venerdì 15 gennaio 2016

Il petrolio non costa più niente evviva! E invece l'economia diventata finanza trascina giù le borse



Da noi, ma anche negli altri paesi sviluppati si deplora il fatto che il cittadino medio ci capisce poco o nulla di economia e di finanza, anche perché non vengono insegnate nelle scuole e che capendoci troppo poco si lascia andare a comportamenti per lui spesso disastrosi, perdendoci un sacco di soldi.
E' vero, però è anche vero che ai massimi livelli accademici praticamente nessuno aveva previsto la crisi del 2007, che ha trascinato l'economia globale in quella crisi che non è ancora finita adesso.
L'economia non è una scienza esatta e diversamente dalla convinzione del cittadini medio non è una disciplina fatta per prevedere o divinare il futuro.
E' invece la disciplina deputata a studiare le leggi dell'economia ,che sono come tutte le leggi osservabili delle costanti statistiche legate al famoso “rebus sic stantibus”, cioè dicono che succede quella data cosa, solo però se rimangono immutate quelle determinate condizioni.
Il guazzabuglio attuale si verifica allora proprio perché le condizioni cambiano velocemente, entrano in gioco troppe variabili e quindi si ha la sensazione che anche le leggi più elementari dell'economia siano saltate.
Le vicende del prezzo del barile di petrolio che in un anno si è dimezzato ne sono un esempio lampante.
Gli sceicchi della penisola araba tengono la produzione alta in modo abnorme perché del tutto al di sopra della domanda.
E qui siamo alla conferma della legge forse più elementare dell'economia : se l'offerta supera la domanda i prezzi si abbassano.
Ma qual'è quel produttore che può mettere in atto un comportamento così folle?
Se i prezzi si abbassano, il suo profitto si riduce fino a farlo lavorare in perdita.
E infatti gli sceicchi stanno facendo questo gioco pericoloso per esclusive ragioni politiche (contrasto agli Usa ed all'Iran) perdendoci delle montagne di soldi.
Tanto che pure disponendo di riserve monetarie gigantesche, stanno già registrando perdite tali da essere costretti a introdurre per la prima volta nella storia dei loro stati delle misure di “austerity” e di “spending review”, tutte cose che non saranno affatto gradite ai loro sudditi e questo potrebbe avere conseguenze catastrofiche per quelle monarchie anacronistiche e decrepite.
Ma tornando alle leggi dell'economia, una riduzione così drastica del prezzo del petrolio, significa una riduzione sostanziale dei prezzi dell'energia sia per le industrie sia per i consumatori.
Contemporaneamente si è registrato un trend ribassista forte nel prezzo delle materie prime e quindi si è presentata un'altra opportunità formidabile ancora sia per le industrie, sia per i consumatori.
Ancora contemporaneamente le banche centrali hanno fatto da anni una politica di “quantitative easing”, cioè di tassi bassissimi e quindi di denaro facile.
E allora cosa vogliono di più le industrie, quando mai si sono presentate tante condizioni favorevoli tutte insieme?
Se poi si pensa che ovunque nel mondo ci sono condizioni di “elasticità” nei rapporti di lavoro, mai viste prima, in base alle regole più elementari dell'economia non si capisce come mai l'economia mondiale non sia in pieno boom.
Spiegare questo fenomeno non è affatto facile.
C'entra in parte “l'intelligenza emotiva” applicata all'economia, che in questi ultimi anni è stata accuratamente studiata, cioè entra in gioco il ruolo forse preponderante della “percezione” che sovrasta quello della situazione dell'economia reale.
Questo significa che la gente prova un senso di insicurezza dovuto a una serie di fenomeni subiti ma non ancora ben metabolizzati, come la globalizzazione e l'imponente fenomeno migratorio in atto, percepiti più come pericoli che come opportunità.
Poi c'è la situazione geopolitica con i numerosi focolai di crisi sfociati in guerre aperte, che hanno fatto coniare al papa l'espressione di guerra mondiale diffusa.
La diffusione del terrorismo islamico non è uno scherzo e ci sta già recando problemi e preoccupazioni, che è legittimo sospettare che siano solo l'inizio di una situazione in via di peggioramento.
Poi ci sono i fenomeni atmosferici che virano da qualche tempo verso l'accentuazione degli eventi più estremi anche nelle aree geografiche che pochi anni fa ne erano immuni.
Poi c'è l'inquinamento atmosferico, in certe aree talmente vistoso, da non aver bisogno di essere descritto.
Poi c'è la criminalità che rende insicure le città.
Poi c'è la politica che da tempo da l'impressione di non riuscire più a padroneggiare le situazioni e che comunque non riesce a esprimere un personale politico affidabile.
E infine “last but not least” c'è un'economia che si è eccessivamente finanziarizzata.
Cioè oggi la finanza ha un peso e un potere abnorme.
A volte si ha proprio la percezione che pochi finanzieri spregiudicati riescano a trascinare le borse in direzioni contrarie all'andamento dei “fondamentali” dell'economia a loro piacimento e solo per il loro personale arricchimento.
C'è un mondo nel quale i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, aumentando le disuguaglianze e mettendo così a rischio il “patto sociale”.
Insomma ce n'è abbastanza per essere pessimisti.
Essere pessimisti nei confronti del futuro , applicato all' economia è un atteggiamento che spinge la gente a tenere i soldi magari sotto il materasso, per chi li ha ovviamente, ma comunque a non spendere.
E qui siamo arrivati al cuore del problema, se la gente non spende più di prima, non c'è santo in grado di fare ripartire l'economia.
A questo punto vorrei invitare il lettore a prendersi qualche secondo di riflessione.
E' ovvio che l'elenco dei possibili motivi di preoccupazione sopra elencati, che tendono a fare virare l'umore della gente verso il pessimismo nei confronti del futuro, potrebbero facilmente essere bilanciati e probabimente superati da un altrettanto accurato elenco di fatti positivi ,che dovrebbero indurre invece all'ottimismo.
A partire naturalmente dalle situazioni economiche largamente e straordinariamente positive, elencate all'inizio : -costo dell'energia dimezzato; -costo del denaro mai stato così basso ; -elasticità delle condizioni di lavoro mai vista prima; -costo delle materie prime ai minimi storici.
E' vero il terrorismo islamico c'è, ma il mondo sviluppato non conosce guerre dal 1945, sono settant'anni di pace, il che costituisce un periodo lunghissimo, mai visto prima nella storia del mondo.
Le condizioni di vita odierne non sono nemmeno confrontabili con quelli delle generazioni precedenti, come livello di vita.
Lo sviluppo della scienza moderna ha tra l'altro raggiunto il risultato strabiliante di aumentare in modo sostanziale la speranza di vita di molti anni per ognuno di noi.
Non parliamo dello sviluppo delle moderne tecnologie, che hanno radicalmente mutato le nostre abitudini di vita e che ci stanno dando la possibilità di ampliare in modo straordinario le nostre capacità mentali e di lavoro.
E allora di cosa ci lamentiamo?
In realtà molti di noi non si lamentano affatto, e probabilmente hanno ragione, ma rimane questa sensazione, questo umore cupo di fondo che non si riesce a cacciare.
Abbiamo il conforto di una formidabile personalità spirituale come papa Francesco che riesce spesso ad essere credibile nel riproporre il messaggio originario di Gesù Cristo, riuscendo così a parlare all'uomo moderno, cosa mai riuscita ai suoi precedessori prossimi.
Abbiamo il conforto di poche ma significative personalità laiche o religiose che si spendono quotidianamente al servizio degli altri.
Ci sarebbero quindi dei fondati motivi per guardare all'avvenire con speranza.


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