Il Card. Brandmueller contesta quello
che il Papa ha detto a Scalfari sul celibato dei preti, con un lungo
intervento sul Foglio
Verrebbe da dire sarcasticamente ,che
gli ecclesiastici tradizionalisti hanno scelto come loro organo di
propaganda , niente po po' di meno, che il giornale di Giuliano
Ferrara, che esce quotidianamente con una tiratura risibile ed esiste
ancora, probabilmente, perché fruisce di un contributo statale di
ben €1.523.106,65, come ci informa “il Fatto Quotidiano” (che
non ha mai ricevuto alcun contributo) del 14 luglio, a bilanciare i
finanziamenti al sinistrorso radical -chic “il Manifesto”
(2.700.000) e altri giornali marcatamente di partito come Europa e
L'Unità o di chiesa come “Avvenire” (addirittura 4 milioni e
300.000) (dati riferiti al 2012 e ultimi disponibili).
Come facciano a non provare imbarazzo
o, essendo alti ecclesiastici, crisi di coscienza, nel farsi ospitare
da quel Ferrara, che si è sempre posto come teorico del
libertinismo, non si sa se per sua convinzione o per difendere i
costumi non illibati del suo referente politico Silvio Berlusconi, è
difficile da spiegare, e in ogni caso ce lo dovrebbero spiegare loro.
L'ultimo illustre ospite del “Foglio”
è stato il Cardinale Brandmueller, che papa Woytila aveva nominato
presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche (e su questo
ci sarebbe da dire parecchio) che ha creduto di intervenire (e non
per la prima volta su quel giornale) per fare la ramanzina a Papa
Francesco, che avrebbe detto cose inesatte nell'intervista a Scalfari
dei primi di luglio sulla tradizione del celibato ecclesiastico nella
chiesa cattolica.
Il passo contestato è questo :
Papa Francesco a Scalfari : «Forse lei
non sa che il celibato fu stabilito nel X secolo, cioè 900 anni dopo
la morte di nostro Signore. La Chiesa cattolica orientale ha facoltà
fin d’ora che i suoi presbiterisi sposino. Il problema certamente
esiste
ma non è di grande entità. Ci vuole
tempoma le soluzioni ci sono e le troverò”.
Apriti celo! Già il giorno dopo Padre
Lombardi, portavoce vaticano, si è subito esercitato in spericolati
tentativi non di smentire, perchè non poteva, ma di attenuare la
portata di quelle affermazioni.
Anche le due interviste precedenti di
Scalfari a Papa Francesco avevano provocato gli starnazzamenti di
gran parte del mondo cattolico italiano, che evidentemente considera
un'offesa personale, il fatto che il papa ritenga utile e
corroborante per sé il colloquio con un non credente nei dogmi
cattolici, ma fermo credente nei valori alternativi della modernità,
dall'illuminismo alla scienze moderne.
Se ne era parlato diffusamente nel post
precedente.
Questo attacco frontale al Papa da
parte di uno degli uomini di Woityla e di Ratzinger (che lo ha fatto
cardinale) costituisce una dimostrazione ulteriore del fatto che
questi due papi, ma Woityla in particolare, non amavano circondarsi
di figure di spicco per i loro meriti accademici o pastorali, ma di
modesti ecclesiastici che però fossero della più provata fedeltà.
Emblematico il caso di questo
Brandmueller, che nell'articolo sul Foglio espone preliminarmente le
qualifiche, che lo legittimerebbero a contestare il papa regnante.
E come unica qualifica, elenca il fatto
di avere insegnato per una vita storia della chiesa in università,
ovviamente cattoliche.
In campo accademico scientifico, si sa
, quando uno studioso vuole presentarsi elenca le università,
possibilmente di prestigio, nelle quali ha insegnato e poi le
pubblicazioni, possibilmente di peso che ha fatto, possibilmente su
riviste accademiche di riferimento nel suo settore di studio.
La presentazione di Brandmueller è
quindi un troppo modestina.
Forse questo Caedinale cerca la fama
che non ha mai avuto in campo accademico, facendo ora da pensionato
quasi novantenne, una sparata antipapa su un giornale quantomeno
inappropriato per un Cardinale.
E poi, dando per scontato (e non lo è)
che sia sensato e coerente che un cardinale scriva su un giornale
come il Foglio, come si concilia il fatto usare questo giornale per
esporre, in modo solo apparentemente corretto, tutte le
argomentazioni contro la linea del papa regnante ?
Forse che per un tradizionalista
dichiarato il vincolo dell'obbedienza alla gerarchia, che dovrebbe
essere primario nella sua visione della chiesa, può essere superato
a suo piacimento, cioè seguendo un criterio di giudizio soggettivo?
Questa libertà nell'ambito della
chiesa cattolica non è concessa, anzi, dalla dogmatica sulla chiesa,
ma anche dettagliatamente dal diritto canonico si evince chiaramente,
che in caso di conflitto fra riferimenti biblici, tradizione e
magistero papale, prevale quest'ultimo.
Difendere un principio solo quando fa
comodo non è corretto e, in questo campo, non è moralmente
accettabile.
Non sto ad elencare il perchè, ma
nella linea di pensiero dei tradizionalisti ci sono solo verità
assolute ed equazioni e quindi, per farla breve, se, come per loro è
indiscutibile, è precetto di fede la successione apostolica
l'interpretazione del legittimo successore di Pietro è la sola
giusta.
Ringrazi il nostro cardinale che quella
che lui considera l'avanzata della secolarizzazione ha portato un po
di senno nella chiesa e che quindi non esiste più la sante
inquisizione, o cose analoghe, diversamente dovrebbe dare delle
spiegazioni, difficili da dare anche per gente più dotata di lui.
Prima di venire alla sostanza del
problema non ci si può esimere da un'ulteriore ma fondamentale
osservazione sulla figura di questo ecclesiastico.
Questo studioso se dimostra di essere
ferrato nel riproporre senza slabbrature la per altro arcinota
dottrina tradizionale della chiesa in materia di celibato
ecclesiastico, però dimostra anche di non avere acquisito nemmeno
le basi della sua materia : la storia, così come sono intese nel
mondo accademico di tutto il mondo.
Per dimostrare questo asserto non è
necessario andare oltre alla consultazione dei correnti manuali di
liceo.
Infatti da quando in Italia si è
aggiornata opportunamente la didattica della storia, mettendo accanto
al normale testo di storia, anche una fondamentale antologia di
testi, si è data finalmente ai ragazzi l'opportunità di capire
veramente cos'è la storia nel senso di capire in cosa consiste il
lavoro dello storico.
Orbene, se si prendesse in mano una di
queste antologie ci si imbatterebbe regolarmente in una prefazione
che direbbe grossomodo :
- i testi che seguono sono “le
fonti”, cioè il materiale sul quale lo storico lavora;
- il primo compito dello storico
consiste quindi nella valutazione dell'affidabilità (ermeneutica) di
queste fonti, che consiste nel verificare la loro veridicità
storica quindi anzitutto che non siano dei falsi o che non siano
stati successivamente manipolati o travisati nel corso delle
traduzioni;
- lo storico quindi deve verificare che
l'autore faccia una descrizione fedele dei fatti il più obiettiva
possibile ,e sopratutto che non segua tesi preconcette, che lo
portino a tentare di dimostrare le virtù di una parte rispetto alle
altre, seguendo una sua ideologia o suoi interessi politici o
personali;
-nel caso in cui questa parzialità
fosse dimostrabile, lo storico lo deve mette in evidenza, segnalando
la poca affidabilità della fonte;
- vi è poi il passaggio del confronto
fra le affermazioni della fonte in esame e quelle delle altre fonti
sullo stesso periodo, dal questo confronto nasce “la storia” più
accreditata di quegli eventi
- infine ci deve essere il confronto
con le opinioni maturate in materia dall rcierca storica più
accreditata,
-a questo punto si arriva non alla
verità assoluta , che si da per scontato che non esista nelle
scienze umane, come in quelle sperimentali, ma alla versione più
probabile e accreditata dalla ricerca storica.
Ora, se uno studioso vuole fregiarsi
della qualifica di storico, deve seguire passo, passo questi
protocolli.
Ma il nostro Brendmueller, che si vanta
di avere insegnato una vita “storia della chiesa” in università
(si presume solo cattoliche o seminari), nella sua esposizione
apparsa sul Fatto dimostra di non avere seguito pressochè nessuno
dei parametri sopra elencati e quindi di avere insegnato per una vita
“propaganda” cattolica tradizionalista, ma non certo storia.
E ce ne da ampia dimostrazione.
Comincia la sua esposizione di presunta
“storia della chiesa” elencando i soliti tre riferimenti
reperibili nei Vangeli che appoggerebbero in modo inconfutabile non
il precetto del celibato, perchè siamo in campo storico e non
dogmatico, ma il costume, la
tradizione, l'usanza del celibato ai tempo apostolici.
