giovedì 16 giugno 2016

Strada spianata per Hillary Clinton ? Ma neanche per idea







Siamo abituati all'ambiente della politica italiana che non è esattamente quello di un collegio di educande, e quindi tendiamo a omologare con gli stessi schemi anche le liturgie americane delle primarie presidenziali.
Per la verità un tempo non era così, nel senso che mentre in Italia il sistema politico è sempre stato basato sui partiti tradizionali di massa, ben radicati territorialmente con apparati, sezioni etc., in America questo paesaggio europeo non è mai esistito ed al suo posto ci sono sempre stati i così detti partiti non di massa, ma di opinione senza apparati permanenti ma con presenza territoriale limitata nel tempo ai singoli eventi delle primarie presidenziali oltre ovviamente alle elezioni locali.

Più si avvicinano le presidenziali di novembre e più coltelli prendono il volo
Detto questo però pur essendo diversa la struttura organizzativa, non si può certo dire che la lotta politica in America si svolga con particolare “fair play”.
Anche qui man mano che ci si avvicina alle date fatidiche delle elezioni, i coltelli cominciano a volare spesso con particolare cattiveria.
Nella tornata delle primarie in corso la durezza della lotta è ancora più accentuata dal fatto che sono emersi fra i candidati di spicco due “outsiders” come sono Donald Trump, che ha sconvolto l'apparato dei Repubblicani ,presentandosi come portavoce del ceto medio che non ne può più dell'establishment politico tradizionale e dall'altra parte Sanders che, a sua volta, ha sconvolto l'apparato dei Democratici proponendo delle idee “socialiste” che in America non hanno mai attecchito.
Trump ha stravinto la sua battaglia sul fronte repubblicano, e la Clinton ha pure vinto la sua battaglia, ma con parecchia fatica.
Non solo perché Sanders è deciso a mollare solo quando le sue istanze saranno accolte nel programma della Clinton, ma perché Hillary Clinton ha il sì avuto fin dall'inizio il completo appoggio dell'apparato democratico, ma stenta ha imporsi tra la gente.
Ha avuto due giorni fa l'endorsment del Presidente Obama un po' all'ultimo minuto ed “obtorto collo”.
Sulla nostra stampa quasi non sono arrivate queste notizie dall'America, ma fra Obama e la Clinton non c'è mai stato un gran feeling, anche se la Clinton è stata addirittura Segretario di Stato di Obama.
I due non si sono mai amati.
L'elegante e sofisticata First lady Michelle, poi, pare che sia abituata a sparare battute non propriamente eleganti sia su Hillary, sia su tutto il clan Clinton.

Hillary Clinton ha da sempre dei problemi a intendersi con Obama
In America é addirittura uscito più di un libro dedicato proprio sull'odio che coverebbe fra gli Obama e i Clinton (“Faida sanguinosa di Ed Klein “ e “Clinton Inc.” di Daniel Harper).
E' noto che il candidato alle primarie che Obama avrebbe preferito non è mai stata la Clinton, ma l'attuale Vice Presidente Joe Biden, che in effetti si era messo in lizza ma poi si era ritirato.
Ci sono tutt'ora super-esperti di politica americana che dicono che i giochi non sarebbero ancora conclusi, perché se l'FBI dovesse intervenire con un formale “indictment” a carico di Hillary Clinton per avere usato un server di posta privato quando era stata Segretario di Stato, questa sarebbe costretta a uscire di scena e il Presidente Obama ,in questo caso, non sarebbe per niente dispiaciuto di dovere mettere in atto urgentemente un piano B ,che consisterebbe proprio nello schierare all'ultimo momento di fronte ai delegati della Convention democratica proprio il suo Vice Joe Biden, che verrebbe immancabilmente acclamato candidato ufficiale, con buone probabilità di prevalere poi su Donald Trump.
Come si vede non è che noi italiani siamo gli unici ad essere macchiavellici in politica, perché anche i nostri partner occidentali ci sanno fare ,eccome.
Sta di fatto però che questi piani macchiavellici non sono dovuti a calcoli strampalati, ma riflettono l'imbarazzo dell'apparato democratico di fronte a una candidata fortissima all'interno del partito, ma
che notoriamente trova molta difficoltà a farsi accettare dall'elettorato.
La situazione in effetti è tutto sommato facilmente leggibile.

