giovedì 2 giugno 2016

Nell'elettorato c'è ormai una forte tendenza a punire l'establishment






Non era mai accaduto prima, anche perché prima il mondo non era mai stato globalizzato, ma ora è ormai presente in ogni parte del mondo la forte tendenza a punire l'establishment, cioè il potere costituito, i gruppi che sono al potere da più tempo.
In Italia siamo andati avanti per decenni e decenni con spostamenti nelle scelte del corpo elettorale dello zero virgola o pressapoco.
C'era quindi la tendenza opposta, nel senso che la gente tendeva a ridare fiducia al partito che aveva votato alla tornata precedente.

Con un elettorato così mobile può succedere di tutto
Oggi invece, con un elettorato divenuto molto mobile, le previsioni diventano un terno al lotto, perché la mobilità , oltre ad essere cresciuta, sta per diventare lei stessa una tendenza costante e quindi ritenuta normale nel tempo, con la conseguenza che se si fa un sondaggio oggi anche con i criteri più seri della statistica , questo può essere smentito domani, perché l'elettore domani può già avere cambiato parere.
Quindi se una volta uno che cambiava parere sulla scelta del partito di riferimento ,veniva considerato un voltagabbana, una persona inaffidabile, oggi è chi non cambia che viene percepito come una persona un po' tonta che non si muove perché non capisce bene le cose.
Oggi i politici come è noto riscuotono il livello più basso di fiducia, fra le varie categorie, riscontrabile nel dopoguerra.
In gran parte se lo sono proprio meritato, se non altro per il livello abnorme di corruzione che si annida nella classe politica.
Ma bisogna anche dire, per essere obbiettivi, che qualche giustificazione ce l'hanno, nel senso che fare il politico oggi è molto più difficile e complicato di ieri, perché il mondo e le società sono diventate più complesse.
Se la società non solo cambia, ma cambia tanto di frequente da essere definita “liquida” dal solito e ultra-citato Bauman, il “povero” politico che voglia prendere sul serio il suo lavoro, come fa a individuare gli interessi e le esigenze di queste società?

Le classi sociali si sono liquefatte ma le disuguaglianze sono aumentate invece di diminuire
Era molto più semplice quando c'erano le classi, ben definite addirittura dal modo di vestire, dalle frequentazioni, dal modo di parlare, eccetera eccetera.
Adesso tutti ci vestiamo nello stesso modo, tutti parliamo (più o meno) nello stesso modo, tutti frequentiamo (più o meno) gli stessi posti.
Tanto che quel furbacchione del Berlusca per farsi eleggere al potere nel '94 ha subito venduto la favoletta : “io sono uno di voi”.
I nemici erano per lui i comunisti, d'accordo, ma è sempre stato tanto accorto dal guardarsi bene dall'andare a dire : “attenti che se i comunisti vanno al potere vi tolgono le vostre ricchezze” ,come facevano le destre di un tempo, perché se così avesse fatto si sarebbe inserito nella solita contrapposizione dei privilegiati che volevano non cambiare nulla per andare avanti a difendere i propri privilegi.
Il berlusconismo invece più furbamente diceva : “attenti che se i comunisti (che oramai non c'erano fisicamente più) vanno al potere, vi schiacceranno di tasse, e questo era uno spauracchio per tutti anche per le classi più disagiate.
E quindi, Berlusconi, pur continuando a difendere nella sostanza ,privilegi e privilegiati, come sempre, si presentava se non proprio sotto le spoglie del “tribuno della plebe” , almeno sotto quelle del “populista” che ha a cuore gli interessi della gente e che avrebbe operato perché chiunque potesse avere il successo che aveva avuto lui nella vita.
Era “il sogno americano” ,trapiantato in Italia.
Ma il giochetto non è riuscito né in Italia, nè in America, se è vero, come è vero, perché è documentato dai numeri, che in questi ultimi anni le classi si sono liquefatte, ma le diseguaglianze sono fortemente aumentate.
In soldoni : i ricchi sono divenuti più ricchi e spesso molto più ricchi ed i poveri sono diventati più poveri, anzi il numero dei poveri è molto aumentato nelle società sviluppate.
In Italia siamo a 10 milioni.
Per la precisione 5,7% povertà assoluta e 10,3% povertà relativa (Istat : “la povertà in Italia” pubblicazione 15/7/15).
E' una cifra piuttosto conturbante, trattandosi, pur sempre, della settima potenza economica del mondo.

