Nel
mondo degli affari si da per scontato il principio che il cliente ha
sempre ragione, ma in politica questo medesimo principio vale
solo perchè siamo in democrazia e quindi dei risultati delle
elezioni c'è da prendere atto comunque, ma non nel senso che il
voto abbia il potere di fare diventare sensato ciò che sensato non
è.
Anzi
l'atteggiamento di molta stampa, secondo la quale chi vince ha sempre
ragione e va quindi osannato è un atteggiamento piuttosto servile,
non degno di un paese evoluto.
Detto
questo però va subito aggiunto in modo altrettanto chiaro che chi
ha perso e per di più ha perso male, come hanno fatto i 5stelle,
deve meditare sulle cause della sconfitta e proporsi quindi di
cambiare in modo deciso la propria offerta politica, se non vuole il
suicidio.
Nei
post precedenti con l’etichetta “politica italiana”, si
erano elencate le ragioni per le quali i conti con Renzi
,a mio avviso, non tornano proprio.
Ora
che ha stravinto le elezioni , continuano a non tornare.
L’alleanza
innaturale delle “larghe intese” non stava in piedi prima
e non sta in piedi adesso.
Il
fatto che Berlusconi risulti il più perdente, fra i perdenti di
queste elezioni, sarà anche un fatto positivo, ma non cambia
nulla nella sostanza, anzi il governo Renzi che si sostiene coi
voti determinanti di Berlusconi fin dal primo giorno, sarebbe
più in salute se l’ex tutto fosse riuscito meglio.
Ma vediamo di
capirci qualche cosa.
Innanzitutto la
vittoria di Renzi non è stata una vittoria qualunque, ma si merita
la definizione di vittoria storica, per il fatto che mai prima una
formazione di centro- sinistra era arrivata a quel livello.
I politologi
indicano da decenni nel 35% il tetto massimo raggiungibile da una
tale formazione politica.
Se Renzi è andato
oltre e anche di parecchio, questo significa che gli è riuscito
quello che era auspicato dai commentatori moderati, ma che mai era
riuscito prima a nessun altro e cioè andare a pescare con successo
nelle terre berlusconiane e tornarne con buona preda.
Questa comprovata
capacità di Renzi di pescare un po da tutte le parti ha indotto
molti commentatori a paragonare il suo successo a quello di Fanfani
nel 1958.
Come numeri ci
saremmo, poi ci sono altre analogie evidenti : toscani tutti e due ,
tutti e due decisionisti al limite dell'autoritarismo, tutti e due
sempre di fretta, tutti e due molto determinati.
A Renzi però manca
terribilmente il retroterra culturale, che aveva fatto di Fanfani
quello che era.
La preparazione alla
vita politica negli anni di esilio, come rifugiato antifascista
in Svizzera e poi, tornata la libertà, l'intensissimo periodo di
austera e rigorosa vita comunitaria con altri tre giganti del
cattolicesimo sociale : Dossetti , Lazzati e La Pira, in un mini
appartamento a due passi dal Senato.
La linea della
Costituente e della ricostruzione era stata elaborata da questi
allora giovani leoni in un modo molto serio , condividendo una
ispirazione ideale elevata.
Renzi, purtroppo per
lui e per noi, non ha nulla di tutto questo, in lui tutto è vago e
generico.
Gioca a sua
discolpa, il fatto che la politica, oggi ,vive nella stagione del
tramonto delle vecchie ideologie, in una società definita
“liquida”, fluida, sempre in movimento.
Ma senza una stella
polare ideale, si gira a vuoto, oggi, come ieri, si veda a titolo di
esempio il vuoto trotterellare a casaccio, per carenza di idee
forti, del berlusconismo, per lunghi vent'anni, senza combinare
nulla, pur fruendo di un larghissimo mandato popolare.
La vittoria di Renzi
è stata massiccia, però oggi occorre tenere conto che in una
società liquida, che, ha fatto diventare liquida anche la politica,
come ha duramente, ma efficacemente commentato Marco Travaglio,
oggi la distanza fra Piazza Venezia e Piazzale Loreto si è fatta
molto, molto ridotta.
Si va su, ma si va
anche giù a gran velocità, se non si convincono gli elettori.
Grillo ne sa qualche
cosa.
Sui perchè del
tonfo di Grillo i commenti sono stati, se non unanimi, molto
vicini.
