Non ostante
la secolarizzazione avanzata la gente continua a guardare a papa Francesco ed ad altre figure morali
alte per essere indirizzati verso la speranza e la fiducia
Viviamo da
tempo in una società che si è secolarizzata e laicizzata in modo probabilmente
irreversibile.
Questo
significa che nelle chiese ci si va sempre di meno e che sempre più gente non
trova nei miti delle religioni nemmeno più fonte di generico conforto.
Nonostante
questo però ci sono personaggi come papa Francesco ed altre figure morali
laiche, come grandi scienziati, pensatori, artisti, operatori umanitari,
ancora abbastanza credibili da poter
comunicare fiducia.
La
perdurante credibilità di personaggi di
questo tipo sta a significare il fatto che la gente non cessa comunque di
avere bisogno di punti di riferimento morali
anche se sono atee o agnostiche o indifferenti.
C'è ancora
in corso una crisi economica a livello mondiale che morde e che per alcuni è
fonte di forte destabilizzazione .
Ci sono
guerre in corso in diverse parti del mondo , ma siamo per fortuna ben lontani
dai disastri che avevano provocato le guerre mondiali, che distruggevano tutto
e privavano le persone della possibilità di fare progetti, di programmare la
propria vita, il proprio futuro.
Ecco però,
non ostante che si stia enormemente meglio rispetto ad allora, oggi si avverte
fra la gente una spiacevole sensazione, paragonabile, anche se in tono minore,
a quella che hanno provato coloro che hanno vissuto in tempo di guerra, si
tratta di un sentimento di sfiducia, di rassegnazione e infatti oggi pochi sono
ottimisti sulle loro prospettive nel prossimo futuro.
L'assetto
attuale della società non convince, ci si è convinti che occorrerebbe mettere
mano a riformare quasi tutto.
La politica
riscuote uno dei gradi più bassi di fiducia che abbia mai raggiunto.
La
diffusione di massa di questi sentimenti crea una situazione pericolosa perché
è simile a quella verificatesi quando negli anni venti e trenta la gente,
proprio per sfiducia verso l'esistente si sono lasciate andare a portare il
cervello all'ammasso dei venditori di fumo e di sogni delle grandi dittature
del novecento.
E' una
costante della nostra mente, l'uomo che vuole buttarsi alle spalle le
difficoltà della vita che dispera di poter superare si affida ai sogni, alle
fedi, ai miti e le sue capacità critiche e razionali si affievoliscono.
Ecco allora
che si diventa più portati a dare credito ai richiami ed al fascino delle
figure carismatiche in ogni campo.
Non è un
atteggiamento negativo di per sé, anzi
può portare a trovare e ricevere un aiuto prezioso, purché si conservi la
capacità di discernere fra buoni e cattivi maestri.
Papa
Francesco, grandi scienziati, pensatori, artisti, operatori umanitari ecc,
possono essere buoni od ottimi maestri.
I politici
populisti sono quasi sempre pessimi maestri, la storia lo insegna senza
lasciare il minimo dubbio.
Le grandi
figure morali parlano all'Universale che c'è in noi e per questa ragione
tendiamo ad ascoltarli con fiducia e interesse.
Ci sono
valori universali, che condividiamo col resto del mondo e questi sono
universali al di la delle diverse religioni, etnie , storie particolari,
identità popolari diverse, che sono tali senza bisogni di essere battezzati da
nessuna religione nè di fondarsi sul mito di un dio creatore, diversamente non
sarebbero nemmeno universali.
Papa
Francesco riesce spesso a parlare evocando questi valori al di fuori del
recinto del suo gregge, riesce a dismettere gli abiti che lo limitano ad essere
capo di una parte sola della umanità.
La gente
cerca qualcuno che le faccia intravedere in modo credibile una prospettiva di
vita migliore del presente e la convinca che questa vita vale la pena di
viverla.
Sapere
parlare non come capo di una delle tante religioni, ma come un riferimento della
comune umanità.
