venerdì 26 dicembre 2014

Romano Prodi  è una risorsa ma non per fare il presidente



Chi segue questo blog, sa che in passato  si sono manifestate perplessità tutte le volte  che le vicende della politica italiana inducevano qualcuno a proporre di riciclare il personaggio Prodi per incarichi politici prestigiosi.
Personalmente,  sono stato fra quelli che  a suo tempo si erano recati a fare la fila ai  seggi  delle prime primarie del PD per votare Prodi.
Si era nel pieno dell’era berlusconiana e si  vedeva in Prodi  la persona giusta  ,seria e adatta a fare finire l’indegno carnevale del berlusconismo.
Purtroppo, poi, le cose non sono  andate come  si desiderava che andassero, anche per i limiti evidenti che il personaggio ha dimostrato di avere.
Romano Prodi è un professore di economia, che  ha al suo attivo una produzione accademica di primissimo ordine.
Le sue pubblicazioni sui “cluster”, cioè i distretti industriali (lui in particolare ha studiato quelli   romagnoli delle piastrelle) sono fra le opere italiane più note e stimate nel mondo.
Il personaggio ha al suo attivo anche  un  forte radicamento nel meglio del pensiero politico che ha ispirato i cattolici democratici, o per usare un termine più terra –terra, la sinistra democristiana  ed il cattolicesimo sociale, in generale.
Purtroppo però, gli sono mancate due cose fondamentali  per un politico  di alto livello : prima di tutto  non ha carisma.
E questo, come è noto, è una qualità che o si ha o non si ha, perché è una dote naturale, che difficilmente  uno ,se pure intelligente , si può  costruire a freddo.
Secondariamente è semplicemente un disastro in comunicazione.
Proprio non ci ha mai attaccato.
E’ sempre stato lontano anni luce anche dal livello  minimo.
Si diceva scioccamente, che sopperisse a tutto il fatto che fosse un uomo   baciato dal  destino, perché dotato di straordinaria fortuna.
Come tutte le volte nelle  quali si invoca la fortuna, come qualsiasi altra presunta entità irrazionale, che indirizzerebbe le nostre sorti,  si  invocano pure stupidaggini e infatti le vicende casuali della politica lo hanno più volte castigato duramente.
Ma comunque la si pensi, il bilancio della sua esperienza politica non è stato affatto positivo anche per suoi limiti intrinseci.
Uscito però dal giro degli incarichi politici, anche per una  sua scelta precisa,è avvenuto che il segretario  generale  dell’Onu lo  avesse messo in evidenza come altri ex primi ministri, dotati di proprie abilità particolari, per  avvalersene, impiegandolo in incarichi  internazionali.
Gli è stato quindi assegnato il compito di seguire le vicende africane, per incarico appunto della segreteria generale dell’Onu, e qui  il nostro ha messo  in campo le sue conoscenze ed  abilità di economista  per studiare con tenacia la situazione di quel continente, anno dopo anno.
Mi sono laureato a suo tempo con una tesi sulla politica degli stati dell’Est Africa, nel periodo immediatamente seguente alla loro  indipendenza ed ho poi sempre cercato di aggiornare quelle  conoscenze e  quindi presumo di saperne qualche cosa su questa materia, che non è purtroppo molto conosciuta.
Con questo  bagaglio,  sono rimasto allibito, quando,  poco più di un mese fa, ho ascoltato Prodi  parlare di politica  africana in una  sede accademica  ed ho avuto ampio modo di constatare il suo livello di conoscenza di quei problemi.
Non pensavo che si potessero prendere quegli incarichi con tale serietà ed impegno.
Ecco, questi sono i ruoli tagliati apposta per quel personaggio.
Oggi, la politica non si può fare assolutamente più come la si faceva ieri, perché la realtà sulla quale  intervenire è diventata  estremamente complessa.
Non facciamoci ingannare dalle banali semplificazioni delle quale  sono pieni i Talk Show televisivi.
Quelle soni cose da teatrino.
Oggi la politica vera è cosa da tecnocrazie ad alto livello.
I politici  non sono affatto tecnocrati ad alto livello, ma di quelli  si  devono necessariamente avvalere, diversamente sarebbero condannati ad apparire delle nullità buone a nulla.
Questa è una nuova realtà moto difficile  da digerire, anche perché configge abbastanza pesantemente con i concetti classici di democrazia rappresentativa.
Ma è difficile rappresentarsi oggi la politica in modo diverso, a meno che non si preferisca farsi eternamente raccontare delle favole, che non hanno più riscontro  con la realtà vera.
In questa nuova situazione, governare con le burocrazie  ministeriali,  organizzate con organigrammi, pensati  nell’ottocento è un sistema che gira inevitabilmente a vuoto.
Bisogna innovare in modo radicale, ma proprio per questo è difficile dire come.
Del resto, questo è un problema comune a tutti gli stati moderni.
Occorre sperimentare e trovare i sistemi adatti.
Nel campo della politica interna, per esempio, si  è detto più volte, che  occorre ricorrere a figure nuove come sono i commissari, incaricati di portare a compimento opere o riforme particolari.
In politica estera  questo tipo di figura appare ancora più necessaria.
Si pensi , per rimanere in Africa, alla situazione complicatissima della Libia, che per per, per nostra disgrazia è anche una materia di primario interesse nazionale, perché è da lì che viene la gran parte del nostro petrolio.
Ecco dove Prodi ed altre figure come la sua diverranno in futuro assolutamente indispensabili.
Per affrontare situazioni del genere ci vuole l’esperto di alto livello, dotato di comprovati titoli e competenze  in campi particolari o particolarissimi.
Il politico dovrà inserire queste competenze in una  visione strategica di insieme, ma non è certo lui che può sbrogliare matasse di questo genere.





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