giovedì 24 luglio 2014

Il Card. Brandmueller contesta quello che il Papa ha detto a Scalfari sul celibato dei preti, con un lungo intervento sul Foglio 



Verrebbe da dire sarcasticamente ,che gli ecclesiastici tradizionalisti hanno scelto come loro organo di propaganda , niente po po' di meno, che il giornale di Giuliano Ferrara, che esce quotidianamente con una tiratura risibile ed esiste ancora, probabilmente, perché fruisce di un contributo statale di ben €1.523.106,65, come ci informa “il Fatto Quotidiano” (che non ha mai ricevuto alcun contributo) del 14 luglio, a bilanciare i finanziamenti al sinistrorso radical -chic “il Manifesto” (2.700.000) e altri giornali marcatamente di partito come Europa e L'Unità o di chiesa come “Avvenire” (addirittura 4 milioni e 300.000) (dati riferiti al 2012 e ultimi disponibili).
Come facciano a non provare imbarazzo o, essendo alti ecclesiastici, crisi di coscienza, nel farsi ospitare da quel Ferrara, che si è sempre posto come teorico del libertinismo, non si sa se per sua convinzione o per difendere i costumi non illibati del suo referente politico Silvio Berlusconi, è difficile da spiegare, e in ogni caso ce lo dovrebbero spiegare loro.
L'ultimo illustre ospite del “Foglio” è stato il Cardinale Brandmueller, che papa Woytila aveva nominato presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche (e su questo ci sarebbe da dire parecchio) che ha creduto di intervenire (e non per la prima volta su quel giornale) per fare la ramanzina a Papa Francesco, che avrebbe detto cose inesatte nell'intervista a Scalfari dei primi di luglio sulla tradizione del celibato ecclesiastico nella chiesa cattolica.
Il passo contestato è questo :
Papa Francesco a Scalfari : «Forse lei non sa che il celibato fu stabilito nel X secolo, cioè 900 anni dopo la morte di nostro Signore. La Chiesa cattolica orientale ha facoltà fin d’ora che i suoi presbiterisi sposino. Il problema certamente esiste
ma non è di grande entità. Ci vuole tempoma le soluzioni ci sono e le troverò”.
Apriti celo! Già il giorno dopo Padre Lombardi, portavoce vaticano, si è subito esercitato in spericolati tentativi non di smentire, perchè non poteva, ma di attenuare la portata di quelle affermazioni.
Anche le due interviste precedenti di Scalfari a Papa Francesco avevano provocato gli starnazzamenti di gran parte del mondo cattolico italiano, che evidentemente considera un'offesa personale, il fatto che il papa ritenga utile e corroborante per sé il colloquio con un non credente nei dogmi cattolici, ma fermo credente nei valori alternativi della modernità, dall'illuminismo alla scienze moderne.
Se ne era parlato diffusamente nel post precedente.
Questo attacco frontale al Papa da parte di uno degli uomini di Woityla e di Ratzinger (che lo ha fatto cardinale) costituisce una dimostrazione ulteriore del fatto che questi due papi, ma Woityla in particolare, non amavano circondarsi di figure di spicco per i loro meriti accademici o pastorali, ma di modesti ecclesiastici che però fossero della più provata fedeltà.
Emblematico il caso di questo Brandmueller, che nell'articolo sul Foglio espone preliminarmente le qualifiche, che lo legittimerebbero a contestare il papa regnante.
E come unica qualifica, elenca il fatto di avere insegnato per una vita storia della chiesa in università, ovviamente cattoliche.
In campo accademico scientifico, si sa , quando uno studioso vuole presentarsi elenca le università, possibilmente di prestigio, nelle quali ha insegnato e poi le pubblicazioni, possibilmente di peso che ha fatto, possibilmente su riviste accademiche di riferimento nel suo settore di studio.
La presentazione di Brandmueller è quindi un troppo modestina.
Forse questo Caedinale cerca la fama che non ha mai avuto in campo accademico, facendo ora da pensionato quasi novantenne, una sparata antipapa su un giornale quantomeno inappropriato per un Cardinale.
E poi, dando per scontato (e non lo è) che sia sensato e coerente che un cardinale scriva su un giornale come il Foglio, come si concilia il fatto usare questo giornale per esporre, in modo solo apparentemente corretto, tutte le argomentazioni contro la linea del papa regnante ?
