Siamo italiani e quindi siamo abituati a concedere molto ai
nostri politici.
Sono gente che quando devono andare da Milano a Roma non
penseranno mai di passare per Bologna, ma considereranno sempre molto furbo
prenderla larga, passando almeno da Padova.
Siamo abituati alle loro contorsioni e di conseguenza, anche
quando è apparsa la stella sempre più luminosa di Renzi, gli abbiamo perdonato
la genericità dei programmi e dei propositi.
Ora però che Renzi non è più un giovane brillante che sgomita per arrivare a rottamare i vecchi
marpioni, ma è il segretario del più importante partito d’Italia e quindi,
domani, verosimile prossimo presidente del consiglio, pensiamo di avere il diritto di pretendere da
lui più trasparenza e coerenza.
Tutti sappiamo che Renzi è stato eletto alle primarie del PD
a furor di popolo, perché chi lo ha votato lo ha fatto indicandolo come il
porta bandiera della fine definitiva del berlusconismo e soprattutto di quella
autentica porcheria politica, che si chiami inciucio, che si chiami larghe
intese non importa, comunque della fine della innaturale e inconcludente alleanza
fra il centro sinistra e la destra berlusconiana o nella variante di Alfano,
che non cambia nulla.
In termini di politica attuale, Renzi è stato eletto per
fare finire subito il governo Letta e andare subito alle elezioni.
La vittoria popolare di Renzi è stata la sconfitta della
vecchia nomenclatura ex comunista del PD, guidata da D’Alema e compagni come è
stata la sconfitta della linea tenuta dal presidente Napoletano, che da mesi,
agisce come effettivo dominus di questo governo.
Questo lo sappiamo tutti.
Che dietro alla politica dell’inciucio ci sia una
potentissima coalizione di interessi costituiti ,per i quali la priorità
assoluta è lasciare le cose come sono proclamando di voler fare le riforme, lo
abbiamo capito da un bel pezzo.
Quindi sappiamo che il compito di Renzi è estremamente
difficile e che la coalizione trasversale, che gestisce il potere reale da
decenni in Italia è talmente potente da
poter verosimilmente fare fuori il medesimo Renzi, prima che diventi pericoloso per loro.
Però, pur essendo consapevoli di questo, anzi, proprio
perché siamo consapevoli di questo, ci siamo convinti che Renzi ha una sola
forza e una sola arma: quello che una volta si diceva il ricorso al popolo.
Deve cioè strappare il pallino dalle mani di questo coacervo
di politici, banchieri, faccendieri, alti burocrati, che sono i veri burattinai
delle così dette larghe intese per dare la parola al popolo.
Costoro useranno tutti i mezzi per difendere il proprio
enorme potere, ma se Renzi esita a dire alla gente le cose come stanno, è come
se neutralizzasse scioccamente la sola vera arma della quale dispone per
battere gli avversari.
Il popolo per seguirlo e votarlo, deve sapere che lui è
contro il governo Letta, è contro la gestione della presidenza, che sta portando
avanti Napoletano, è favorevole alla fine del berlusconismo e quindi favorevole
a che il suo capo vada a meditare nelle
patrie galere, come esige, assolutamente esige l’elementare e basilare principio
democratico della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Se invece ritenesse di non potere osare tanto e si
imbarcasse in giochini equivoci continuando a spergiurare che Letta può durare
fino al 2015, è chiaro che il
pregiudicato dietro alle quinte, ma non molto, se lo mangerebbe in un solo boccone.
Renzi è per molteplici ragioni l’ultima speranza e la gente
questo lo capisce benissimo.
Per una ironia della storia, lui, che per ragioni
anagrafiche democristiano non è mai stato, viene considerato come la vittoria
postuma della DC.
E in parte questo è vero, perché Renzi si è chiaramente
collocato come erede della tradizione cattolico –sociale, che è stata la parte
pensante migliore della vecchia DC.
Quando è stato eletto sindaco di Firenze, si era premurato
di far sapere che il suo primo atto era stato quello di recarsi nella celletta
del convento di San Marco a Firenze, che era stata per decenni l’abitazione di
Giorgio La Pira, per rendere omaggio a quella vera icona del cattolicesimo
sociale.
Questo per dire, che dietro a Renzi non c’è quel deserto dei
Tartari, che c’è dietro a quell’esercito Brancaleone, che è la classe dirigente berlusconiana.
Renzi è uno che ha
alle spalle una delle tradizioni
politiche storiche più solide, che sa usare le nuove tecnologie e ne fa forse ingenuamente sfoggio per fare risaltare
la distanza fra lui giovane e i politici anziani, che sono perfino patetici, quando
li si vede sugli scranni di Montecitorio davanti a costosi Pc o tablet, quasi
regolarmente usati per farci girare giochini passatempo.
Ha un debole per gli americani ed il loro modo di fare
politica e questo, tutto sommato,non guasta.
Si è cercato un piccolo esercito di consulenti nelle varie
materie, a volte azzeccati, altre volte meno, ma il fatto che si circondi di
esperti è un buon segno.
Come si diceva, però, non ha ancora fatto il balzo che deve
fare, per prendere il volo per la prima volta.
E’ comprensibile che abbia paura di farlo, perché potrebbe
finire per terra malamente, ma queste sono le regole del gioco per tutti quelli
che vogliono fare politica a quei livelli.
Al punto nel quale è arrivato, ormai, si deve buttare e
farla finita con le dichiarazioni di facciata, diversamente andrebbe a sbattere
comunque.
Come tutti ha luci ed ombre, ma se fallisse anche lui, la
vedo nera, intendendo nero in senso storico.
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