I due libri di
inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi dei quali si è parlato negli
articoli del 13 novembre e precedenti hanno messo alla berlina le
intollerabili nefandezze nelle quali si rigira da chissà quando la
curia romana.
Da lettura di quei
documenti risulta chiaro che i vertici della gerarchia cattolica che
compongono la curia, per tenere abitualmente stili di vita di quel
tipo, non c' entrano più nulla con Gesù Cristo e non credono più
in nulla.
Però quelli
rimangono i vertici ufficiali ed istituzionali della Chiesa che
pomposamente si fanno appellare “i successori degli apostoli”,
quando, per rimanere alle figure evangeliche, assomiglierebbero di
più ai successori dei due ladroni, che almeno hanno riconquistato la
loro dignità pentendosi “in articulo mortis”.
Nuzzi ci dice che
riflettendo sui documenti pubblicati e presumibilmente su quanto avrà
appreso dai colloqui con i personaggi vaticani che quei documenti gli
hanno fatto avere, si è fatto l'idea che la strategia che papa
Francesco ha deciso di seguire per salvare il salvabile e ripulire
per quanto possibile i vertici della Chiesa consiste in un approccio
molto morbido,che assomiglia a qualcosa di simile a un colpo al
cerchio e uno alla botte.
E cioè consiste
appunto nel perseguire un programma di rinnovamento delle figure di
vertice, ma con gradualità e senza creare traumi.
Ora, questa
strategia che sembra ispirata al buon senso è dubbio che possa
essere efficace in una situazione tanto compromessa.
Per di più risulta
sempre più evidente che coloro che il papa vorrebbe rottamare non
solo non hanno la minima intenzione di andarsene, ma sono chiaramente
organizzati in lobby molto potenti, che non si fanno nemmeno più
riguardo di “lavare i panni sporchi in casa”, ma al contrario
prendono al volo tutte le occasioni che si presentano per attaccare
il papa in modo frontale.
E' quindi molto
probabile che se papa Francesco non vuole essere costretto a seguire
l'esempio del suo predecessore, dando loro partita vinta
dimettendosi, dovrebbe essere molto più duro e diretto.
Ormai la lobby che
lo contrasta fa usare dai vaticanisti ed dai media di loro osservanza
il termine “scisma” sempre più spesso e senza alcun ritegno, e
quindi questo papa non può puù adagiarsi anche lui negli
anacronismi abituali in quell'ambiente e dovrebbe essere veramente
trasparente dicendo pane al pane anche nelle questioni delle lotte
di potere, che non possono più essere nascoste sotto i sacri
tappeti.
Quello che è
rimasto del popolo cristiano deve sapere.
Ma papa Francesco
purtroppo si sta avvitando in una serie di scelte del tutto
sbagliate, come aveva fatto il suo predecessore.
E' stata una follia
da parte del papa assecondare chi ha voluto cercare di contrastare il
discredito e il fango che i due libri famosi hanno gettato sulla
curia inscenando un procedimento penale con grande copertura
mediatica contro i giornalisti autori di quei libri.
E' risultato chiaro
a tutti che se c'era qualcuno da perseguire erano coloro che chissà
da quanto tempo si rigirano nel fango e non i giornalisti che hanno
scoperchiato il pentolone.
Come ha fatto questo
papa cadere nel tranello di chi gli avrà suggerito di ricorrere al
più intollerabile oscurantismo, perseguendo penalmente chi ha
svelato le nefandezze dei vertici della chiesa?
Bene aveva fatto
papa Francesco ad affrontare il problema della gigantesca corruzione
che ruota intorno all'uso indegno dei soldi fatto dai medesimi
vertici vaticani chiamando le più accreditate società di consulenza
e di analisi finanziaria internazionali, costose ma efficientissime.
Queste hanno
lavorato per mesi e mesi e poi gli hanno fornito le loro raggelanti
conclusioni, corredate dai suggerimenti tecnici per mettere in piedi
una amministrazione appena appena decente, secondo i canoni della
moderna contabilità , gestione dei bilanci e gestione aziendale.
E infatti i libri di
Nuzzi e Fittipaldi hanno un grande valore documentale, proprio per il
fatto che hanno pubblicato buona parte di questi rapporti tecnici
indipendenti.
Avuta in mano la
prova provata della corruzione perpetrata dai suoi collaboratori
istituzionali della curia, il papa ha reagito con alcuni atti di
rilievo consistiti nella sostituzione di alcuni personaggi.
Bene, però seguendo
la strategia morbida che si è probabilmente imposto, ne ha lasciati
molti altri al loro posto, pur sapendo che ne avevano fatte di tutti
i colori, e peggio ancora ha nominato delle nuove figure
potentissime, sbagliando clamorosamente nelle scelte, come quando ha
istituito il nuovo dicastero per gli affari economici e vi ha messo a
capo l'australiano Cardinale Pell.
Personaggio
muscolare e deciso, ma con un curriculum tutt'altro che limpido.
Oltre ad essere un
ultraconservatore, è stato inseguito per tutta la sua carriera da
dubbi sulla sua gestione dei casi di pedofilia trattati in modo
tutt'altro che adeguato.
Ora è venuto fuori
anche il problema più lieve, se si vuole, ma non certo meno
disastroso per la sua immagine , degli scontrini dei rimborsi spese,
dai quali risulta un tenore di vita assurdo per chi dovrebbe essere
un collaboratore fondamentale di questo papa.
Trattandosi della
figura chiave per reggere il dicastero che dovrebbe riunire tutte le
maggiori fonti di spesa del Vaticano per fare pulizia, lo scivolone è
disastroso e mette in grave pericolo la credibilità stessa del papa.
Poi c'è, proprio in
questi giorni, la scelta di confermare il viaggio in Africa, quando i
servizi di intelligence hanno ribadito che sopratutto nella
Repubblica Centro Africana, ma non solo, il rischio attentati è
altissimo, stante la situazione di assoluta instabilità di quei
governi.
Qualcuno ha
addirittura ipotizzato, secondo me ,con una certa verosimiglianza,
che papa Francesco, vistosi alle corde in Vaticano abbia
indirettamente scelto la via del martirio, andando incontro ad
attentati probabili.
Comunque sia, è un
atto poco responsabile da parte del papa non solo quello di mettere
a repentaglio la sua vita, ma anche e sopratutto quella delle folle
,che potrebbero essere coinvolte nel caso di attentati.
Il papa può
muoversi per fare la sua politica tutta tesa al mondo in via di
sviluppo, ma non a spese degli altri.
Va bene il papa
contro la finanza internazionale cieca, ed a favore dei poveri e
degli umili, ma la sua strategia di spingere l'acceleratore sulla
debolezza di certe folle verso il miracolismo, organizzando giubilei,
esposizioni delle spoglie di Padre Pio e santificazione di Madre
Teresa, che è già beata, tutti in serie, non mi sembra che possa
migliorare minimamente la credibilità della chiesa, già in crisi
nera, nei confronti dell'uomo moderno.
Non parliamone poi
ora che i documenti che hanno pubblicato i libri di Nuzzi e
Frescobaldi hanno dimostrato che si diventa santi a pagamento.
Il papa forse non ha
tenuto nel debito conto il fatto che nei paesi in via di sviluppo si
registra la crescita veloce di una sempre più ampia classe media
agiata, che può permettersi buone scuole e che non è certo pronta a
commuoversi come le masse popolari dei medesimi stati, per le sue
celebrazioni.
Ho la sensazione che
dopo che sono venute alla luce le nefandezze dei vertici della
chiesa, il papa non sarà legittimato a predicare alcunché in modo
credibile, se prima non avrà dimostrato di fare sul serio nel
cacciare i mercanti dal suo tempio.
Il papa qualcosa ha
fatto nel senso di nomine ai vertici ,ordinate a un rinnovamento,
come si è detto sopra.
Ma non ha risolto
affatto il bubbone IOR.
Moltissimi pensano
che lo Ior vada abolito puramente e semplicemente, per il semplice
fatto che non ha alcun senso che la Chiesa gestisca una banca, per di
più se dotata di quella fama sinistra che si è meritata lo Ior.
Non ha inciso
nell'altro incredibile bubbone della sanità vaticana, che è la
sanità.
Anche in questo caso
non si vede che senso abbia la gestione da parte della Chiesa di
importanti ospedali, nell'amministrazione dei quali sono avvenute
sconcezze.
Se passiamo poi alle
questioni dottrinali, si è fatto un gran parlare dei modestissimi
passi avanti che il papa ha estorto al Sinodo sulla famiglia a
proposito di maggiore tolleranza e accoglienza per i divorziati.
E' meglio che
niente, ma certo è ben poca cosa.
Sulla così detta
bioetica sui temi della quale la chiesa confligge frontalmente col
sentire del mondo moderno e sopratutto con la scienza moderna, papa
Francesco non si è mai discostato dalla linea più tradizionale.
Ma, come hanno
dimostrato i documenti pubblicati da Nozza e Fittipaldi, il problema
prioritario per papa Francesco è una riforma radicale della curia
per la quale riforma non è stato fatto assolutamente nulla.
Che senso ha il
Collegio Cardinalizio se è composto da quelle persone che risultano
sempre dai medesimi documenti?
Che senso ha
continuare a imporre al popolo dei fedeli l'idea della sacralità di
quel consesso, così screditato?
E' dai tempi di
Lutero, che la chiesa aspetta invano una riforma radicale della curia
romana.
Il papa non può
governare la chiesa da solo, questo è chiaro, ma non è certo
indispensabile che lo faccia con quel consesso cardinalizio
anacronistico, né con quel codazzo burocratico elefantiaco e
costosissimo, alle sue dipendenze.
Innanzitutto non ha
senso nel mondo moderno che i componenti di un qualsiasi “board”
siano nominati a vita.
Il cardinalato se lo
si vuole conservare avrebbe senso solo se conferito a tempo.
E poi, mettiamo la
ciliegina sulla torta, la gestione della “governance” in
qualsiasi istituzione oggi prevede regolarmente qualcosa di simile
allo “spoil system” in uso nel sistema di governo americano :
alla nomina di un nuovo presidente le figure di vertice del settore
pubblico decadono e il nuovo presidente ha la facoltà di nominarne
di nuovi di sua fiducia per la durata del suo mandato. E' così che
funzionano le cose nel mondo moderno.
Ma allora chi
eleggerà il papa se il collegio cardinalizio diventa a tempo?
La soluzione che ha
una sua logica intrinseca è quella di fare in modo che il nuovo papa
venga eletto dai presidenti delle Conferenze Episcopali, che
rimangono le figure più rappresentative perché a loro volte non
sono nominati, ma sono eletti a quella carica dai vescovi del loro
paese.
E i vescovi non
sarebbe ora di farli eleggere dai fedeli delle rispettive diocesi,
così come i parroci?
E ai laici fino a
dove li ammettiamo nel governo della chiesa?
E le donne, sempre
in sala d'attesa?
Il problema del
governo della chiesa ha già aspettato troppo per essere affrontato.
Papa Francesco temo
sia troppo portato a sognare ad occhi aperti chissà quali fortune
della Chiesa nei paesi in via di sviluppo, Africa in testa, ma
finisca per trascurare ad esempio il fenomeno della “dèbacle des
clochers” la sconfitta dei campanili, in Francia e nel Canada
francofono, dove si chiude una parrocchia ogni dieci giorni.
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