L’altro giorno ho preso
in mano l’ennesimo libro dedicato all’anniversario della Grande
Guerra e mi ha colpito il titolo, centratissimo per descrivere con
tre parole probabilmente una delle cause della tragicità di
quell’evento : Grande guerra, piccoli generali.
Poi, leggendo le cronache
del recentissimo vertice dei leader mondiali chiamato G7 (sarebbero
di più, ma per il momento Putin è stato messo ufficialmente in
castigo dietro la lavagna) mi è tornato in mente quel titolo e ho
trovato una spiacevole affinità nel contrasto fra coloro che a un
certo momento sono i grandi della terra, e la terribile inadeguatezza
delle loro politiche.
Dopo le due guerre
mondiali abbiamo avuto la fortuna di godere di un lungo periodo di
pace, che però era caratterizzato da una divisione secca del mondo
in due blocchi contrapposti divisi dalla così detta cortina di
ferro, tanto che il periodo medesimo è stato denominato periodo
della guerra fredda.
Il blocco comunista da una
parte e il così detto Occidente a guida americana dall’altra.
Tutto era retto da quello
che era chiamato l’ equilibrio del terrore nel senso che vi era uno
schieramento contrapposto di missili a lunga gittata armati di
testate nucleari, capaci di distruggere completamente e più volte
l’intero pianeta.
Non era una cosa
simpatica, ma ha funzionato piuttosto bene per decenni, nel senso
che ognuna delle due parti sapeva che l’attacco di sorpresa
all’avversario era reso impossibile dai sistemi tecnologici
moderni di detenzione e che un attacco improvviso sarebbe stato
immediatamente seguito da un contrattacco di tale capacità
distruttiva da rendere impensabile e inverosimile una simile
eventualità.
Poi lo sviluppo della
storia ha voluto che i regimi comunisti dell’Est collassassero su
loro stessi per la consunzione del sistema.
E si arrivò all’evento
che prima ognuno avrebbe considerato del tutto inverosimile : la
caduta del muro di Berlino nel novembre 1989 senza che si fosse
sparato un solo colpo di fucile.
Evento fausto, ma che
cambiava radicalmente tutta la situazione geopolitica.
Prima si viveva in un
mondo bi-polare, da quel momento si pensava di essere arrivati a un
mondo uni-polare, con una sola grande potenza, gli USA.
E gli Usa ne
approfittarono lanciandosi in guerre insensate come quelle dei due
Bush culminate nell’occupazione militare di Iraq e Afganistan e
intervenendo come poliziotti del mondo in ogni parte che ritenessero
di loro interesse.
Più recentemente però i
politologi hanno cominciato a parlare forse a sproposito di crisi
irreversibile degli Usa come potenza uni-polare e dell’avvento di
un mondo multi- polare.
E almeno in parte oggi le
cose stanno realmente così, nel senso che nessuno oggi può ignorare
le dimensioni e la potenza di due giganti nascenti : Cina e India e
dell’Asia in generale.
Nessuno però può
trascurare il fatto che gli Usa sono comunque i detentori di una
potenza militare calcolata in cinque volte quella di tutti gli altri
messi insieme e quindi parlare di crisi irreversibile degli Usa come
grande potenza, è un discorso che può indicare una linea di
tendenza, ma non certo la realtà in atto.
Quindi è vero che ci sta
avviando verso un mondo che probabilmente diverrà multipolare, ma
attualmente gli Usa rimangono l’unica grande potenza mondiale.
In Europa le cose stanno
più o meno nello stesso modo.
Nel senso che nonostante
gli sforzi di aspiranti comprimari come Francia e Inghilterra, in
Europa comanda incontrastata la Germania e gli altri seguono, più o
meno borbottando.
Non è certo una novità
dire che in un certo periodo storico siano esistite potenze
regionali egemoni ed a volte potenze egemoni a libello globale.
Se andiamo indietro alle
nozioni che ci sono rimaste dalla nostra carriera scolastica,
ricorderemo di sicuro che ogni qualvolta prendevano piede potenze
regionali o addirittura potenze globali egemoni, i migliori statisti
partivano puntando alla “politica dell’equilibrio”, mirante
cioè a creare contrappesi al potere della potenza allora egemone,
perché questo potere fosse arginato con contrappesi, in modo che non
debordasse fino a fare i comodi di uno stato alle spese degli altri.
E in effetti oggi si vede
in atto a livello di politica internazionale qualcosa di molto simile
alla politica dell’equilibrio che abbiamo sopra evocata.