Donald Trump è forse perfino volgare ma è riuscito a parlare al cuore dell'americano medio
Da una parte c'è quel prorompente personaggio di Donald Trump, che si è imposto a furor di popolo anche contro l'apparato repubblicano, e che sarà un populista fin che si vuole, ma risulta ormai un credibile porta voce delle aspirazioni del ceto medio impoverito che ce l'ha con l'establishment e i banchieri Wall Street, le tasse, e gli immigrati.
Dall'altra una Hillary Clinton, che è un politico di lungo corso, con un carattere molto tosto e determinato, ma che può presentarsi in qualsiasi modo, ma non certo come un personaggio nuovo.
Per di più la Clinton viaggia sfruttando colossali finanziamenti che le vengono proprio da quei banchieri, sui quali spara Trump.
Si pensi poi che Trump, le spara un po troppo grosse, ed è sicuramente un populista all'eccesso, ma è anche indubbio, che ha trovato un seguito molto ampio nel paese, giocando da solo e questa posizione non è affatto facile.
Hillary Clinton, purtroppo per lei ,si trova anche nell'imbarazzante posizione di chi verrà chiamato dall' elettorato a pagare il conto della presidenza Obama, che non è stata certo esaltante.
Ha realizzato poco, troppo poco e sopratutto ha lasciato l' impressione di una presidenza debole e incerta.
Amleto alla Casa Bianca è quello che gli americani non avrebbero mai voluto, per la semplice ragione che sono tutt'ora la principale potenza militare del pianeta.
Non è un caso che lo slogan principale di Donald Trump sia : io riporterò l'America alla sua grandezza.

La Clinton deve smarcarsi da un Obama che non ha affatto realizzato una presidenza esaltante
La Clinton per una delle solite ironie della storia quando ha ricoperto la carica di Segretario di Stato con Obama, è stata quasi sempre in contrasto col presidente proprio a causa della sua perenne indecisione e la sua tendenza ad un moderatismo esasperato, ed ha quasi sempre tentato di fargli prendere posizioni più coraggiose e definite, ma non riuscendoci quasi mai.
Ma ne pagherà lo stesso il conto, perché così funzionano le cose in politica, perché la gente la percepisce come uno dei pilastri dell' establishment.
Non bastasse questo, va altresì tenuto conto del fatto che c'è la sensazione diffusa che gli americani abbiano cominciato a guardare con fastidio e irritazione a questo fenomeno del perdurare delle dinastie politiche , che hanno prosperato (i Kennedy, i Bush, e ora proprio i Clinton), ma che sono sicuramente un'anomalia per la cultura politica americana.
Le monarchie in America sono viste con interesse , ma come cose molto folkloristiche, che divertono, affascinano, ma sono un genere assolutamente infantile che non può essere preso sul serio.
A leggere la sua autobiografia, la Clinton ne viene fuori come un personaggio che ha tutte le caratteristiche e la caratura per essere Presidente del suo paese, ma oggi probabilmente l'elettorato americano vorrebbe un presidente fuori dagli schemi e molto più decisionista.
Purtroppo la Clinton fa troppo parte del sistema e dei suoi schemi consolidati.
Non è facile per noi italiani ed europei in genere avere una idea chiara delle cose americane, perché quella storia e quella cultura hanno le stesse radici delle nostre, ma sono state coniugate in modo del tutto diverso.
Un esempio banale, la maggior parte di chi segue i media americani dall'Europa, al 90% legge il New York Times e cerca i filmati della CNN international.
Ora è ben noto che l'americano medio non legge il NYT e non vede la CNN International, perché li vede come roba da intellettuali.

