Chi in Italia si sta stancando delle
difficile navigazione del governo Renzi e torna a sognare la sua
sostituzione con l’ennesimo “grande semplificatore” è
servito.
L’infantilismo radicale profuso da
Tsipras e Yarufakis negli incontri con i loro pari europei ha
dimostrato che quando ci si intestardisce a voler risolvere problemi
complessi con politici improvvisati abili nella prontezza a sparare
battute populiste ma niente più, si finisce in “braghe di tela”
come si diceva anni fa.
Gli italiani si sono fatti una cultura
sugli abili affabulatori che promettevano di risolvere tutto
schioccando le dita.
Ricordate il :”ghe pensi mi”
dell’ineffabile Berlusca all’assemblea di Confindustria di alcuni
anni fa?
E’ bastato ? Temo di no se vediamo la
crescita tumultuosa nei sondaggi dei consensi ai Salvini, ai 5Stelle
e perfino un quasi recupero di una Forza Italia ormai inesistente
politicamente.
La lezione greca è talmente dura
(anche se il peggio deve ancora venire) che le persone più
ragionevoli dovrebbero convincersi che votare “di pancia” invece
che “di testa” sono due cose molto diverse, anche e soprattutto
nei risultati.
Una volta tanto mi è piaciuto il
commento che ha fatto sui fatti greci il nostro Renzi nell’intervista
apparsa questa mattina sul Sole 24 ore”.
Dice Renzi in sostanza : capiamo che i
Greci non ne possano più di tanti anni di malgoverno, ma non possono
assolutamente pensare di potere sottrarsi alle regole che valgono per
gli altri paesi comunitari.
Ed in particolare : se con la riforma
delle pensioni abbiamo eliminato per sempre le “baby pensioni” ,
non lo abbiamo fatto per far sì che i Greci possano andare avanti a
conservarle.
Oppure se col Jobs Act abbiamo
riformato il mercato del lavoro, non lo abbiamo fatto perché i
maggiori industriali greci continuino a non pagare le tasse.
In altre parole, siamo umanamente
vicini ai Greci che sono finiti in povertà o al ceto medio che si è
trovato cacciato decenni indietro nella scala sociale , però ci fa
anche specie che gli stessi Greci non riescano a togliersi il
paraocchi che impedisce loro di vedere che questo governo neoeletto è
sarà anche un governo di sinistra, magari anche radicale, ma è
anche un governo che nelle cose concrete vuole lasciare le cose come
sono e non vuole o non sa innovare.
L’economia greca ci scrivono gli
inviati dei nostri giornali, è tutta in mano a pochi oligarchi.
Non si può stare in Europa in queste
condizioni, quando la regola principale che vale per tutti i paesi
membri è l’esatto contrario : aprire le economie nazionali al
mercato, mettendo tutti i settori in condizioni di libera
concorrenza.
Riconosciamo tutti il peso che i Greci
hanno sopportato in anni di politica di austerità, anche perché se
pure in misura meno feroce abbiamo subito anche noi le stesse
manovre, ma è letale il fatto che gran parte dei Greci, non so
perché se male informati o sviati da pregiudizi ideologici, non
vogliano riconoscere che alcune cose vanno fatte e anche in velocità
su pensioni, fisco, mercato.
Diversamente non si fa politica di
sinistra, si fanno solo pasticci, che peggioreranno drammaticamente
tutto.
La Grecia sta molto peggio di noi e di
altri paesi mediterranei non tanto ben messi come noi, perché
rispetto a noi è molto carente in settori economici fondamentali.
In particolare la Grecia non ha quasi
nulla di economicamente consistente da esportare.
In queste condizioni come potrà fare
ripartire il meccanismo dello sviluppo economico?
Se esce dall’Euro e torna alla
dracma, potrà offrirci le sue grandi bellezze turistiche a prezzi
stracciati, ma basta questo?
E’ un discorso simile a quello che
si sta facendo in questi giorni sulla Tunisia ,colpita dal recente
attentato del terrore islamico.
Anche per la Tunisia il turismo è una
risorsa intorno al 10% del Pil, ma può bastare a fare partire
economicamente un paese?
Ma torniamo a noi.
Sarà sufficiente vedere a quale
disastro hanno portato il loro paese i radicali di Siriza per
convincere i nostri elettori più aperti alle sirene populiste che è
meglio lasciar perdere con chi in Italia propone l’uscita dall’Euro
come la soluzione di tutti i mali ?
Si spera, si spera che i sondaggi che
verranno fatti dopo il fallimento greco diano segnali di novità su
questo fronte.
Quello che mi da più fastidio in
questo momento politico è lo sfruttamento subdolo di quello che
formalmente sarebbe lo strumento principe della democrazia : il
ricorso al referendum.
La mia impressione è che si tratti,
ovunque lo si invochi, di una strumentalizzazione voluta da chi conta
sulla disinformazione e impreparazione degli elettori.
Europa si, Europa no ;Euro si, Euro no,
non sono argomenti da referendum, perché presuppongono che gli
elettori abbiano acquisito troppi elementi di analisi che sono troppo
complessi e troppo specialistici.
Non possiamo pretendere in altre parole
che la cassiera del supermercato ci risolva in quattro e quattrotto
un’equazione con dieci o quindici incognite.
Ma questo invece è quello che sta
sotto a un referendum su quelle materie.
E quindi non c’è affatto da plaudire
alla bella pensata di chi ricorre “allo strumento principe della
democrazia”, perché mi sembra che le cose stiano molto
diversamente e cioè che chi vi ricorre sa benissimo di mettere in
moto un meccanismo per prendere “per i fondelli” i propri
elettori, per arraffare il risultato che il politico di turno pensa
di ottenere spingendo i suoi elettori medesimi a seguire i suoi
slogan semplicistici “di pancia”, tanto per cambiare.
E’ quello che ha fatto incautamente
Tsipras ed è quello che sta progettando di fare il più compassato
Cameron in doppio petto.
E’ cinico
dirlo, ma speriamo che i guai molto pesanti della Grecia ci inducano
a ragionare su questi problemi con la dovuta serietà, e facendo uno
sforzo supplementare di informazione e di documentazione.
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