giovedì 12 febbraio 2015

la situazione in Ucraina è molto complicata perchè quel paese è una composizione di troppi elementi diversi




Prima di tutto l'Ucraina è un paese molto vasto (il doppio dell'Italia), con poco meno abitanti di noi,  ma con una  densità abitativa di tre volte in meno rispetto all'Italia.
I gruppi etnici presenti vedono una forte minoranza di Russi (17%), che in realtà è molto più ampia, se si rileva che i russofoni sono il 30%.
E già questo dato sulla composizione etnica rivela che si tratta di un paese diviso profondamente.
Diviso, e questo va sottolineato, non in due ma in diversi rivoli, cosa che appare evidente per esempio se si va a vedere la composizione della popolazione per  confessioni religiose dichiarate.
Si comincia con un sorprendente 64% di a-religiosi, e questo, come vedremo, spiega non poco, per addentrarsi in una pluralità di confessioni diverse nell'ambito dell'Ortodossia ( Patriarcato di Mosca, Patriarcato di Kiev, chiesa ortodossa autocefala ukraina) e poi cattolici di rito orientale e di rito latino, protestanti eccetera.
Non è certo un paese con un'identità compatta e univoca.
Finanziariamente è un paese fallito, che sopravvive solo con la reiterazione dei prestiti della Unione Europea e, in parte, del condono del pagamento delle bollette del gas arretrate e non pagate, da parte della Russia.
Economicamente si trova col cappio al collo delle forniture di gas russo, dalle quali dipende totalmente.
E' devastato da un livello di corruzione elevatissimo, come si è visto quando è scappato in Russia il precedente Presidente Juscenko e la gente è andata a vedere le ricchezze immobiliari, eccetera, che aveva accumulato, imperversano le mafie.
La classe politica è fra le meno affidabili del continente, si pensi alla biografia di quella Julia Timoscenko, che per un certo periodo è stata presa per vittima ed eroe nazionale e poi si è scoperto che faceva parte integrante del gruppo degli oligarchi, che governano di fatto il paese, guardando prima di tutto agli interessi delle loro aziende.
Per capire di che pasta sono fatti, basti dire che la medesima Timoscenko in un comizio aveva esortato a tagliare la testa a tutti i Russi.
Del governo attuale fanno parte elementi di tutte le specie, fra i quali due hanno passaporto americano e quindi cittadini statunitensi.
Cosa questa che pure dovrebbe indurre a fare qualche riflessione su chi mette le mani in casa d'altri o interferisce con la sovranità di un paese straniero, non c'è certo solo la Russia a tessere le sue trame.
La storia dell'Ukraina è complessa.
La  cosa più evidente però è che il caso Ukraina ha poco a che fare con quello della Germania Est, della Polonia o dell'Ungheria,  Romania, Bulgaria e Cecoslovacchia, che dopo la caduta del muro di Berlino, cioè del  comunismo nell'Ex Unione Sovietica, hanno deciso di proclamarsi indipendenti.
Nel senso che quei paesi avevano una storia secolare come nazioni, cosa che non si può dire per l'Ucraina, che dal '700 faceva parte dell'Impero zarista, come  una sua regione.
Diversamente, non si spiegherebbe come mai il rigidissimo Politburo dell'Urss, avesse scelto come Segretario Generale quel Krushev, che, oltre ad essere nato in Ukraina, in quella regione aveva sviluppato tutto il suo “cursus onorum” di funzionario di partito d'alto rango.
Mai sarebbe successo, se tutti allora non avessero avuto la percezione dell'Ukraina, come una regione della Russia e non come di una nazione associata, come avveniva per le Repubbliche sorelle, che sopra si sono citate.
Chiarite tutte queste cose, occorre però ribadire che nessuno si può permettere di mettere in discussione i confini nell'ambito dell'Europa attuale, anche se tutto si può fare, purchè si rispetti il sacro principio dell'autodeterminazione, che era fra gli scopi di guerra degli Alleati, nella Seconda Guerra Mondiale.
Putin si è proposto come obiettivo strategico di riconquistare almeno in parte al suo paese il ruolo di potenza regionale egemone.