La stabilità e la “pace sociale” sono più in pericolo oggi di ieri con un “ceto medio” e un'occupazione giovanile in caduta libera
E' chiaro che c'è qualcosa che non quadra, perché è illogico, è incoerente che la dissoluzione delle classi vada di pari passo con un aumento vistoso della povertà, che significa una cosa sola e cioè che una parte consistente del “ceto medio” sta precipitando in basso e questo è da sempre uno dei più gravi campanelli d'allarme per la stabilità sociale.
Se poi ricordiamo che il livello di disoccupazione della fascia di popolazione giovanile è stabile intorno al 40% e che a questa cifra va aggiunta quella dei “neet” (not in education, employment or training) arriviamo a cifre assolutamente assurde.
Fa in fretta Draghi, il super tecnocrate di Bruxelles a parlare di “generazione perduta”, ma chi c'è dentro in quella generazione, come reagisce e come reagirà?
E siamo già al secondo grave elemento di instabilità sociale.
Poi c'è l'economia che non si muove da anni, nemmeno prendendola a calci, e il politico che può fare, spararsi?
Attenzione che siamo ben lungi dall'aver fatto un elenco almeno delle maggiori questioni, abbiamo lasciato fuori, per esempio, degli elefanti come le ondate migratorie , la corruzione dilagante e il macigno del debito pubblico.
Il fatto che in questa imminente tornata di elezioni amministrative ci sia calma piatta è significativo, perché dimostra che i problemi stanno diventando troppo grossi e pesanti per la classe politica sulle scene.
Ormai temo che anche loro si accorgano della loro non adeguatezza.
I giornali hanno sottolineato, a titolo di esempio, che i problemi di Roma sono talmente giganteschi e al limite della irresolubilità, che nei pochi dibattiti all'americana fra i candidati sindaco, tutti sono stati generici e stringati nel presentare gli immancabili elenchi delle cose da fare.
Pare poi che ben pochi elettori siano decisi ad a votare, come se si desse per scontato che chiunque vinca, nessuno sarà capace di combinare qualcosa.
Non è un bel clima, anche se lo scetticismo è giustificato.

Quali forze politiche possono giocarsi la partita nel rivendicare in modo credibile la rappresentanza politica del sentimento “anti establishment?
Ma torniamo al punto di partenza : i popoli tendono a punire l'establishment.
Questa nuova tendenza, complica ancora di più le cose, perché così diminuiscono ancora di più i punti fermi.
E' vero che i politici ,essendo convinti di essere più volpi delle volpi, tentano di cavalcare anche questa tendenza.
Renzi docet ,essendo addirittura partito politicamente,presentandosi nelle vesti del “rottamatore” dell'establishment.
Certo che oggi il suo trono ha una gamba costituita dai Verdiniani, eletti nelle liste di Berlusconi e un'altra è costituita dai seguaci di Angelino Alfano ,che era il “delfino” designato , fatto eleggere, sempre da Berlusconi, anche se questi riscontrava nel suo pupillo una pericolosa mancanza del famoso “quid”.
Se questo è rottamare, tanto valeva che si tenesse Bersani, Veltroni, D'Alema e via dicendo, vecchi notabili, ma di ben altro livello rispetto ai nuovi compagni di cordata.
Ma le presunte volpi stanno rischiando parecchio se la tendenza a punire chi è al potere si consolidasse.
Non voglio fare propaganda per i 5Stelle, perché anche loro di problemi irrisolti se ne portano dietro parecchi e da troppo tempo, ma se per ipotesi di lavoro cerchiamo di posizionarci dal punto di vista appunto di coloro che vogliono punire l'establishment, dove andremmo a parare concretamente se non dai 5Stelle?
Da Salvini? Ha una proposta politica vistosamente e volutamente rozza, ed è troppo evidente che sia disposto a cavalcare qualsiasi tipo di malcontento.
Ma la sua palla al piede è proprio l'establishment, costituito dalla classe dirigente leghista delle varie regioni ,Lombardia in testa, che ha dato una prova di sé, assolutamente pessima.
Quindi Salvini può far tutto ma come fa a presentarsi come alternativa ai suoi?
Dovrebbe prima per lo meno cacciare Maroni, ma oltre a non riuscirci, quand'anche lo facesse, poi rimarrebbe in mutande, nel senso che come farebbe a rinunciare alle clientele, sistemate da quella classe dirigente regionale?
Lasciamo perdere i fascisti vecchi e nuovi, perché sarebbe anche per loro ridicolo rivendicare posizioni anti-establishment, dopo la prova terribile data al Comune di Roma da Alemanno ed alla Regione Lazio da Storace.
I Berlusconiani poi, non parliamone nemmeno, dato che sono diventati essi stessi l'establishment in oltre vent'anni di governo e quindi anche qui, nulla da fare.
Ne consegue che gli unici che possano giocarsi la partita anti establishment con la dovuta credibilità sono i 5Stelle.
E' crudele e cinico doverlo constatare, ma l'uscita di scena forzata del fondatore -guru-ideologo Casaleggio e quella di fatto dello stesso Grillo, hanno fatto fare un salto di qualità al Movimento.
Adesso, o comunque da qui a poco nessuno potrà più venire a dire : ma un movimento guidato da un comico, come si fa a prenderlo sul serio.
Il nuovo leader di fatto se lo sono già trovato in Luigi Di Maio, che è incredibilmente giovane (compirà 30 anni il 6 luglio prossimo) , ma sembra aver dimostrato di essere capace di imparare in fretta e sopratutto sembra aver capito, a differenza di molti dei suoi, che in politica bisogna agire con equilibrio e rispetto delle istituzioni.



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