La scelta
disperata dei Greci di prestar fede a governanti dilettanti che raccontano loro
delle favole
Come molti
altri sono stato molto sorpreso dell’
esito del referendum greco.
Mi aspettavo
che quei cittadini che da anni vivono in condizioni sempre peggiori, sarebbero
stati terrificati dall’ipotesi di cascare nel baratro imprevedibile del
fallimento dichiarato e che quindi al referendum avrebbero votato con molta
accortezza, pensando almeno al futuro dei loro figli e nipoti.
Hanno fatto
invece tutto il contrario e hanno “votato di pancia” facendosi prendere la mano
da rancori e prestando fede alle favole
di politici disastrosi.
Ma del resto
che possiamo dire noi italiani che per vent’anni abbiamo prestato fede a un
anziano finanziere che ci raccontava favole assurde e ridicole, e se ne è
andato non perché lo abbiamo cacciato via noi, ma perché quando aveva
trascinato il paese alla catastrofe (leggi spread alle stelle) in Europa gli
hanno chiuso le porte in faccia e il Presidente della Repubblica ha trovato il
modo di salvare il salvabile con un governo “tecnico”.
I Greci sono
ancora a un Berlusconi giovane, pimpante, esperto di nulla, e di ultra
sinistra.
Auguri.
E’ però una
sofferenza.
La Grecia
per chi ha fatto un certo percorso di studi, che sono per fortuna una bella
fetta di italiani, sono diversi da qualsiasi altro popolo.
Trovarsi di
fronte i nipoti di Platone e Aristotele, Omero, Tucidite, Sofocle ecc. è molto
diverso che trovarsi con un francese, un tedesco o un inglese.
Con questi
c’è il rapporto fra compagni di scuola più o meno discoli.
Con quelli c’è
come la reverenza dovuta alle radici più intime della nostra cultura.
Su quei
grandi c’è costruito tutto.
Per questo
siamo emotivamente coinvolti in modo particolare.
E per questo
siamo ancora più sorpresi nel vederli agire in modo così palesemente
irrazionale.
Con questo
voto assurdo, purtroppo hanno dato
ragione ai “falchi” nordici che da anni dicevano di non aspettarsi niente dai
Greci, perché ritenevano di aver capito, che non avessero la minima intenzione
di fare le riforme che gli altri partner europei hanno già fatto coi dovuti
sacrifici.
Se siamo in
un unione fra stati è giocoforza dare per scontato che per farci parte e
rimanerci è indispensabile uniformarsi alle stesse linee di bilancio, di
pensioni, di liberalizzazioni, di organizzazione del lavoro, perché se così non
fosse, il membro inadempiente finirebbe per
sfruttare un indebito vantaggio competitivo e cioè in altre parole
vivere parzialmente a spese degli altri.
Questo non
può essere tollerato dagli altri, è
ovvio.
Di
conseguenza i partner europei hanno da tempo detto ai Greci che sarebbero stati
disposti a prestare loro altri soldi (altre alle cifre ingenti già prestate)
solo se avessero presentato un piano che elencasse cosa avrebbero riformato per
avvicinarsi alle condizioni vigenti negli altri paesi.
Da parte di
questo nuovo governo sono venute solo delle favole e la cosa ha fortemente
irritato tutti gli altri, che dopo estenuanti e continue riunioni hanno
concluso che i due negoziatori Yarufakis alle finanze e Tsipras presidente del
consiglio, si fossero comportati in modo da perdere la faccia, e cioè si
fossero dimostrati del tutto inaffidabili.
Yarufakis
finalmente si è dimesso, ma la cosa non risolve un gran che.
Tsipras avrà
dei problemi ad essere ricevuto in Europa, altro che ripresa immediata delle
trattative.
Ho trovato
al limite del disgusto gli assurdi commenti dei nostri media che plaudivano al
formidabile esercizio di democrazia, alla severa lezione che il popolo greco avrebbe
dato alla Merkel.
Ma quale
esercizio di democrazia.
Una
qualunque corte costituzionale appena appena attendibile non avrebbe potuto
ammettere un referendum che non riportava nemmeno il testo del documento sul
quale c’era da votare.
La gente
votava genericamente la fiducia a un governo appena eletto e basta.
Ma
l’argomento economico sul quale discutere non era presente e del resto un
referendum non è assolutamente lo strumento giusto per dibattere un argomento
tecnico complicato.
I Greci
quindi sono andati alle urne senza avere
avuto nemmeno le informazioni di base per poter votare con cognizione di causa
e quindi han votato “a sentimento” come si dice nel nostro Meridione.
Sorprendente
però che con le banche chiuse e nell’impossibilità già in atto di riscuotere le
pensioni, di pagare le tasse, di pagare i conti dei fornitori, di pagare le
utenze, non avessero realizzato che nel guano c’erano già dentro prima del
referendum, figuriamoci dopo.
Ma perché
mai Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia, che per far quadrare i conti e
uniformarsi al resto d’Europa hanno
fatto le dovute riforme, dovrebbero ora tirar fuori ulteriori soldi per i
Greci, che quelle riforme hanno detto al referendum che le vogliono rifiutare?
Figuriamoci
poi i nordici e i paesi dell’Est, che non ne volevano sentire parlare nemmeno
prima.
E la
cattivissima cancelliera Angela Merkel?
Chi parla a
vanvera sui nostri media, non sa che ulteriori prestiti dovrebbero passare da
un voto del Bundenstag, dove anche i socialdemocratici ne hanno avuto
abbastanza di Tsipras e compagni?
La Grecia è
fuori perché si è messa fuori.
C’è una sola
possibilità che venga salvata all’ultimo secondo.
Se
succedesse la cosa si verificherebbe mettendo insieme un pateracchio indegno,
senza né capo né coda né alcuna giustificazione di carattere economico.
Se
succedesse, pur essendo la cosa piuttosto improbabile, nessuno ci verrà a dire
le motivazioni vere, ma nel mondo di oggi, tutto circola e quindi sappiamo da
tempo anche questo.
Se questo
avvenisse sarebbe perché le cancellerie europee sarebbero state convinte dalla
super potenza americana a guardare prima di tutto alle ragioni strategiche
dell’Occidente, che sconsigliano di
perdere la Grecia, regalandola all’influenza anche militare della Russia di
Putin, dopo avere già quasi persa la Turchia.
Questa tesi
è stata riportata e descritta con intelligenza da Marta Dassù di
Aspenia, autorevole rivista di politica estera.
E’
verosimile che possa accadere.
Per noi che
ci apprestiamo ad essere testimoni del disastro greco, si spera senza eccessivo
“contagio” , ci sarà un momento di razionalizzazione o quei disgustosi politici
che si sono recati in Grecia a sostenere Tsipras come se fosse stato il
salvatore della patria e non il suo affossatore ostentando incosciente
eccitazione,
riusciranno a trovare sostenitori entusiasti dell’anti- europeismo?
Possibile
che da noi ci debba essere sempre pieno
di politici che prendono per i fondelli la gente contando sulla loro
disinformazione e sulla loro scarsa memoria?
Possibile
non ricordarsi che quella schiera di minoranza Pd oggi un po dentro (quasi
tutti) e un po’ fuori (quattro gatti) accorsa ad Atene a sgolarsi contro la
Merkel erano gli stessi bersaniani che hanno
regolarmente votato i provvedimenti più “austeri” del governo Monti,
compreso l’indegno e imperdonabile “pareggio di bilancio in Costituzione” , che
impedirà a qualsiasi governo presente o futuro di fare politiche veramente
espansive.
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