giovedì 4 giugno 2015

Il matrimonio gay che sta entrando nel diritto positivo quasi ovunque sconcerta le chiese




Il risultato col quale i cittadini del paese tradizionalmente più cattolico del continente europeo, l’Irlanda, hanno approvato con larghissima maggioranza l’introduzione nel loro diritto di famiglia del matrimonio gay
ha sorpreso per la velocità con la quale un paese un tempo tradizionalista cattolico, a volte fino all’oscurantismo, ha sposato  fino in fondo i principi dei diritti umani, che la chiesa cattolica ha subito, più che accettato nel primo dopoguerra.
Ed è comprensibile che questo sia avvenuto, perché, va bene la millenaria capacità delle gerarchie ecclesiastiche di cambiare opinione, affermando solennemente di non cambiare nulla, ma di aggiornare solamente la formulazione dei sacri principi, ma è stato un bel salto quello fatto fare alla chiesa dal Concilio Vaticano II passando nello spazio di meno di un solo secolo dalla condanna assoluta dei diritti umani elencati nel “Sillabo” di Pio IX come opera del demonio,alla loro accettazione quasi piena.
Oggi, però dover confrontarsi addirittura con la legalizzazione a pieno titolo dei matrimoni gay, è qualcosa di sconvolgente per le gerarchie cattoliche ed anche per una larga parte dei fedeli, per una serie di ragioni.
Prima di tutto c’è un problema di conoscenza da affrontare, e questo è un problema che nulla ha a che fare con la religione.
Si tratta infatti semplicemente di avere o non avere conoscenza dei dati scientifici circa l’essere gay.
Confermato ovviamente il dato che in natura essere gay non è la norma, ma è uno status minoritario, in passato questo dato di fatto veniva assunto in modo arbitrario come elemento sufficiente per sentenziare che si sarebbe trattato di una patologia, di una devianza, di un vizio coltivato da pervertiti e che comunque non ci sarebbero stati esempi in natura di comportamenti gay al di fuori della specie umana.
Chi vuole documentarsi può andare a cercare tutti i casi di popolazioni animali nelle quali i comportamenti gay esistono da sempre.
E quindi sentenziare che l’essere gay sarebbe “contro natura” come ha sempre fatto in passato la chiesa cattolica, e la società civile ha accettato in modo acritico, è una tesi insostenibile perché contraddetta dalla conoscenza scientifica.
La chiesa come è noto fonda gran parte della sua etica sul concetto di “legge naturale” confondendo il piano scientifico, con quello filosofico e teologico.
Confusione che oggi complica ancora di più le cose per chi come le gerarchie cattoliche ritengono di dovere continuare a sostenere la validità di un’etica sessuale, che è stata da sempre sballata sul piano della coerenza razionale , fondata[GM1]  in gran parte sulle elucubrazioni del presunto santo Antonio de Liguori, che oggi appaiono talmente  insensate da fare dubitare persino dell’equilibrio mentale del suo autore.
Ne abbiamo già parlato su questo blog e quindi non riprendo l’argomento.
Ma, al di là  della teologia sballata sull’etica sessuale, la chiesa deve affrontare  l’equivoco della  presunta legge naturale, come interpretata dalla chiesa medesima.
E poi collegati con questo discorso ci sono questioni di grandissimo peso che sono sempre lì in attesa di un aggiornamento che non viene mai :
-fare i conti con l’accettazione della modernità nel senso di  filosofia illuminista;
-fare i conti con la scienza almeno a livello di accettazione della teoria dell’evoluzione con tutto  quello che comporta in termini di anti-dogmatismo, relativismo eccetera;
-fare i conti con i diritti umani da accettare nella loro interezza e non solo fino a dove non collidono con le rimanenti resistenze della chiesa medesima.
Sono argomenti che si tengono uno con l’altro.
La filosofia che ha elaborato i diritti umani è basata sul concetto di supremazia dell’individuo persona rispetto allo stato, alle chiese ed a tutte le altre forme di aggregazione sociale.
E’ questo il punto più sensibile che si è sviluppato più velocemente nella cultura condivisa del moderno mondo ,almeno  occidentale, ed è questa la base concettuale assimilata dagli irlandesi che hanno votato come si è detto sopra.
Dopo lo shock del voto irlandese, che faranno ora le chiese?
Faranno muro contro muro per difendere le loro posizioni tradizionaliste?
Sembra invece che si stiano muovendo proprio nella direzione opposta, e cioè verso una accettazione di fatto, cercando come sempre in passato  di salvare capra e cavoli ,tergiversando per un po’ di tempo, fino a quando dovranno constatare che la gente è andata troppo avanti rispetto alle posizioni tradizionali della chiesa, che finirà per adattarsi alla modernità per sopravvivere.
Ma non sarà facile, perché la chiesa su questo tema ha dei problemi quasi kafkiani.
Soffre di contraddizioni brucianti.
E’ sempre stata la prima a demonizzare la posizione dei gay, ma pur mancando studi di sociologia religiosa un po’ su tutto il fenomeno gay, sono  nello stesso tempo le istituzioni che fra il proprio clero regolare (frati e suore) e secolare (preti) contano una percentuale di gay largamente superiore a quella media della società civile.
Come mai la  chiesa in questa situazione di particolare sofferenza al suo interno ha sempre mantenuto l’anatema contro i gay?
Ovviamente a causa dei riferimenti biblici presenti soprattutto nel libro del Levitico.
Chi ha una qualche dimestichezza con la Bibbia, sa però che prima di tutto, almeno dal Vaticano II in poi l’ermeneutica è entrata seriamente nello studio della teologia biblica e che quindi è passato il concetto che la bibbia medesima non è un libro storico, ma che le sue enunciazioni vanno intese in senso metaforico.
Tra l’altro il libro del Levitico è quello meno letto durante le liturgie perché è quello che contiene in assoluto la maggiore quantità di affermazioni insensate.
Di conseguenza questo tipo di ostacolo non può che essere superato o in via di superamento, come sono state superate tutte le esaltazioni misogene sulla inferiorità della donna e tutti i numerosi incitamenti alla violenza, anche di carattere sanguinario.
L’ostacolo principale non è quindi nella Bibbia, ma nella filosofia.
O si accetta la modernità e la filosofia illuminista o non la si accetta.
E la chiesa non riesce a fare passi in avanti su questo campo.
Intendiamoci, come ha illustrato  Vito Mancuso in un articolo molto documentato su Repubblica la settimana scorsa, anche le altre religioni si trovano spiazzate.
Mancuso cita un intervento del tutto contrario all’accettazione dei gay da parte del Dalai Lama del 2006, completamente ribaltato da una aperta accettazione nel 2014.
L’Islam è la religione più contraria di tutte, tanto che molti stati che hanno adottato la shaahria contemplano la pena di morte per i gay.
Vi è apertura nel mondo protestante, però più in quello europeo che in quello americano.
In conclusione il problema è tutto qui : se si accettano pienamente i diritti umani si deve accettare la dignità della persona prescindendo da etnia, cultura, religione, status sociale e quindi anche orientamenti sessuali.
Questa è la filosofia di riferimento per il mondo moderno, ma non è ancora quella della chiesa.
Per la società italiana siamo probabilmente spaccati esattamente a metà e quindi per i matrimoni gay ci vorrà ancora un po’ di tempo.




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