mercoledì 25 novembre 2015

Papa Francesco è bravo, ma spesso agisce con atti poco ponderati e incoerenti rispetto alla sua linea, questo fatto ne sta minando la credibilità





I due libri di inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi dei quali si è parlato negli articoli del 13 novembre e precedenti hanno messo alla berlina le intollerabili nefandezze nelle quali si rigira da chissà quando la curia romana.
Da lettura di quei documenti risulta chiaro che i vertici della gerarchia cattolica che compongono la curia, per tenere abitualmente stili di vita di quel tipo, non c' entrano più nulla con Gesù Cristo e non credono più in nulla.
Però quelli rimangono i vertici ufficiali ed istituzionali della Chiesa che pomposamente si fanno appellare “i successori degli apostoli”, quando, per rimanere alle figure evangeliche, assomiglierebbero di più ai successori dei due ladroni, che almeno hanno riconquistato la loro dignità pentendosi “in articulo mortis”.
Nuzzi ci dice che riflettendo sui documenti pubblicati e presumibilmente su quanto avrà appreso dai colloqui con i personaggi vaticani che quei documenti gli hanno fatto avere, si è fatto l'idea che la strategia che papa Francesco ha deciso di seguire per salvare il salvabile e ripulire per quanto possibile i vertici della Chiesa consiste in un approccio molto morbido,che assomiglia a qualcosa di simile a un colpo al cerchio e uno alla botte.
E cioè consiste appunto nel perseguire un programma di rinnovamento delle figure di vertice, ma con gradualità e senza creare traumi.
Ora, questa strategia che sembra ispirata al buon senso è dubbio che possa essere efficace in una situazione tanto compromessa.
Per di più risulta sempre più evidente che coloro che il papa vorrebbe rottamare non solo non hanno la minima intenzione di andarsene, ma sono chiaramente organizzati in lobby molto potenti, che non si fanno nemmeno più riguardo di “lavare i panni sporchi in casa”, ma al contrario prendono al volo tutte le occasioni che si presentano per attaccare il papa in modo frontale.
E' quindi molto probabile che se papa Francesco non vuole essere costretto a seguire l'esempio del suo predecessore, dando loro partita vinta dimettendosi, dovrebbe essere molto più duro e diretto.
Ormai la lobby che lo contrasta fa usare dai vaticanisti ed dai media di loro osservanza il termine “scisma” sempre più spesso e senza alcun ritegno, e quindi questo papa non può puù adagiarsi anche lui negli anacronismi abituali in quell'ambiente e dovrebbe essere veramente trasparente dicendo pane al pane anche nelle questioni delle lotte di potere, che non possono più essere nascoste sotto i sacri tappeti.
Quello che è rimasto del popolo cristiano deve sapere.
Ma papa Francesco purtroppo si sta avvitando in una serie di scelte del tutto sbagliate, come aveva fatto il suo predecessore.
E' stata una follia da parte del papa assecondare chi ha voluto cercare di contrastare il discredito e il fango che i due libri famosi hanno gettato sulla curia inscenando un procedimento penale con grande copertura mediatica contro i giornalisti autori di quei libri.
E' risultato chiaro a tutti che se c'era qualcuno da perseguire erano coloro che chissà da quanto tempo si rigirano nel fango e non i giornalisti che hanno scoperchiato il pentolone.
Come ha fatto questo papa cadere nel tranello di chi gli avrà suggerito di ricorrere al più intollerabile oscurantismo, perseguendo penalmente chi ha svelato le nefandezze dei vertici della chiesa?
Bene aveva fatto papa Francesco ad affrontare il problema della gigantesca corruzione che ruota intorno all'uso indegno dei soldi fatto dai medesimi vertici vaticani chiamando le più accreditate società di consulenza e di analisi finanziaria internazionali, costose ma efficientissime.
Queste hanno lavorato per mesi e mesi e poi gli hanno fornito le loro raggelanti conclusioni, corredate dai suggerimenti tecnici per mettere in piedi una amministrazione appena appena decente, secondo i canoni della moderna contabilità , gestione dei bilanci e gestione aziendale.
E infatti i libri di Nuzzi e Fittipaldi hanno un grande valore documentale, proprio per il fatto che hanno pubblicato buona parte di questi rapporti tecnici indipendenti.
Avuta in mano la prova provata della corruzione perpetrata dai suoi collaboratori istituzionali della curia, il papa ha reagito con alcuni atti di rilievo consistiti nella sostituzione di alcuni personaggi.
Bene, però seguendo la strategia morbida che si è probabilmente imposto, ne ha lasciati molti altri al loro posto, pur sapendo che ne avevano fatte di tutti i colori, e peggio ancora ha nominato delle nuove figure potentissime, sbagliando clamorosamente nelle scelte, come quando ha istituito il nuovo dicastero per gli affari economici e vi ha messo a capo l'australiano Cardinale Pell.
Personaggio muscolare e deciso, ma con un curriculum tutt'altro che limpido.
Oltre ad essere un ultraconservatore, è stato inseguito per tutta la sua carriera da dubbi sulla sua gestione dei casi di pedofilia trattati in modo tutt'altro che adeguato.
Ora è venuto fuori anche il problema più lieve, se si vuole, ma non certo meno disastroso per la sua immagine , degli scontrini dei rimborsi spese, dai quali risulta un tenore di vita assurdo per chi dovrebbe essere un collaboratore fondamentale di questo papa.
Trattandosi della figura chiave per reggere il dicastero che dovrebbe riunire tutte le maggiori fonti di spesa del Vaticano per fare pulizia, lo scivolone è disastroso e mette in grave pericolo la credibilità stessa del papa.
