giovedì 4 dicembre 2014

Sfascio romano col timbro del neo-fascismo sociale



Era perfino riuscito a  rendersi  simpatico Alemanno quando  con  piglio decisionista si presentava come l’incarnazione dell’ala “sociale “ del neofascismo, che vive in mezzo alla gente e  della gente si occupa.
Ed era in effetti spesso presente come sindaco e della gente si occupava parecchio, soprattutto quando si agitava per  trovare un posto di lavoro ad una marea di persone.
Buon per loro, ma non certamente per l’equilibrio dei bilanci e l’efficienza dei servizi di una metropoli con problemi ed opportunità uniche al mondo.
Se le  accuse che la procura addebita a questa cupola mafioso-fascista verranno confermate si dimostrerà che il neofascismo “sociale” a Roma era andato ben al di là delle buone intenzioni.
Diventare collaterali della mafia, della criminalità organizzata, dei servizi più o meno deviati è ben altra cosa della sensibilità  sociale.
Ma non  facciamo finta di sorprenderci più di tanto.
Chi si tiene informato dovrebbe sapere bene che non è affatto la prima volta che a Roma si muovono in sintonia queste cloache sotterranee di malaffare, per quanto sia sconvolgente constatare al loro presenza.
E’ appena stato proiettato  dalla tv di stato lo sceneggiato sulla vicenda di Ambrosoli, che metteva ben in luce le trame che allora venivano mosse da Andreotti, Sindona, la mafia e il Vaticano.
Chi se ne fosse  dimenticato, avrà avuto modo di rinfrescarsi la memoria.
Ci avrà trovato quel lato nero del potere, nel senso di sottobosco col piglio manageriale della destra neo fascista,  con potenti appoggi oltre Tevere, ma soprattutto con agganci nell’organizzazione criminale principe di Roma, la  famosa banda della Magliana, che si gioca tutto per compiacere e poi per condizionare anche pezzi da novanta della politica mettendoli a libro paga, senza avere alcun interesse a distinguere fra destra, sinistra e centro.
Non possiamo che essere inorriditi, anche se, obiettivamente, come italiani, ci ritenevamo  e ci riteniamo migliori dei politici,  che ci hanno governato, usando anche  quei metodi.
Siamo inorriditi proprio per la sovrapposizione di due cose che non stanno insieme : la dignità unica al mondo per storia e per cultura di una città  come Roma, e i metodi da politici centro- africani, usati dalla cupola, svelata dalla Procura.
Eppure si tratta di gente che in Campidoglio ci era arrivata con un largo suffragio popolare.
E se questo non bastasse, nella rete degli inquirenti sono finiti parecchi esponenti del centro-sinistra, a fare compagnia agli uomini della destra.
Alcuni personaggi come Mussolini sono stati  dileggiati dalla storia, che è venuta dopo i loro, probabilmente in parte a torto, per il fatto che si è fatta acriticamente,  nel giudicarli, di ogni erba un fascio.
Per loro la condanna è stata pressoché unanime.
Inquieta vedere però, che altri personaggi, non meno tenebrosi come l’ Andreotti, evocato dall’ambiente del quale stiamo  parlando, siano riusciti a conservare un’aura di rispettabilità, che probabilmente non si meritano affatto.
Se vent’anni e più, dopo che Andreotti aveva dovuto abbandonare il giro delle poltrone, anche per banali ragioni anagrafiche, risputano trame di potere che sembrano uscire dai risvolti della sua peggiore biografia, la cosa è scioccante.
Oggi che il suo fantasma viene di nuovo evocato da questi fatti di cronaca giudiziaria viene spontaneo chiedersi come abbia potuto esistere nella recente storia d’Italia un simile politico che seppe  frequentare sia il meglio della classe politica degasperiana, alta  e rispettabile coi suoi successori, spesso di alo livello; sia addirittura la mafia della quale è stato dichiarato contiguo fino a una certa data da una sentenza passata in giudicato; sia finanzieri lestofanti ,come Sindona; il gusto di avere contatti con gente infrequentabile come l’entourage della Magliana; e poi lo stomaco per andare alla sera a fare una bella conferenza sullo Spirito Santo, oltre Tevere, applaudissimo da una schiera di cardinali, in gran spolvero.
Nella commedia umana, si vede che era necessario avere anche un personaggio che sapesse incarnare quello che viene dottamente definito “il gusto demoniaco del potere”.
Per lui, che per altro, era persona di intelligenza sicuramente parecchio superiore alla media ed uomo di cultura, come testimoniano  i suoi libri, il tipo umano onesto “senza se e senza ma”, come Ambrosoli, era un marziano, col quale non riusciva a relazionarsi, non riusciva sinceramente a capire come potesse anche solo esistere, una persona senza prezzo, andava in corto circuito, il suo subconscio sul potere non lo tollerava.
Se il potere diventa il vero dio di riferimento, del quale inevitabilmente ci si ritiene sommo sacerdote, la politica diviene il male assoluto.
E a quanto pare a  Roma più di qualcuno ci è ricaduto.
Questa volta pare non esserci coinvolto il Vaticano, forse il lavoro di ramazza di papa Francesco è stato più incisivo di quello che appare al di fuori.
Ma che brutto spettacolo.
Sarà magari anche per un giustificabile shock iniziale, ma mi sembra che la prima reazione dei due “castiga- matti” del momento,  Matteo Renzi e Matteo Salvini, non sia stata proporzionata alla gravità dei fatti.
Anzi in Renzi ho avvertito qualche scontato appello al garantismo che mi è apparso sovrabbondante date le circostanze.
O  forse si da già per scontato che la magistratura giudicante abbia veramente e deliberatamente cambiato indirizzo e che adesso assolverà tutti per mancanza di prove abbastanza certe, come ha vaticinato questa mattina l’ immoralista per vocazione, Giuliano Ferrara ?
Questa invece potrebbe essere  un’occasione da non perdere per Renzi ora che gli viene offerto  su un piatto d’argento l’opportunità di lasciare il fioretto, per passare a una più risolutiva accetta.
C’è molto da tagliare.




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