Gli Usa cercano di
convincere con le buone o con pressioni economiche gli alleati ad
adottare misure per contenere il potere della Cina in Asia e della
Russia in Europa.
Peccato però che
l’interesse dei paesi europei sia completamente diverso rispetto a
quello degli Usa.
I primi segnali di
ripresa dell’economia europea, sono tutti legati alle nostre
esportazioni in Asia ed all’Est Europa, folle sarebbe seguire gli
Usa andando contro i nostri interessi più elementari.
Le sanzioni imposte dagli
Usa contro la Russia per la questione ukraina ci sono costati
addirittura una contrazione del 60% nell’esportazione in Russia dei
nostri prodotti alimentari, sarebbe folle prolungarle.
I governi democristiani
descritti da chi non sa nemmeno di cosa parla, come succubi degli Usa
e dell’Alleanza Atlantica, hanno sempre anteposto gli interessi
delle nostre industrie alla politica Usa di potenza, vedi gli
investimenti Fiat, Eni etc. in Russia negli anni della prima
repubblica.
Allora almeno gli Usa
mostravano di sapere cosa volevano e quindi trattare con loro era più
facile.
Oggi, Obama lascia
veramente esterefatti a causa della sua costante politica ondivaga,
segno purtroppo di incapacità congenita a prendere decisioni
all’altezza del ruolo che l’America vorrebbe giocare.
In Medio Oriente non ha
mai avuto una linea, e la sostituzione della Clinton al Dipartimento
di Stato era avvenuta proprio a causa del “decisionismo” tipico
della Clinton, contrapposto all’eterna vuota ponderazione di Obama.
Oggi si è imbarcato in un
tentativo di accordo con l’Iran, che potrebbe anche andare bene, se
quello non fosse il partner più imperscrutabile della regione, a
causa della complessità bizantina del suo sistema di potere.
Ma se si sceglie un
partner in quella regione, come ovunque, vuol dire portarsi appresso
i suoi alleati ed anche i suoi nemici giurati.
E invece Obama sembra
voler salvare capra e cavoli ed essere alleato contemporaneamente
dell’Iran shiita e dell’Arabia Saudita sunnita, cosa palesemente
senza senso.
Ed ancora più senza senso
se si deve mettere in gioco anche l’eterna alleanza con Israele.
Obama avrebbe bisogno di
almeno un paio di lezioni sulla logica aristotelica e del principio
di non contraddizione.
Non parliamo della sua
folle politica verso Iraq e Siria.
Il suo insistere nel
pervicace insensato errore di voler mettere insieme gli Shiiti di
Bagdad, i Sunniti ex fedeli di Saddam di Falluja e i Curdi di Erbil.
Non è possibile
ricostruire l’Iraq senza Saddam, quel paese è finito con la
distruzione del potere di Saddam, oggi esistono sono tre entità che
si parlano solo col kalasnikov e che quindi vanno lasciati in pace
nella loro divisione irreversibile.
In Europa, la bonomia che
la furbissima Signora Merkel è riuscita a costruirsi non ha
veramente nulla a che fare con la strategia politica da quella che
sembra la versione tedesca della “casalinga di Voghera”, ma che
ricalca la grande politica dei grandi statisti tedeschi del passato.
La Germania riunificata è
di gran lunga il più grande e potente paese d’Europa e quindi fa
il suo mestiere di potenza regionale egemone.
Gli altri volonterosi
comprimari (Inghilterra,Italia,Francia,Spagna ecc.) hanno solo una
via da seguire per evitare che la Germania faccia i propri esclusivi
comodi a spese loro, ed è seguire la tradizionale sperimentata
strategia politica dell’equilibrio.
Il contrappeso che i veri
statisti del passato si erano studiati per realizzare questa politica
era esattamente l’Unione Europea, che va ripresa e potenziata ai
danni del super potere tedesco.
Renzi non è uno sciocco
ed ha capito che ,ammesso che riesca a rimanere in sella, la sua
battaglia vera è a Bruxelles che deve andare a combatterla, non a
Roma, e subito a settembre.
Certo che il quadro che
abbiamo preso in esame non è esaltante.
E’ vero che i problemi
sono complessi, più complessi di quelli del passato, ma è anche
vero che non si vedono all’orizzonte né dei Richelieu, né dei
Metternich, né dei Cavour; ma neanche dei De Gasperi, degli Adenauer
o dei Mitterand.
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