Abbiamo
conosciuto da sempre il papa in bianco, abbiamo conosciuto il papa nero (così è
sempre stato definito il Generale dei Gesuiti) ,andando indietro nella storia,
sembra che agli inizi usasse il papa
rosso, adesso ci si è presentato il papa verde.
Che
l’ultima enciclica di papa Francesco lo qualifichi per questo titolo non ci sono dubbi.
Il
pontificato di questo papa si era presentato da subito come orientato decisamente soprattutto verso
Il
ritorno all’originale sensibilità sociale del messaggio evangelico ed a una
contestuale scarso interesse verso le
questioni dottrinali.
Si è da
tempo anche rilevato che il nuovo papa
fosse particolarmente portato a valorizzare la prassi, cioè gli atti concreti
rispetto ai così detti interventi magisteriali.
E
infatti l’autorità morale del papa è tale da dare immediatamente al suo modo di
muoversi ed agire un significato
simbolico, che la gente percepisce meglio delle fromulazioni dottrinali.
Vorrei
fornire un primo commento alla nuova enciclica non andando oltre ad una
riflessione non sui singoli punti
trattati, ma solo in via preliminare sul senso e sulla efficacia di una enciclica sull’ambiente e sulla dottrina sociale della chiesa
oggi.
Cominciamo
quindi sull’uso dello strumento “lettera
enciclica”.
L’enciclica
è un classico strumento usato per
esercitare l’ autorità magisteriale, che come è noto rientra sotto
l’ombrello del discutibile dogma della presunta “infallibilità pontificia,
sancito dal Concilio Vaticano I, solo se il papa scrive di trattare argomenti
ritenuti verità di fede.
E dal
momento che, con tutta evidenza, gli argomenti trattati dalla “dottrina
sociale” sono per loro natura legati ad analisi e considerazioni storiche di
non facile valutazione sotto l’aspetto “tecnico scientifico” questo fatto fa si
che si è sempre considerata la medesima dottrina come materia non rientrante
nella copertura della presunta infallibilità pontificia, pur rientrando
ovviamente a pieno titolo nel campo delle pronunce magisteriali.
Chiarito
il senso della veste formale dello strumento “enciclica” occorre però valutare
la sua efficacia pratica.
E qui
sorge il primo problema, perché è universalmente riconosciuto all’interno del
mondo cattolico che
le
encicliche finiscono per non essere più lette seriamente nemmeno dagli addetti
ai lavori , pur rimanendo utili come strumento per fissare storicamente la
posizione dell’autorità papale.
Quindi
buono strumento d’archivio per
gli storici futuri, ma
strumento non più efficace
per diffondere il pensiero del papa.
Per
qualche giorno i giornali parlano delle encicliche riportando con titoli ad
effetto solo uno o due dei problemi trattati , riportandoli in modo più o meno
superficiale e portando ogni testata acqua al proprio mulino ideologico, e poi
tutto finisce in biblioteca.
E’
utile allora che i papi oggi, ricorrano alle encicliche ?
Francamente
ne dubito molto, e nel caso particolare di papa Francesco avevo scritto più
volte su questo blog, che la strategia che mi sembrava azzeccata ed efficace di
questo papa fosse quella di esprimersi con la prassi, con le azioni e non con
pronunciamenti più o meno dottrinali.
Avevo
scritto più volte che a mio parere (che può essere ovviamente sbagliato) la
chiesa cattolica ha accumulato un ritardo incolmabile sul piano della revisione
della montagna dottrinale che la stessa chiesa ha ritenuto di costruire nei
secoli.
Che
questa montagna di teorie e pronunce dogmatiche non è mai stata sostenuta da
una adeguata base di argomentazioni
logicamente appoggiate ed argomentate, e che quindi queste non sono più
spendibili nel mondo moderno, tanto che le chiese vanno svuotandosi a ritmo
sostenuto in tutte quelle parti del
mondo nel quale il livello della scolarizzazione e della cultura diviene
elevato e quindi non ci si accontenta più di rifugiarsi nella fede (voler
credere in qualcosa di non dimostrabile), ma si pretende la conoscenza e cioè
si da credito solo ad affermazioni sostenibili sul piano delle argomentazioni
logiche.
