lunedì 5 dicembre 2016

Gli italiani alle urne hanno bocciato pesantemente Renzi, ma adesso al suo posto chi vogliono e cosa vogliono?



Confesso che in controtendenza rispetto ai sondaggi davo per certa la vittoria dei si al referendum costituzionale, perché ero convinto che i nostri connazionali si sarebbero comportati come nel passato quando messi di fronte ad una scelta radicale, hanno sempre avuto paura del “salto nel buio”.
Poi mi sembrava che Renzi avrebbe potuto interpretare la parte se non dell’uomo forte, almeno quella del decisionista determinato, due figure che vanno molto attualmente nelle preferenze della gente nel mondo.

Mi sono sbagliato, gli italiani hanno fatto sapere in modo inequivocabile di non ritenere Renzi credibile né come rinnovatore, né come uomo forte.

La cosa mi sorprende parecchio perché pur essendo lo stesso Renzi un tipo di politico che non ho mai amato per la sua mancanza totale di “visione” a lungo periodo e il suo difetto intrinseco di vivere alla giornata, cambiando programma a seconda delle circostanze politiche, lo avevo visto spendersi con una passione e una capacità dialettica rimarchevoli, anche se l’una e l’altra non sono qualità sufficienti per fare di un politico efficiente, un vero statista.
Fatto sta che lui ha perso ed ha perso veramente male, venti punti di scarto sono un’enormità e poi con una partecipazione del 70% degli elettori.

Ma chi ha vinto?

Bersani e D’Alema, le vecchie cariatidi del vecchio PCI?
Ma no, questi non essendo scemi, sanno di essere al capolinea, hanno avuto l’occasione di scaricare su Renzi i propri rancori per essere stati messi da parte, e ne hanno approfittato, tutto qui.
Salvini con la Meloni a ruota?
Penso proprio di no , perché per contare in politica ci vogliono i numeri e loro proprio non ce li hanno.
Un penoso Berlusconi, che sta in piedi perché non tira vento, in un partito che dal 40% delle origini si è liquefatto all’11 si e no?

E’ chiaro che hanno vinto pur fra le foro stramberie Grillo, Casaleggio, DiMaio e DiBattista

che navigano ormai da anni oltre il 30% anche quando vengono lambiti da piccoli scandali e scontano a volte in modo incredibile la impreparazione della loro giovane classe politica.
Loro hanno i numeri per aspirare al governo del paese, gli altri no e di questo il Presidente Mattarella sarà costretto a tenere buon conto.
Il 60% dei voti espressi contro un governo in carica è un voto radicale, per chiedere un cambiamento radicale, questa considerazione sembra difficile da contraddire.
Stando così le cose il primo problema che si presenta deriva dal fatto che i vincitori veri (5Stelle) ma anche quelli a ruota (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) sono per lo meno euro-scettici e questo a Bruxelles lo sanno e questo i Nordici temevano come la peste.
E’ quindi più che probabile che il rigorismo condiviso dai nordici, unito ai loro pregiudizi mai sopiti nei confronti della nostra tendenza nazionale al lassismo, pressapochismo ecc. ne approfittino per sparaci a pallettoni colpendoci dove siamo deboli o debolissimi e cioè in una parte di un sistema bancario bacato da una governance alla Totò, una sorveglianza ancora più risibile, e un mare di sofferenze (crediti inesigibili).
In questo campo Renzi ha tergiversato colpevolmente troppo a lungo spaventato dal solo termine di “nazionalizzazione”.
Ha fatto il galletto contro l’austerità propinata dalla Commissione negli ultimi tempi, ma probabilmente troppo tardi per essere credibile.
Tutti sanno che le sparkassen, le casse di risparmio locali della Germania stanno allo stesso modo, e sono state governate anche loro in modo antieconomico per eccesso di politica nei loro consigli di amministrazione, ma la Germania abbiamo lasciato che diventasse troppo più forte di noi e su di lei i suoi satelliti Nordici chiudono gli occhi.

La prima grana del dopo Renzi sarà quindi probabilmente una crisi bancaria molto seria.

Il presidente Mattarella lo sa e non per caso il primo nome che si fa per la successione immediata a Renzi è quella di Padovan, figura tecnica piuttosto grigia, ma che ha dimostrato di riuscire a sopportare l’arroganza di Renzi per un periodo lungo e questo è già un merito.
Padovan però è un tecnocrate come quelli di Bruxelles che va bene per evitare l’apocalisse nell’immediato, ma non è certo l’uomo capace di andare a Bruxelles a picchiare i pugni sul tavolo, per queste mansioni ci vuole un politico vero, che però non potremo avere se non dopo le elezioni presumibilmente a primavera.
Inutile contarci delle favole adesso occorre evitare che si formi una valanga di concause che ci cacci in una situazione alla greca con la Troika o chi per essa che venga ad imporci tagli su tagli e svendite su svendite per mettere il nostro apparato industriale ancora più in basso rispetto a quello tedesco.

In una situazione del genere se si guarda al passato, la cosa da temere di più è il trascorrere del tempo senza far niente.

Pensiamo alla improvvida gestione delle crisi che ha esercitato più volte il presidente emerito Napolitano, quando prendeva in considerazione tutto, ma mai le elezioni,creando una fila di situazioni anomale di presidenti del consiglio non eletti.
Tergiversare per rimandare le elezioni sarebbe un disastro, ma ci giocheranno dentro tutti i partitini che sanno che il loro brodo di cultura è una legge elettorale proporzionale e per mandare avanti quella faranno di tutto facendo perdere tempo.
Bisogna fare presto, perché se si ci si mette nelle condizioni di subire l’invio in Italia della famosa Troika europea, il popolo che ha votato contro Renzi al 60% andrebbe in piazza ed allora si che si rischierebbe il disastro.
E Renzi?
Renzi per nostra sfortuna ha ancora i numeri all’interno del PD e in parlamento, sufficienti per tentare un altro giro di boa, ma guai se non capisse che chi gli ha votato contro in massa non lo tollererebbe
.

Ora tocca al presidente Mattarella, speriamo che non sia un Napolitano.

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