mercoledì 30 luglio 2014

Stimme erheben : Nie wieder Juden-hass
Alzate la voce : mai più odio contro gli Ebrei



Fa un po' accapponare la pelle il titolo in gigantografia apparso sulla prima pagina del popolare quotidiani tedesco “Bild” di venerdì scorso, perchè, scritto in tedesco ,quel JUDEN, non può non richiamare alla mente il ben più tragicamente celebre : “Juden raus” , “via gli ebrei”, della propaganda nazista.
Siamo settantacinque anni dopo ai crimini razziali nazi- fascisti e per fortuna tutto è diverso, a cominciare dai cugini tedeschi.
Se però, il sopra citato giornale a grande diffusione popolare sente la necessità di mettere in prima pagina e con tanto rilievo, un richiamo diretto contro l'antisemitismo, una ragione ci sarà.
E' chiaro a tutti che la ragione sta nella reazione suscitata nel mondo dall'invasione israeliana di Gaza.
Non è la prima volta che Israele reagisce pesantemente agli estremisti di Hamas che minacciano la sua sicurezza.
Ma anche Israele non più quello di prima.
Lo stesso esercito israeliano non è più quello di Moshè Dayan, il mitico generale- archeologo, ministro della difesa , con benda da pirata ,che ha causato agli arabi la loro più disastrosa sconfitta, quando Israele era completamente isolato ed aveva contro tutto il mondo arabo nella guerra dei sei giorni nel 1967.
Sopratutto non è più quello di prima il livello di consenso e di copertura che Israele ha nel mondo e negli Usa in particolare.
Una recente indagine dice che il consenso presso i giovani americani è il più basso di sempre, 25%, così pure il consenso fra le donne appena sopra il 30%, e così pure presso afro-americani, ispanici e asiatici, che rappresentano, almeno demograficamente, l'America di domani al 25%.
In Europa non è che le cose vadano meglio per Israele, anzi la presenza ovunque di corpose comunità di immigrati musulmani influenzano il giudizio degli europei che già non era per niente entusiasta.
In queste condizioni Israele rischia sempre di più, quand'anche avesse pienamente ragione a reagire.
Questo non significa che lo scarso consenso verso Israele significhi un altrettanto inverso forte consenso agli integralisti islamici.
Dopo una lunga fase di consenso ideologico delle sinistre europee genericamente verso il mondo arabo è seguita una successiva fase di acritico buonismo favorevole pregiudizialmente agli arabi, visti come il Golia della situazione, minacciato dal gigante tecnologico israeliano.
I movimenti delle primavere arabe hanno illuso che si fosse aperta la via dell'ingresso del mondo arabo nella modernità, dopo la sopportazione di dittature medioevali.
Oggi si è dovuto prendere atto addirittura che quelle dittature erano indegne, ma che per noi europei era meglio quando loro tiranneggiavano i loro popoli, ma almeno si sapeva chi comandava, che non ora che delle milizie islamiche, ancora più barbare dei precedenti tiranni, sguazzano nel caos più totale.
Il livello di consenso verso gli estremisti islamici, che siano i sunniti di Hamas, di Boko Haram, dell'Isis o gli Hezbollah sciiti libanesi, è estremamente basso, talmente disprezzabili sono le loro azioni.
La gente però è catturata dal problema umanitario che esiste, anche se enfatizzato dai media con immagini orribili, che non aiutano a capire un bel nulla, perchè in queste situazioni il cinismo degli israeliani è spesso battuto dall'insensibilità morale dei capi di Hamas, che quanto meno non alzano un dito per cercare di limitare le perdite, anzi, spingono o costringono a una resistenza assurda in una città abitata da 400.000 abitanti, quale è Gaza City.
I poveracci fra i civili che ci lasciano quotidianamente la pelle non hanno colpa se non di essere nati o finiti in uno dei posti più sbagliati di questo pur vasto mondo.
Non hanno dove andare !,dicono a sproposito diplomatici anche e soprattutto dell'Onu.
Ma questa è una colossale fandonia.
La striscia di Gaza è un bel po' più grande della citta di Gaza.
Gaza City, se Hamas fosse gestita da persone responsabili, che si fanno carico degli interessi del loro popolo e non da politicanti fanatici, che pensano prima di tutto alla loro carriera ed ai loro affari, dovrebbe essere evacuata, essendo in corso una guerra.
Così come sono state evacuate, pochi mesi fa, per non andare lontano nel tempo, le città siriane sulla linea del fronte.
L'Onu, se sapesse fare altro che esercitazioni verbali, dovrebbe essere in prima linea a costruire campi profughi fuori da Gaza.