L'errore capitale è
stato il non capire che la strategia del proporre una rivoluzione
non era supportata da un reale consenso popolare.
L'offerta politica
di Grillo e Casaleggio è stata giudicata troppo radicale.
Mani pulitissime per
un ritorno immediato alla legalità, con processo, almeno politico,
alla vecchia casta è stato giudicato chiedere troppo.
Un commentatore
sarcasticamente ha scritto ; chiedete agli italiani di fare la
rivoluzione e quelli, terrorizzati, si inventeranno immediatamente
una bella balena bianca per evitare la rivoluzione.
Sostanzialmente è
quello che è successo.
I due più noti e
forse anche più autorevoli statistici italiani, Luca Ricolfi e Ilvo
Diamanti hanno concordemente commentato i numeri usciti dalle urne
interpretandoli come la volontà dell'elettorato di avere un governo
efficiente, qui e subito, non una rivoluzione, per sua natura
imprevedibile.
Grillo, per altro
bravissimo come capo popolo, chiaramente non aveva percepito, che da
sotto il suo palco, nelle piazze sempre gremite, era questa e non
altra la domanda politica che veniva in superficie.
E' duro doverlo
ammettere, ma quel vecchio volpone di Berlusconi, anche se ferito e
sul viale del tramonto, invece, lo aveva capito benissimo, tanto che
nell'ultima settimana ha scatenato tutti i suoi potenti mezzi di
comunicazione per ripetere continuamente un messaggio semplice e
chiaro : Grillo è come Hitler e Pol Pot, attenti, sarebbe un
dittatore, che vuole raddrizzarvi la schiena.
Berlusconi aveva
capito e interpretato esattamente il sentire della gente, che aveva
cominciato ad avere paura .
Grillo grida ,
inveisce , insulta e minaccia ,si diceva.
Gli altri facevano
anche di peggio, ma Grillo, evidentemente, è stato giudicato
credibile, troppo credibile, fino a spaventare.
La gente ha recepito
in sostanza questo messaggio : wheilà!, questo non scherza, altro
che comico, se vince ,questo, la rivoluzione la fa per davvero.
Tutti in galera.
Il tintinnar di
manette spaventa.
Il livello di
corruzione, malaffare, clientelismo, vantaggi di casta o di
corporazione, molteplici forme di sussidi e privilegi sono talmente
generalizzati, che la prospettiva di una rivoluzione legalitaria
imminente non è una prospettiva benvista o allettante per molti o
moltissimi.
Poi c'è la
disinformazione di altrettanti moltissimi, che non sono solo anziani
e casalinghe teledipendenti.
C'è poi il calcolo
elementare e forse un po' gretto e di stretto orizzonte sempre di
moltissimi, per i quali c'è la crisi, che è evidente, ma il proprio
stipendio o pensione, più quello della moglie, consente un livello
di vita, giudicato adeguato e tutto sommato soddisfacente e quindi
per tutti costoro la prospettiva di una rivoluzione va oltre le
proprie aspettative e interesse immediato.
Il famoso ceto
medio, se pure impoverito e disceso dalla scala sociale di qualche
gradino, evidentemente non prende abbastanza sul serio il fatto che
lo stipendio o pensione, che arriva puntuale tutti mesi, potrebbe
non arrivare più di colpo o essere drasticamente ridimensionato,
come è capitato ai Greci, se il governo non cambierà radicalmente
la sua politica economica.
Guardare lontano o
fare un ragionamento sulla politica economica non è mai stata
un'attitudine della gran parte dell'elettorato.
Per farlo bisogna
studiare qualcosa o per lo meno informarsi bene.
La stragrande
maggioranza della gente non lo fa.
Poi nella sconfitta
di Grillo non può non entrarci proprio il modo scelto per fare
passare il messaggio, gridato e arrabbiato.
I sopracitati
Ricolfi e Diamanti hanno osservato che la gente aveva recepito la
reazione contro la casta politica e la necessità di rottamarla nelle
elezioni del 2013, ma che oggi voleva un governo qui e subito.
L'offerta politica
di Grillo è quindi stata completamente fuori tema, perché il
discorso della rabbia anti- casta era già stato archiviato
dall'elettorato.
Oggi le cose vanno
terribilmente in fretta.
