giovedì 5 febbraio 2015

Non ostante la secolarizzazione avanzata la gente continua a guardare  a papa Francesco ed ad altre figure morali alte per essere indirizzati verso la speranza e la fiducia



Viviamo da tempo in una società che si è secolarizzata e laicizzata in modo probabilmente irreversibile.
Questo significa che nelle chiese ci si va sempre di meno e che sempre più gente non trova nei miti delle religioni nemmeno più fonte di generico conforto.
Nonostante questo però ci sono personaggi come papa Francesco ed altre figure morali laiche, come grandi scienziati, pensatori, artisti, operatori umanitari, ancora  abbastanza credibili da poter comunicare fiducia.
La perdurante credibilità  di personaggi di questo tipo sta a significare il fatto che la gente non cessa comunque di avere  bisogno di punti di riferimento morali anche se sono atee o agnostiche o indifferenti.
C'è ancora in corso una crisi economica a livello mondiale che morde e che per alcuni è fonte di forte destabilizzazione .
Ci sono guerre in corso in diverse parti del mondo , ma siamo per fortuna ben lontani dai disastri che avevano provocato le guerre mondiali, che distruggevano tutto e privavano le persone della possibilità di fare progetti, di programmare la propria vita, il proprio futuro.
Ecco però, non ostante che si stia enormemente meglio rispetto ad allora, oggi si avverte fra la gente una spiacevole sensazione, paragonabile, anche se in tono minore, a quella che hanno provato coloro che hanno vissuto in tempo di guerra, si tratta di un sentimento di sfiducia, di rassegnazione e infatti oggi pochi sono ottimisti sulle loro prospettive nel prossimo futuro.
L'assetto attuale della società non convince, ci si è convinti che occorrerebbe mettere mano a riformare quasi tutto.
La politica riscuote uno dei gradi più bassi di fiducia che abbia mai raggiunto.
La diffusione di massa di questi sentimenti crea una situazione pericolosa perché è simile a quella verificatesi quando negli anni venti e trenta la gente, proprio per sfiducia verso l'esistente si sono lasciate andare a portare il cervello all'ammasso dei venditori di fumo e di sogni delle grandi dittature del novecento.
E' una costante della nostra mente, l'uomo che vuole buttarsi alle spalle le difficoltà della vita che dispera di poter superare si affida ai sogni, alle fedi, ai miti e le sue capacità critiche e razionali si affievoliscono.
Ecco allora che si diventa più portati a dare credito ai richiami ed al fascino delle figure carismatiche in ogni campo.
Non è un atteggiamento negativo di per sé,  anzi può portare a trovare e ricevere un aiuto prezioso, purché si conservi la capacità di discernere fra buoni e cattivi maestri.
Papa Francesco, grandi scienziati, pensatori, artisti, operatori umanitari ecc, possono essere buoni od ottimi maestri.
I politici populisti sono quasi sempre pessimi maestri, la storia lo insegna senza lasciare il minimo dubbio.
Le grandi figure morali parlano all'Universale che c'è in noi e per questa ragione tendiamo ad ascoltarli con fiducia e interesse.
Ci sono valori universali, che condividiamo col resto del mondo e questi sono universali al di la delle diverse religioni, etnie , storie particolari, identità popolari diverse, che sono tali senza bisogni di essere battezzati da nessuna religione nè di fondarsi sul mito di un dio creatore, diversamente non sarebbero nemmeno universali.
Papa Francesco riesce spesso a parlare evocando questi valori al di fuori del recinto del suo gregge, riesce a dismettere gli abiti che lo limitano ad essere capo di una parte sola della umanità.
La gente cerca qualcuno che le faccia intravedere in modo credibile una prospettiva di vita migliore del presente e la convinca che questa vita vale la pena di viverla.
Sapere parlare non come capo di una delle tante religioni, ma come un riferimento della comune umanità.
