mercoledì 21 dicembre 2016

I 5 Stelle portatori di speranze e incubi contemporaneamente, ma Roma è persa, si convincano





Prima sono gli unici che stravincono il referendum costituzionale, perché sono riusciti ad interpretare il sentire dei giovani e degli impoveriti dalla globalizzazione, più di qualsiasi altra forza politica, e poi naufragano sul caso Roma, a causa della perenne incapacità che dimostrano di darsi una catena di comando sensata e una struttura che butti finalmente alle ortiche buona parte delle originarie scempiaggini sulle quali avevano costruito il loro mito originario.

I 5Stelle rischiano di affondare trascinati dal peso insostenibile dei “miti originari”, che sono in gran arte pure scempiaggini

Come : uno conta uno; noi siamo portavoce e non delegati; decide tutto la consultazione del web (manovrata da un’azienda privata la Casaleggio e associati) ; noi non trattiamo con nessuno; noi facciamo tutto in streaming; noi restituiamo metà dello stipendio (perché far politica non costa niente?) ; il nostro è un partito non partito e abbiamo uno statuto non statuto, e via di seguito con in aggiunta la fobia della rendicontazione degli scontrini, caffè compreso.
Ora tutti hanno capito che i 5 Stelle “sono come gli altri” , non in senso spregiativo, cioè non nel senso che sono corrotti come gli altri, ma nel senso che dopo i primi anni di vita politica hanno compreso a loro spese , che in politica si va avanti con un sano e realistico riformismo e non si combina niente se invece ci si chiude a riccio in un disegno massimalista, come hanno fatto fino adesso.

Sono divisi in correnti organizzate e rancorose, per venirne fuori devono fare un congresso e scegliersi i capi

Ma che brutto spettacolo vedere a casa loro la divisione in fazioni bene inquadrate e rancorose a lottare ferocemente l’una contro l’altra : quelli dell’ ex direttorio, duri e puri, che rivendicano il ritorno alle origini; Di Maio che si presenta così bene in veste moderata e istituzionale, fatto apposta per essere candidato premer, che scivola però troppo spesso con giudizi che ne rivelano tutta la fragilità di un troppo giovane per quei ruoli, come quando ha appoggiato le scelte dei collaboratori da parte della Raggi a scatola chiusa, e senza fare verifiche sufficienti; un Di Battista movimentista e abile arringatore di folle; un Fico che potrebbe venire fuori come il terzo incomodo sopravanzando gli altri due; e le poche personalità venute fuori bene dalla campagna dei sindaci come la Appendino.
Va bene che i partiti, come si sono ridotti oggi, faranno schifo a tutti noi ed ai 5Stelle in particolare,
ma mi vogliono spiegare gli stessi 5 Stelle, come potranno mai mettere insieme una catena di comando riconosciuta senza fare un congresso vero, non una sceneggiata sul web, incontrollabile da nessuno, se non dalla Ditta Casaleggio?
Capiranno bene che non si può andare avanti con un Grillo, quasi settantenne, che probabilmente ha come unica aspettativa quella di tornare a fare il suo mestiere di uomo di teatro, che deve fare repentini ritorni sulle piazze e nelle istituzioni ,in veste di politico anomalo, come unico capo riconosciuto, per sopperire ai “casini”, combinati dai suoi bravi ragazzi, che sono cresciuti politicamente ,ma ancora non abbastanza.

Sul caso Raggi hanno usato due pesi e due misure, dimostrando assoluta incoerenza

Inutile rilevare che la gente ha accolto con disagio le palesi contraddizioni nelle prime reazioni agli arresti di Marra, da tempo definito come il braccio destro della Raggi, da lei scelto e difeso contro il parere contrario del Direttorio dei 5 Stelle , allora in funzione.
Si sa che quando si recita la parte degli incorruttibili ,ci si espone a un giudizio feroce degli avversari ,anche se si incorre in un peccatuccio veniale.
Ma la Raggi in soli tre mesi ne ha fatte tante che avrebbe dovuto avere il confessore al seguito, come facevano un tempo i nobili di maggior rango, per salvarsi la coscienza.
Anche se non ha tutti i torti Marco Travaglio quando nei suoi editoriali sottolinea il fatto che ormai i 5 Stelle sono il nemico da battere per qualsiasi altra forza politica, perché sono chiaramente l’unica alternativa al sistema che la gente giudica credibile.
Di conseguenza la parte più debole della catena 5Stelle, che è appunto la Raggi, deve sopportare, suo malgrado, una copertura mediatica costante e sproporzionata al suo ruolo, che fa si che quello che agli altri sindaci si perdonerebbe o non si rileverebbe affatto, se si tratta di un’azione riconducibile al Campidoglio, viene subito sbattuta in prima pagina.
Nella reazione del Movimento ai continui infortuni della Raggi c’è stato però un prevalente atteggiamento di questo tipo : succeda quello che succede, ma non possiamo perdere Roma.
E questo atteggiamento da “realpolitique” , può anche essere sensato, ma fa a pugni con “lo spirito originario” del Movimento stesso, in base al quale dovrebbe prevalere sempre la considerazione morale o moralistica su qualsiasi altra ragione.
In base allo “spirito originario del Movimento”, questi avrebbe dovuto “sbattere fuori” la Raggi “ritirando il simbolo” come si dice oggi, così facendo, si sarebbe salvaguardata la purezza assoluta del Movimento stesso.

