Abbiamo conosciuto
nella prima repubblica una serie di leader democristiani senza grandi
pretese ma capaci di galleggiare sul filo del 5 che poteva estendersi
al 6-.
galleggiare fra il 5 e il 6- non è sostenibile per un Renzi che vuole essere "il ducetto"
Oggi di molti di
questi personaggi non si ricorda impietosamente nemmeno più il nome.
Archiviato il primo
turno delle amministrative i commentatori sono quasi unanimi a dare a
Renzi un voto appunto fra il 5 e il 6-, ma anche solo un 6- per Renzi
pesa molto più negativamente di quello conseguito da certi vecchi
democristiani, perché quelli come si è detto non avevano pretese,
mentre Renzi campa sull'immagine del “ducetto”.
E se il politico che
si costruisce questo tipo di immagine comincia ad afflosciarsi, la
sua credibilità non regge più.
Renzi ha giocato
tutto per identificarsi con quelle caratteristiche ed oggi non può
più fare marcia indietro, almeno da quando ha indetto arrogantemente
quel benedetto referendum- plebiscito proprio su sé stesso fissato
per il prossimo ottobre.
I due anni di
governo di Renzi non sono stati troppo modesti solo sul piano dei
risultati concreti, ma sono stati ancora più deludenti sul piano
della politica pura, nel senso che in questi due anni l'identità del
Pd si è liquefatta.
un PD che vince solo ai Parioli e in Via Montenapo è una mostruosità politica
E' scioccante nella
sua efficacia visuale l'immagine che è circolata nei telegiornali di
ieri sera quando ci hanno presentato uno “slide” direbbe Renzi
rappresentante il cerchio compreso nel grande raccordo anulare di
Roma tutto colorato di giallo (ad indicare le zone conquistate dai
5Stelle) salvo un piccolo cerchio rosso (a rappresentare le zone
conquistate dal PD) perfettamente nel centro di Roma.
La rappresentazione
visiva di un PD, che viene votato solo ai Parioli e dintorni è un
pugno nello stomaco, non ha senso, è politicamente un mostro.
Disgraziatamente
questa anomala distribuzione elettorale si è rivelata anche a
Milano, dove a Montenapo eccetera hanno votato PD ed a Lorenteggio,
Gratosoglio eccetera hanno votato Parisi.
Assoluto non senso
politico.
E quindi se Renzi
come capo del governo è stato quanto meno scarso, come segretario
del PD è stato un Attila.
Sarà antipatico
essere impietosi verso politici in difficoltà, ma pensiamo a quello
che Renzi considerava la sua maggiore “furbata” politica :
l'assegno degli 80 € ai redditi medio-bassi, ma non ai redditi
minimi, cioè nella fascia 8.000- 24.000 €.
Il meccanismo
macchinoso di erogazione studiato per farlo passare come riduzione
fiscale invece che come sussidio ha fatto sì che oggi quasi un
milione e mezzo di cittadini che lo avevano riscosso mese dopo mese
adesso lo devono restituire tutto insieme (per il gioco
anticipo-conguaglio dopo la dichiarazione dei redditi, tipico della
materia fiscale), in quanto non più rientranti nei limiti di reddito
stabiliti.
Renzi ha perso la rappresentanza dei ceti medi impoveriti
Se pensiamo che
questo atto politico (dell'erogazione di quell'assegno) voleva essere
la forma concreta di un rinnovato patto PD -ceto medio, il suo
fallimento risulta ancora più clamoroso come è documentato dalle
più recenti indagini sulla distribuzione del voto realizzate da Ilvo
Diamanti, in base alle quali risulta che il ceto medio non ha votato
PD.
Essendo questi i
dati, riconosciamo che non c'è santo che tenga : non può esistere
un partito o un leader politico che non sia in grado di ancorarsi a
una identità definita a sua volta specificata nella rappresentanza
credibile degli interessi di ceti sociali precisi.
Chi non raggiunge
questi risultati non fa politica ma solo della chiacchiera destinata
a svanire come l'acqua che scorre.
Su questo tema,
Galli della Loggia ha scritto nel suo editoriale sul Corriere di oggi
proprio della incapacità di Renzi a qualificare sé e il suo partito
nella rappresentanza degli interessi di ceti ben definiti.
gestione immigrazione e gestione crisi bancaria voto 4
Galli fonda il suo
giudizio su questa argomentazione : Renzi non è riuscito a
rappresentare gli interessi del ceto medio in due dei settori che
stanno più a cuore a questo ceto.
Innanzitutto nella
gestione del fenomeno dell'immigrazione, dove non è riuscito ad
ottenere dall'Europa un bel nulla.
Due, nella gestione
della crisi- salvataggio anti- fallimento delle banche locali, ben
note dalla cronaca, non ha affatto saputo prendere la parte dei
piccoli risparmiatori, ma anzi ha dato l'impressione non di
difendere, ma di tollerare benevolmente la tardiva uscita di scena
con osceni emolumenti dei pescecani locali, responsabili del
disastro.
Sul medesimo tema,
un' altro commentatore politico di grande qualità, come Massimo
Gramellini sulla Stampa di venerdì scorso ha sottolineato
l'incapacità di Renzi ad ascoltare “il grido di dolore proveniente
dai salottini” del ceto medio impoverito.
dietro l'angolo stanno ammiccando i "lepenisti" di turno
Andando più a
fondo, Gramellini ha messo in evidenza quello che bolle sotto la
superficie di quei “salottini” e cioè il fatto che questi ceti,
che sono sempre stati politicamente determinanti, se si sentono
esclusi perché i loro problemi vengono trascurati, cominciano a
pensare che se il sistema democratico va avanti senza o contro di
loro, ebbene loro cominceranno a rivolgersi altrove.
Il problema a questo
punto diventa serio, perché è vero che a un certo momento quando
arriviamo alla sensazione di troppo pieno siamo portati a pensare che
se i Renzi o i Berlusconi falliscono, chi se ne frega.
Però non so se
possiamo permettercelo quando oramai i movimenti “lepenisti”
stanno attecchendo in tutto il mondo proprio a causa della
inadeguatezza dei leader democratici.
E' chiaro che questo
non significa che Renzi o Berlusconi o chi altro non avrebbero
alternative, perché questa è la litania che da sempre ripetono i
conservatori che hanno il terrore di cambiare e in realtà vogliono
comunque lasciare le cose come stanno.
A questo punto le
alternative occorre trovarle mettendo fuori il dovuto coraggio ed i
connessi rischi, perché dietro l'angolo il posto è già occupato e
questo comporta rischi ancora più seri.
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