Donald Trump non va preso sottogamba
E quindi ancora per esempio noi tendiamo a dare per scontato che uno che dice le cose che escono dai discorsi di Donald Trump, fa folklore ma non vincerà mai un'elezione presidenziale.
Probabilmente non è così affatto, perché l'America non è l'Europa, a votare ci vanno veramente in pochi e le minoranze etniche che ovviamente non tifano per Trump sono quelle che vanno a votare meno numerose.
Poi la mentalità politica americana è modellata in gran parte su un pragmatismo molto accentuato per cui uno non vota per l'”ideologia” e per i “valori” per i quali ha sempre votato, ma segue un ragionamento basato sul momento nel quale si vota, per cui oggi così, domani chissà.
Inutile dire che siamo abituati da decenni a importare quasi tutto dall'America, compreso i modi di fare e che questo costume politico finiremo per copiarlo, ma oggi non ci siamo ancora abituati.
Lo si è detto più volte nei post precedenti, l'elettorato italiano ed europeo sta diventando sempre più “liquido”.
In America è sempre stato mobile.
Queste caratteristiche del sistema americano non favoriscono affatto Hillary Clinton, che in quanto intellettuale liberal, viene percepita più come una fotocopia di Obama che altro, da chi non è uso a analisi politiche troppo sottili.
C'è poi il problema della “comunicazione”, avvertito nel paese di Hollywood e delle serie TV, che la comunicazione l'ha inventata, ancora di più che da noi.
Uno come Trump nei bar sport d'America è di casa, e quindi parla con naturalezza a quei cuori, che vogliono dichiarazioni d'intenti molto terra a terra.
Hillary è un po' meno peggio del suo siderale e ultra-intellettuale presidente, ma non “buca” e non ha mai “bucato”.
Non è avvertita come simpatica o come si dice oggi non ha “empatia”.
Ma Trump è tutto fuori dai binari, si dice da noi.
E' vero e non è questa una buona qualità per un possibile presidente, ma non è che la sua gente vuole proprio quello?
Prendiamo uno dei problemi più “sensibili” come quello del terrorismo islamico e dell'immigrazione e vediamo come gli si avvicinano i due candidati.
Gli Obama e i Clinton fanno un ragionamento razionalmente impeccabile, ma terribilmente intellettualistico.

La comunicazione elementare di Trump viene capita subito, quella della Clinton invece “non buca”
L'argomentazione è questa : il nostro primo obiettivo è quello di rimanere fedeli ai nostri “valori”, che ci impongono di mettere tutti i cittadini sullo stesso piano.
Noi abbiamo una consistente minoranza di cittadini islamici che sono sicuramente intenzionati a integrarsi nel nostro tessuto civile e quindi non possiamo dubitare di loro.
Poi dobbiamo considerare che nel mondo gli oltre un miliardo e mezzo di musulmani sono in grandissima maggioranza persone che non aderiscono ad alcun movimento terrorista.
I nostri valori e queste considerazioni ci impediscono quindi di parlare di “terrorismo islamico”, perché così offenderemmo gli islamici moderati americani e quelli nel mondo.
Poi non possiamo criminalizzare una religione dal momento che i nostri “valori” ci impongono di tenere tutte le religioni sullo stesso piano.
Questo il ragionamento Obama- Clinton.
Dall'altra parte Trump dice ben altro.
Non so se fra i musulmani che arrivano da noi ci sono terroristi, ma siccome potrebbero esserci, blocchiamo l'entrata negli Stati Uniti dei musulmani.
Secondo, il terrorismo islamico non si contrasta con dei bei discorsi, e di conseguenza da presidente mi propongo di incenerire qualsiasi insediamento dei terroristi islamici anche con piccole armi atomiche.
Rozzo? Estremamente rozzo, ma maledettamente immediato ed efficace.
Oltre tutto il ragionamento degli Obama-Clinton è sì articolato e argomentato in modo sottile, ma non è certo a prova di contraddittorio.