Poi c'è, proprio in questi giorni, la scelta di confermare il viaggio in Africa, quando i servizi di intelligence hanno ribadito che sopratutto nella Repubblica Centro Africana, ma non solo, il rischio attentati è altissimo, stante la situazione di assoluta instabilità di quei governi.
Qualcuno ha addirittura ipotizzato, secondo me ,con una certa verosimiglianza, che papa Francesco, vistosi alle corde in Vaticano abbia indirettamente scelto la via del martirio, andando incontro ad attentati probabili.
Comunque sia, è un atto poco responsabile da parte del papa non solo quello di mettere a repentaglio la sua vita, ma anche e sopratutto quella delle folle ,che potrebbero essere coinvolte nel caso di attentati.
Il papa può muoversi per fare la sua politica tutta tesa al mondo in via di sviluppo, ma non a spese degli altri.
Va bene il papa contro la finanza internazionale cieca, ed a favore dei poveri e degli umili, ma la sua strategia di spingere l'acceleratore sulla debolezza di certe folle verso il miracolismo, organizzando giubilei, esposizioni delle spoglie di Padre Pio e santificazione di Madre Teresa, che è già beata, tutti in serie, non mi sembra che possa migliorare minimamente la credibilità della chiesa, già in crisi nera, nei confronti dell'uomo moderno.
Non parliamone poi ora che i documenti che hanno pubblicato i libri di Nuzzi e Frescobaldi hanno dimostrato che si diventa santi a pagamento.
Il papa forse non ha tenuto nel debito conto il fatto che nei paesi in via di sviluppo si registra la crescita veloce di una sempre più ampia classe media agiata, che può permettersi buone scuole e che non è certo pronta a commuoversi come le masse popolari dei medesimi stati, per le sue celebrazioni.
Ho la sensazione che dopo che sono venute alla luce le nefandezze dei vertici della chiesa, il papa non sarà legittimato a predicare alcunché in modo credibile, se prima non avrà dimostrato di fare sul serio nel cacciare i mercanti dal suo tempio.
Il papa qualcosa ha fatto nel senso di nomine ai vertici ,ordinate a un rinnovamento, come si è detto sopra.
Ma non ha risolto affatto il bubbone IOR.
Moltissimi pensano che lo Ior vada abolito puramente e semplicemente, per il semplice fatto che non ha alcun senso che la Chiesa gestisca una banca, per di più se dotata di quella fama sinistra che si è meritata lo Ior.
Non ha inciso nell'altro incredibile bubbone della sanità vaticana, che è la sanità.
Anche in questo caso non si vede che senso abbia la gestione da parte della Chiesa di importanti ospedali, nell'amministrazione dei quali sono avvenute sconcezze.
Se passiamo poi alle questioni dottrinali, si è fatto un gran parlare dei modestissimi passi avanti che il papa ha estorto al Sinodo sulla famiglia a proposito di maggiore tolleranza e accoglienza per i divorziati.
E' meglio che niente, ma certo è ben poca cosa.
Sulla così detta bioetica sui temi della quale la chiesa confligge frontalmente col sentire del mondo moderno e sopratutto con la scienza moderna, papa Francesco non si è mai discostato dalla linea più tradizionale.
Ma, come hanno dimostrato i documenti pubblicati da Nozza e Fittipaldi, il problema prioritario per papa Francesco è una riforma radicale della curia per la quale riforma non è stato fatto assolutamente nulla.
Che senso ha il Collegio Cardinalizio se è composto da quelle persone che risultano sempre dai medesimi documenti?
Che senso ha continuare a imporre al popolo dei fedeli l'idea della sacralità di quel consesso, così screditato?
E' dai tempi di Lutero, che la chiesa aspetta invano una riforma radicale della curia romana.
Il papa non può governare la chiesa da solo, questo è chiaro, ma non è certo indispensabile che lo faccia con quel consesso cardinalizio anacronistico, né con quel codazzo burocratico elefantiaco e costosissimo, alle sue dipendenze.
Innanzitutto non ha senso nel mondo moderno che i componenti di un qualsiasi “board” siano nominati a vita.
Il cardinalato se lo si vuole conservare avrebbe senso solo se conferito a tempo.
E poi, mettiamo la ciliegina sulla torta, la gestione della “governance” in qualsiasi istituzione oggi prevede regolarmente qualcosa di simile allo “spoil system” in uso nel sistema di governo americano : alla nomina di un nuovo presidente le figure di vertice del settore pubblico decadono e il nuovo presidente ha la facoltà di nominarne di nuovi di sua fiducia per la durata del suo mandato. E' così che funzionano le cose nel mondo moderno.
Ma allora chi eleggerà il papa se il collegio cardinalizio diventa a tempo?
La soluzione che ha una sua logica intrinseca è quella di fare in modo che il nuovo papa venga eletto dai presidenti delle Conferenze Episcopali, che rimangono le figure più rappresentative perché a loro volte non sono nominati, ma sono eletti a quella carica dai vescovi del loro paese.
E i vescovi non sarebbe ora di farli eleggere dai fedeli delle rispettive diocesi, così come i parroci?
E ai laici fino a dove li ammettiamo nel governo della chiesa?
E le donne, sempre in sala d'attesa?
Il problema del governo della chiesa ha già aspettato troppo per essere affrontato.
Papa Francesco temo sia troppo portato a sognare ad occhi aperti chissà quali fortune della Chiesa nei paesi in via di sviluppo, Africa in testa, ma finisca per trascurare ad esempio il fenomeno della “dèbacle des clochers” la sconfitta dei campanili, in Francia e nel Canada francofono, dove si chiude una parrocchia ogni dieci giorni.



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