giovedì 8 maggio 2014



I segnali di debolezza dello stato  sono  troppi,  occorre reagire




I fischi  che hanno accolto  l’inno  nazionale all’inizio della famosa  partita di coppa Italia  Fiorentina-Napoli saranno stati meno gravi della  sparatoria, che ha  accompagnato  quell’evento nella cronaca, ma il suo significato simbolico  è devastante.
Chi fischia  l’inno nazionale fischia  sé stesso, le sue radici, il suo passato.
Non ci si  può dimettere da italiano, come non ci si può dimettere dall’essere uomo.
Eppure è successo e ci sono state pure le  deliranti  giustificazioni leghiste.
Arrivati a questo punto occorrerà pure prendere coscienza che se si continua a tollerare l’intollerabile,  si inizia  a scivolare sempre più giù e sempre più lontani  dai cugini  europei, che ci  guardano  ormai sgomenti.
Si  chiedono  come sia possibile  che gli eredi  della maggiore  concentrazione di  geni  dell’umanità nel campo  delle  arti  ecc. si siano ridotti  a lasciarsi cadere così in basso.
Un osservatore esterno di qualità come Alan Friedman, del quale abbiamo parlato più diffusamente nel post del 17 aprile  scorso, ha scritto che la pessima qualità della classe politica , che abbiamo continuato imperterriti a  votare e  rivotare, ci ha  fatto perdere almeno vent’anni, durate i quali gli altri si adeguavano al mondo moderno e noi dormivamo, cadendo nella palude della  stagnazione.
L’ultimo biennio poi è stato  disastroso, da quando l’anziano inquilino  del  Quirinale si è intestardito cocciutamente a confondere  stabilità con immobilismo, ha imposto alleanze politiche innaturali, improponibili in  Italia e impedito al paese di andare  alle urne tutte le volte che sarebbe stato necessario per trovare una  maggioranza politica  vera.
Questo impuntamento da solo è stata una  impressionante causa del deterioramento della vita civile, che stiamo  osservando.
La recentissima  farsa di un pregiudicato, condannato  in  via  definitiva per una frode fiscale  ingente, affidato  ai  servii  sociali, formalmente  per favorire una sua improbabile rieducazione,  senza che si fossero manifestatati  gli indispensabili fattori né del pentimento, né del riconoscimento delle proprie malefatte, da parte dell’interessato, fattori richiesti a tutti gli altri  mortali, per scansare gli arresti e fruire dell’affidamento  ai  servizi  sociali.
Questo vulnus delle prescrizioni e del più elementare buon senso, ha  statuito la mostruosità che la legge non è uguale per tutti, avrà  conseguenze imprevedibili a causa della notorietà e dell’esposizione mediatica del soggetto.
E’ questo il prezzo che i vertici  delle istituzioni hanno ritenuto di pagare per garantire la continuità  dell’immobilismo, e per giovare a chi?
E’ inquietante dovere porsi queste domande.
Siamo davvero al governo di una rinata e più forte P2, dei poteri forti, delle banche, delle multinazionali  finanziarie ecc. come dice Grillo?
Gli indizi  ci sono.
Ma il caso dell’ex cavaliere ed ex senatore, non è unico, gli organi dirigenti delle istituzioni sono  ben forniti di pregiudicati e rinviati a giudizio, ed i partiti imperterriti continuano a candidare gente che non sarebbe in grado di esibire un certificato di carichi pendenti pulito.
Questi fatti sono una fonte terribile e ben giustificata di  sfiducia nello stato.
La casta politica, che ha dato per anni una pessima prova di sé, continua ad  essere mantenuta a nostre spese con stipendi , pensioni e benefit vari, talmente eccessivi  da essere un insulto per il cittadino.
Ecco un  altro elemento di  deterioramento dell’immagine dello stato.
La casta della magistratura, che pure lei, gode  di stipendi sproporzionati, ha dimostrato nel  suo insieme, di non riuscire a produrre, nel suo lavoro,  un livello di efficienza nemmeno minimale, se si guarda alla durata intollerabile dei processi.
Il  suo organo di autogoverno non ha fatto nulla di efficace per organizzare e riorganizzare la  macchina  della giustizia in modo da renderla funzionale  alla sua missione.
Non riesce a gestire le assunzioni e le  progressioni di carriera nonchè le assegnazioni alle sedi  in modo appena adeguato e non riesce a punire gli incapaci o chi prende cantonate clamorose.
Questo è un altro elemento che produce il deterioramento  dello stato, dato che fin dalla  notte dei tempi, la gente guarda alla magistratura, come titolare di una missione quasi  sacrale e quindi si aspetterebbe parecchio di più.
Le cronache ci hanno  raccontato, in questi giorni, di una assemblea sindacale di poliziotti dove si sono applauditi per  diversi minuti alcuni colleghi condannati per  omicidio  colposo di un cittadino privato della libertà.
Questo è altro fatto  di  inusitata gravità perché porterà ad alienare  la fiducia nelle forze dell’ordine, che sono uno degli ultimi baluardi della credibilità dello stato.
Se i cittadini continuano a verificare tutti i giorni che per acquisire quello che è un loro pacifico diritto, non basta che lo chiedano nei modi di legge, ma sono messi  nelle condizioni  di dover  rivolgersi  al signor barone locale  o nazionale  di turno, come nel medio evo, questo mina la credibilità e la forza dello stato.
Se i giovani sono costretti a rilevare  che gli articoli della costituzione che proclamano  il lavoro come un diritto  così come l’essere valutati in base alle  proprie attitudini, competenze e meriti , sono  messi nella prassi sotto i piedi per favorire le  clientele  delle caste, questo mina la credibilità dello stato.
E che dire dei milioni di lavoratori in cassa integrazione, costretti a perdere la propria dignità passando le giornate a guardare il soffitto, perché questa classe dirigente non ha la fantasia minima necessaria per impiegarli più utilmente e più dignitosamente per loro a realizzare quei lavori pubblici di manutenzione del patrimonio pubblico che sarebbe indispensabile ; dalle scuole al verde, eccetera?
C’è un’occasione per offrire ai cittadini l’opportunità di farsi servitori dello stato, cioè della loro comunità e questa non viene nemmeno messa allo studio.
E poi c’è un altrettanto  numeroso esercito di  giovani  in cerca di prima occupazione  che sarebbero ben  lieti di  essere  impiegato  a servii civili, anche con rimborsi simbolici,  ma tali da rendere  loro la dignità di membri attivi  della  comunità nazionale.
Ma non se ne fa nulla, forse perché caste, poteri forti e banche,  non ci vedono la possibilità di prendersi una fetta di profitto.
E poi stiamo fronteggiando con assoluta inconsapevolezza il problema epocale di una  migrazione  gigantesca dall’Africa all’Europa, senza fare assolutamente alcunché, se non vaneggiare sulla possibilità di fermare la storia.
Questi politici senza idee, né forti né deboli, non riescono a pensare a mettere in piedi una  vera cooperazione internazionale  a parità di costi, che convinca coi fatti chi è disposto a rischiare la vita per emigrare a fermarsi nel suo paese.
Ma allora  bisogna impiegare parte dei nostri  disoccupati  e  giovani in attesa di  occupazione ad attuare i microprogetti, che le missioni cattoliche e le Ong  sono impegnate a fare nei mille villaggi di quel continente, ma che non possono produrre più di una pur ammirevole testimonianza a  causa del numero sproporzionatamente sottodimensionato di operatori.
Si potrebbero citare chissà quante altre iniziative fattibili, se ci fosse la fantasia e la volontà politica per ricostruire la fiducia e la forza dello stato, che una volta veniva chiamato patria, con tutta la forza evocativa e simbolica, che avrebbe questo termine, e che si chiamerà ancora patria, quando lo stato medesimo riuscisse a riacquistare la forza che gli viene sottratta dalle consorterie al potere.
Due settimane e si va a votare, purtroppo, solo per le europee e per elezioni locali.
Si spera che la  molta gente esasperata capisca almeno la nozione basica, che la  logica insegnerebbe di applicare in questi casi.
Se andrà a votare ,con le motivazioni più assurde, ancora  gli stessi che hanno depredato lo stato, si tirerà la zappa sui piedi.

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