giovedì 29 dicembre 2016

Il “salvataggio delle banche” non vorrà mica dire salvare gli amici degli amici, che le hanno mandate al fallimento, perché non hanno restituito i lauti prestiti, loro accordati senza produrre alcuna garanzia?







Una delle tante narrazioni nelle quali si era prodotto con successo quell’intrigante affabulatore che è Matteo Renzi, era stata quella del “salvataggio delle banche, venduta come un intervento dello stato a favore del risparmio,, dei cittadini ,e sopratutto dei piccoli risparmiatori.
Banca Marche,Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti hanno visto evitato il fallimento, ma sono state messe “in risoluzione” a fine 2015, cadendo in regime di bail-in (concorso dei sottoscrittori di azioni e obbligazioni bancarie nell’eventuale fallimento di una banca) in base alla normativa europea.

Quattro banche del centro-Italia sull’orlo del fallimento, alla fine dell’anno scorso sono “state salvate”

Sono diventate “Nuova” Banca Marche e così via per le altre tre ,in attesa di trovare un compratore per tutte quante.
Il valore di azioni ed obbligazioni subordinate sono però finiti a zero gabbando i numerosi sottoscrittori.

Nel “salvataggio” i sottoscrittori ci hanno rimesso, ma chi si è preso i prestiti e non li ha restituiti ?

Ma chissà perché si è parlato e si parla solo di questa faccia della medaglia, ma non si fa cenno all’altra faccia, quella degli amministratori di quelle banche che hanno portato i loro istituti al fallimento andandosene via, per lo più con laute liquidazioni, a ricompensa del brillante risultato produttivo della loro opera.
Quella, almeno, dei maggiori percettori di prestiti per cifre indecenti, concessi loro perché “amici degli amici”, per via di affiliazione partitica o massonica, e quindi senza bisogno che prestassero garanzie reali, corrispondenti all’importo del prestito, che poi non hanno saputo restituire mandando la banca in fallimento.
Quella dei vari collegi dei revisori dei conti, che hanno certificato regolarmente chissà quale “finanza creativa”.
Quella dei supervisori della Banca d’Italia e degli altri organismi di controllo che si sono limitati a qualche rilievo e raccomandazione generica, del tutto sproporzionate rispetto al disastro che vedevano e che incredibilmente sono rimasti tutti, dicasi tutti ai loro posti.
Si tratta di un buco, che, stante a quanto si riesce a fatica a rilevare dalla stampa (Panorama 6 ottobre 2016), si aggira in una bella cifra, che va dai 3 ai 5 miliardi di “crediti deteriorati”, non stiamo parlando di noccioline.
Per questo “salvataggio” sono stati spesi 3,6 miliardi, di cui due messi insieme da Banca Intesa,Unicredit e Ubi .
La perdita è quindi stata assorbita dalle maggiori banche italiane e dalle 130.000 famiglie di risparmiatori coinvolte, ma la cosa non è finita qui ,perché se non si trova un compratore a breve, si finisce in un tunnel con in fondo la liquidazione, cioè la dichiarazione di fallimento.

Come mai della faccia nascosta della medaglia non si parla mai?

Non sarà mica perché alla banche, “dominus” diretto in molti consigli di amministrazione dei giornali o indiretto nei confronti dei proprietari di giornali e Tv non garba farlo sapere, perché loro in questo sistema tutt’altro che trasparente , continuano a nuotarci dentro, col beneplacito della politica?
Siamo ridotti per l’ennesima volta a dover confidare nella sola magistratura, ultima ratio, e meno male che almeno c’è questa istituzione, pur col suo consueto passo da elefante.
Spiace per i tanti piccoli risparmiatori che sono rimasti scottati in investimenti sballati.

Fa rabbia vedere funzionari e impiegati di banca che si piegavano alle direttive truffaldine delle loro direzioni per propinare titoli ad altissimo rischio a piccoli risparmiatori incompetenti e analfabeti di finanza,

si veda, per chiarirsi le idee, la puntata di Report della Gabanelli del 17-10-16 (http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-3bfa7b8f-c813-4530-abaa-597c103d320a.html).
Però, caspita, non ci si spiega nemmeno perché tanta gente riponesse fiducia a scatola chiusa in prodotti finanziari così speculativi.
Il discorso “avevo fiducia, io non ci capisco niente di finanza” non è obiettivamente accettabile.
Potrei anche capire che ci caschi un anziano pensionato, ma che so io, un titolare di partita Iva, quando gli capita in negozio o in azienda, di routine, un qualunque rappresentante, firma gli ordini di approvvigionamento senza leggere le condizioni? Ma quando mai.
Ed allora perché firmare un contratto di acquisto di obbligazioni subordinate, senza leggere nulla, quando sicuramente quella dizione se pure criptica di “Tier 2” ,che identifica le subordinate c’era sicuramente scritta, bastava prendere in mano il telefonino che hanno tutti e digitare “Tier 2” su Googole, come quei sottoscrittori fanno tutti i giorni, per tante altre cose.
A questo punto si spera che nei programmi scolastici faccia la sua apparizione anche un po di educazione finanziaria di base.
Ma torniamo ai presunti “salvataggi” bancari, che sono quanto mai all’ordine del giorno, a causa della situazione delicatissima del Monte dei Paschi, ben più grosso dei quattro istituti dei quali si è parlato sopra.

