando alla Bibbia stessa una lettura letterale, errori questi che hanno contribuito a screditare la chiesa costringendola a bruciare Giordano Bruno e ad incarcerare Galileo, perché le loro teorie scientifiche si trovavano in netto contrasto con i racconti della Bibbia.
Ha poi compiuto l'errore di considerare i racconti della Bibbia come la completa e definitiva rivelazione della verità assoluta e definitiva in quanto i racconti stessi sono stati ritenuti parola di dio se pure pervenuta per via indiretta e in momenti storici diversi, mentre la verità definitiva nessuno la conosce.
La globalizzazione del mondo, alla quale oggi tutti partecipiamo, avrebbero detto quei teologi, ci impone di considerare i nostri limiti numerici e culturali e di aprirci al contribuito delle altre culture anche in senso religioso.
Per gli errori del passato, non possiamo fare altro che chiedere scusa, prima di tutto al nostro Dio, che ci era stato annunciato dal fondatore della nostra religione, Gesù di Nazareth e poi a tutti i fratelli.
Per il futuro ci disponiamo come teologi a dare il massimo impegno per comprendere quanto sia relativa, cioè parziale e limitato il contributo che ha dato nella storia del mondo la nostra religione alla comprensione del mondo stesso nonché del senso della vita umana e su questa base riscrivere le linee di questo nostro contributo che sia veramente di valore universale, cioè non solo diretto ai nostri fedeli ma a tutti gli uomini di buona volontà.
Per fare ciò come teologi dovremo appoggiare le nostre affermazioni su argomentazioni valide e coerenti sul piano della logica e convincenti alla luce della ragione.
Purtroppo dobbiamo riconoscere che appoggiare il nostro contributo sull' autorità di quello che intendevamo in passato come una rivelazione di dio unica e definitiva, donata a noi come popolo eletto per possederla, è risultato un pensiero fallace, perché questo escluderebbe per definizione il resto del mondo dalla condivisione di questa verità e quindi dalla salvezza del resto del mondo a meno che non si converta.
Tant'è che questa impostazione nei secoli ci ha condotto a usare la violenza con chi la pensava diversamente da noi, nonché ad usare la violenza del controllo delle coscienze sui nostri fedeli  per farli rimanere fedeli.
Ma il messaggio primario della nostra religione è l'amore fraterno e amore fraterno per essere  sincero e non un inganno deve essere lo sforzo di considerare gli altri come nostri pari e cioè di superare ogni credenza che ci porti a considerarci superiori a tutti gli altri come ci costringeva la credenza dell'essere depositari dell'unica vera rivelazione e fedeli dell'unica vera religione.
Perchè se persistessimo in quest'ottica dovremmo disprezzare le analoghe rivelazioni che gli altri fratelli abitanti di altre parti del mondo ritengono di avere avuto.
Perchè così ingenuamente in passato ci siamo ingiustamente ritenuti superiori al resto del mondo non per qualche merito nostro ma per essere nati in una parte del mondo nella quale da bambini ci sono state inculcate le credenze del cattolicesimo, che sarebbe la unica vera religione.
Ma dio è dio di tutti gli uomini, dio non è la nostra chiesa, dio è ben sopra a tutte le chiese.
Se vorremo dare il nostro contributo per vincere la violenza e sviluppare la fraternità fra gli uomini come ci ha insegnato il nostro fondatore dovremo riconoscere che se in passato la proclamazione di quella che ritenevamo la verità assoluta data solo a noi ha procurato tanti lutti nella storia non può essere che perché quella formulazione nostra tradizionale era sbagliata e non conforme all'originale messaggio evangelico lasciatoci dal nostro fondatore medesimo.
Riscoprendo con umiltà le parti di verità possedute e coltivate dagli altri e confrontandole con le nostre ci avvicineremo ad un arricchimento vero delle nostre credenze.
Senza contare che un  piano di riferimento valido e riconosciuto da tutti  gli uomini a qualsiasi cultura appartengano, al giorno d'oggi, sono le acquisizioni formidabili e illuminati ,apportate dalla scienza moderna, acquisizioni, queste sì che sono state tanto straordinarie da meritarsi l'appellativo di miracoli.
Queste sono le linee che i teologi dovrebbero sviluppare per dare veramente un contributo di fraternità volto al superamento della violenza di ogni genere.
Per far questo ognuno deve fare un sacrificio.
E noi dovremo sacrificare l'orgoglio che nei secoli si è girato in arroganza e violenza, riconoscendo il valore relativo di quella che abbiamo ritenuto la nostra verità definitiva e assoluta.

Ecco le linee guida che una commissione teologica illuminata dalle intuizioni del Vaticano II avrebbe probabilmente elaborato.
Peccato che la commissione  teologica internazionale vera, se pure scaduta nel suoi mandato temporale  abbia elaborato e pubblicato un documento che dice l'esatto contrario, per di più usando argomentazioni di una tale povertà, che il loro lavoro sarebbe bocciato  se fosse presentato come tesi in una facoltà teologica laica in una università  di qualche livello.
Fortunatamente è più che verosimile che il primo a bocciarla sarà il papa stesso non rinnovando l'incarico a teologi così poco convincenti.

Delle argomentazioni della Commissione Teologica internazionale citata all'inizio, ci occuperemo in uno o più post successivi, stante l'importanza dell'argomento.

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