A sempre più persone non interessano affatto le ragioni per le quali un papa invoca di rappresentare una autorità , e non interessa nemmeno vederlo come dispensatore di una particolare mitologia religiosa.
Se il papa riesce, come pare Francesco riesca a parlare umilmente come "esperto di umanità" e nulla di più, usando una bella espressione coniata a suo tempo da Paolo VI, allora la sua voce diventa legittimata a parlare all'universo e non a uno dei tanti recinti di fedeli.
Questo papa ha fatto tanto per parlare a tutti e per rendersi credibile all' uomo moderno.
Ma gli manca ancora una dimensione fondamentale ,  sembra che non abbia ancora metabolizzato l'enorme valore della scienza, sia per le sue inimmaginabili potenzialità, ma anche per l'enormità che ha già dato per migliorare la qualità della vita umana.
Le religioni sembrano soffrire di un complesso di inferiorità nei riguardi della scienza, parlano della scienza come se la temessero, se ne temessero la concorrenza, ed allora sembrano avere sempre un retro-pensiero e sono portate ad additare continuamente quasi solo i possibili pericoli, che suppongono legati alle scoperte scientifiche ed alle nove tecnologie che  vengono approntate.
Che esaltino l' enormità di bene che la scienza ha portato al genere umano, fanno terribilmente fatica a riconoscerlo.
Va riconosciuto che il cattolicesimo ha fatto buoni passi in questa direzione, si veda la dottrina sociale sopratutto di Paolo  VI, che è piena di riconoscimenti ammirati alle acquisizioni della scienza.
L'Islam è rimasto invece alla ripetizione fino alla noia degli sviluppi in alcune materie scientifiche che il mondo arabo ha elaborato nel periodo del suo massimo splendore nel Medio Evo, ma dopo di allora il suo supporto alla scienza è risultato praticamente pari allo zero e quella religione risulta essere la più lontana dall'accettazione dei principi della modernità e dell'illuminismo.
Il buddismo, sopratutto per merito dell'attuale Dalai Lama, è invece il più attento fra le religioni agli sviluppi della scienza ed ai suoi  apporti al miglioramento della qualità della vita.
Il Dalai Lama, come si è già detto in questo blog è l'unica autorità religiosa che partecipa annualmente a giornate di studio organizzate mettendo insieme scienziati al massimo livello.
Mi sono sempre chiesto a proposito di questo argomento per quali pregiudizi o distorsione mentale nella nostra cultura si da ancora credito da parte di moltissimi a all'esistenza di santi e di miracoli, senza potere ovviamente  appoggiarsi  a nessuna evidenza, appena spendibile nel mondo reale.
Si da tanto credito alla riproposizione ripetitiva della celebrazione di figure di personaggi proclamati santi per ragioni che per lo più non hanno alcuna attinenza con la spiritualità, moltissime di queste figure non hanno nemmeno un appoggio che ne possa certificare l'esistenza storica, altri hanno commesso crimini delle peggiori specie, altri dallo studio delle loro opere danno a vedere di essere stati vittime di malattie e turbe psichiatriche.
Come se la lista non fosse sufficientemente affollata, se ne continua a proclamare altri, quasi sempre per ragioni di prestigio o di potere o per accontentare fazioni di fedeli, ma non si pensa di tributare il riconoscimento che sarebbe dovuto ai santi veri dell'umanità.
Coloro che hanno fatto "miracoli" verificabili, che hanno salvato innumerevoli vite umane dalle malattie o che hanno prodotto miglioramenti inestimabili alla qualità della vita.
Scienziati sopratutto.
Come sarebbe più sensato un calendario che ricordi scienziati, pensatori, artisti, tutta gente che ha dato veramente.
Insieme beninteso a figure religiose degnissime, pure meritevoli di riconoscenza, ma in numero estremamente  più sobrio da conseguirsi  in seguito ad una revisione, che si ispiri a principi di elementare serietà scientifica di critica storica.