Forse che per un tradizionalista dichiarato il vincolo dell'obbedienza alla gerarchia, che dovrebbe essere primario nella sua visione della chiesa, può essere superato a suo piacimento, cioè seguendo un criterio di giudizio soggettivo?
Questa libertà nell'ambito della chiesa cattolica non è concessa, anzi, dalla dogmatica sulla chiesa, ma anche dettagliatamente dal diritto canonico si evince chiaramente, che in caso di conflitto fra riferimenti biblici, tradizione e magistero papale, prevale quest'ultimo.
Difendere un principio solo quando fa comodo non è corretto e, in questo campo, non è moralmente accettabile.
Non sto ad elencare il perchè, ma nella linea di pensiero dei tradizionalisti ci sono solo verità assolute ed equazioni e quindi, per farla breve, se, come per loro è indiscutibile, è precetto di fede la successione apostolica l'interpretazione del legittimo successore di Pietro è la sola giusta.
Ringrazi il nostro cardinale che quella che lui considera l'avanzata della secolarizzazione ha portato un po di senno nella chiesa e che quindi non esiste più la sante inquisizione, o cose analoghe, diversamente dovrebbe dare delle spiegazioni, difficili da dare anche per gente più dotata di lui.
Prima di venire alla sostanza del problema non ci si può esimere da un'ulteriore ma fondamentale osservazione sulla figura di questo ecclesiastico.
Questo studioso se dimostra di essere ferrato nel riproporre senza slabbrature la per altro arcinota dottrina tradizionale della chiesa in materia di celibato ecclesiastico, però dimostra anche di non avere acquisito nemmeno le basi della sua materia : la storia, così come sono intese nel mondo accademico di tutto il mondo.
Per dimostrare questo asserto non è necessario andare oltre alla consultazione dei correnti manuali di liceo.
Infatti da quando in Italia si è aggiornata opportunamente la didattica della storia, mettendo accanto al normale testo di storia, anche una fondamentale antologia di testi, si è data finalmente ai ragazzi l'opportunità di capire veramente cos'è la storia nel senso di capire in cosa consiste il lavoro dello storico.
Orbene, se si prendesse in mano una di queste antologie ci si imbatterebbe regolarmente in una prefazione che direbbe grossomodo :
- i testi che seguono sono “le fonti”, cioè il materiale sul quale lo storico lavora;
- il primo compito dello storico consiste quindi nella valutazione dell'affidabilità (ermeneutica) di queste fonti, che consiste nel verificare la loro veridicità storica quindi anzitutto che non siano dei falsi o che non siano stati successivamente manipolati o travisati nel corso delle traduzioni;
- lo storico quindi deve verificare che l'autore faccia una descrizione fedele dei fatti il più obiettiva possibile ,e sopratutto che non segua tesi preconcette, che lo portino a tentare di dimostrare le virtù di una parte rispetto alle altre, seguendo una sua ideologia o suoi interessi politici o personali;
-nel caso in cui questa parzialità fosse dimostrabile, lo storico lo deve mette in evidenza, segnalando la poca affidabilità della fonte;
- vi è poi il passaggio del confronto fra le affermazioni della fonte in esame e quelle delle altre fonti sullo stesso periodo, dal questo confronto nasce “la storia” più accreditata di quegli eventi
- infine ci deve essere il confronto con le opinioni maturate in materia dall rcierca storica più accreditata,
-a questo punto si arriva non alla verità assoluta , che si da per scontato che non esista nelle scienze umane, come in quelle sperimentali, ma alla versione più probabile e accreditata dalla ricerca storica.
Ora, se uno studioso vuole fregiarsi della qualifica di storico, deve seguire passo, passo questi protocolli.
Ma il nostro Brendmueller, che si vanta di avere insegnato una vita “storia della chiesa” in università (si presume solo cattoliche o seminari), nella sua esposizione apparsa sul Fatto dimostra di non avere seguito pressochè nessuno dei parametri sopra elencati e quindi di avere insegnato per una vita “propaganda” cattolica tradizionalista, ma non certo storia.
E ce ne da ampia dimostrazione.
Comincia la sua esposizione di presunta “storia della chiesa” elencando i soliti tre riferimenti reperibili nei Vangeli che appoggerebbero in modo inconfutabile non il precetto del celibato, perchè siamo in campo storico e non dogmatico, ma il costume, la tradizione, l'usanza del celibato ai tempo apostolici.