Quand’anche
un papa avesse il coraggio di pronunciare l’abolizione anche solo dei dogmi più
incerti e traballanti sul piano della logica, la reazione probabilmente sarebbe
controproducente.
Sulla
base di queste considerazioni avevo quindi da tempo sostenuto che papa
Francesco, da subito presentatosi come papa non in continuità, rispetto ai suoi
predecessori, ma con una forte volontà
di innovare sarebbe stato tanto più efficace nella sua azione, quanto più si
sarebbe espresso con la prassi e non invischiandosi in dispute dottrinali.
La
palese insostenibilità di tanta parte della
dogmatica cattolica, avevo scritto ,finirà per cadere nell’oblio per
consunzione.
Come
nel campo della legge positiva degli stati moderni, certe norme anche se non
vengono abrogate esplicitamente, diventano obsolete, cioè perdono valore quando
nessuno , autorità comprese, fa più riferimento a loro.
Devo
rilevare che papa Francesco, ha quasi sempre seguito questa strategia vincente.
Ma non
sempre.
Si è
infatti impantanato nel “Sinodo sulla famiglia” che nella lunga ed estenuante fase
preparatoria non è riuscito a cavare un ragno dal buco nemmeno nella questione
minima della “comunione di divorziati”, dimostrando che la quasi totalità delle
persone coinvolte dia l’impressione di non avere mai fatto la fatica di leggere
le solidissime opere che i sociologi della famiglia hanno sfornato in questi
ultimi decenni per descrivere cosa è la materia
del loro discutere, cioè cosa è la famiglia oggi, non quella di ieri che
non esiste più da tempo, essendo finita da decenni la civiltà contadina che la
supportava con le linee che aveva allora.
Ma
allora queste persone, sicuramente nella massima buona fede ed animati dalle
migliori intenzioni, di cosa parlano, se dimostrano di non essersi studiata la
realtà della quale vogliono parlare?
E cosa
produrrà questo consesso che sembra un’orchestra nella quale ognuno suoni uno
spartito diverso dall’altro?
Verrà
fuori probabilmente il solito pateracchio col quale si ribadisce la validità di
principi tradizionali da tempo insostenibili, superati però da una
provvidenziale prassi “misericordiosa”, cercando di salvare capra e cavoli,
dando però un’impressione penosa di impotenza.
Che
utilità può avere una tale operazione se non quella di diminuire ulteriormente
il prestigio e l’autorevolezza delle gerarchie ecclesiastiche?
Non
avrebbe il papa fatto meglio a incoraggiare di fatto i preti che
“misericordiosamente” già oggi usano il minimo di buon senso che ci vuole per
ammettere di fatto anche i divorziati alla comunione senza andare a
Incoraggiare
con un Sinodo formale, le solite discussioni sul “sesso degli angeli” di
medioevale memoria, che oggi suscitano solo disagio e irritazione in quasi
tutte le persone moderne.
E a che
a servirà questa nuova enciclica?
Che
papa Francesco sia uomo di idee evangeliche socialmente avanzate, o se vogliamo
parlare in termini “populistici” sia un “papa di sinistra” l’avevamo capito da
soli, anche se non avesse dato alle stampe questa nuova enciclica.
Chiunque
abbia una cultura nelle materie sociali (economia, sociologia, teorie politiche
ecc.) almeno di base, sa che le teorie
alle quali questo papa si è ispirato per scrivere questa nuova enciclica
circolano da decenni (e sono quelle di Rifkin, Krugman, Vandana Shiva, Stiglitz
,Amartya Sen, tanto per fare due nomi) e sono gli attrezzi da lavoro dei
politici e degli operatori sociali di orientamento progressista in qualsiasi
parte del mondo.
