giovedì 11 giugno 2015

Come sono piccoli i presunti grandi del G7





L’altro giorno ho preso in mano l’ennesimo libro dedicato all’anniversario della Grande Guerra e mi ha colpito il titolo, centratissimo per descrivere con tre parole probabilmente una delle cause della tragicità di quell’evento : Grande guerra, piccoli generali.
Poi, leggendo le cronache del recentissimo vertice dei leader mondiali chiamato G7 (sarebbero di più, ma per il momento Putin è stato messo ufficialmente in castigo dietro la lavagna) mi è tornato in mente quel titolo e ho trovato una spiacevole affinità nel contrasto fra coloro che a un certo momento sono i grandi della terra, e la terribile inadeguatezza delle loro politiche.
Dopo le due guerre mondiali abbiamo avuto la fortuna di godere di un lungo periodo di pace, che però era caratterizzato da una divisione secca del mondo in due blocchi contrapposti divisi dalla così detta cortina di ferro, tanto che il periodo medesimo è stato denominato periodo della guerra fredda.
Il blocco comunista da una parte e il così detto Occidente a guida americana dall’altra.
Tutto era retto da quello che era chiamato l’ equilibrio del terrore nel senso che vi era uno schieramento contrapposto di missili a lunga gittata armati di testate nucleari, capaci di distruggere completamente e più volte l’intero pianeta.
Non era una cosa simpatica, ma ha funzionato piuttosto bene per decenni, nel senso che ognuna delle due parti sapeva che l’attacco di sorpresa all’avversario era reso impossibile dai sistemi tecnologici moderni di detenzione e che un attacco improvviso sarebbe stato immediatamente seguito da un contrattacco di tale capacità distruttiva da rendere impensabile e inverosimile una simile eventualità.
Poi lo sviluppo della storia ha voluto che i regimi comunisti dell’Est collassassero su loro stessi per la consunzione del sistema.
E si arrivò all’evento che prima ognuno avrebbe considerato del tutto inverosimile : la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989 senza che si fosse sparato un solo colpo di fucile.
Evento fausto, ma che cambiava radicalmente tutta la situazione geopolitica.
Prima si viveva in un mondo bi-polare, da quel momento si pensava di essere arrivati a un mondo uni-polare, con una sola grande potenza, gli USA.
E gli Usa ne approfittarono lanciandosi in guerre insensate come quelle dei due Bush culminate nell’occupazione militare di Iraq e Afganistan e intervenendo come poliziotti del mondo in ogni parte che ritenessero di loro interesse.
Più recentemente però i politologi hanno cominciato a parlare forse a sproposito di crisi irreversibile degli Usa come potenza uni-polare e dell’avvento di un mondo multi- polare.
E almeno in parte oggi le cose stanno realmente così, nel senso che nessuno oggi può ignorare le dimensioni e la potenza di due giganti nascenti : Cina e India e dell’Asia in generale.
Nessuno però può trascurare il fatto che gli Usa sono comunque i detentori di una potenza militare calcolata in cinque volte quella di tutti gli altri messi insieme e quindi parlare di crisi irreversibile degli Usa come grande potenza, è un discorso che può indicare una linea di tendenza, ma non certo la realtà in atto.
Quindi è vero che ci sta avviando verso un mondo che probabilmente diverrà multipolare, ma attualmente gli Usa rimangono l’unica grande potenza mondiale.
In Europa le cose stanno più o meno nello stesso modo.
Nel senso che nonostante gli sforzi di aspiranti comprimari come Francia e Inghilterra, in Europa comanda incontrastata la Germania e gli altri seguono, più o meno borbottando.
Non è certo una novità dire che in un certo periodo storico siano esistite potenze regionali egemoni ed a volte potenze egemoni a libello globale.
Se andiamo indietro alle nozioni che ci sono rimaste dalla nostra carriera scolastica, ricorderemo di sicuro che ogni qualvolta prendevano piede potenze regionali o addirittura potenze globali egemoni, i migliori statisti partivano puntando alla “politica dell’equilibrio”, mirante cioè a creare contrappesi al potere della potenza allora egemone, perché questo potere fosse arginato con contrappesi, in modo che non debordasse fino a fare i comodi di uno stato alle spese degli altri.
