Prima sono gli unici
che stravincono il referendum costituzionale, perché sono riusciti
ad interpretare il sentire dei giovani e degli impoveriti dalla
globalizzazione, più di qualsiasi altra forza politica, e poi
naufragano sul caso Roma, a causa della perenne incapacità che
dimostrano di darsi una catena di comando sensata e una struttura che
butti finalmente alle ortiche buona parte delle originarie
scempiaggini sulle quali avevano costruito il loro mito originario.
I 5Stelle
rischiano di affondare trascinati dal peso insostenibile dei “miti
originari”, che sono in gran arte pure scempiaggini
Come : uno conta
uno; noi siamo portavoce e non delegati; decide tutto la
consultazione del web (manovrata da un’azienda privata la
Casaleggio e associati) ; noi non trattiamo con nessuno; noi facciamo
tutto in streaming; noi restituiamo metà dello stipendio (perché
far politica non costa niente?) ; il nostro è un partito non partito
e abbiamo uno statuto non statuto, e via di seguito con in aggiunta
la fobia della rendicontazione degli scontrini, caffè compreso.
Ora tutti hanno
capito che i 5 Stelle “sono come gli altri” , non in senso
spregiativo, cioè non nel senso che sono corrotti come gli altri, ma
nel senso che dopo i primi anni di vita politica hanno compreso a
loro spese , che in politica si va avanti con un sano e realistico
riformismo e non si combina niente se invece ci si chiude a riccio in
un disegno massimalista, come hanno fatto fino adesso.
Sono divisi in
correnti organizzate e rancorose, per venirne fuori devono fare un
congresso e scegliersi i capi
Ma che brutto
spettacolo vedere a casa loro la divisione in fazioni bene inquadrate
e rancorose a lottare ferocemente l’una contro l’altra : quelli
dell’ ex direttorio, duri e puri, che rivendicano il ritorno alle
origini; Di Maio che si presenta così bene in veste moderata e
istituzionale, fatto apposta per essere candidato premer, che scivola
però troppo spesso con giudizi che ne rivelano tutta la fragilità
di un troppo giovane per quei ruoli, come quando ha appoggiato le
scelte dei collaboratori da parte della Raggi a scatola chiusa, e
senza fare verifiche sufficienti; un Di Battista movimentista e
abile arringatore di folle; un Fico che potrebbe venire fuori come il
terzo incomodo sopravanzando gli altri due; e le poche personalità
venute fuori bene dalla campagna dei sindaci come la Appendino.
Va bene che i
partiti, come si sono ridotti oggi, faranno schifo a tutti noi ed ai
5Stelle in particolare,
ma mi vogliono
spiegare gli stessi 5 Stelle, come potranno mai mettere insieme una
catena di comando riconosciuta senza fare un congresso vero, non una
sceneggiata sul web, incontrollabile da nessuno, se non dalla Ditta
Casaleggio?
Capiranno bene che
non si può andare avanti con un Grillo, quasi settantenne, che
probabilmente ha come unica aspettativa quella di tornare a fare il
suo mestiere di uomo di teatro, che deve fare repentini ritorni
sulle piazze e nelle istituzioni ,in veste di politico anomalo, come
unico capo riconosciuto, per sopperire ai “casini”, combinati dai
suoi bravi ragazzi, che sono cresciuti politicamente ,ma ancora non
abbastanza.
Sul caso Raggi
hanno usato due pesi e due misure, dimostrando assoluta incoerenza
Inutile rilevare che
la gente ha accolto con disagio le palesi contraddizioni nelle prime
reazioni agli arresti di Marra, da tempo definito come il braccio
destro della Raggi, da lei scelto e difeso contro il parere contrario
del Direttorio dei 5 Stelle , allora in funzione.
Si sa che quando si
recita la parte degli incorruttibili ,ci si espone a un giudizio
feroce degli avversari ,anche se si incorre in un peccatuccio
veniale.
Ma la Raggi in soli
tre mesi ne ha fatte tante che avrebbe dovuto avere il confessore al
seguito, come facevano un tempo i nobili di maggior rango, per
salvarsi la coscienza.
Anche se non ha
tutti i torti Marco Travaglio quando nei suoi editoriali sottolinea
il fatto che ormai i 5 Stelle sono il nemico da battere per qualsiasi
altra forza politica, perché sono chiaramente l’unica alternativa
al sistema che la gente giudica credibile.
Di conseguenza la
parte più debole della catena 5Stelle, che è appunto la Raggi, deve
sopportare, suo malgrado, una copertura mediatica costante e
sproporzionata al suo ruolo, che fa si che quello che agli altri
sindaci si perdonerebbe o non si rileverebbe affatto, se si tratta di
un’azione riconducibile al Campidoglio, viene subito sbattuta in
prima pagina.
Nella reazione del
Movimento ai continui infortuni della Raggi c’è stato però un
prevalente atteggiamento di questo tipo : succeda quello che succede,
ma non possiamo perdere Roma.
E questo
atteggiamento da “realpolitique” , può anche essere sensato, ma
fa a pugni con “lo spirito originario” del Movimento stesso, in
base al quale dovrebbe prevalere sempre la considerazione morale o
moralistica su qualsiasi altra ragione.