Il
papa, probabilmente in modo imprudente, si avventurato anche oltre nella “terra incognita” delle “teorie della
decrescita” considerate quasi universalmente strampalate in campo accademico,
ma di questo parleremo analizzando il documento nel merito.
Ma
allora perché un papa ritiene di entrare nel merito di argomenti discutibili,
facendoli propri con un documento molto articolato?
Evidentemente
perché ritiene che queste linee di pensiero più si avvicinano al messaggio evangelico, rispetto
ad altre od a quelle ideologicamente opposte.
E’ una
scelta comprensibile soprattutto se si realizza il fatto che questo papa viene
e si ritiene espressione di quel “terzo mondo” o mondo “in via di sviluppo” che
ha problemi e sensibilità molto diversi dai nostri.
Il papa
ritiene che l’avvenire della chiesa si giochi praticamente tutto da quelle
parti, (essendo la partita in occidente quasi persa).
Rispetto
le considerazioni implicite nella strategia di questo papa, ma quest’enciclica
nei suoi panni non l’avrei scritta e non perché non condivida le idee che
sostiene, che anzi ho fatto mie da decenni.
Non
l’avrei scritta per una serie di ragioni :
Come
già detto sopra perché l’ enciclica si sta dimostrando sempre più inefficace, come strumento di diffusione
delle idee.
Poi
perché forse l’essenziale in materia di “dottrina sociale” è sostanzialmente
già stato detto dai suoi predecessori e
soprattutto da Paolo VI.
Perché
le idee esposte dal papa sono già ben note, assimilate e usate come base
ideologica da tutti i movimenti politici progressisti di tutto il mondo da decenni e quindi non sono
particolarmente originali.
Perché
avventurarsi in affermazioni su argomenti particolari in campo
socio-economico-politico è un’operazione discutibile, perché la materia è di
per sé in costante evoluzione e quindi mal si presta alla formulazione di
giudizi, che potrebbero essere smentiti dal mutare delle condizioni socio-economiche,
sulle quali quegli stesi giudizi sono basati.
Sinceramente
sono convinto che il papa avrebbe fatto meglio a continuare nella strategia dei
gesti , dei fatti concreti in evidente contrasto e discontinuità col passato
,anche prossimo.
Faccio
un esempio evidente.
Tutti i
giornali di destra o di sinistra hanno
quasi unanimemente dato il massimo risalto alla recentissima affermazione del
papa , molto critica nel riguardi delle
banche e del loro salvataggio pubblico, usando risorse che sarebbe stato più
proficuo usare per fini sociali.
Questa
affermazione è chiaramente piuttosto avventata e discutibile perché si
avventura in un giudizio basato su argomenti tecnici che non sono affatto
pacifici né di tutta evidenza e che quindi non sembrano proprio consoni ad una
pronuncia papale.
Ma al
di là delle considerazioni su quella
affermazione, a me sembra che avrebbe avuto ben maggior risalto non una
pronuncia teorica su un terreno discutibile, quanto dei fatti assunti su casi
concreti, di competenza proprio del Vaticano.
Tutti
sappiamo dalle informazioni di stampa che la tentata riforma della banca
vaticana il famoso IOR , sulla quale il papa è impegnato da tempo, non sta
andando affatto bene e che i vecchi marpioni che la usavano per fare gli affari
loro, continuerebbero a farli, come se niente fosse.
Se il
papa avesse avuto il coraggio di fare un gesto eclatante come ordinare la
abolizione dello IOR, allora sì che il mondo avrebbe capito tutto quello che
c’era da capire, altro che dedicarsi un’enciclica che non leggerà quasi
nessuno.
A che
serve scrivere un’enciclica auspicando una maggiore sensibilità sociale e
ambientale, se nel terreno di sua stretta competenza il papa non riesce a
superare quella che agli occhi di tutti appare
come una autentica mostruosità.