E in effetti oggi si vede in atto a livello di politica internazionale qualcosa di molto simile alla politica dell’equilibrio che abbiamo sopra evocata.
Gli Usa cercano di convincere con le buone o con pressioni economiche gli alleati ad adottare misure per contenere il potere della Cina in Asia e della Russia in Europa.
Peccato però che l’interesse dei paesi europei sia completamente diverso rispetto a quello degli Usa.
I primi segnali di ripresa dell’economia europea, sono tutti legati alle nostre esportazioni in Asia ed all’Est Europa, folle sarebbe seguire gli Usa andando contro i nostri interessi più elementari.
Le sanzioni imposte dagli Usa contro la Russia per la questione ukraina ci sono costati addirittura una contrazione del 60% nell’esportazione in Russia dei nostri prodotti alimentari, sarebbe folle prolungarle.
I governi democristiani descritti da chi non sa nemmeno di cosa parla, come succubi degli Usa e dell’Alleanza Atlantica, hanno sempre anteposto gli interessi delle nostre industrie alla politica Usa di potenza, vedi gli investimenti Fiat, Eni etc. in Russia negli anni della prima repubblica.
Allora almeno gli Usa mostravano di sapere cosa volevano e quindi trattare con loro era più facile.
Oggi, Obama lascia veramente esterefatti a causa della sua costante politica ondivaga, segno purtroppo di incapacità congenita a prendere decisioni all’altezza del ruolo che l’America vorrebbe giocare.
In Medio Oriente non ha mai avuto una linea, e la sostituzione della Clinton al Dipartimento di Stato era avvenuta proprio a causa del “decisionismo” tipico della Clinton, contrapposto all’eterna vuota ponderazione di Obama.
Oggi si è imbarcato in un tentativo di accordo con l’Iran, che potrebbe anche andare bene, se quello non fosse il partner più imperscrutabile della regione, a causa della complessità bizantina del suo sistema di potere.
Ma se si sceglie un partner in quella regione, come ovunque, vuol dire portarsi appresso i suoi alleati ed anche i suoi nemici giurati.
E invece Obama sembra voler salvare capra e cavoli ed essere alleato contemporaneamente dell’Iran shiita e dell’Arabia Saudita sunnita, cosa palesemente senza senso.
Ed ancora più senza senso se si deve mettere in gioco anche l’eterna alleanza con Israele.
Obama avrebbe bisogno di almeno un paio di lezioni sulla logica aristotelica e del principio di non contraddizione.
Non parliamo della sua folle politica verso Iraq e Siria.
Il suo insistere nel pervicace insensato errore di voler mettere insieme gli Shiiti di Bagdad, i Sunniti ex fedeli di Saddam di Falluja e i Curdi di Erbil.
Non è possibile ricostruire l’Iraq senza Saddam, quel paese è finito con la distruzione del potere di Saddam, oggi esistono sono tre entità che si parlano solo col kalasnikov e che quindi vanno lasciati in pace nella loro divisione irreversibile.
In Europa, la bonomia che la furbissima Signora Merkel è riuscita a costruirsi non ha veramente nulla a che fare con la strategia politica da quella che sembra la versione tedesca della “casalinga di Voghera”, ma che ricalca la grande politica dei grandi statisti tedeschi del passato.
La Germania riunificata è di gran lunga il più grande e potente paese d’Europa e quindi fa il suo mestiere di potenza regionale egemone.
Gli altri volonterosi comprimari (Inghilterra,Italia,Francia,Spagna ecc.) hanno solo una via da seguire per evitare che la Germania faccia i propri esclusivi comodi a spese loro, ed è seguire la tradizionale sperimentata strategia politica dell’equilibrio.
Il contrappeso che i veri statisti del passato si erano studiati per realizzare questa politica era esattamente l’Unione Europea, che va ripresa e potenziata ai danni del super potere tedesco.
Renzi non è uno sciocco ed ha capito che ,ammesso che riesca a rimanere in sella, la sua battaglia vera è a Bruxelles che deve andare a combatterla, non a Roma, e subito a settembre.
Certo che il quadro che abbiamo preso in esame non è esaltante.
E’ vero che i problemi sono complessi, più complessi di quelli del passato, ma è anche vero che non si vedono all’orizzonte né dei Richelieu, né dei Metternich, né dei Cavour; ma neanche dei De Gasperi, degli Adenauer o dei Mitterand.


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