Il risultato
col quale i cittadini del paese tradizionalmente più cattolico del continente
europeo, l’Irlanda, hanno approvato con larghissima maggioranza l’introduzione
nel loro diritto di famiglia del matrimonio gay
ha sorpreso
per la velocità con la quale un paese un tempo tradizionalista cattolico, a
volte fino all’oscurantismo, ha sposato
fino in fondo i principi dei diritti umani, che la chiesa cattolica ha
subito, più che accettato nel primo dopoguerra.
Ed è
comprensibile che questo sia avvenuto, perché, va bene la millenaria capacità
delle gerarchie ecclesiastiche di cambiare opinione, affermando solennemente di
non cambiare nulla, ma di aggiornare solamente la formulazione dei sacri
principi, ma è stato un bel salto quello fatto fare alla chiesa dal Concilio
Vaticano II passando nello spazio di meno di un solo secolo dalla condanna
assoluta dei diritti umani elencati nel “Sillabo” di Pio IX come opera del
demonio,alla loro accettazione quasi piena.
Oggi, però
dover confrontarsi addirittura con la legalizzazione a pieno titolo dei
matrimoni gay, è qualcosa di sconvolgente per le gerarchie cattoliche ed anche
per una larga parte dei fedeli, per una serie di ragioni.
Prima di
tutto c’è un problema di conoscenza da affrontare, e questo è un problema che
nulla ha a che fare con la religione.
Si tratta
infatti semplicemente di avere o non avere conoscenza dei dati scientifici
circa l’essere gay.
Confermato ovviamente
il dato che in natura essere gay non è la norma, ma è uno status minoritario,
in passato questo dato di fatto veniva assunto in modo arbitrario come elemento
sufficiente per sentenziare che si sarebbe trattato di una patologia, di una
devianza, di un vizio coltivato da pervertiti e che comunque non ci sarebbero
stati esempi in natura di comportamenti gay al di fuori della specie umana.
Chi vuole
documentarsi può andare a cercare tutti i casi di popolazioni animali nelle
quali i comportamenti gay esistono da sempre.
E quindi
sentenziare che l’essere gay sarebbe “contro natura” come ha sempre fatto in
passato la chiesa cattolica, e la società civile ha accettato in modo acritico,
è una tesi insostenibile perché contraddetta dalla conoscenza scientifica.
La chiesa
come è noto fonda gran parte della sua etica sul concetto di “legge naturale”
confondendo il piano scientifico, con quello filosofico e teologico.
Confusione
che oggi complica ancora di più le cose per chi come le gerarchie cattoliche
ritengono di dovere continuare a sostenere la validità di un’etica sessuale,
che è stata da sempre sballata sul piano della coerenza razionale , fondata[GM1]
in gran parte sulle elucubrazioni del presunto santo Antonio de Liguori, che
oggi appaiono talmente insensate da fare
dubitare persino dell’equilibrio mentale del suo autore.
Ne abbiamo
già parlato su questo blog e quindi non riprendo l’argomento.
Ma, al di
là della teologia sballata sull’etica
sessuale, la chiesa deve affrontare
l’equivoco della presunta legge
naturale, come interpretata dalla chiesa medesima.
E poi
collegati con questo discorso ci sono questioni di grandissimo peso che sono
sempre lì in attesa di un aggiornamento che non viene mai :
-fare i
conti con l’accettazione della modernità nel senso di filosofia illuminista;
-fare i
conti con la scienza almeno a livello di accettazione della teoria
dell’evoluzione con tutto quello che
comporta in termini di anti-dogmatismo, relativismo eccetera;
-fare i
conti con i diritti umani da accettare nella loro interezza e non solo fino a
dove non collidono con le rimanenti resistenze della chiesa medesima.
Sono
argomenti che si tengono uno con l’altro.
La filosofia
che ha elaborato i diritti umani è basata sul concetto di supremazia
dell’individuo persona rispetto allo stato, alle chiese ed a tutte le altre
forme di aggregazione sociale.
E’ questo il
punto più sensibile che si è sviluppato più velocemente nella cultura condivisa
del moderno mondo ,almeno occidentale,
ed è questa la base concettuale assimilata dagli irlandesi che hanno votato
come si è detto sopra.
Dopo lo
shock del voto irlandese, che faranno ora le chiese?
Faranno muro
contro muro per difendere le loro posizioni tradizionaliste?
Sembra invece
che si stiano muovendo proprio nella direzione opposta, e cioè verso una
accettazione di fatto, cercando come sempre in passato di salvare capra e cavoli ,tergiversando per
un po’ di tempo, fino a quando dovranno constatare che la gente è andata troppo
avanti rispetto alle posizioni tradizionali della chiesa, che finirà per
adattarsi alla modernità per sopravvivere.
Ma non sarà
facile, perché la chiesa su questo tema ha dei problemi quasi kafkiani.
Soffre di
contraddizioni brucianti.
E’ sempre
stata la prima a demonizzare la posizione dei gay, ma pur mancando studi di
sociologia religiosa un po’ su tutto il fenomeno gay, sono nello stesso tempo le istituzioni che fra il
proprio clero regolare (frati e suore) e secolare (preti) contano una
percentuale di gay largamente superiore a quella media della società civile.
Come mai
la chiesa in questa situazione di
particolare sofferenza al suo interno ha sempre mantenuto l’anatema contro i
gay?
Ovviamente a
causa dei riferimenti biblici presenti soprattutto nel libro del Levitico.
Chi ha una
qualche dimestichezza con la Bibbia, sa però che prima di tutto, almeno dal
Vaticano II in poi l’ermeneutica è entrata seriamente nello studio della
teologia biblica e che quindi è passato il concetto che la bibbia medesima non
è un libro storico, ma che le sue enunciazioni vanno intese in senso
metaforico.
Tra l’altro
il libro del Levitico è quello meno letto durante le liturgie perché è quello
che contiene in assoluto la maggiore quantità di affermazioni insensate.
Di
conseguenza questo tipo di ostacolo non può che essere superato o in via di
superamento, come sono state superate tutte le esaltazioni misogene sulla
inferiorità della donna e tutti i numerosi incitamenti alla violenza, anche di
carattere sanguinario.
L’ostacolo
principale non è quindi nella Bibbia, ma nella filosofia.
O si accetta
la modernità e la filosofia illuminista o non la si accetta.
E la chiesa
non riesce a fare passi in avanti su questo campo.
Intendiamoci,
come ha illustrato Vito Mancuso in un
articolo molto documentato su Repubblica la settimana scorsa, anche le altre
religioni si trovano spiazzate.
Mancuso cita
un intervento del tutto contrario all’accettazione dei gay da parte del Dalai
Lama del 2006, completamente ribaltato da una aperta accettazione nel 2014.
L’Islam è la
religione più contraria di tutte, tanto che molti stati che hanno adottato la
shaahria contemplano la pena di morte per i gay.
Vi è
apertura nel mondo protestante, però più in quello europeo che in quello americano.
In
conclusione il problema è tutto qui : se si accettano pienamente i diritti
umani si deve accettare la dignità della persona prescindendo da etnia,
cultura, religione, status sociale e quindi anche orientamenti sessuali.
Questa è la
filosofia di riferimento per il mondo moderno, ma non è ancora quella della
chiesa.
Per la
società italiana siamo probabilmente spaccati esattamente a metà e quindi per i
matrimoni gay ci vorrà ancora un po’ di tempo.
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