Ma possibile che un cardinale presidente di commissione vaticana caschi in un errore così marchiano?
In qualsiasi testo della Bibbia, dei quali, per il cattolicesimo, i Vangeli fanno parte integrante, stampato negli ultimi decenni c'è irrimediabilmente scritto che la scrittura sacra non ha alcun valore storico, ma solo metaforico e morale.
E poi sulla stessa linea cita gli Atti, le Lettere di Paolo.
Naturalmente ripetendo le interpretazioni e traduzioni dei testi tradizionaliste, considerate da gran tempo non proponibili in sede di critica storica.
Poi passa ad elencare i passi degli apologeti e degli autori della Patristica, ancora come se fossero documenti storici.
E' sconcertante il fatto colui che per papa Woityla avrebbe dovuto coordinare la ricerca storica per il Vaticano sia così totalmente fuori dai canoni seguiti dagli storici di tutto il mondo.
Citare solo testi cattolici è come se uno storico della seconda guerra mondiale si servisse solo del materiale storico dell'Asse e non lo confrontasse con quello degli Alleati.
Brandmueller parla di duemila anni di storia e fa riferimento solo agli autori ecclesiastici.
Tralasciamo gli aspetti tragicomici ai quali può condurre una lettura tutta di parte della storia, come avviene quanto Brandmueller cita Origene per corroborare la sua tesi in questo modo : “Anche il grande teologo Origene di Alessandria (III secolo) conosce un celibato di astinenza vincolante; un celibato che spiega e approfondisce teologicamente in diverse opere”.
Forse, presumendo l'gnoranza in materia dei lettori, il cardinale non si degna di ricordare che Origene praticava la castità al limite dell'alterazione mentale, avendo fatto per sé la scelta estrema di evirarsi per essere più sicuro di non peccare e quindi non è molto serio citarlo.
Il livello “accademico- scientifico” della trattazione non si risolleva passando al Medioevo, e peggio ancora alla storia moderna.
I riferimenti sono solo agli autori ecclesiastici.
Gli storici dei singoli periodi (antichità latino- cristiana, medio evo; rinascimento; età moderna; età contemporanea) che sono gli autori dei testi che si studiano in tutte le università del mondo, non esistono per Brandmueller, se è vero che non ne cita nemmeno uno.
Ma allora perchè questo cardinale ha fatto la fatica di scrivere sette cartelle per sostenere la sua tesi , già ultranota e reperibile comunque in testi più autorevoli come il discorso di Giovanni Paolo II, all' Udienza Generale del 14 Luglio 1993, riportata con la titolazione :“La logica della consacrazione nel celibato sacerdotale”, o prima di questa, l'Enciclica di Papa Paolo VI, 24 giugno 1967 “ Sacerdotalis Coelibatus”, che però sono testi del Magistero e quindi sono materia di teologia e non di storia.
Rimane nel lettore una grande amarezza nel vedere un cardinale che ritiene di poter atteggiarsi a uno che fa la lezione al Papa citandogli non quello che hanno scritto in materia gli storici, pretendendo lui di essere uno studioso di storia, ma i Vangeli,e gli autori della Patristica.
E' quantomeno offensivo.
Non è detto che il Papa non reagisca ,ma se non lo farà sarà solo un segno di compatimento per il narcisismo di un vecchio cardinale, e un atto di sovrana superiorità che non consente a un papa di incrociare argomenti, nemmeno indirettamente, con un giornale del livello del Fatto.
Del resto questo cardinale si era messo in luce finora per avere fatto una supposta critica storica del Vaticano II ,leggiamo nella sua biografia su Wikipedia, seguendo una “ermeneutica della continuità” in polemica con la “ermeneutica della rottura” attribuita alla scuola di Bologna di Alberigo, autore di una monumentale storia di quel concilio che è da tempo il testo di riferimento degli storici veri in ragione della sua affidabilità accademico- scientifica.
Che brutto servizio rendono questi vecchi ecclesiastici alla loro chiesa.
E' impressionante il fatto che lo stesso giorno nel quale è comparso sul Fatto l'articolo di Brandmueller, del quale stiamo parlando, i giornali abbiano dato la notizia dell'approvazione dell'estensione della dignità episcopale anche alle donne nella chiesa anglicana.

Nessun commento: