Da noi, ma anche
negli altri paesi sviluppati si deplora il fatto che il cittadino
medio ci capisce poco o nulla di economia e di finanza, anche perché
non vengono insegnate nelle scuole e che capendoci troppo poco si
lascia andare a comportamenti per lui spesso disastrosi, perdendoci
un sacco di soldi.
E' vero, però è
anche vero che ai massimi livelli accademici praticamente nessuno
aveva previsto la crisi del 2007, che ha trascinato l'economia
globale in quella crisi che non è ancora finita adesso.
L'economia non è
una scienza esatta e diversamente dalla convinzione del cittadini
medio non è una disciplina fatta per prevedere o divinare il futuro.
E' invece la
disciplina deputata a studiare le leggi dell'economia ,che sono come
tutte le leggi osservabili delle costanti statistiche legate al
famoso “rebus sic stantibus”, cioè dicono che succede quella
data cosa, solo però se rimangono immutate quelle determinate
condizioni.
Il guazzabuglio
attuale si verifica allora proprio perché le condizioni cambiano
velocemente, entrano in gioco troppe variabili e quindi si ha la
sensazione che anche le leggi più elementari dell'economia siano
saltate.
Le vicende del
prezzo del barile di petrolio che in un anno si è dimezzato ne sono
un esempio lampante.
Gli sceicchi della
penisola araba tengono la produzione alta in modo abnorme perché del
tutto al di sopra della domanda.
E qui siamo alla
conferma della legge forse più elementare dell'economia : se
l'offerta supera la domanda i prezzi si abbassano.
Ma qual'è quel
produttore che può mettere in atto un comportamento così folle?
Se i prezzi si
abbassano, il suo profitto si riduce fino a farlo lavorare in
perdita.
E infatti gli
sceicchi stanno facendo questo gioco pericoloso per esclusive ragioni
politiche (contrasto agli Usa ed all'Iran) perdendoci delle montagne
di soldi.
Tanto che pure
disponendo di riserve monetarie gigantesche, stanno già registrando
perdite tali da essere costretti a introdurre per la prima volta
nella storia dei loro stati delle misure di “austerity” e di
“spending review”, tutte cose che non saranno affatto gradite ai
loro sudditi e questo potrebbe avere conseguenze catastrofiche per
quelle monarchie anacronistiche e decrepite.
Ma tornando alle
leggi dell'economia, una riduzione così drastica del prezzo del
petrolio, significa una riduzione sostanziale dei prezzi dell'energia
sia per le industrie sia per i consumatori.
Contemporaneamente
si è registrato un trend ribassista forte nel prezzo delle materie
prime e quindi si è presentata un'altra opportunità formidabile
ancora sia per le industrie, sia per i consumatori.
Ancora
contemporaneamente le banche centrali hanno fatto da anni una
politica di “quantitative easing”, cioè di tassi bassissimi e
quindi di denaro facile.
E allora cosa
vogliono di più le industrie, quando mai si sono presentate tante
condizioni favorevoli tutte insieme?
Se poi si pensa che
ovunque nel mondo ci sono condizioni di “elasticità” nei
rapporti di lavoro, mai viste prima, in base alle regole più
elementari dell'economia non si capisce come mai l'economia mondiale
non sia in pieno boom.
Spiegare questo
fenomeno non è affatto facile.
C'entra in parte
“l'intelligenza emotiva” applicata all'economia, che in questi
ultimi anni è stata accuratamente studiata, cioè entra in gioco il
ruolo forse preponderante della “percezione” che sovrasta quello
della situazione dell'economia reale.
Questo significa che
la gente prova un senso di insicurezza dovuto a una serie di
fenomeni subiti ma non ancora ben metabolizzati, come la
globalizzazione e l'imponente fenomeno migratorio in atto, percepiti
più come pericoli che come opportunità.
Poi c'è la
situazione geopolitica con i numerosi focolai di crisi sfociati in
guerre aperte, che hanno fatto coniare al papa l'espressione di
guerra mondiale diffusa.
La diffusione del
terrorismo islamico non è uno scherzo e ci sta già recando problemi
e preoccupazioni, che è legittimo sospettare che siano solo l'inizio
di una situazione in via di peggioramento.
Poi ci sono i
fenomeni atmosferici che virano da qualche tempo verso
l'accentuazione degli eventi più estremi anche nelle aree
geografiche che pochi anni fa ne erano immuni.
Poi c'è
l'inquinamento atmosferico, in certe aree talmente vistoso, da non
aver bisogno di essere descritto.
Poi c'è la
criminalità che rende insicure le città.
Poi c'è la politica
che da tempo da l'impressione di non riuscire più a padroneggiare le
situazioni e che comunque non riesce a esprimere un personale
politico affidabile.
E infine “last but
not least” c'è un'economia che si è eccessivamente
finanziarizzata.
Cioè oggi la
finanza ha un peso e un potere abnorme.
A volte si ha
proprio la percezione che pochi finanzieri spregiudicati riescano a
trascinare le borse in direzioni contrarie all'andamento dei
“fondamentali” dell'economia a loro piacimento e solo per il loro
personale arricchimento.
C'è un mondo nel
quale i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre più
poveri, aumentando le disuguaglianze e mettendo così a rischio il
“patto sociale”.
Insomma ce n'è
abbastanza per essere pessimisti.
Essere pessimisti
nei confronti del futuro , applicato all' economia è un
atteggiamento che spinge la gente a tenere i soldi magari sotto il
materasso, per chi li ha ovviamente, ma comunque a non spendere.
E qui siamo arrivati
al cuore del problema, se la gente non spende più di prima, non c'è
santo in grado di fare ripartire l'economia.
A questo punto
vorrei invitare il lettore a prendersi qualche secondo di
riflessione.
E' ovvio che
l'elenco dei possibili motivi di preoccupazione sopra elencati, che
tendono a fare virare l'umore della gente verso il pessimismo nei
confronti del futuro, potrebbero facilmente essere bilanciati e
probabimente superati da un altrettanto accurato elenco di fatti
positivi ,che dovrebbero indurre invece all'ottimismo.
A partire
naturalmente dalle situazioni economiche largamente e
straordinariamente positive, elencate all'inizio : -costo
dell'energia dimezzato; -costo del denaro mai stato così basso ;
-elasticità delle condizioni di lavoro mai vista prima; -costo delle
materie prime ai minimi storici.
E' vero il
terrorismo islamico c'è, ma il mondo sviluppato non conosce guerre
dal 1945, sono settant'anni di pace, il che costituisce un periodo
lunghissimo, mai visto prima nella storia del mondo.
Le condizioni di
vita odierne non sono nemmeno confrontabili con quelli delle
generazioni precedenti, come livello di vita.
Lo sviluppo della
scienza moderna ha tra l'altro raggiunto il risultato strabiliante di
aumentare in modo sostanziale la speranza di vita di molti anni per
ognuno di noi.
Non parliamo dello
sviluppo delle moderne tecnologie, che hanno radicalmente mutato le
nostre abitudini di vita e che ci stanno dando la possibilità di
ampliare in modo straordinario le nostre capacità mentali e di
lavoro.
E allora di cosa ci
lamentiamo?
In realtà molti di
noi non si lamentano affatto, e probabilmente hanno ragione, ma
rimane questa sensazione, questo umore cupo di fondo che non si
riesce a cacciare.
Abbiamo il conforto
di una formidabile personalità spirituale come papa Francesco che
riesce spesso ad essere credibile nel riproporre il messaggio
originario di Gesù Cristo, riuscendo così a parlare all'uomo
moderno, cosa mai riuscita ai suoi precedessori prossimi.
Abbiamo il conforto
di poche ma significative personalità laiche o religiose che si
spendono quotidianamente al servizio degli altri.
Ci sarebbero quindi
dei fondati motivi per guardare all'avvenire con speranza.
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