Romano Prodi è una
risorsa ma non per fare il presidente
Chi segue questo blog, sa che in passato si sono manifestate perplessità tutte le
volte che le vicende della politica
italiana inducevano qualcuno a proporre di riciclare il personaggio Prodi per
incarichi politici prestigiosi.
Personalmente, sono
stato fra quelli che a suo tempo si
erano recati a fare la fila ai
seggi delle prime primarie del PD
per votare Prodi.
Si era nel pieno dell’era berlusconiana e si vedeva in Prodi la persona giusta ,seria e adatta a fare finire l’indegno
carnevale del berlusconismo.
Purtroppo, poi, le cose non sono andate come
si desiderava che andassero, anche per i limiti evidenti che il
personaggio ha dimostrato di avere.
Romano Prodi è un professore di economia, che ha al suo attivo una produzione accademica di
primissimo ordine.
Le sue pubblicazioni sui “cluster”, cioè i distretti
industriali (lui in particolare ha studiato quelli romagnoli delle piastrelle) sono fra le opere
italiane più note e stimate nel mondo.
Il personaggio ha al suo attivo anche un forte
radicamento nel meglio del pensiero politico che ha ispirato i cattolici
democratici, o per usare un termine più terra –terra, la sinistra
democristiana ed il cattolicesimo
sociale, in generale.
Purtroppo però, gli sono mancate due cose fondamentali per un politico di alto livello : prima di tutto non ha carisma.
E questo, come è noto, è una qualità che o si ha o non si
ha, perché è una dote naturale, che difficilmente uno ,se pure intelligente , si può costruire a freddo.
Secondariamente è semplicemente un disastro in
comunicazione.
Proprio non ci ha mai attaccato.
E’ sempre stato lontano anni luce anche dal livello minimo.
Si diceva scioccamente, che sopperisse a tutto il fatto che
fosse un uomo baciato dal
destino, perché dotato di straordinaria fortuna.
Come tutte le volte nelle
quali si invoca la fortuna, come qualsiasi altra presunta entità
irrazionale, che indirizzerebbe le nostre sorti, si
invocano pure stupidaggini e infatti le vicende casuali della politica
lo hanno più volte castigato duramente.
Ma comunque la si pensi, il bilancio della sua esperienza
politica non è stato affatto positivo anche per suoi limiti intrinseci.
Uscito però dal giro degli incarichi politici, anche per una
sua scelta precisa,è avvenuto che il
segretario generale dell’Onu lo
avesse messo in evidenza come altri ex primi ministri, dotati di proprie
abilità particolari, per avvalersene, impiegandolo
in incarichi internazionali.
Gli è stato quindi assegnato il compito di seguire le
vicende africane, per incarico appunto della segreteria generale dell’Onu, e
qui il nostro ha messo in campo le sue conoscenze ed abilità di economista per studiare con tenacia la situazione di
quel continente, anno dopo anno.
Mi sono laureato a suo tempo con una tesi sulla politica
degli stati dell’Est Africa, nel periodo immediatamente seguente alla loro indipendenza ed ho poi sempre cercato di
aggiornare quelle conoscenze e quindi presumo di saperne qualche cosa su questa
materia, che non è purtroppo molto conosciuta.
Con questo bagaglio, sono rimasto allibito, quando, poco più di un mese fa, ho ascoltato
Prodi parlare di politica africana in una sede accademica ed ho avuto ampio modo di constatare il suo
livello di conoscenza di quei problemi.
Non pensavo che si potessero prendere quegli incarichi con
tale serietà ed impegno.
Ecco, questi sono i ruoli tagliati apposta per quel
personaggio.
Oggi, la politica non si può fare assolutamente più come la
si faceva ieri, perché la realtà sulla quale
intervenire è diventata
estremamente complessa.
Non facciamoci ingannare dalle banali semplificazioni delle
quale sono pieni i Talk Show televisivi.
Quelle soni cose da teatrino.
Oggi la politica vera è cosa da tecnocrazie ad alto livello.
I politici non sono
affatto tecnocrati ad alto livello, ma di quelli si
devono necessariamente avvalere, diversamente sarebbero condannati ad
apparire delle nullità buone a nulla.
Questa è una nuova realtà moto difficile da digerire, anche perché configge abbastanza
pesantemente con i concetti classici di democrazia rappresentativa.
Ma è difficile rappresentarsi oggi la politica in modo
diverso, a meno che non si preferisca farsi eternamente raccontare delle favole,
che non hanno più riscontro con la
realtà vera.
In questa nuova situazione, governare con le burocrazie ministeriali,
organizzate con organigrammi, pensati
nell’ottocento è un sistema che gira inevitabilmente a vuoto.
Bisogna innovare in modo radicale, ma proprio per questo è
difficile dire come.
Del resto, questo è un problema comune a tutti gli stati
moderni.
Occorre sperimentare e trovare i sistemi adatti.
Nel campo della politica interna, per esempio, si è detto più volte, che occorre ricorrere a figure nuove come sono i
commissari, incaricati di portare a compimento opere o riforme particolari.
In politica estera
questo tipo di figura appare ancora più necessaria.
Si pensi , per rimanere in Africa, alla situazione
complicatissima della Libia, che per per, per nostra disgrazia è anche una
materia di primario interesse nazionale, perché è da lì che viene la gran parte
del nostro petrolio.
Ecco dove Prodi ed altre figure come la sua diverranno in
futuro assolutamente indispensabili.
Per affrontare situazioni del genere ci vuole l’esperto di
alto livello, dotato di comprovati titoli e competenze in campi particolari o particolarissimi.
Il politico dovrà inserire queste competenze in una visione strategica di insieme, ma non è certo
lui che può sbrogliare matasse di questo genere.
Nessun commento:
Posta un commento