Non era mai accaduto
prima, anche perché prima il mondo non era mai stato globalizzato,
ma ora è ormai presente in ogni parte del mondo la forte tendenza a
punire l'establishment, cioè il potere costituito, i gruppi che
sono al potere da più tempo.
In Italia siamo
andati avanti per decenni e decenni con spostamenti nelle scelte del
corpo elettorale dello zero virgola o pressapoco.
C'era quindi la
tendenza opposta, nel senso che la gente tendeva a ridare fiducia al
partito che aveva votato alla tornata precedente.
Con un
elettorato così mobile può succedere di tutto
Oggi invece, con un
elettorato divenuto molto mobile, le previsioni diventano un terno al
lotto, perché la mobilità , oltre ad essere cresciuta, sta per
diventare lei stessa una tendenza costante e quindi ritenuta normale
nel tempo, con la conseguenza che se si fa un sondaggio oggi anche
con i criteri più seri della statistica , questo può essere
smentito domani, perché l'elettore domani può già avere cambiato
parere.
Quindi se una volta
uno che cambiava parere sulla scelta del partito di riferimento
,veniva considerato un voltagabbana, una persona inaffidabile, oggi è
chi non cambia che viene percepito come una persona un po' tonta che
non si muove perché non capisce bene le cose.
Oggi i politici
come è noto riscuotono il livello più basso di fiducia, fra le
varie categorie, riscontrabile nel dopoguerra.
In gran parte se lo
sono proprio meritato, se non altro per il livello abnorme di
corruzione che si annida nella classe politica.
Ma bisogna anche
dire, per essere obbiettivi, che qualche giustificazione ce l'hanno,
nel senso che fare il politico oggi è molto più difficile e
complicato di ieri, perché il mondo e le società sono diventate
più complesse.
Se la società non
solo cambia, ma cambia tanto di frequente da essere definita
“liquida” dal solito e ultra-citato Bauman, il “povero”
politico che voglia prendere sul serio il suo lavoro, come fa a
individuare gli interessi e le esigenze di queste società?
Le classi
sociali si sono liquefatte ma le disuguaglianze sono aumentate invece
di diminuire
Era molto più
semplice quando c'erano le classi, ben definite addirittura dal modo
di vestire, dalle frequentazioni, dal modo di parlare, eccetera
eccetera.
Adesso tutti ci
vestiamo nello stesso modo, tutti parliamo (più o meno) nello stesso
modo, tutti frequentiamo (più o meno) gli stessi posti.
Tanto che quel
furbacchione del Berlusca per farsi eleggere al potere nel '94 ha
subito venduto la favoletta : “io sono uno di voi”.
I nemici erano per
lui i comunisti, d'accordo, ma è sempre stato tanto accorto dal
guardarsi bene dall'andare a dire : “attenti che se i comunisti
vanno al potere vi tolgono le vostre ricchezze” ,come facevano le
destre di un tempo, perché se così avesse fatto si sarebbe
inserito nella solita contrapposizione dei privilegiati che volevano
non cambiare nulla per andare avanti a difendere i propri privilegi.
Il berlusconismo
invece più furbamente diceva : “attenti che se i comunisti (che
oramai non c'erano fisicamente più) vanno al potere, vi
schiacceranno di tasse, e questo era uno spauracchio per tutti anche
per le classi più disagiate.
E quindi,
Berlusconi, pur continuando a difendere nella sostanza ,privilegi e
privilegiati, come sempre, si presentava se non proprio sotto le
spoglie del “tribuno della plebe” , almeno sotto quelle del
“populista” che ha a cuore gli interessi della gente e che
avrebbe operato perché chiunque potesse avere il successo che aveva
avuto lui nella vita.
Era “il sogno
americano” ,trapiantato in Italia.
Ma il giochetto non
è riuscito né in Italia, nè in America, se è vero, come è vero,
perché è documentato dai numeri, che in questi ultimi anni le
classi si sono liquefatte, ma le diseguaglianze sono fortemente
aumentate.
In soldoni : i
ricchi sono divenuti più ricchi e spesso molto più ricchi ed i
poveri sono diventati più poveri, anzi il numero dei poveri è
molto aumentato nelle società sviluppate.
In Italia siamo a 10
milioni.
Per la precisione
5,7% povertà assoluta e 10,3% povertà relativa (Istat : “la
povertà in Italia” pubblicazione 15/7/15).
E' una cifra
piuttosto conturbante, trattandosi, pur sempre, della settima potenza
economica del mondo.
La stabilità
e la “pace sociale” sono più in pericolo oggi di ieri con un
“ceto medio” e un'occupazione giovanile in caduta libera
E' chiaro che c'è
qualcosa che non quadra, perché è illogico, è incoerente che la
dissoluzione delle classi vada di pari passo con un aumento vistoso
della povertà, che significa una cosa sola e cioè che una parte
consistente del “ceto medio” sta precipitando in basso e questo è
da sempre uno dei più gravi campanelli d'allarme per la stabilità
sociale.
Se poi ricordiamo
che il livello di disoccupazione della fascia di popolazione
giovanile è stabile intorno al 40% e che a questa cifra va aggiunta
quella dei “neet” (not in education, employment or training)
arriviamo a cifre assolutamente assurde.