A sempre più
persone non interessano affatto le ragioni per le quali un papa invoca di
rappresentare una autorità , e non interessa nemmeno vederlo come dispensatore
di una particolare mitologia religiosa.
Se il papa
riesce, come pare Francesco riesca a parlare umilmente come "esperto di
umanità" e nulla di più, usando una bella espressione coniata a suo tempo
da Paolo VI, allora la sua voce diventa legittimata a parlare all'universo e
non a uno dei tanti recinti di fedeli.
Questo papa ha
fatto tanto per parlare a tutti e per rendersi credibile all' uomo moderno.
Ma gli manca
ancora una dimensione fondamentale ,
sembra che non abbia ancora metabolizzato l'enorme valore della scienza,
sia per le sue inimmaginabili potenzialità, ma anche per l'enormità che ha già
dato per migliorare la qualità della vita umana.
Le religioni
sembrano soffrire di un complesso di inferiorità nei riguardi della scienza,
parlano della scienza come se la temessero, se ne temessero la concorrenza, ed
allora sembrano avere sempre un retro-pensiero e sono portate ad additare
continuamente quasi solo i possibili pericoli, che suppongono legati alle
scoperte scientifiche ed alle nove tecnologie che vengono approntate.
Che esaltino
l' enormità di bene che la scienza ha portato al genere umano, fanno
terribilmente fatica a riconoscerlo.
Va
riconosciuto che il cattolicesimo ha fatto buoni passi in questa direzione, si
veda la dottrina sociale sopratutto di Paolo
VI, che è piena di riconoscimenti ammirati alle acquisizioni della
scienza.
L'Islam è
rimasto invece alla ripetizione fino alla noia degli sviluppi in alcune materie
scientifiche che il mondo arabo ha elaborato nel periodo del suo massimo
splendore nel Medio Evo, ma dopo di allora il suo supporto alla scienza è risultato
praticamente pari allo zero e quella religione risulta essere la più lontana
dall'accettazione dei principi della modernità e dell'illuminismo.
Il buddismo,
sopratutto per merito dell'attuale Dalai Lama, è invece il più attento fra le
religioni agli sviluppi della scienza ed ai suoi apporti al miglioramento della qualità della
vita.
Il Dalai
Lama, come si è già detto in questo blog è l'unica autorità religiosa che
partecipa annualmente a giornate di studio organizzate mettendo insieme
scienziati al massimo livello.
Mi sono
sempre chiesto a proposito di questo argomento per quali pregiudizi o
distorsione mentale nella nostra cultura si da ancora credito da parte di
moltissimi a all'esistenza di santi e di miracoli, senza potere ovviamente appoggiarsi a nessuna evidenza, appena spendibile nel
mondo reale.
Si da tanto
credito alla riproposizione ripetitiva della celebrazione di figure di
personaggi proclamati santi per ragioni che per lo più non hanno alcuna
attinenza con la spiritualità, moltissime di queste figure non hanno nemmeno un
appoggio che ne possa certificare l'esistenza storica, altri hanno commesso
crimini delle peggiori specie, altri dallo studio delle loro opere danno a
vedere di essere stati vittime di malattie e turbe psichiatriche.
Come se la
lista non fosse sufficientemente affollata, se ne continua a proclamare altri, quasi
sempre per ragioni di prestigio o di potere o per accontentare fazioni di
fedeli, ma non si pensa di tributare il riconoscimento che sarebbe dovuto ai
santi veri dell'umanità.
Coloro che
hanno fatto "miracoli" verificabili, che hanno salvato innumerevoli
vite umane dalle malattie o che hanno prodotto miglioramenti inestimabili alla
qualità della vita.
Scienziati
sopratutto.
Come sarebbe
più sensato un calendario che ricordi scienziati, pensatori, artisti, tutta
gente che ha dato veramente.
Insieme
beninteso a figure religiose degnissime, pure meritevoli di riconoscenza, ma in
numero estremamente più sobrio da
conseguirsi in seguito ad una revisione,
che si ispiri a principi di elementare serietà scientifica di critica storica.
