venerdì 17 gennaio 2014

A Renzi manca una cosa sola : imparare a dire la verità



Siamo italiani e quindi siamo abituati a concedere molto ai nostri politici.
Sono gente che quando devono andare da Milano a Roma non penseranno mai di passare per Bologna, ma considereranno sempre molto furbo prenderla larga, passando almeno da Padova.
Siamo abituati alle loro contorsioni e di conseguenza, anche quando è apparsa la stella sempre più luminosa di Renzi, gli abbiamo perdonato la genericità dei programmi e dei propositi.
Ora però che Renzi non è più un giovane brillante che  sgomita per arrivare a rottamare i vecchi marpioni, ma è il segretario del più importante partito d’Italia e quindi, domani, verosimile prossimo presidente del consiglio,  pensiamo di avere il diritto di pretendere da lui più trasparenza e coerenza.
Tutti sappiamo che Renzi è stato eletto alle primarie del PD a furor di popolo, perché chi lo ha votato lo ha fatto indicandolo come il porta bandiera della fine definitiva del berlusconismo e soprattutto di quella autentica porcheria politica, che si chiami inciucio, che si chiami larghe intese non importa, comunque della fine della innaturale e inconcludente alleanza fra il centro sinistra e la destra berlusconiana o nella variante di Alfano, che non cambia nulla.
In termini di politica attuale, Renzi è stato eletto per fare finire subito il governo Letta e andare subito alle elezioni.
La vittoria popolare di Renzi è stata la sconfitta della vecchia nomenclatura ex comunista del PD, guidata da D’Alema e compagni come è stata la sconfitta della linea tenuta dal presidente Napoletano, che da mesi, agisce come effettivo dominus di questo  governo.
Questo lo sappiamo tutti.
Che dietro alla politica dell’inciucio ci sia una potentissima coalizione di interessi costituiti ,per i quali la priorità assoluta è lasciare le cose come sono proclamando di voler fare le riforme, lo abbiamo capito da un bel pezzo.
Quindi sappiamo che il compito di Renzi è estremamente difficile e che la coalizione trasversale, che gestisce il potere reale da decenni in Italia  è talmente potente da poter verosimilmente fare fuori il medesimo Renzi, prima che diventi  pericoloso per loro.
Però, pur essendo consapevoli di questo, anzi, proprio perché siamo consapevoli di questo, ci siamo convinti che Renzi ha una sola forza e una sola arma: quello che una volta si diceva il ricorso al popolo.
Deve cioè strappare il pallino dalle mani di questo coacervo di politici, banchieri, faccendieri, alti burocrati, che sono i veri burattinai delle così dette larghe intese per dare la parola al popolo.
Costoro useranno tutti i mezzi per difendere il proprio enorme potere, ma se Renzi esita a dire alla gente le cose come stanno, è come se neutralizzasse scioccamente la sola vera arma della quale dispone per battere gli avversari.
Il popolo per seguirlo e votarlo, deve sapere che lui è contro il governo Letta, è contro la gestione della presidenza, che sta portando avanti Napoletano, è favorevole alla fine del berlusconismo e quindi favorevole a che il suo capo vada a meditare  nelle patrie galere, come esige, assolutamente esige l’elementare e basilare principio democratico della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Se invece ritenesse di non potere osare tanto e si imbarcasse in giochini equivoci continuando a spergiurare che Letta può durare fino al 2015,  è chiaro che il pregiudicato dietro alle quinte, ma non molto, se lo mangerebbe in un solo boccone.
Renzi è per molteplici ragioni l’ultima speranza e la gente questo lo capisce benissimo.
Per una ironia della storia, lui, che per ragioni anagrafiche democristiano non è mai stato, viene considerato come la vittoria postuma della DC.
E in parte questo è vero, perché Renzi si è chiaramente collocato come erede della tradizione cattolico –sociale, che è stata la parte pensante migliore della vecchia DC.
Quando è stato eletto sindaco di Firenze, si era premurato di far sapere che il suo primo atto era stato quello di recarsi nella celletta del convento di San Marco a Firenze, che era stata per decenni l’abitazione di Giorgio La Pira, per rendere omaggio a quella vera icona del cattolicesimo sociale.
Questo per dire, che dietro a Renzi non c’è quel deserto dei Tartari, che c’è dietro a quell’esercito Brancaleone, che è  la classe dirigente berlusconiana.
Renzi è uno che  ha alle spalle una  delle tradizioni politiche storiche più solide, che sa usare le nuove tecnologie e ne fa  forse ingenuamente sfoggio per fare risaltare la distanza fra lui giovane e i politici anziani, che sono perfino patetici, quando li si vede sugli scranni di Montecitorio davanti a costosi Pc o tablet, quasi regolarmente usati per farci girare giochini passatempo.
Ha un debole per gli americani ed il loro modo di fare politica e questo, tutto sommato,non guasta.
Si è cercato un piccolo esercito di consulenti nelle varie materie, a volte azzeccati, altre volte meno, ma il fatto che si circondi di esperti è un buon segno.
Come si diceva, però, non ha ancora fatto il balzo che deve fare, per prendere il volo per la prima volta.
E’ comprensibile che abbia paura di farlo, perché potrebbe finire per terra malamente, ma queste sono le regole del gioco per tutti quelli che vogliono fare politica a quei livelli.
Al punto nel quale è arrivato, ormai, si deve buttare e farla finita con le dichiarazioni di facciata, diversamente andrebbe a sbattere comunque.

Come tutti ha luci ed ombre, ma se fallisse anche lui, la vedo nera, intendendo nero in senso storico.

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