Fa in fretta Draghi,
il super tecnocrate di Bruxelles a parlare di “generazione
perduta”, ma chi c'è dentro in quella generazione, come reagisce e
come reagirà?
E siamo già al
secondo grave elemento di instabilità sociale.
Poi c'è l'economia
che non si muove da anni, nemmeno prendendola a calci, e il politico
che può fare, spararsi?
Attenzione che siamo
ben lungi dall'aver fatto un elenco almeno delle maggiori questioni,
abbiamo lasciato fuori, per esempio, degli elefanti come le ondate
migratorie , la corruzione dilagante e il macigno del debito
pubblico.
Il fatto che in
questa imminente tornata di elezioni amministrative ci sia calma
piatta è significativo, perché dimostra che i problemi stanno
diventando troppo grossi e pesanti per la classe politica sulle
scene.
Ormai temo che anche
loro si accorgano della loro non adeguatezza.
I giornali hanno
sottolineato, a titolo di esempio, che i problemi di Roma sono
talmente giganteschi e al limite della irresolubilità, che nei pochi
dibattiti all'americana fra i candidati sindaco, tutti sono stati
generici e stringati nel presentare gli immancabili elenchi delle
cose da fare.
Pare poi che ben
pochi elettori siano decisi ad a votare, come se si desse per
scontato che chiunque vinca, nessuno sarà capace di combinare
qualcosa.
Non è un bel clima,
anche se lo scetticismo è giustificato.
Quali forze
politiche possono giocarsi la partita nel rivendicare in modo
credibile la rappresentanza politica del sentimento “anti
establishment?
Ma torniamo al punto
di partenza : i popoli tendono a punire l'establishment.
Questa nuova
tendenza, complica ancora di più le cose, perché così diminuiscono
ancora di più i punti fermi.
E' vero che i
politici ,essendo convinti di essere più volpi delle volpi, tentano
di cavalcare anche questa tendenza.
Renzi docet ,essendo
addirittura partito politicamente,presentandosi nelle vesti del
“rottamatore” dell'establishment.
Certo che oggi il
suo trono ha una gamba costituita dai Verdiniani, eletti nelle liste
di Berlusconi e un'altra è costituita dai seguaci di Angelino
Alfano ,che era il “delfino” designato , fatto eleggere, sempre
da Berlusconi, anche se questi riscontrava nel suo pupillo una
pericolosa mancanza del famoso “quid”.
Se questo è
rottamare, tanto valeva che si tenesse Bersani, Veltroni, D'Alema e
via dicendo, vecchi notabili, ma di ben altro livello rispetto ai
nuovi compagni di cordata.
Ma le presunte volpi
stanno rischiando parecchio se la tendenza a punire chi è al potere
si consolidasse.
Non voglio fare
propaganda per i 5Stelle, perché anche loro di problemi irrisolti se
ne portano dietro parecchi e da troppo tempo, ma se per ipotesi di
lavoro cerchiamo di posizionarci dal punto di vista appunto di coloro
che vogliono punire l'establishment, dove andremmo a parare
concretamente se non dai 5Stelle?
Da Salvini? Ha una
proposta politica vistosamente e volutamente rozza, ed è troppo
evidente che sia disposto a cavalcare qualsiasi tipo di malcontento.
Ma la sua palla al
piede è proprio l'establishment, costituito dalla classe dirigente
leghista delle varie regioni ,Lombardia in testa, che ha dato una
prova di sé, assolutamente pessima.
Quindi Salvini può
far tutto ma come fa a presentarsi come alternativa ai suoi?
Dovrebbe prima per
lo meno cacciare Maroni, ma oltre a non riuscirci, quand'anche lo
facesse, poi rimarrebbe in mutande, nel senso che come farebbe a
rinunciare alle clientele, sistemate da quella classe dirigente
regionale?
Lasciamo perdere i
fascisti vecchi e nuovi, perché sarebbe anche per loro ridicolo
rivendicare posizioni anti-establishment, dopo la prova terribile
data al Comune di Roma da Alemanno ed alla Regione Lazio da Storace.
I Berlusconiani
poi, non parliamone nemmeno, dato che sono diventati essi stessi
l'establishment in oltre vent'anni di governo e quindi anche qui,
nulla da fare.
Ne consegue che gli
unici che possano giocarsi la partita anti establishment con la
dovuta credibilità sono i 5Stelle.
E' crudele e cinico
doverlo constatare, ma l'uscita di scena forzata del fondatore
-guru-ideologo Casaleggio e quella di fatto dello stesso Grillo,
hanno fatto fare un salto di qualità al Movimento.
Adesso, o comunque
da qui a poco nessuno potrà più venire a dire : ma un movimento
guidato da un comico, come si fa a prenderlo sul serio.
Il nuovo leader di
fatto se lo sono già trovato in Luigi Di Maio, che è
incredibilmente giovane (compirà 30 anni il 6 luglio prossimo) , ma
sembra aver dimostrato di essere capace di imparare in fretta e
sopratutto sembra aver capito, a differenza di molti dei suoi, che in
politica bisogna agire con equilibrio e rispetto delle istituzioni.
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