Scienza,
arte, cultura, operatori umanitari, tutte materie basate sulla conoscenza e non sulla fede
(wishing thinking, voler credere).
Un papa
"esperto di umanità" che voglia veramente essere operatore di pace
dovrà umilmente rassegnarsi a riconoscere che le religioni come sono oggi, sono
oggettivamente perenni focolai di conflitto e non di pace, se ogni fede
continua a ritenersi e proclamarsi come l'unica vera, in quanto unica
depositaria della verità unica e definitiva, ricevuta a seguito di una presunta
rivelazione.
Bene ha
fatto la chiesa cattolica a staccarsi col Concilio Vaticano II da una
tradizione fondamentalista in base alla quale i diritti umani sarebbero rimasti
per sempre fuori dalla porta come voleva Pio IX ed a riconoscere se pure
parzialmente ed in ritardo che quello che è scritto nella Bibbia non ha valore storico e cioè non è da
intendersi alla lettera, ma va sottoposto a una rigorosa esegesi che distingua
cosa è detto come pura metafora e cosa è semplice descrizione dei costumi di
una civiltà pastorale di tremila anni
fa, oggi del tutto privi di senso, nel mondo di oggi e quindi non più
riproponibili.
Attenzione
però che uscire dal fondamentalismo richiede un processo tutt'altro che
terminato e che richiederà di percorrere tappe successive, che molte anime del
cattolicesimo non hanno nessuna intenzione di percorrere.
Oggi siamo
tutti indignati dalle manifestazioni di pura barbarie messe in atto
dall'autoproclamatosi Califfato Islamico di Siria e Iraq.
Ma teniamo
conto per esempio che il medesimo Califfato nel corso dei suoi video
agghiaccianti ha candidamente affermato di non essere ispirato nel compierere
le sue nefandezza da altro che dalla lettera
dalla legge del taglione, che come
legge mosaica, fa parte integrante e costante della Bibbia ebraica e cattolica.
Il
fondamentalismo che significa?
Questo è un
argomento che andrebbe sviluppato in modo analitico molto di più di quanto non
si sia fatto finora.
Fondamentalismo
significa principalmente riconoscere come sacro alcune cose e non altre.
Con quali
criteri? Questo è il punto. Ogni confessione religiosa conferisce la qualifica
di sacro ad alcune cose per una convenzione condivisa fra i suoi chierici ed i
suoi fedeli.
Di conseguenza
l'attribuzione di sacralità è un fatto prettamente "relativo".
Ma, guarda
caso, tutto il pontificato dell'intellettuale Ratzinger è stato vissuto
combattendo il concetto di "relativismo", il cui contrario è la
proclamazione di sacralità.
Ecco quindi
che per portare il cattolicesimo fuori dal fondamentalismo non basta dare per
acquisito il fatto che le gerarchie cattoliche non invocano più l'eliminazione
fisica degli "infedeli", come fanno ancora gli islamici.
In effetti
ha lasciato senza fiato tutte le redazioni occidentali la pronuncia di ieri del
grande Imam rettore dell'università coranica del Cairo Al Azahr, università di riferimento per tutto il
Sunnismo, Ahmed al Tayyed contro l'Isis, che ha invitato tranquillamente i
musulmani a crocefiggere e strappare gli arti agli aderenti all'Isis medesima.
Ma se i
cattolici si degnassero di leggere la loro Bibbia, saprebbero che questi inviti
alla violenza più barbarica verso gli infedeli, sono comunissimi in quei libri.
Quindi
attenzione a tirarci fuori.
In quanto
cattolici abbiamo fatto dei decisi passi avanti (non dimentichiamo nemmeno
questo, solo dal 1965) ma di nodi per superare la cultura del fondamentalismo
ce ne sono ancora altri da fare.
E purtroppo
anche il cattolico osservante non ne è probabilmente nemmeno a conoscenza,
perché non si sente responsabile ed ha la cattiva abitudine di girare il tutto ai suoi preti, che in materia
non sono magari molto più preparati di lui.
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