Obama è un intellettuale raffinato, ma il popolo sembra volere altro
Prima di tutto finora non ha cavato un ragno dal buco.
Poi anche solo sul piano intellettuale è fragile perché ancorarsi a “valori” è un discorso comunissimo in Europa, ma è spesso scivoloso se non addirittura pericoloso, perché va a parare inesorabilmente sulla difesa dell' “identità”, che è la base ideologica di tutte le destre.
Dall'illuminismo in poi i “valori” sono considerati “relativi” a un certo tempo ed alla sensibilità civile condivisa di quel tempo, nulla di più e nulla di immutabile.
Poi qualsiasi analisi approfondita storico- politica porta a dover riconoscere con assoluta chiarezza e determinazione che oggi esistono atti di terrorismo islamico e cioè di matrice religiosa.
Poi ancora per quanto il discorso sia delicato e imbarazzante non ha senso non riconoscere che le religioni non sono tutte uguali e che il Corano come “libro sacro” contiene incitamenti alla violenza contro gli “infedeli” impressionanti e costanti.
Esattamente come la “Bibbia”.
Ma almeno da parte dei cristiani si è fatta molta strada nel tempo per riconoscere la “non storicità” dei racconti biblici e la necessità di interpretare quei testi non in modo letterale, ma con una esegesi
approfondita secondo criteri scientifici, come quelli applicati alla letteratura antica.
Il fatto che gli islamici, anche “moderati” non riconoscano affatto la necessità di sottoporre il Corano ad analisi critica, mette l'intero universo islamico a rischio fondamentalismo.
Poi l'America è ancora fortemente in debito con i suoi caduti dell'11 settembre.
Come è possibile infatti che a distanza di tanto tempo non si siano ancora mosse dai governi americani precise accuse contro i governi dell'Arabia Saudita e degli Emirati del Golfo per il fatto che questi hanno inondato il mondo di moschee e centri islamici ,atti a diffondere l'Islam di confessione Wahabita, che è la radice ideologica di tutti gli Islamici “radicali” e cioè terroristi?
Obama ha già detto che metterebbe il veto su prese di posizione parlamentari di questo tenore, denunciando così tutta la pericolosa debolezza del suo ragionamento intellettualistico su terrorismo e immigrazione.

Obama affronta il problema del terrorismo islamico con ragionamenti intellettualistici inconcludenti e quindi la Clinton deve cambiare linea subito
La Clinton si è vista costretta solo ieri o l'altro ieri a dichiarare che da presidente prenderebbe in considerazione questo tema, del riconsiderare le alleanze in Medio Oriente, discriminando i paesi direttamente o indirettamente finanziatori del terrorismo.
Meglio tardi che mai, ma questo denuncia la grande debolezza dello schieramento Obama-Clinton
su questa materia, che è estremamente “sensibile” in una elezione presidenziale.
Non la vedo bene quindi per Hillary Clinton ed è un peccato, perché se perde è perché sarebbe costretta a pagare gli errori di altri, di conseguenza arrivati a questo punto ed incassato se pure con ritardo “l'endorsment” del Presidente uscente, deve assolutamente fare una campagna più “cattiva” non solo nei confronti di Trump, ma nei confronti dei suoi.
Voglio dire che prima di tutto deve scrollarsi di dosso se vuole vincere (e lo vuole) tutte le buone maniere dei salottini intellettuali dai quali proviene e sopratutto deve smarcarsi in modo visibile da Obama, perché se si lascia percepire come la continuazione di Obama, le sue probabilità di elezione si assottiglierebbero pericolosamente.
Nei riguardi di Trump poi non dico che deve mettersi alla pari perché una che viene dal suo mondo ,anche se si sforzasse non ci riuscirebbe mai, però deve imparare ad essere meno intellettuale e più diretta.
Poverina, ci ha provato a prendere l'autobus (nel caso specifico la metropolitana di New York) per far vedere che lei è come gli altri ,ma ne è venuto fuori un disastro mediatico perché non avendola usata da chissà quanto tempo quella Metro, non sapeva nemmeno dove e come si doveva infilare il biglietto.
Trump magari se la caverebbe anche peggio nella stessa situazione, ma se riesce a rendersi credibile, vuol dire che c'è una domanda politica per chi almeno mostra di interessarsi ai problemi della gente e la pianta di comportarsi in punta di forchetta.







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