Scienza, arte, cultura, operatori umanitari, tutte materie  basate sulla conoscenza e non sulla fede (wishing thinking, voler credere).
Un papa "esperto di umanità" che voglia veramente essere operatore di pace dovrà umilmente rassegnarsi a riconoscere che le religioni come sono oggi, sono oggettivamente perenni focolai di conflitto e non di pace, se ogni fede continua a ritenersi e proclamarsi come l'unica vera, in quanto unica depositaria della verità unica e definitiva, ricevuta a seguito di una presunta rivelazione.
Bene ha fatto la chiesa cattolica a staccarsi col Concilio Vaticano II da una tradizione fondamentalista in base alla quale i diritti umani sarebbero rimasti per sempre fuori dalla porta come voleva Pio IX ed a riconoscere se pure parzialmente ed in ritardo che quello che è scritto nella Bibbia  non ha valore storico e cioè non è da intendersi alla lettera, ma va sottoposto a una rigorosa esegesi che distingua cosa è detto come pura metafora e cosa è semplice descrizione dei costumi di una civiltà pastorale di tremila anni  fa, oggi del tutto privi di senso, nel mondo di oggi e quindi non più riproponibili.
Attenzione però che uscire dal fondamentalismo richiede un processo tutt'altro che terminato e che richiederà di percorrere tappe successive, che molte anime del cattolicesimo non hanno nessuna intenzione di percorrere.
Oggi siamo tutti indignati dalle manifestazioni di pura barbarie messe in atto dall'autoproclamatosi Califfato Islamico di Siria e Iraq.
Ma teniamo conto per esempio che il medesimo Califfato nel corso dei suoi video agghiaccianti ha candidamente affermato di non essere ispirato nel compierere le sue nefandezza da altro che dalla lettera   dalla legge del taglione, che come legge mosaica, fa parte integrante e costante della Bibbia ebraica e cattolica.
Il fondamentalismo che significa?
Questo è un argomento che andrebbe sviluppato in modo analitico molto di più di quanto non si sia fatto finora.
Fondamentalismo significa principalmente riconoscere come sacro alcune cose e non altre.
Con quali criteri? Questo è il punto. Ogni confessione religiosa conferisce la qualifica di sacro ad alcune cose per una convenzione condivisa fra i suoi chierici ed i suoi fedeli.
Di conseguenza l'attribuzione di sacralità è un fatto prettamente "relativo".
Ma, guarda caso, tutto il pontificato dell'intellettuale Ratzinger è stato vissuto combattendo il concetto di "relativismo", il cui contrario è la proclamazione di sacralità.
Ecco quindi che per portare il cattolicesimo fuori dal fondamentalismo non basta dare per acquisito il fatto che le gerarchie cattoliche non invocano più l'eliminazione fisica degli "infedeli", come fanno ancora gli islamici.
In effetti ha lasciato senza fiato tutte le redazioni occidentali la pronuncia di ieri del grande Imam rettore dell'università coranica del Cairo Al Azahr,  università di riferimento per tutto il Sunnismo, Ahmed al Tayyed contro l'Isis, che ha invitato tranquillamente i musulmani a crocefiggere e strappare gli arti agli aderenti all'Isis medesima.
Ma se i cattolici si degnassero di leggere la loro Bibbia, saprebbero che questi inviti alla violenza più barbarica verso gli infedeli, sono comunissimi in quei libri.
Quindi attenzione a tirarci fuori.
In quanto cattolici abbiamo fatto dei decisi passi avanti (non dimentichiamo nemmeno questo, solo dal 1965) ma di nodi per superare la cultura del fondamentalismo ce ne sono ancora altri da fare.
E purtroppo anche il cattolico osservante non ne è probabilmente nemmeno a conoscenza, perché non si sente responsabile ed ha la cattiva abitudine di  girare il tutto ai suoi preti, che in materia non sono magari molto più preparati di lui.





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