Mi
spiace, perché papa Francesco rappresenta una grande speranza per un'umanità
che dispone di pochissimi leader credibili , ma c’è una contraddizione nel suo
agire.
Non
serve a nulla predicare anche bene, ma poi non sapere agire per realizzare
quelle idee.
Comprendiamo
le enormi difficoltà che incontra, ma insomma è il papa e dispone di un potere
immenso.
Che se
ne fa il Vaticano di una banca?
Una
volta ci raccontavano che serviva per esercitare le sue opere di carità.
Oggi
sappiamo che le opere di carità consistevano nel tenere conti correnti segreti
a servizio dei peggiori politici , alimentati dagli affari nei quali si
cimentano abitualmente quei politici, nella migliore delle ipotesi ,o nelle attività di lavanderia dei soldi
depositati da esponenti mafiosi nella peggiore delle ipotesi.
Se il
papa fosse stato capace di eliminare il marcio di casa sua almeno nelle sue
espressioni più vistose e più conosciute e fonte di scandalo, avrebbe ottenuto
un risultato concreto assolutamente eclatante, avrebbe dato quell’esempio che
serve di monito per i corrotti e di incoraggiamento per gli onesti.
Con
questa ultima enciclica rischia di dare senza volerlo un segnale di debolezza e
di scarsa efficacia.
Il
Sinodo della famiglia e ora questa enciclica
sono due operazioni che rischiano
di riportare il papato di Francesco nella palude di woytiliana e ratzingeriana
memoria.
Sul piano degli atti concreti la gente ha capito benissimo che questo papa sta lottando contro
un sistema di corruzione esteso e radicato nella curia vaticana, ma passa il
tempo e si vista qualche giubilazione ,ma non sembra esserci la capacità di
mettere mano a quella riforma radicale della curia, che non è riuscita nemmeno
al Concilio di Trento cinque secoli fa, quel concilio che ha pontificato su
tutto, ma che di fronte al potere delle porpore cardinalizie si è arrestato.
Abbiamo
assistiti disgustati per l'ennesima volta a quanto emerso da intercettazioni
telefoniche di una delle porpore che prendeva disinvoltamente per il naso il
pontefice sui conti della finanza vaticana relativa alla sanità vaticana.
Già,
che se ne fa il Vaticano della gestione diretta di ospedali?
Forse
non è finito il medioevo ,quando gli “ospitali”
messi su da preti e monaci erano la prima e unica forma di assistenza
pubblica?
Forse
non esiste un sistema di welfare pubblico ormai da 60 anni?
E poi,
visto che la tesi centrale di quest'enciclica risiede nell'affermazione che il
peso del maltrattamento dell'ambiente causa conseguenze negative che ricadono
in modo disuguale sull'umanità, pesando tutto sui poveri, che se ne fa il
Vaticano della più vasta rete di proprietà immobiliari d'Italia, costituita per
lo più da conventi svuotati da tempo o usati solo per millesime parti?
Non è
forse vero che se il papa si fosse avvalso del potere di unico sovrano assoluto
rinascimentale rimasto per imporre l' impiego di quelle proprietà, sia pure
parziale, per ospitare innanzitutto quelle disgraziate comunità cristiane
costrette a fuggire dal medio oriente o dall'Africa musulmanizzati con la
forza, avrebbe fatto un atto più efficace di qualsiasi enciclica?
E
potremmo andare avanti sul medesimo spartito.
In
Vaticano viene praticata la raccolta differenziata dei rifiuti e il consumismo
è stato sostituito dalla sobrietà?
Eccetera,
eccetera.
L'enciclica,
lo vedremo analizzandola nei dettagli dice cose molto interessanti,
condivisibili e utili per l'umanità se venissero applicate, ma le stesse cose
le dicono anche gran parte dei politici del mondo e poi agiscono in altre
direzioni.
Almeno
dal papa ci aspetteremmo più fatti e meno belle parole.