In base allo
“spirito originario del Movimento”, questi avrebbe dovuto
“sbattere fuori” la Raggi “ritirando il simbolo” come si dice
oggi, così facendo, si sarebbe salvaguardata la purezza assoluta del
Movimento stesso.
Si rassegnino
Roma è persa e per loro questo fatto potrebbe essere addirittura una
fortuna
Non facendolo,
Grillo ha fatto incorrere il Movimento in contraddizioni evidenti,
perché con Pizzarotti e gli altri casi analighi si è seguito un
metodo e con la Raggi no?
Perchè Roma è
Roma, si dicono loro.
Benissimo, è vero,
ma la contraddizione c’è lo stesso e la gente, elettori, militanti
e simpatizzanti lo hanno avvertito.
Non attacchiamoci
alle strette formalità giuridiche ,per rilevare che la Raggi non ha
ancora ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria, perché tutti sanno
che la riceverà, per il fatto che sono stati sequestrati in
Campidoglio atti amministrativi a lei riferibili e quindi la cosa è
automatica.
Il sindaco di
Napoli ,che dice di avere seguito con interesse le vicende
capitoline, ha già invitato la Raggi a resistere, come ha fatto
Pizzarotti, nel caso le arrivasse la comunicazione giudiziaria
seguita dall’espulsione dal Movimento, per andare avanti, nel caso
riuscisse a trascinare con sé gran parte del numerosissimo gruppo
consiliare dei 5Stelle.
Per rispettare la
volontà dell’elettorato, che ha eletto lei e non altri, per di più
con un voto plebiscitario.
Ma questo
ragionamento fa parte delle peggiori eresie, in base all’ortodossia
dei 5 Stelle, che vorrebbero abolire la norma costituzionale, che
stabilisce che il rappresentante del popolo venga eletto “senza
vincoli di mandato”.
Brutta gatta da
pelare per Grillo, meglio fare il puro come vorrebbe sicuramente la
gran parte dei militanti e buttare fuori la Raggi o esercitare la
realpolitique e difendere Roma a tutti i costi?
In questa seconda
scelta ci sarebbe l’accettazione di una acquisita normalità per il
Movimento 5 Stelle, che sarebbe interessante e forse anche salutare
per il Movimento stesso.
Ma attenzione,
perché la realtà probabilmente abita altrove, nel senso che una
analisi fredda dei primi tre mesi della gestione Raggi, checché ne
dica Travaglio, rileva comportamenti così disastrosi, da far pensare
che, se tanto mi da tanto, il futuro non potrà essere diverso dalla
reiterazione di una cantonata dietro l’altra, che si tradurrebbe
nel passare da un’emergenza ad un’altra, trascinando nel
discredito l’intero Movimento.
E quindi, mi chiedo,
non è che proprio un soprassalto di realismo dovrebbe consigliare al
vertice dei 5 Stelle a separare le sorti del Movimento
dall’avventura politica della Raggi, rilevando che Roma è già
persa?
Riconoscere di
avere sbagliato candidatura per loro è come dover riconoscere che la
sola scelta sul web è una cavolata, ma allora dovrebbero buttare
fuori la Ditta Casaleggio
Capisco che la cosa
brucia, perché sarebbe per loro riconoscere implicitamente il
fallimento dei loro attuali metodi di selezione della classe
politica, tramite web, dove sono ammessi solo gli iscritti
certificati che sono notoriamente troppo pochi.
Ma il limite non è
solo quello.
Nei partiti
tradizionali si seguivano due criteri per selezionare i candidati
delle assemblee elettive.
C’era un sistema
per raccogliere le candidature proposte dalla base.
Ma poi questa rosa
di candidati proposti dalla base, passava al vaglio della dirigenza,
che vagliava anche i “titoli” dei candidati medesimi, magari
vagliando più la loro capacità di portar voti, che non il loro
curriculum “meritocratico”, e poi si cercava di bilanciare la
rappresentatività delle varie categorie :maschi-femmine, classi di
età, categorie professionali, quartieri coperti e dulcis in fundo,
correnti di pensiero, eccetera.
I 5Stelle invece
hanno invece condotto questo processo con la sola “fede” nel
web, con un semplicismo assolutamente infantile e quindi senza
preoccuparsi di agganciarsi alla realtà sociale e politica, che è
complessa.
Se non superano
questo infantilismo non si vede come possano evitare di liquefarsi.
Ma per loro è dura,
perché dovrebbero rivedere completamente l’utilizzo del web,
togliendolo dalle mani della Ditta Casaleggio, che fa parte del mito
fondatore.
La vedo molto dura.
Ma non
illudiamoci, la liquefazione del Movimento 5 Stelle potrebbe essere
un disastro per il paese.
Dove si
sposterebbero le già più che arrabbiate categorie che i 5Stelle
rappresentano politicamente?
Da Salvini, viene da
pensare.
Forse questa sarebbe
la prima scelta, ma Salvini ha ereditato un partito volutamente
localista e quindi riuscirebbe ad acquisire i consensi dei giovani e
del Meridione in generale?
Si tratterebbe di un
Salvini sempre meno Lega e sempre di più Front National della Lepen.
Forse, ma senza
forse, meglio i 5Stelle, che però debbono uscire dalla loro palude.
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