mercoledì 8 marzo 2017

Matteo Renzi, pugile suonato





Oramai la “narrativa” di Renzi non incanta più nessuno, ne ha contate troppe di balle, senza alcun fondamento, né seguito.
Può darsi anzi è abbastanza probabile che riesca ad essere nuovamente il candidato vincente delle primarie del PD, perché è difficile che Franceschini (descritto come il gran manovratore delle tessere) trovi il coraggio di scaricarlo e mettersi con Orfini, ma tutto è possibile quando i notabili vedono traballare la poltrona.
Come è abbastanza probabile che le accuse infamanti che hanno sporcato il suo “giglio magico”
non risultino poi sufficientemente corroborate da prove decisive relative a passaggi di danaro per incastrare definitivamente parenti e amici.
Ma oramai la credibilità del politico-statista se ne è andata.
Quell’entourage che stante le intercettazioni pubblicate aveva quelle frequentazioni è compromesso indipendentemente dalla “verità” giudiziaria che verrà fuori con la abituale calma della nostra magistratura.
Non parliamo del paterno genitore, che rimane la figura che ne esce peggio, pare che negli affari non ne avesse mai azzeccata una.
Coniugare pellegrinaggi a Medjugorie affari e frequentazioni non consone né opportune, tenuto conto del rango del figlio, ne fanno veramente un personaggio poco attraente.
E il figlio ?
Come sempre in politica non è la “verità” giudiziaria che è essenziale per determinare la credibilità di un leader ,ma basta e avanza la opportunità o la inopportunità di certi eventi, che sono quelli che sono e sono pubblici, nero su bianco.
Con questi Renzi è bollito, inutile che insista, l’autobus del potere non passa quasi mai due volte, quando l’hai perso, devi fartene una ragione.
Molti commentatori televisivi e della carta stampata ,che si erano largamente spesi per anni ad esaltarne le presunte virtù e grandi gesta ora non trovano di meglio che osservare che Renzi a differenza del povero Berlusconi è giovane e quindi non può andare in pensione e di conseguenza sentenziano con un ardito salto logico, deve vincere per forza, perché sarebbe l’unico gallo.
Che ragionamento del cavolo.
Se bastasse voler fare per aver successo in politica saremmo tutti presidenti, ma non è così.
Renzi di peccati di origine e di difetti ne aveva a iosa e nel tempo li abbiamo elencati tutti, inutile ripeterli.
Quello che spiace e che mi colpisce in questo inizio della sua caduta è il fatto che nella caduta trascinerà con sé il suo partito, l’ultimo del partiti storici italiani, che aveva l’ambizione di rappresentare due formidabili storie e culture politiche : quella comunista e quella del cattolicesimo sociale.
Uno che non è proprio il primo che passa per la strada e cioè il filosofo Massimo Cacciari aveva acutamente definito il PD come “il partito mai nato”, perché negli anni non c’è mai stata in realtà nessuna elaborazione culturale che definisse le basi ideologiche e culturali di quel nuovo partito.
Sia gli intellettuali ex comunisti che quelli cattolico popolari non hanno ritenuto di spendere tempo per analizzare il presente e proporre nuove sintesi.
Sono loro i responsabili della fine del PD, Renzi ha solo dato il colpo di grazia.
C’è stato solo il collante del potere, che conta, ma non basta.
A furia di perdere tradizioni e culture politiche rischiamo di ridurci alla farsa dell’esprimere le nostre scelte politiche col “mi piace” di Facebook.
Speriamo di non arrivare così in basso.
Renzi ha avuto enormi opportunità, anche maggiori di quelle delle quali aveva goduto Berlusconi in un periodo temporale molto più lungo.
Ma non ne ha fatto nulla.
M’importa tanto il fatto che ha stabilizzato metà precari della scuola o che ha dato i famosi 80 € o che è riuscito a far passare le unioni civili.
Meglio che niente, ma assolutamente troppo poco, perché non ha toccato per opportunismo politico nessuno dei nodi essenziali che condannano il nostro paese ad essere il fanalino di coda della UE, prima della Grecia.
Nulla ha fatto per dare un lavoro alla marea di giovani senza occupazione.
Nulla ha fatto per mettere in cantiere vasti programmi di investimenti e opere pubbliche.
Nulla ha fatto per mettere mano alla riduzione del debito, che il problema numero uno per essere presi sul serio in Europa.
Nulla ha fatto per contenere il fenomeno di una immigrazione massiccia e chiaramente fuori controllo.
In politica estera non ne ha azzeccata una.
Ha osannato un Obama che ha gestito due mandati senza realizzare pressochè nulla, se non lasciare libero campo ad alta finanza , multinazionali e potentati della difesa.
Non è stato capace di prendere posizione contro le sanzioni alla Russia che hanno gravemente danneggiato le nostre imprese.
In Libia dovendo scegliere fra un Serrai che non conta nulla e un Aftar, che comanda un esercito vero ha scelto Serrai, pazzesco.
E così via.
Peccato per noi che l’inizio della caduta di Renzi renderà il futuro della nostra politica ancora più penoso del presente.
Senza bisogno di inventarsi pensate di fanta -politica, basta poco per delineare quelli che saranno gli scenari futuri più verosimili.
Da una parte un Renzi indebolito e ridimensionato ,alleato di ferro con un Berlusconi ringalluzzito, ma ottantenne, per fare un governicchio da tirare a campare.
Dall’altra parte un Movimento 5Stelle, incapace di risolvere i suoi problemi di governance, che a causa della palla al piede della Raggi non può realisticamente correre per conseguire il 40%, obiettivo fuori portata.
E quindi dovrà rinnegare uno dei suoi sballati dogmi fondativi : noi non facciamo alleanze con nessuno e cercare l’unica alleanza che per loro è nelle cose : quella con Salvini e stampella di Meloni.
Sulla carta vincerebbero.
E poi due galli in un pollaio e una classe politica giovane o giovanissima pulita, ma senza esperienza che dovrà cimentarsi nella stanza dei bottoni, insieme a leghisti anche troppo scafati.
Certo che fare meglio e presentarsi meglio dei ministri di Renzi e Gentiloni, ci vuole veramente poco, ma governare non è uno scherzo.
Staremo a vedere.









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