Il
rottamatore decisionista che non ha la capacità
di mandare a casa Marino e Crocetta è una contraddizioni di termini
troppo evidente che non è sottolineata abbastanza dai media, che continuano ad
avere la tendenza a non trattare troppo male chi è al potere.
Eppure per
spiacevole che sia, occorre prenderne atto.
Se Marino,
per onesto che sia, non ha mai saputo governare decentemente Roma,
probabilmente perché non la conosce abbastanza e Crocetta, quand’anche fosse
vittima ,come pare, di una bufala giornalistica, della quale gli autori
risponderanno di fronte alla giustizia,
sta governando la Sicilia in modo sgangherato e disastroso, e Renzi non ha il
coraggio di cacciarli via subito tutti e due, allora di fronte al giudizio della sua gente, si
presenta come un Letta qualunque,
avviato ad essere avvinghiato dalla palude.
Attenzione,
perché abbiamo ancora sotto gli occhi l’esperienza di venti anni di
berlusconismo, che sono stati venti anni di galleggiamento di una classe
politica incapace, appunto nella palude del non saper far nulla.
Se un
politico si rassegna a tirarla in lungo, perché scopre di non sapere affrontare
i problemi di punta, per lui è finita.
Molti
dicono, va bene Renzi è in chiara difficoltà, ma non ha alternative, chi
preferirebbe Salvini Il cui partito ha puntellato Berlusconi per vent’anni, o
Grillo che ormai è presente da anni con un potere elettorale enorme ma non ha
saputo portare a casa pressoché nulla?
Devo dire
onestamente che anch’io mi sono parzialmente riconosciuto in questa posizione in
questi ultimi mesi, perché mi sembrava assurdo che il progetto di rinnovamento
di Renzi potesse naufragare e che il paese perdesse anche questa occasione per
risorgere.
Sono però
del parere che in politica l’errore peggiore che si possa fare è quello di non
voler vedere, quello che non ci piace.
A questo
punto il Renzi che non sa cacciare Marino e Crocetta è uno che sta già
annaspando nella palude.
Bene hanno
fatto valenti commentatori come ad esempio Sabino Cassese con tutto il suo
prestigio accademico a sottolineare sul
Corriere che se è vero che Renzi ha spregiudicatamente inseguito Berlusconi,
prendendo a prestito alcune sue linee guida per portargli via così fette
significative di elettori, ha però avuto il merito ,alcune cose, di
realizzarle, mentre Berlusconi non è stato capace di realizzare nulla.
E’ vero che
se Renzi vuole prima di tutto fare prioritariamente alcune riforme di
struttura, come addirittura quella costituzionale del Senato, lavoro, pubblica
amministrazione, fisco eccetera, queste sono
riforme complesse che richiedono tempi di realizzazione non brevi e che non
mostreranno effetti immediati ad esempio sulla crescita del Pil e
dell’occupazione.
E questa è
la ragione perché chi cerca di non
ragionare “di pancia”, ma in modo più freddo e razionale lo ha sostenuto fino a
qui.
Ora però
Renzi, che pure si è scelto alcuni collaboratori di grande qualità tecnica,
comincia a dare l’impressione di uno che arranca in affanno e sta perdendo
visibilmente lucidità.
Non può
pensare di ripetere il giochino elettorale perfetto del “bonus” di 80 €,
promettendo l’abolizione della Tasi sulla prima casa e poi altri tagli fino a
50 miliardi.
Sarebbe
bello se potesse riuscire, ma perché la gente dovrebbe credergli, quando ha già
sperimentato
lo stesso
gioco delle tre carte lo ha già fatto da Berlusconi : io vi tolgo l’Imu dalla
prima casa, però poi con addizionali comunali e regionali prima e con
l’introduzione della Tasi dopo, vi riprendo la stessa somma con gli interessi.
Perché
dovremmo crederci?
Perché Renzi
a differenza di Berlusconi è un rinnovatore decisionista.
Questa è la
risposta che ci viene suggerita, ma non funziona, perché se Renzi non sa
cacciare gli incapaci come Marino e Crocetta, il re diventa nudo e il giochino
si rompe.
Ieri poi è
venuta la mazzata di mezzo PD (evidentemente quello renziano di stretta
osservanza che vota al Senato per respingere la richiesta di arresto di un
personaggio incredibile come Azzolini.
Questa è
veramente la goccia che fa traboccare il vaso.
Renzi sta
girando a vuoto e sottovaluta la capacità degli avversari di strappargli parti
consistenti del suo elettorato.
Attenzione a
prendere sottogamba un Salvini come se fosse un mero ripetitore delle idee arretrate
di quel trombone del fondatore del suo
partito.
I tempi sono
molto cambiati da allora.
La Lega si è
radicata e si sta aggiornando.
Certo che
non ha affatto buttato via i cavalli di battaglia classici della sua storia, primo
fra tutti : gli immigrati a casa loro e noi padroni in casa nostra.
I nostri
intellettuali da salottino della vecchia sinistra al caviale conoscono
benissimo cosa dicono i sondaggi di opinione in proposito di immigrazione e
sanno che è anche grazie alla reazione provocata da anni ed anni di vuoto buonismo predicato da loro che siamo il
popolo più razzista d’Europa, e quindi questo argomento va ben soppesato e
valutato bene da chi vuol fare politica in Italia.
A questo
tradizionale argomento leghista si collega strettamente la percezione di un
aumento di insicurezza, dovuto al forte incremento dei reati di furto nelle
abitazioni, che toccano tutti.
Altro
argomento che per chi fa politica è folle sottovalutare.
La destra di
Salvini non è più solo la destra becera che per decenni è rimasta sempre uguale
a sé stessa del via gli immigrati e riapriamo i casini.
E’ anche una
forza politica che fa delle proposte di peso, anche perché dimostra di avere
capito che per aggiornarsi si deve cercare consiglieri e tecnici di buon
profilo.
Ed ecco
allora che si cominciano a vedere delle proposte politiche nuove e ben
articolate.
Innanzi
tutto la “flat tax” al 15% non è affatto
una boutade, se gli economisti hanno calcolato che avrebbe il medesimo impatto
di 50 miliardi in meno delle promesse di taglio di Renzi con la differenza che
l’impatto su consumi ed economia della flat tax sarebbe immediato e
vistosissimo a differenza dei tempi lunghi e incerti legati agli annunci di
Renzi.
La recente
proposta , poi, del ristabilimento del servizio militare o civile obbligatorio
,fatta da Salvini, commentato con sussiego dai media filo-governativi è anche
questa tutt’altro che una boutade e copre un campo sul quale Renzi non solo non
ha fatto nulla, ma nemmeno ha avanzato proposte di un qualche significato.
Cosa
facciamo per riassorbire la fetta di disoccupazione giovanile strutturale
impressionante, che si porta dietro l’Italia?
E’
ridicola la risposta di Renzi secondo la
quale il jobs Act potrà fare miracoli in futuro.
Su questi
argomenti Salvini e i 5 Stelle sono per Renzi pericolosamente sempre più
vicini, mentre Renzi è sempre più lontano dalla realtà.
Ieri al
Senato leghisti e 5Stelle hanno votato compatti a favore dell’arresto di
Azzolini ed hanno sostenuto le stesse cose, e non è la prima volta che si
verificano situazioni del genere.
In politica
come nella vita i pregiudizi e le ideologie sono i peggiori consiglieri e
spingono per uscire dalla strada maestra, dell’analisi razionale.
Ma la forza
dei fatti spesso è quella destinata a prevalere.
Se Salvini e
Grillo in un futuro ormai prossimo si accorgessero di pensarla allo stesso modo
su parecchi dossier, cercherebbero fino all’ultimo di fregarsi a vicenda,
perché la politica non è cosa da educande, ma alla fine troverebbero il modo
per far convergere le forze senza bisogno di ridicoli incontri in streaming.
A questo
punto Renzi tornerebbe a Firenze.
Il problema
ora è che per evitare di tornarci non si appresti a moltiplicare le iniziative
indecenti, come ha fatto col salvataggio del partitino di Alfano, facendo
votare a favore di Azzolini.
Non vorrei
che una volta aver constatato che al Senato la maggioranza non ce l’ha proprio
nemmeno arruolando il neonato gruppo di Verdini, si accingesse a fare uscire
dal frigorifero il povero Berlusconi, che pur di scampare San Vittore è
ormai oramai disposto a digerire qualsiasi rospo.
Berlusconi
ridotto a fare qualsiasi cosa, unito a un Renzi, disposto pure a fare qualsiasi
cosa pur di rimanere a Palazzo Chigi, sarebbe una prospettiva da film
dell’orrore.
Non mi
piacerebbe per niente essere nei panni del Presidente Mattarella, ma ormai è
bene che il Quirinale elabori un piano B per il dopo Renzi.
Inutile dire
che in questo caso gli consiglierei di non ripetere affatto la linea del suo
predecessore, ma di portare invece il paese alle urne appena possibile.
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