Si rassegnino Roma è persa e per loro questo fatto potrebbe essere addirittura una fortuna

Non facendolo, Grillo ha fatto incorrere il Movimento in contraddizioni evidenti, perché con Pizzarotti e gli altri casi analighi si è seguito un metodo e con la Raggi no?
Perchè Roma è Roma, si dicono loro.
Benissimo, è vero, ma la contraddizione c’è lo stesso e la gente, elettori, militanti e simpatizzanti lo hanno avvertito.
Non attacchiamoci alle strette formalità giuridiche ,per rilevare che la Raggi non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria, perché tutti sanno che la riceverà, per il fatto che sono stati sequestrati in Campidoglio atti amministrativi a lei riferibili e quindi la cosa è automatica.
Il sindaco di Napoli ,che dice di avere seguito con interesse le vicende capitoline, ha già invitato la Raggi a resistere, come ha fatto Pizzarotti, nel caso le arrivasse la comunicazione giudiziaria seguita dall’espulsione dal Movimento, per andare avanti, nel caso riuscisse a trascinare con sé gran parte del numerosissimo gruppo consiliare dei 5Stelle.
Per rispettare la volontà dell’elettorato, che ha eletto lei e non altri, per di più con un voto plebiscitario.
Ma questo ragionamento fa parte delle peggiori eresie, in base all’ortodossia dei 5 Stelle, che vorrebbero abolire la norma costituzionale, che stabilisce che il rappresentante del popolo venga eletto “senza vincoli di mandato”.
Brutta gatta da pelare per Grillo, meglio fare il puro come vorrebbe sicuramente la gran parte dei militanti e buttare fuori la Raggi o esercitare la realpolitique e difendere Roma a tutti i costi?
In questa seconda scelta ci sarebbe l’accettazione di una acquisita normalità per il Movimento 5 Stelle, che sarebbe interessante e forse anche salutare per il Movimento stesso.
Ma attenzione, perché la realtà probabilmente abita altrove, nel senso che una analisi fredda dei primi tre mesi della gestione Raggi, checché ne dica Travaglio, rileva comportamenti così disastrosi, da far pensare che, se tanto mi da tanto, il futuro non potrà essere diverso dalla reiterazione di una cantonata dietro l’altra, che si tradurrebbe nel passare da un’emergenza ad un’altra, trascinando nel discredito l’intero Movimento.
E quindi, mi chiedo, non è che proprio un soprassalto di realismo dovrebbe consigliare al vertice dei 5 Stelle a separare le sorti del Movimento dall’avventura politica della Raggi, rilevando che Roma è già persa?

Riconoscere di avere sbagliato candidatura per loro è come dover riconoscere che la sola scelta sul web è una cavolata, ma allora dovrebbero buttare fuori la Ditta Casaleggio

Capisco che la cosa brucia, perché sarebbe per loro riconoscere implicitamente il fallimento dei loro attuali metodi di selezione della classe politica, tramite web, dove sono ammessi solo gli iscritti certificati che sono notoriamente troppo pochi.
Ma il limite non è solo quello.
Nei partiti tradizionali si seguivano due criteri per selezionare i candidati delle assemblee elettive.
C’era un sistema per raccogliere le candidature proposte dalla base.
Ma poi questa rosa di candidati proposti dalla base, passava al vaglio della dirigenza, che vagliava anche i “titoli” dei candidati medesimi, magari vagliando più la loro capacità di portar voti, che non il loro curriculum “meritocratico”, e poi si cercava di bilanciare la rappresentatività delle varie categorie :maschi-femmine, classi di età, categorie professionali, quartieri coperti e dulcis in fundo, correnti di pensiero, eccetera.
I 5Stelle invece hanno invece condotto questo processo con la sola “fede” nel web, con un semplicismo assolutamente infantile e quindi senza preoccuparsi di agganciarsi alla realtà sociale e politica, che è complessa.
Se non superano questo infantilismo non si vede come possano evitare di liquefarsi.
Ma per loro è dura, perché dovrebbero rivedere completamente l’utilizzo del web, togliendolo dalle mani della Ditta Casaleggio, che fa parte del mito fondatore.
La vedo molto dura.

Ma non illudiamoci, la liquefazione del Movimento 5 Stelle potrebbe essere un disastro per il paese.

Dove si sposterebbero le già più che arrabbiate categorie che i 5Stelle rappresentano politicamente?
Da Salvini, viene da pensare.
Forse questa sarebbe la prima scelta, ma Salvini ha ereditato un partito volutamente localista e quindi riuscirebbe ad acquisire i consensi dei giovani e del Meridione in generale?
Si tratterebbe di un Salvini sempre meno Lega e sempre di più Front National della Lepen.
Forse, ma senza forse, meglio i 5Stelle, che però debbono uscire dalla loro palude.


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