E' un obiettivo legittimo.
Per capire quanto sia legittimo, chiediamoci  cosa fa la Germania, del cui operato non abbiamo nulla da dire.
Non è forse abbastanza evidente che i paesi slavi dell'Est siano diventati di fatto suoi satelliti dal punto di vista economico, ma non solo?
Basta vedere come votano nei vari consessi internazionali o in quelli di governo dell'Unione Europea.
Ci sono quindi in gioco due potenze, che fanno da calamite nell’ Est Europeo.
Quella di sempre, e cioè la Russia, e poi la Germania, che in occasione di questa gravissima crisi, ha finalmente messo da parte gli inutili fariseismi del recente passato ed agisce oggi come paese leader dell'Europa, come è di fatto da tempo.
Poi c'è  il terzo incomodo, lontano, ma molto potente ed ingombrante, l'America di Obama.
Obama, sfortunatamente, non si capisce mai se ha una strategia definita o se è sempre prigioniero di dubbi amletici.
In questa crisi, anche per sue ragioni interne (la maggioranza del suo parlamento è repubblicana e quindi spinge fortemente per adottare la linea dura verso la Russia), interferisce in modo tutt' altro che leggero.
Fortunatamente la Merkel, come si è detto, ha finalmente accettato di recitare il suo ruolo naturale di leader dell'Europa e si è messa di traverso alle richieste americane di armare il corrotto e inaffidabile governo di Kiev, perché un peggioramento dei rapporti con la Russia e peggio che peggio, un conflitto, sarebbe esiziale per gli interessi economici dell'Europa, che ha nella vastissima Russia il suo migliore cliente commerciale.
Il guaio è che l'America è tutt'ora estremamente potente ed influente e in America è divenuta prevalente un'opinione di scuola ,molto ideologizzata e poco attaccata alla realtà, che vuole fare fuori politicamente Putin.
L'America è abbastanza influente e potente da avere pazientemente raccolto dietro la sua strampalata strategia il consenso di Polonia, paesi nordici e baltici, che chiedono armamenti, il coinvolgimento della Nato e ulteriori pesanti sanzioni contro la Russia, per spingere gli oligarchi russi a far fuori colui,che è fino ad ora è stato il loro protettore.
Si può anche capire che polacchi e baltici ,a ragione della loro storia recente, abbiano una reale paura di finire come successivo boccone delle mire espansionistiche della Russia di Putin, anche se nella “real-  politique” di oggi,  quelle paure non sembrano avere un senso concreto.
Non si capisce invece  l’atteggiamento sciocco, che appartiene a questo schieramento, volto a voler prendersi una impossibile rivincita sulla storia ed approfittare dell’occasione per umiliare Putin.
Possibile che l’America non abbia ancora capito che la strategia dell’  ”abbattiamo prima il tiranno e poi si vedrà” non funziona mai ed anzi ha dato nel recente passato dei risultati controproducenti?
Come si vede la situazione è realmente arrivata all'allarme rosso.
Quando si arriva a questi punti, la preoccupazione di tutti deve essere quella di trovare dei canali per fare parlare fra di loro prima di tutto i contendenti e poi i loro potenti protettori.
Cessate il fuoco, zona demilitarizzata come primissime opere.
Già questo però è un rospo estremamente indigesto per una parte, perchéè è ovvio, che dietro le ragioni di buon senso ed umanitarie si cela un interesse a favore di una parte e non dell'altra.
Cessate il fuoco e zona demilitarizzata, significa infatti riconoscere di fatto una nuova situazione con frontiere che si sono spostate avanti e di parecchio.
La diplomazia dovrà indorare la pillola rivestendo le nuove frontiere di fatto, con delle forme appena appena accettabili, come qualche forma di statuto speciale per quei territori, tipo Alto Adige o di quel genere.

Una volta tanto è sperabile che gli interessi economici, volgari fin che si vuole,   impongano la loro prevalente influenza e riportino tutti quanti al buon senso ed alla ragione.

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