Per “salvare” il Montepaschi il governicchio del conte Gentiloni vuole mettere le mani nelle nostre tasche ,invece di occuparsi di ben altre priorità

E qui stiamo molto ma molto peggio, perché l’approccio che sta avviando il governicchio in carica del conte Gentiloni, comporta il fatto che il governo medesimo metta le mani nei nostri portafogli per “salvare” quella banca, che la cricca che ha messo Gentiloni dove è , e cioè il PD, sopratutto nella sua componente ex PCI e diramazioni massoniche, ha portato al fallimento mettendoci a capo personaggi più che dubbi, che del resto erano stati messi lì per fare quello che poi hanno fatto e cioè rifornire di prestiti gli amici degli amici ,senza fare troppe domande sulle garanzie da prestare.
Fatto sta che per salvare il MPS lo stato ha già tirato fuori diversi miliardi in tempi diversi, senza risolvere assolutamente nulla.
Ora ci propongono, senza vergogna, un fondo addirittura di 20 miliardi, naturalmente a ulteriore debito, facendo imbufalire banchieri ed economisti tedeschi, che ci chiedono impietosamente come mai non abbiamo salvato le nostre banche usufruendo, come hanno fatto loro, dei soldi messi a disposizione della UE al tempo del governo Monti.
Se quelli come Monti sono il fior fiore dei tecnici dell’economia e della finanza, la prossima volta, per sistemare il bilancio dello stato, scassato dal Berlusconi di turno, chiameremo l’idraulico.
Luigi Zingales, economista di indiscusso livello, sul “Fatto” di ieri ha espresso un parere molto severo sulla sensatezza del fatto che lo stato italiano si imbarchi in un impegno finanziario così rilevante per “salvare” quella banca, che è un monumento al clientelismo e al dilettantismo di tutta una classe politica.
Forse non sono più prioritari, rivelava Zingales interventi per pagare i debiti dello stato alle imprese, per mettere a norma migliaia di scuole,per finanziare la ricerca?
Lo stesso Zingales rincarava la dose nella conclusione del suo intervento che è questa :per cominciare l’azionista stato dovrebbe pubblicare la lista dei primi cento debitori insolventi di MPS.
Perfetto, quella che sopra chiamavamo l’altra faccia della medaglia, va ,se pure in ritardo, resa pubblica, in pasto al pubblico ludibrio, insieme ai padrini politici di quelli che i prestiti li hanno accordati.

O cercare di ragionare con la propria testa è diventato “polpulismo”?

Sono insopportabili gli interventi televisivi dei vari Padovan ,a volte corroborati da banchieri assortiti, che ci dicono, come ai tempi di Renzi, che tutto è a posto, non corriamo alcun rischio, abbiamo previsto tutto, le nostre banche sono solide, anzi le più solide d’Europa.
Sono insopportabili perché non è affatto finita qui, dopo le quattro banche del Centro Italia, dopo il Montepaschi, c’è purtroppo dell’altro,basta andare a consultare il listino della Borsa di Milano per vedere l’elenco dei titoli bancari che perdono valore giorno dopo giorno e si scopre che non è finita qui.
C’è Unicredit , la seconda banca italiana, che non se la passa affatto bene e che per adesso l’ha scampata solo temporaneamente vendendo i gioielli di famiglia e annunciando un aumento di capitale vertiginoso, basterà?
Ci sono le venete, tredici banche in crisi secondo il viceDirettore del Corriere, Federico Fubini
C’è la Carige, in via di risanamento, ma non fuori pericolo?
C’è l’operazione della fusione delle Popolari che è stata interrotta da un intervento della magistratura contabile aumentando l’incertezza del settore.
Insomma c’è un terreno pieno di mine.
Evitiamo di dormire sonni tranquilli, perché anche la garanzia del fondo interbancario, che in caso di crak generalizzato dovrebbe garantire i nostri conti fino a 100.000 €, in realtà copre solo una certa percentuale dei risparmi e quindi se ci fosse la corsa agli sportelli, ti saluto garanzia!
E quindi diversificare , occhi aperti e ancora più aperti verso la politica.

Dovremo fare delle scelte, quando e se, si degneranno di lasciarci andare a votare, cominciamo a informarci per uscire dal pantano, almeno proviamoci.

Nessun commento: