lunedì 6 luglio 2015

La scelta disperata dei Greci di prestar fede a governanti dilettanti che raccontano loro delle favole



Come molti altri sono stato  molto sorpreso dell’ esito del referendum greco.
Mi aspettavo che quei cittadini che da anni vivono in condizioni sempre peggiori, sarebbero stati terrificati dall’ipotesi di cascare nel baratro imprevedibile del fallimento dichiarato e che quindi al referendum avrebbero votato con molta accortezza, pensando almeno al futuro dei loro figli e nipoti.
Hanno fatto invece tutto il contrario e hanno “votato di pancia” facendosi prendere la mano da rancori e prestando fede alle favole  di politici disastrosi.
Ma del resto che possiamo dire noi italiani che per vent’anni abbiamo prestato fede a un anziano finanziere che ci raccontava favole assurde e ridicole, e se ne è andato non perché lo abbiamo cacciato via noi, ma perché quando aveva trascinato il paese alla catastrofe (leggi spread alle stelle) in Europa gli hanno chiuso le porte in faccia e il Presidente della Repubblica ha trovato il modo di salvare il salvabile con un governo “tecnico”.
I Greci sono ancora a un Berlusconi giovane, pimpante, esperto di nulla, e di ultra sinistra.
Auguri.
E’ però una sofferenza.
La Grecia per chi ha fatto un certo percorso di studi, che sono per fortuna una bella fetta di italiani, sono diversi da qualsiasi altro popolo.
Trovarsi di fronte i nipoti di Platone e Aristotele, Omero, Tucidite, Sofocle ecc. è molto diverso che trovarsi con un francese, un tedesco o un inglese.
Con questi c’è il rapporto fra compagni di scuola più o meno discoli.
Con quelli c’è come la reverenza dovuta alle radici più intime della nostra cultura.
Su quei grandi c’è costruito tutto.
Per questo siamo emotivamente coinvolti in modo particolare.
E per questo siamo ancora più sorpresi nel vederli agire in modo così palesemente irrazionale.
Con questo voto  assurdo, purtroppo hanno dato ragione ai “falchi” nordici che da anni dicevano di non aspettarsi niente dai Greci, perché ritenevano di aver capito, che non avessero la minima intenzione di fare le riforme che gli altri partner europei hanno già fatto coi dovuti sacrifici.
Se siamo in un unione fra stati è giocoforza dare per scontato che per farci parte e rimanerci è indispensabile uniformarsi alle stesse linee di bilancio, di pensioni, di liberalizzazioni, di organizzazione del lavoro, perché se così non fosse, il membro inadempiente finirebbe per  sfruttare un indebito vantaggio competitivo e cioè in altre parole vivere parzialmente a spese degli altri.
Questo non può  essere tollerato dagli altri, è ovvio.
Di conseguenza i partner europei hanno da tempo detto ai Greci che sarebbero stati disposti a prestare loro altri soldi (altre alle cifre ingenti già prestate) solo se avessero presentato un piano che elencasse cosa avrebbero riformato per avvicinarsi alle condizioni vigenti negli altri paesi.
Da parte di questo nuovo governo sono venute solo delle favole e la cosa ha fortemente irritato tutti gli altri, che dopo estenuanti e continue riunioni hanno concluso che i due negoziatori Yarufakis alle finanze e Tsipras presidente del consiglio, si fossero comportati in modo da perdere la faccia, e cioè si fossero dimostrati del tutto inaffidabili.
Yarufakis finalmente si è dimesso, ma la cosa non risolve un gran che.
Tsipras avrà dei problemi ad essere ricevuto in Europa, altro che ripresa immediata delle trattative.
Ho trovato al limite del disgusto gli assurdi commenti dei nostri media che plaudivano al formidabile esercizio di democrazia, alla severa lezione che il popolo greco avrebbe dato alla Merkel.
Ma quale esercizio di democrazia.
Una qualunque corte costituzionale appena appena attendibile non avrebbe potuto ammettere un referendum che non riportava nemmeno il testo del documento sul quale c’era da votare.
La gente votava genericamente la fiducia a un governo appena eletto e basta.
Ma l’argomento economico sul quale discutere non era presente e del resto un referendum non è assolutamente lo strumento giusto per dibattere un argomento tecnico complicato.
I Greci quindi sono  andati alle urne senza avere avuto nemmeno le informazioni di base per poter votare con cognizione di causa e quindi han votato “a sentimento” come si dice nel nostro Meridione.
Sorprendente però che con le banche chiuse e nell’impossibilità già in atto di riscuotere le pensioni, di pagare le tasse, di pagare i conti dei fornitori, di pagare le utenze, non avessero realizzato che nel guano c’erano già dentro prima del referendum, figuriamoci dopo.
Ma perché mai Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia, che per far quadrare i conti e uniformarsi al resto  d’Europa hanno fatto le dovute riforme, dovrebbero ora tirar fuori ulteriori soldi per i Greci, che quelle riforme hanno detto al referendum che le vogliono rifiutare?
Figuriamoci poi i nordici e i paesi dell’Est, che non ne volevano sentire parlare nemmeno prima.
E la cattivissima cancelliera Angela Merkel?
Chi parla a vanvera sui nostri media, non sa che ulteriori prestiti dovrebbero passare da un voto del Bundenstag, dove anche i socialdemocratici ne hanno avuto abbastanza di Tsipras e compagni?
La Grecia è fuori perché si è messa fuori.
C’è una sola possibilità che venga salvata all’ultimo secondo.
Se succedesse la cosa si verificherebbe mettendo insieme un pateracchio indegno, senza né capo né coda né alcuna giustificazione di carattere economico.
Se succedesse, pur essendo la cosa piuttosto improbabile, nessuno ci verrà a dire le motivazioni vere, ma nel mondo di oggi, tutto circola e quindi sappiamo da tempo anche questo.
Se questo avvenisse sarebbe perché le cancellerie europee sarebbero state convinte dalla super potenza americana a guardare prima di tutto alle ragioni strategiche dell’Occidente, che sconsigliano  di perdere la Grecia, regalandola all’influenza anche militare della Russia di Putin, dopo avere già quasi persa la Turchia.
Questa tesi è stata riportata e descritta con intelligenza da Marta Dassù   di Aspenia, autorevole rivista di politica estera.
E’ verosimile che possa accadere.
Per noi che ci apprestiamo ad essere testimoni del disastro greco, si spera senza eccessivo “contagio” , ci sarà un momento di razionalizzazione o quei disgustosi politici che si sono recati in Grecia a sostenere Tsipras come se fosse stato il salvatore della patria e non il suo affossatore ostentando incosciente
eccitazione, riusciranno a trovare sostenitori entusiasti dell’anti- europeismo?
Possibile che da noi  ci debba essere sempre pieno di politici che prendono per i fondelli la gente contando sulla loro disinformazione e sulla loro scarsa memoria?
Possibile non ricordarsi che quella schiera di minoranza Pd oggi un po dentro (quasi tutti) e un po’ fuori (quattro gatti) accorsa ad Atene a sgolarsi contro la Merkel erano gli stessi bersaniani che hanno  regolarmente votato i provvedimenti più “austeri” del governo Monti, compreso l’indegno e imperdonabile “pareggio di bilancio in Costituzione” , che impedirà a qualsiasi governo presente o futuro di fare politiche veramente espansive.




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