Analizzando i numeri degli
immigrati ospitati nei singoli paesi, si può rilevare che
effettivamente non è vero che in Italia saremmo sommersi dagli
immigrati.
E’ vero però che per
una serie di ragioni la gente percepisce questo fenomeno con
crescente preoccupazione e fastidio.
L’inefficienza e la
mancanza di programmazione e di idee del politico competente (il
Ministro Alfano) non fanno altro che dare ulteriore fuoco alle
polveri.
Non meno irritante e
controproducente è il pensiero unico sostenuto più vistosamente
dalla solita sinistra al caviale, secondo il quale sarebbe nostro
ovvio dovere tenere aperte le porte a prescindere dal numero e dal
tipo di immigrazione.
Pochi giorni fa abbiamo
visto internet inondato dal video della lezione di educazione civica
impartito da Frau Merkel che ha fatto piangere la famosa ragazzina
palestinese la quale, dopo avere espresso il suo grande desiderio di
rimanere in Germania, si è sentita pacatamente rispondere dalla
Cancelliera: ma vedi bene che non possiamo accogliervi tutti!
In Germania i politici
ritengono ancora loro dovere esporre e fare rispettare le regole.
Fosse così anche da noi!
Quello che mi meraviglia
però in questo ormai lungo dibattito sulle ondate migratorie è la
filosofia che sembra esserci dietro, secondo la quale sarebbe
ineluttabile prepararsi a migrazioni bibliche dai paesi poveri a
quelli ricchi, il tutto fondato sul presupposto che tutti quelli che
la pensassero diversamente sarebbero da qualificarsi come rozzi
ignorantoni, razzisti e anche un po’ fascisti, ma soprattutto
ignoranti.
Ecco, la penso
diversamente sul problema immigrazione e non credo affatto di
ignorare i termini del problema.
-prima di tutto non
condivido, ed anzi giudico un offesa all’intelligenza della gente
il mantra che vuole considerare un valore, un titolo di merito, il
fatto stesso di emigrare dal proprio paese.
Mai prima nella storia lo
scappare dal proprio paese in difficoltà è stato giudicato come un
merito, a meno di non pensare per esempio all’esilio, per
definizione temporaneo, scelto dagli anti-fascisti ,che andavano
all’esteno per continuare la lotta contro il regime in modo più
produttivo e per prepararsi meglio al ritorno.
Nelle attuali ondate
migratorie non si vede nulla di tutto questo.
Si dice : scappano perché
nei loro paesi c’è la guerra.
Va bene lo capisco, però
le guerre si possono anche combattere.
La democrazia e la libertà
nella storia sono arrivate perché qualcuno ha giudicato di dovere,
se necessario, dare anche la vita, pur di lasciare un paese migliore
ai propri figli e nipoti.
Scappano perché
diversamente sarebbero perseguitati dai loro avversari politici?
Tutti convinti
antifascisti?
Ne dubito fortemente e
dubito ancor più fortemente che Alfano sia capace di porre in essere
un qualunque sistema sensato ed efficiente per individuare nella
massa i rifugiati per documentabili ragioni politiche, dare
ospitalità a questi e rispedire a casa gli altri.
Certo che per mettere mano
a situazioni come queste bisogna prendere delle decisioni politiche
forti.
Occorre conoscere bene le
situazioni dei singoli paesi e scegliere la fazione da appoggiare e
quella da contrastare.
Ma non buttiamoci sempre a
capofitto nel masochismo nazionale.
L’Italia ha esperti di
Africa e Medio Oriente di alto livello, in grado di “consigliare”
un governo che decidesse di prendere l’iniziativa in questi campi.
Non mancano le conoscenze,
manca la volontà politica.
Non si dica che non
facciamo nulla perché ci mancano i soldi.
Chi sa di cosa sia
veramente la cooperazione internazionale sa benissimo che non si
tratta affatto di una grande Caritas laica, ma che i finanziamenti
che si danno in questi casi sono quasi sempre una partita di giro:
noi vi diamo un finanziamento di 10 milioni e voi li spendete per
costruire la tale infrastruttura naturalmente tramite imprese
italiane.
Non è carità pelosa,
perché nulla centra con la carità, è solo politica, per chi la sa
fare, e i nostri partner europei, in questo campo se la cavano
benissimo, dal periodo coloniale in poi.
Se poi spendessimo dei
soldi per finanziare l’educazione universitaria in Italia delle
classi politiche africane ecc. questi sarebbero soldi spesi bene,
sempre come fanno da sempre i nostri cugini europei e come noi non
sappiamo fare.
Ci aveva provato con
successo Fanfani, a fine anni ’60, poi ha proseguito in modo
disastroso Craxi, buttando via un sacco di soldi.
Quello che voglio dire è
che è una cosa penosa il fatto che questa attuale classe politica
più che mediocre con la sua carenza di idee e con conseguente
mancanza di iniziative, ha convinto la gente che l’immigrazione sia
soprattutto proprio un problema di carità, di buon cuore, di
assistenza.
C’è ovviamente anche
questo, ma per degli statisti o anche dei semplici politici appena
appena capaci, questi dovrebbero essere soprattutto problemi
politici, ed in politica non si da niente per niente, perché questa
è la natura della politica.
Se riconosci lo status di
rifugiato a chi fugge dal regime del Generale X, automaticamente ti
dichiari alleato del Colonnello Y, suo avversario, la vogliamo
capire?
Vogliamo parlare
pubblicamente di queste cose o andiamo avanti a fingere che sia tutta
una grande Caritas?
E se implicitamente
l’Italia si dichiara alleata del Colonnello Y, prima di tutto ne
deve essere consapevole, e poi si deve porre il problema se ne vale
la pena e se è il caso di aiutarlo dando una mano agli esuli della
sua parte, che abbiamo ospitato o magari anche di fornirgli qualche
sistema di armamento.
O è tutta una farsa e
nessuno pensa alle implicazioni politiche di queste scelte?
Certo che mette i brividi
pensare a un dibattito parlamentare anche solo nel chiuso delle
commissioni esteri fra le forze politiche che si schiererebbero col
Generale x e quelle che si schiererebbero col Colonnello Y.
Abbiamo politici che
quando venivano intervistati a sorpresa dai giornalisti delle Iene
dimostravano chiaramente di ignorare perfino la geografia.
Ma, speriamo bene.
I recenti fatti (rapimento
di quattro tecnici italiani) in Libia hanno riportato l’attenzione
sulla situazione di quel paese.
E’ una situazione al
limite, ma proprio per questo è particolarmente significativa.
Non per essere cinici, ma
quando un paese è tanto allo sbando da non esistere nemmeno più
come stato, se una potenza esterna fosse governata da autentici
statisti (per fare un esempio nostrano mi tocca andare indietro fino
a Giolitti) questi troverebbero facile inserirsi per fare il proprio
gioco perché saprebbero di avere la quasi sicurezza che gli altri
attori internazionali, nemmeno se ne accorgerebbero delle loro trame,
tanta è la confusione che vi regna.
Questo è il momento
giusto, per chi ci sa fare.
Si faccia pure finta di
dare appoggio a quel povero pellegrino di Leon, che il Segretario
dell’Onu ha incaricato di fare dialogare gli pseudo-governi di
Tripoli e di Tobruk, con risultati nulli e contro- producenti, ma si
facciano invece le proprie scelte fra le fazioni in lotta.
Si scelga per esempio di
appoggiare l’ex generale di Gheddafi, Kalifa Haftar, alleato
dell’egiziano Al Sissi e lo si armi contro l’Isis e i Fratelli
Musulmani del governo di Tripoli, tanto a questo punto la Libia non è
in grado di fornire quasi più né petrolio né gas.
Ogni scelta è ovvio non
sarebbe indolore, né di tutto riposo, ma dimostrerebbe almeno che
l’Italia ha un piano e che non è una vuota spettatrice, non
ostante i molti soldi che il nostro paese ha investito in Libia nel
passato.
Rimanendo alle
considerazioni sui rifugiati, è vero che ,ammesso che si possa
seriamente appurare che si tratta veramente di rifugiati-
perseguitati politici, ci sono dei tempi tecnici per identificarli e
poi per trovar loro una sistemazione.
Ma non è possibile che le
nostre famiglie nelle quali la metà se non più dei giovani sono
senza lavoro, possano stare a vedere centinaia o migliaia di persone
per le quali lo stato coi nostri soldi spende 35 Euro al giorno (
che significano esattamente 1.050 al mese) per periodi anche molto
lunghi ad annoiarsi a far niente.
Non è moralmente
tollerabile una cosa del genere, qui non c’entra essere di destra o
di sinistra, qui c’entrano solo elementari considerazioni di buon
senso.
Che dovrebbero fare
accettare l’idea ovvia, che prima si debbono prioritariamente
trovare i soldi per dare ai nostri giovani un salario di
cittadinanza, e poi , ma solo dopo, si useranno altri soldi per i
rifugiati.
D’accordo che non è
così semplice perché per i rifugiati si usano soldi stanziati ad
hoc dalla UE, ma i politici sono li apposta per fare il loro mestiere
e non possono fare cose percepite come insensate.
Poi, come dice Frau
Merkel, per coloro (in numero limitato) che si possono ospitare
devono valere delle regole precise e cioè deve essere chiara
l’accettazione da parte loro di una serie di doveri e la
prioritaria volontà di integrarsi.
-dal problema immigrati
perché richiedenti asilo, passiamo poi se pure in sintesi al
problema immigrati per ragioni economiche.
Si è finalmente quasi
elaborata la conclusione che per coloro che arriveranno d’ ora in
poi per ragioni economiche, non c’è più posto e che quindi
occorrerà attrezzarsi per rispedirli indietro.
Ma anche qui si stenta a
formulare un giudizio sensato, che non sia prigioniero di un buonismo
di maniera sempre più irritante e insopportabile.
Ci hanno costretti a
considerarli tutti eroi.
Onore all’estremo
coraggio o incoscienza che dimostra chi si sottopone alle traversie
delle traversate del deserto e poi all’imbarco sui barconi.
Ma nel giro del tempo
abbiamo imparato a fare quattro conti.
Si dice, anzi lo
dichiarano gli interessati che quei viaggi costano loro alcune
migliaia di Euro a testa.
Cifre di un importo non
trascurabile per noi, ma enormi se valutate al livello del costo
della vita nei loro paesi di origine.
Penso che sia lecito
chiedersi se quei soldi investiti in attività economiche anche solo
agricole elementari (pozzo e asino, che è la forza motrice
dell’Africa) non sarebbero molto più utili per lo sviluppo
economico del pianeta, che non una badante o un manovale in più in
Europa.
Questa linea di discorso
diventa ancora più solida se si pensa al peso del fattore umano.
E’ a conoscenza di tutti
coloro che abbiano familiarità con un immigrato extra-comunitario
che quelli che emigrano sono i migliori ,i più determinati dei loro
paesi di origine, che con quella emigrazione perdono pezzi della loro
colonna vertebrale.
E’ sensato favorire
anche solo culturalmente sui media questo tipo di emigrazione,
giudicandola inevitabile, come il susseguirsi ineluttabile delle
stagioni?
Forse sarebbe il caso di
studiarsi un po’ meglio il fascicolo.
Ma ci rispondono i soloni
soprattutto della sinistra buonista al caviale : ma questa è la
globalizzazione, è ineluttabile.
Ma quando mai. Si sono
governate perfino le invasioni barbariche, figuriamoci se non è
possibile governare le emigrazioni.
Prima occorre però
elaborarsi una filosofia, una strategia a lungo periodo.
Che
almeno si cominci a considerare il problema senza arrestarsi davanti
a tabù presunti intoccabili.
Perchè se scoprissimo che
il buonismo al caviale trionfante nasconde solo la convenienza di
prendersi forza lavoro a basso prezzo e ad alta natalità, che almeno
i teorici del buonismo vengano allo scoperto e ce lo dicano
apertamente.
Nessun commento:
Posta un commento