Non parliamo di Obama, della sua diplomazia, che non ne azzecca una o dell'Europa che passa da una conferenza all'altra senza idee se non quella di non avere più il fastidio di occuparsi di Medio Oriente.
Sarebbe auspicabile e possibile trovare e attuare soluzioni umanitarie, almeno questo.
Perchè risolvere il dilemma politico, che oppone arabi ad ebrei è quasi impossibile, per la semplice ragione che ambedue le parti sono da sempre nella più completa malafede.
La nascita dello stato di Israele a coronamento dell'idea del ritorno al mito biblico è stata una insensatezza assoluta dal punto di vista logico e storico.
Era giustificata solamente dal ricatto dei sentimenti ,che ha spinto allora i vincitori della seconda guerra mondiale a risarcire in qualche modo concreto gli ebrei per aver subito l'enormità della Shoàh, perpetrata direttamente dai nazisti, ma nell'indifferenza degli alleati, che non hanno ritenuto prioritario salvare la vita dei reclusi nei campi di sterminio nazisti in mezza Europa.
Mettere gli ebrei in Palestina significava cacciare gli arabi che c'erano nati e che avevano il sacrosanto diritto di rimanerci.
Fatta la frittata, era inevitabile trovarsi nei decenni successivi in un pasticcio insolubile.
Gli israeliani riempendo la West Bank di insediamenti di coloni hanno a fatti e non a parole reso assolutamente impossibile la creazione di uno stato palestinese.
La creazione di colonie che continua e che non si è mai arrestata significa puramente e semplicemente che la linea strategica è quella di arrivare a espellere i palestinesi.
I giornali dei coloni saranno estremisti, ma almeno queste cose le dicono chiaramente e i partiti dei coloni sostengono l'attuale governo.
Quindi invocare uno stato palestinese è una pura esercitazione verbale.
Dall'altra parte i palestinesi, vivono in una condizione impossibile cioè sostanzialmente da reclusi, governati da politici corrotti spesso in affari con gli israeliani, che campano su questa situazione di stallo, con il paracadute dei conti personali in Svizzera.
Illudono la gente perpetuando il mito assurdo della chiave, la chiave della casa dalla quale sono stati cacciati dagli Israeliani.
La realtà è che i palestinesi non hanno alcun futuro in Palestina.
Unica soluzione verosimile che contempli la convivenza sullo stesso territorio di arabi ed ebrei ci sarebbe se col tempo cambiassero tanto gli ebrei come i palestinesi.
Se Israele fosse capace di trasformarsi da stato anacronistico confessionale -teocratico, in uno stato come tutti gli altri, prendendo atto del fatto che la secolarizzazione morde in Israele come in qualsiasi altra parte del mondo, e gli arabi avessero l'opportunità di vivere alla pari con gli israeliani, cosa che oggi è lontanissima.
L'unica speransa sarebbe quella di trovarco domani con nuove generazioni completamente diverse e libere da pregiudizi e indottrinamenti.
Purtroppo le durezze degli scontri periodici fanno sì che le due comunità cerchino sicurezza e rifugio nella riaffermazione della loro contrapposta identità, cedendo al richiamo religioso- propagandistico, che porta come conseguenza a costringere i loro figli a sorbirsi scuole coraniche da una parte e scuole rabbiniche dall'altra.
E questo è quello che uccide la speranza di un futuro ragionevole.
Che uccide il Medio Oriente, al contrario di quello che si ripete continuamente, sono i libri ritenuti sacri e i luoghi ritenuti sacri.
Occorrerebbero molto meno libri sacri e molto più Voltaire e Darwin.
Ma oggi le cose stanno andando al contrario.
A Gaza da una parte ci sono i figli spirituali di quello sceicco Yassin, fondatore di Hamas, che è stato una delle figure più bieche, che l'umanità abbia conosciuto e dall'altra c'è la strategia dei coloni israeliani per i quali gli arabi se ne devono andare.
E infatti si attribuisce all'attuale dirigenza israeliana l'intenzione strategica di contrattare con l'Egitto un esodo della popolazione della striscia di Gaza nel Sinai egiziano.
La politica farà il suo corso più o meno civile, ma non ci si può esimere dall'affrontare almeno il problema umanitario che esiste ed è immediato.
Servirebbe almeno cominciare a finirla di raccontare alla gente quasi solo panzane, perchè se si cominciasse a dire la verità ,si potrebbe anche delineare un futuro sensato per quei due popoli.

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