Grillo, come nessun
altro, intendiamoci, l'aveva capito, ma le legnate dagli elettori le
ha prese lui.
Forse il fiuto
dell'uomo di spettacolo , abituato a carpire i movimenti della
platea qualcosa aveva intuito se ha sentito la necessità di andare
all'ultimo momento nel salotto di Vespa in TV, in doppio petto , per
presentarsi con toni moderati.
Non a caso il
vecchio Vespa, imperituro democristiano di fiuto volpino, lo aveva
accolto dicendogli : allora sei venuto qui per far vedere alla gente
che sei un bravo ragazzo.
Era evidente, ma è
stato anche evidentemente troppo tardi.
Ora, dopo avere
incassato la scoppola, il 5stelle è seriamente in crisi di
identità, non ostante rappresenti ancora la ragguardevole fetta di
oltre il 20% di elettorato, è di fronte a scelte difficilissime.
L' architrave sul
quale poggia fin dalla nascita e fino a oggi ha per base due
colonne, una di queste è il principio : o noi o loro, o tutto, o
niente, non ci interessa negoziare, non ci interessa fare alleanze.
Se le urne hanno
detto che l'offerta politica del movimento ha un bacino non
superiore al 20/25%, la prima colonna dell'architrave casca, perché
rappresenta la filosofia più elementare del movimento.
Non so dire di
Grillo, ma Casaleggio sicuramente non mi sembra che possa
rinunciare a quest'impostazione, e già questo è un problema serio.
La seconda colonna
sulla quale si regge l'architrave del movimento consiste nel ruolo
sovraesposto, che il movimento stesso assegna alla rete.
L'ho già detto in
precedenza, la rete, il web è il futuro della politica, che lo si
voglia o no, anche per gli altri partiti, ma la tempistica in
politica è importantissima, la cosa giusta, ma proposta al momento
sbagliato, viene percepita come sbagliata.
Giocare la propria
esistenza politica prevalentemente sulla presenza nel web , in un
paese che ha una percentuale di persone in rete ( 53% ) ,
sensibilmente più basso degli altri paesi europei (63%), è stato un
azzardo che non ha pagato.
In Italia , è noto,
la percentuale di over 60 è più elevata che altrove, e si
assesta oltre il 20%, ma i simpatizzanti dei 5stelle in questa
fascia sono solo il 10%.
Lo stesso
ragionamento si può fare per le donne che non lavorano (53%) e per
le fasce, che si informano esclusivamente dall'ascolto dei
telegiornali, senza leggere giornali o usare il web (29%).
la controprova viene
dalle analisi approfondite sui flussi relativi al voto secondo i
quali il 53% di pensionati e casalinghe avrebbe votato Renzi, come il
47,3% delle donne,
Se si ignorano
questi dati, come si è fatto, si perde irrimediabilmente.
La vedo veramente
dura per il movimento, se le due colonne dell'architrave richiedono
cambiamenti radicali.
I 5stelle tutt'ora
rappresentano l'unica opposizione istituzionale ed hanno ancora un
patrimonio di consensi più che ragguardevole al 21%.
Hanno perso, perché
le aspirazioni erano fuori misura, ma nulla di più.
Hanno perso per il
catastrofico errore di comunicazione, per il quale hanno adottato una
linea eccessivamente aggressiva e radicale, sopratutto nell'ultima
settimana, ma che si eviti l'errore di considerare i 5stelle un
partito estremista.
Come dice Diamanti,
un partito che ha una base sociale per 1/3 di centro-sinistra , per
1/3 di centro -destra e per il restante 1/3 qualificabile come anti-
politica non può assolutamente essere inteso come estremista.
Per i 5stelle lo
spazio c'era e c'è, basterebbe che si scuotessero da sogni utopici e
mettessero i piedi per terra.
Un'ultima
osservazione, che però mi sembra illumini le cause vere della
sconfitta dei 5stelle.
Proprio ieri, hanno
pubblicato i risultati dell'ultimo aggiornamento relativo all'indice
di fiducia dei consumatori che è in netto aumento.
Il dato conferma
l'orientamento attuale dell'elettorato : della rabbia per tutte le
nostre strutture e brutture abbiamo già parlato, ora dateci un
governo appena decente qui e subito.
La rivoluzione è
stata vista come lontana, vaga e troppo pesante, Renzi invece è
stato visto come buono per governare alla meno peggio.
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