venerdì 8 gennaio 2016

Il successo strepitoso del film di Checco Zalone



Il “cine- panettone” servito durante le feste di Natale è un genere che è andato avanti per decenni.
Si trattava di film senza pretese artistiche dalla battuta facile, con contenuti spesso volgarotti, che però riuscivano quasi sempre a far ridere chiunque a meno che non fosse di umore particolarmente nero.
Del resto chi andava a vederli sapeva benissimo cosa andava a vedere.
Seguiva quasi sempre un robusto successo di pubblico e di botteghino.
Questo film di Zanone è uscito a Natale presentandosi ancora senza pretese e con l'ambizione di far ridere.
Inevitabile quindi prenderlo per l'ennesimo cine- panettone della serie.
La sorpresa è stata nella misura del successo.
In poche parole dicono che il film sia costato dieci milioni, ma che in una sola serata ne raccolga sette di incassi.
Quindi successo senza precedenti.
Ma la sorpresa è stata anche nel fatto che in realtà è qualcosa di diverso dal solito cine- panettone.
Risate si, ma decisamente contenute.
E' un film di satira, non di battute grossolane.
Difficile definirlo.
La trama consiste in una feroce presa in giro del chiodo italiano dell'attaccamento al “posto fisso” che naturalmente è pubblico impiego o assimilabile.
Ed allora è una ripetizione del genere Fantozzi?
No, perché Fantozzi rappresentava volutamente l'eterno perdente, simpatico ma perdente e in capace di contrastare gli ingranaggi del potere.
Il personaggio di Zalone è al contrario un impiegato molto determinato a sfruttare a suo favore tutti i “benefit” dell'impiego pubblico.
C'è il ricorso scientificamente studiato a tutte le scappatoie per far si che quel posto rimanga del tutto inattaccabile a cominciare dal ricorso sistematico al barone politico di riferimento, che in questo caso è un senatore.
Ma tutta la durata del film il personaggio è un vincente che padroneggia la situazione, che è orgoglioso del suo status sociale e che lo difende caparbiamente.
Capitano le restrizioni di organico, purtroppo molto attuali, che si concretano in proposta di dimissioni anticipate o nell'offerta di trasferimenti a casa del diavolo.
Il personaggio accetta qualsiasi tipo di trasferimento e ci si adatta di buon grado.
L'elemento nuovo e caratterizzante di questo tipo di film è nel venire fuori se pure sotterranea di una tesi politico- sociologica, che guarda caso si inserisce perfettamente nella strategia renziana.
Vuol dimostrare che il posto fisso non è più cosa “moderna”, che bisogna imparare a divenire “imprenditori di sé stessi” se si è svegli abbastanza per farlo.
Nella trama si inserisce ancora un tema tutt'altro che nuovo : la relazione amorosa con una norvegese, “singol”, ma con quattro figli letteralmente di tutti colori a significare visivamente la presenza di quattro mariti o compagni uno diverso dall'altro.
Contrasti culturali fra il personaggio che è meridionale ed ancor più con la sua famiglia tradizionale, e la compagna svedese.
Il tutto trattato in modo abbastanza credibile e senza cadere troppo nello scontato.
E' un film che richiama filoni notissimi, ma che è altro da loro e questa è la sua peculiarità e forse anche il punto di forza che lo ha portato ad un successo imprevisto.
Che la recitazione di Zalone sia brillante e credibile è fuori discussione.
Certo non è un tipo di film che possa rivaleggiare nei contenuti ai pezzi da novanta che ha schierato Holliwood e che si trovano nelle sale insieme al film di Zalone, come ad esempio “il ponte delle spie”.
Quelli sono candidati agli Oscar del prossimo febbraio, mentre Zalone si consolerà di incassi stratosferici.
Quelli gireranno per il mondo, mentre il film di Zalone se pure per molti aspetti brillante , non è concepito per il mondo globalizzato.
La cinematografia italiana è da parecchio tempo assolutamente non competitiva con quella di Holliwood anche perché continua a rigirare il medesimo genere della “commedia all'italiana” ,senza essere capace di salti di fantasia e sopratutto di una prospettiva consona al mondo di oggi, che è ben più ampio dell'amato stivale.
Però non si può non riconoscere che siamo di fronte a un film che si è ritagliato decorosamente un suo spazio, e che conserverebbe questo merito anche se non avesse fatto saltare i botteghini.
E diciamolo pure, avere sostituito i cine-panettoni con questo tipo di film è stato un considerevole passo avanti.


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