venerdì 3 gennaio 2014

Cercasi qualcuno capace di mettere in riga caste lobby e corporazioni Che sia un leader, ma non un duce




E’ inutile negarlo il fascismo non è stato un goccia d’acqua passeggera, ma è stato un qualcosa che ha toccato profondamente le coscienze collettive, ha modificato la storia e vi si è inserito in modo pressoché permanete, proprio perché ha richiamato una serie di sensibilità e di acquisizioni presenti profondamente nella storia d’Italia.
Siamo la bellezza di sessantanove anni dalla caduta di quel regime, ma ancora ne subiamo le conseguenze.
Per esempio, nei giorni scorsi, sulla stampa si è sviluppata una polemica proprio a proposito di un articolo di Eugenio Scalari, critico sul personaggio Renzi, che argomentava sulla maledizione tutta italiana per la quale si ha necessità assoluta di trovare un leader politico adeguato, ma si ha contemporaneamente una maledetta paura di ritrovarsi con un uomo solo al comando.
Distinguere fra leader e duce in Italia riesce ancora difficile.
Siamo nel periodo di un ritorno di interesse e di studi su uno dei fari della nostra cultura : Niccolò Macchiavelli.
Diversi politologi, interrogati inevitabilmente sull’argomento, hanno correttamente risposto che la qualità fondamentale del Principe, per quel nostro grande, era stata individuata nella capacità di pensare a un futuro, di avere un progetto a lungo periodo.
E’ antipatico ricorrere all’inglese, ma il termine  “vision” è perfettamente confacente.
Kennedy, Mandela, due personaggi dei quali si è tanto parlato di recente, avevano indiscutibilmente una vision ed è questa che li ha messi sul piedestallo della storia, hanno avuto un grande progetto, che ha ispirato la loro azione.
Non hanno rincorso gli eventi per conservare il potere, ma sono stati loro a creare gli eventi.
L’Italia ha passato vent’anni, ma molti dicono addirittura cinquant’anni, senza fare nulla, se non subire gli eventi e cercare di galleggiare.
Il timoniere sulla barca non c’era e se c’era nessuno se ne è accorto.
Cioè se aveva un programma a lungo periodo, e di questo è lecito dubitare, ha completamente fallito nel realizzarlo.
Ora dopo tanto tempo passato fra melma e palude si vorrebbe tornare su un terreno solido e rimettersi a camminare, per poi, possibilmente, fare anche qualche corsetta, come si aveva fatto per esempio negli anni sessanta.
Dopo tanti anni nella melma, è chiaro che di fango da spalare ce n’è una bella quantità.
Ma per sapere cosa fare non è necessario insediare una commissione di studio : occorre fare quello che dovevamo fare cinquant’anni fa e non abbiamo mai fatto.
E’ inutile tirare in ballo continuamente alchimie di leggi elettorali particolari o di riforme costituzionali, che risolverebbero tutto.
Tutti ricordiamo che Berlusconi era stato eletto a furor di popolo con una maggioranza parlamentare strabocchevole e non ha combinato assolutamente nulla, non ha riformato assolutamente nulla, non ha fatto assolutamente nulla né di liberale né di socialista.
Ha fatto e bene gli affari propri, nel senso che è arrivato al potere con le sue industrie quasi in bancarotta per il peso dei debiti, e se ne è andato seduto su una montagna di milioni.
E’ quindi inutile gingillarsi ricorrendo riforme istituzionali per dare più potere al capo del governo se poi il capo del governo non riesce o non vuole comandare per realizzare il bene comune.
Finita, ma fuori tempo massimo, l’infatuazione per Berlusconi, ora pare che siamo all’infatuazione per il sindaco di Firenze.
Giovane, simpatico,moderno e con un tocco di classe, come sola può dare la fama di una  città d’arte meravigliosa come Firenze.
Rispetto a Berlusconi, indiscutibilmente un bel passo avanti.
Ma anche Berlusconi nel ’94 era sembrato a molti l’uomo adeguato a portarci fuori dalla palude ed è finita come è finita, in questo caso, letteralmente, in un vistoso e imbarazzante bordello, che ha fatto ridere di noi il mondo intero.
Renzi, però, è stato incoronato dalle primarie del PD.
Ha cioè ricevuto una investitura popolare di tutto rispetto, ma ancora parziale, cioè le elezioni politiche deve ancora vincerle, quando la coalizione delle caste, delle lobby e delle  corporazioni, che non vuole cambiare nulla, si degnerà di lasciargliele fare.
Fino ad allora si troverà a comandare su un apparato di partito, con relativi gruppi parlamentari, che ha già fatto fuori, come uno schiacciasassi, personaggi del calibro di un Prodi.
E poi, per avere il livello adeguato di consensi per governare veramente, deve o recuperare alle elezioni politiche gran parte del suo elettorato, che ha abbandonato un PD screditato per voltarsi su Grillo e i 5Stelle, oppure riuscire a convincere i medesimi 5Stelle a entrare in coalizione con lui.
Due cose tutte e due di difficile realizzazione anche se non impossibili.
Poi deve dimostrare di avere veramente una vision, un progetto definito a lunga scadenza, cosa che francamente finora non ha dimostrato di avere, essendosi sempre nascosto dietro a linee programmatiche  generiche.
Come si vede sono tutt’altro che rose e fiori.
Che possiamo fare, facciamo gli auguri, a lui, ma anche  a Grillo, perché capiscano che da soli andrebbero solo a sbattere, perché né l’uno, né l’altro ha i numeri sufficienti e se insistono nel delirio narcisistico di perseguire tutto il potere solo per sé ,non afferreranno un bel nulla e noi rimarremo ancora nella palude.





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