Grande riforma della burocrazia, Renzi, veramente, non sa nemmeno di cosa parla
Conoscendo come le mie tasche il mondo della
pubblica amministrazione, per esperienza personale e familiare, quando ho letto
l’annuncio della presunta ennesima riforma epocale di Renzi, nelle linee
riportate dai giornali, ho trasecolato.
Quando poi, il giorno dopo quell’annuncio, ho sentito il commento, una volta tanto, dettagliato
e puntuale, di Brunetta, che lo demoliva con efficacia punto per punto, mi sono
veramente preoccupato, perché era chiaramente la prima volta, che mi trovavo pienamente d’accordo con lo stesso Brunetta.
Questo economista preparato della Ca’ Foscari, per
sua disgrazia, è anche il capo gruppo
alla Camera di Forza Italia, ed a mio
parere avrebbe potuto esaltare molto
meglio il suo smisurato ego, se si fosse
trovato un partito un po’ più dignitoso nel quale militare.
Il commento di Brunetta era molto semplice e
chiaro, perché nella sostanza diceva una cosa ovvia : la presunta riforma della
pubblica amministrazione di Renzi è tutta una bufala¸ non
una riforma, perché i punti enunciati e strombazzati, come novità
epocali, (ad esempio : trasferimenti di personale in esubero in sedi o settori
scoperti; o sistema premiale per dirigenti che raggiungono certi
obiettivi; oppure selezione ed
avanzamenti per merito) sono già presenti in leggi e leggine dello stato in
vigore da anni, ma disapplicate da sempre.
Quindi il problema della riforma della pubblica
amministrazione è di volontà politica e non altro.
O meglio, aggiungo io, il nocciolo del problema è
fare uscire la politica, tanto per cominciare, dalla selezione e dalla gestione
del personale.
E mi spiego, oggi la pubblica amministrazione è un
dinosauro in Italia, come in qualsiasi altro paese ma questo è un falso
problema, perché il numero dei dipendenti pubblici italiani è allineato con
quello degli altri paesi compresi quelli più efficienti come Germania, paesi
nordici, Francia ecc.
Il problema vero è il livello di interferenza
della politica nella gestione corrente
del dinosauro.
Come farebbe a funzionare la Fiat, o qualsiasi
altro grosso gruppo, se a capo, che so io, del marketing, cioè di quel settore
che studia di quale tipo di auto oggi vuole la gente, venisse messo uno chef, un
cuoco, perché la direzione vuole così ?
Di questo tipo di problema ,se ne parla finalmente,
ed anche seriamente, da quando è uscito il libro inchiesta di Stella e Rizzo,
ottimi giornalisti del Corrierone, sulla
“casta”, uscito nel 2007, e quelli successivi su temi analoghi, ma non credo che la gente comune si sia resa
ancora conto di quale disastro sia avere tutto l’enorme settore pubblico
gestito dall’incompetenza di una classe politica ignorante e corrotta.
Se l’amministrazione è ridotta così, lo ripeto,
non è affatto perché gli “statali” e affini sono troppi o perché siano tutti
fannulloni (ci sono anche quelli, come dappertutto del resto).
Il problema è che i funzionari , dirigenti ,
manager e super manager, non contano un accidente e non dirigono un accidente,
perché che comanda non sono loro, ma la politica, che interferisce anche nelle
scelte più minute e in ogni fase,
determinando chi assumere e chi non assumer; chi promuovere e chi non
promuovere; dove comperare la roba e dove no; a chi far vincere gli appalti; a
chi pagare le fatture e a chi no; dove fare investimenti e dove no.
I dirigenti ufficiali e formali eseguono non
dirigono.
Ovviamente i dipendenti questo lo sanno benissimo
e quindi non si preoccupano più di tanto di ubbidire e di essere ligi alle
direttive del loro capo ufficiale, perché sanno bene che il loro capo è di
fatto un dipendente non dello stato, ma di un preciso padrino politico e che
quindi è quello il vero dominus a cui fare
riferimento.
La pubblica amministrazione è così un mostro costretto
a funzionare e lavorare, come se il
personale avesse seguito un corso universitario di “dis- organizzazione aziendale”.
Nei vacui sproloqui di Renzi, di tutto questo,
cioè della sostanza del problema, non c’è nemmeno un accenno.
E’ logico che ai politici, di destra o di sinistra,
che siano, questa situazione va incoscientemente benissimo, perché questa è in
gran parte la base più consistente del loro potere, che offre clientele e soldi.
Non so se il cittadino medio sa che la
degenerazione clientelare della gestione pubblica negli enti locali e nelle
regioni ha superato al peggio quella centrale precedente.
Oggi la politica regionale ha il potere
e questa volta non trasversale ed occulto, ma trasparente e riconosciutagli
dalla legge (fatta ovviamente dagli stessi politici regionali) di
nominare i direttori sanitari e i primari degli ospedali pubblici.
Con quale garanzia per la salute dei cittadini è
facile da immaginare.
Però non risulta che ci siano partiti che facciano
campagne per cambiare queste situazioni assurde e strappare la politica dalla gestione corrente della
macchina amministrativa.
Compito della politica approdata agli organi di
governo in un paese civile e funzionale è quello di dare le direttive
strategiche al pachiderma della pubblica amministrazione.
Punto.
La gestione, tutta la gestione per seguire quelle
direttive strategiche, dovrebbe essere lasciato a una macchina aziendale, anche
se pubblica, in grado di funzionare con gli stessi criteri che segue qualsiasi
azienda : merito, efficienza, valutazione dei risultati.
Perché in Inghilterra, Germania, Svezia ecc. ci
riescono?
Non è che da loro i politici siano poi delle
aquile.
Probabilmente da loro la società è più seria,
informata e pretende di più.
Sono meno creduloni, sono meno facili a cullarsi
nell’illusione dei vari “grandi comunicatori” di turno.
Sono forse meno abituati a fare i furbi loro stessi
nella vita di tutti i giorni, in modo da essere legittimati a chiedere la
stessa serietà e rigore, che praticano loro per primi, anche ai loro politici.
Hanno capito che vivere come si fa quotidianamente
in Italia, andando a elemosinare come favori, quelli che altrove sono
riconosciuti nella pratica quotidiana come diritti, è una umiliazione, che è
stata spazzata dalla rivoluzione francese secoli fa.
Hanno capito che non dovere andare a chiedere
nulla al barone di turno e invece porre il solo criterio del merito, come
elemento di avanzamento sociale, sarebbe nell’interesse di tutti e quindi anche
nel loro personale interesse, perché le società che funzionano meglio della
nostra seguono inevitabilmente quello stesso criterio.
E’ difficile uscire da queste situazioni.
Renzi non risulta essere per niente credibile.
Rimane solo Grillo.
Ma è un “grande comunicatore” anche lui, siamo
ancora e sempre incamminati in strade traverse ed anomale, che ,secondo le
credenze, dio o il caso ce la mandino
buona.
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