Ma
possibile che un cardinale presidente di commissione vaticana caschi
in un errore così marchiano?
In qualsiasi
testo della Bibbia, dei quali, per il cattolicesimo, i Vangeli fanno
parte integrante, stampato negli ultimi decenni c'è
irrimediabilmente scritto che la scrittura sacra non ha alcun valore
storico, ma solo metaforico e morale.
E poi sulla
stessa linea cita gli Atti, le Lettere di Paolo.
Naturalmente
ripetendo le interpretazioni e traduzioni dei testi tradizionaliste,
considerate da gran tempo non proponibili in sede di critica storica.
Poi passa ad
elencare i passi degli apologeti e degli autori della Patristica,
ancora come se fossero documenti storici.
E' sconcertante
il fatto colui che per papa Woityla avrebbe dovuto coordinare la
ricerca storica per il Vaticano sia così totalmente fuori dai canoni
seguiti dagli storici di tutto il mondo.
Citare solo
testi cattolici è come se uno storico della seconda guerra mondiale
si servisse solo del materiale storico dell'Asse e non lo
confrontasse con quello degli Alleati.
Brandmueller
parla di duemila anni di storia e fa riferimento solo agli autori
ecclesiastici.
Tralasciamo gli
aspetti tragicomici ai quali può condurre una lettura tutta di parte
della storia, come avviene quanto Brandmueller cita Origene per
corroborare la sua tesi in questo modo : “Anche il grande teologo
Origene di Alessandria (III secolo) conosce un celibato di astinenza
vincolante; un celibato che spiega e approfondisce teologicamente in
diverse opere”.
Forse,
presumendo l'gnoranza in materia dei lettori, il cardinale non si
degna di ricordare che Origene praticava la castità al limite
dell'alterazione mentale, avendo fatto per sé la scelta estrema di
evirarsi per essere più sicuro di non peccare e quindi non è molto
serio citarlo.
Il livello
“accademico- scientifico” della trattazione non si risolleva
passando al Medioevo, e peggio ancora alla storia moderna.
I riferimenti
sono solo agli autori ecclesiastici.
Gli storici dei
singoli periodi (antichità latino- cristiana, medio evo;
rinascimento; età moderna; età contemporanea) che sono gli autori
dei testi che si studiano in tutte le università del mondo, non
esistono per Brandmueller, se è vero che non ne cita nemmeno uno.
Ma
allora perchè questo cardinale ha fatto la fatica di scrivere sette
cartelle per sostenere la sua tesi , già ultranota e reperibile
comunque in testi più autorevoli come il discorso di Giovanni
Paolo II, all' Udienza Generale del 14 Luglio 1993, riportata con la
titolazione :“La logica della consacrazione nel celibato
sacerdotale”, o prima di questa, l'Enciclica di Papa Paolo VI, 24
giugno 1967 “ Sacerdotalis Coelibatus”, che però sono testi del
Magistero e quindi sono materia di teologia e non di storia.
Rimane nel lettore una grande amarezza
nel vedere un cardinale che ritiene di poter atteggiarsi a uno che fa
la lezione al Papa citandogli non quello che hanno scritto in materia
gli storici, pretendendo lui di essere uno studioso di storia, ma i
Vangeli,e gli autori della Patristica.
E' quantomeno offensivo.
Non è detto che il Papa non reagisca
,ma se non lo farà sarà solo un segno di compatimento per il
narcisismo di un vecchio cardinale, e un atto di sovrana superiorità
che non consente a un papa di incrociare argomenti, nemmeno
indirettamente, con un giornale del livello del Fatto.
Del resto questo cardinale si era messo
in luce finora per avere fatto una supposta critica storica del
Vaticano II ,leggiamo nella sua biografia su Wikipedia, seguendo una
“ermeneutica della continuità” in polemica con la “ermeneutica
della rottura” attribuita alla scuola di Bologna di Alberigo,
autore di una monumentale storia di quel concilio che è da tempo il
testo di riferimento degli storici veri in ragione della sua
affidabilità accademico- scientifica.
Che brutto servizio rendono questi
vecchi ecclesiastici alla loro chiesa.
E' impressionante il fatto che lo
stesso giorno nel quale è comparso sul Fatto l'articolo di
Brandmueller, del quale stiamo parlando, i giornali abbiano dato la
notizia dell'approvazione dell'estensione della dignità episcopale
anche alle donne nella chiesa anglicana.
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