Il “cine-
panettone” servito durante le feste di Natale è un genere che è
andato avanti per decenni.
Si trattava di film
senza pretese artistiche dalla battuta facile, con contenuti spesso
volgarotti, che però riuscivano quasi sempre a far ridere chiunque
a meno che non fosse di umore particolarmente nero.
Del resto chi andava
a vederli sapeva benissimo cosa andava a vedere.
Seguiva quasi sempre
un robusto successo di pubblico e di botteghino.
Questo film di
Zanone è uscito a Natale presentandosi ancora senza pretese e con
l'ambizione di far ridere.
Inevitabile quindi
prenderlo per l'ennesimo cine- panettone della serie.
La sorpresa è stata
nella misura del successo.
In poche parole
dicono che il film sia costato dieci milioni, ma che in una sola
serata ne raccolga sette di incassi.
Quindi successo
senza precedenti.
Ma la sorpresa è
stata anche nel fatto che in realtà è qualcosa di diverso dal
solito cine- panettone.
Risate si, ma
decisamente contenute.
E' un film di
satira, non di battute grossolane.
Difficile definirlo.
La trama consiste in
una feroce presa in giro del chiodo italiano dell'attaccamento al
“posto fisso” che naturalmente è pubblico impiego o
assimilabile.
Ed allora è una
ripetizione del genere Fantozzi?
No, perché Fantozzi
rappresentava volutamente l'eterno perdente, simpatico ma perdente e
in capace di contrastare gli ingranaggi del potere.
Il personaggio di
Zalone è al contrario un impiegato molto determinato a sfruttare a
suo favore tutti i “benefit” dell'impiego pubblico.
C'è il ricorso
scientificamente studiato a tutte le scappatoie per far si che quel
posto rimanga del tutto inattaccabile a cominciare dal ricorso
sistematico al barone politico di riferimento, che in questo caso è
un senatore.
Ma tutta la durata
del film il personaggio è un vincente che padroneggia la situazione,
che è orgoglioso del suo status sociale e che lo difende
caparbiamente.
Capitano le
restrizioni di organico, purtroppo molto attuali, che si concretano
in proposta di dimissioni anticipate o nell'offerta di trasferimenti
a casa del diavolo.
Il personaggio
accetta qualsiasi tipo di trasferimento e ci si adatta di buon
grado.
L'elemento nuovo e
caratterizzante di questo tipo di film è nel venire fuori se pure
sotterranea di una tesi politico- sociologica, che guarda caso si
inserisce perfettamente nella strategia renziana.
Vuol dimostrare che
il posto fisso non è più cosa “moderna”, che bisogna imparare a
divenire “imprenditori di sé stessi” se si è svegli abbastanza
per farlo.
Nella trama si
inserisce ancora un tema tutt'altro che nuovo : la relazione amorosa
con una norvegese, “singol”, ma con quattro figli letteralmente
di tutti colori a significare visivamente la presenza di quattro
mariti o compagni uno diverso dall'altro.
Contrasti culturali
fra il personaggio che è meridionale ed ancor più con la sua
famiglia tradizionale, e la compagna svedese.
Il tutto trattato in
modo abbastanza credibile e senza cadere troppo nello scontato.
E' un film che
richiama filoni notissimi, ma che è altro da loro e questa è la sua
peculiarità e forse anche il punto di forza che lo ha portato ad un
successo imprevisto.
Che la recitazione
di Zalone sia brillante e credibile è fuori discussione.
Certo non è un tipo
di film che possa rivaleggiare nei contenuti ai pezzi da novanta che
ha schierato Holliwood e che si trovano nelle sale insieme al film di
Zalone, come ad esempio “il ponte delle spie”.
Quelli sono
candidati agli Oscar del prossimo febbraio, mentre Zalone si
consolerà di incassi stratosferici.
Quelli gireranno per
il mondo, mentre il film di Zalone se pure per molti aspetti
brillante , non è concepito per il mondo globalizzato.
La cinematografia
italiana è da parecchio tempo assolutamente non competitiva con
quella di Holliwood anche perché continua a rigirare il medesimo
genere della “commedia all'italiana” ,senza essere capace di
salti di fantasia e sopratutto di una prospettiva consona al mondo di
oggi, che è ben più ampio dell'amato stivale.
Però non si può
non riconoscere che siamo di fronte a un film che si è ritagliato
decorosamente un suo spazio, e che conserverebbe questo merito anche
se non avesse fatto saltare i botteghini.
E diciamolo pure,
avere sostituito i cine-panettoni con questo tipo di film è stato un
considerevole passo avanti.
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