Bill Gates oltre ad
essere l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 75
miliardi di dollari passerà probabilmente alla storia come uno dei
più grandi geni dell’umanità.
Incontrati i primi
computer negli anni dell’università (anni ‘70) è subito
diventato con un gruppo di amici il classico smanettone capace di far
fare a quelle macchine quello che i loro costruttori nemmeno
supponevano che avrebbero potuto fare.
Si orientò quasi da
subito nell’attività di programmatore e da lui e soci, dopo la
fondazione da parte loro della Microsoft nel 1975 sono venuti dal
sistema operativo Dos a Window, prima Windows 3.1 e poi la
fortunatissima schiera delle sue versioni successive, oltre, ben
inteso, ai software di scrittura, di calcolo,data base etc. che sono
poi state riunite nella suite Office.
Come tutti sanno il
successo stratosferico di questi programmi ha portato il sistema
Operativo Windows ad essere adottato da oltre il 90% dei computer di
tutto il mondo.
Sono cifre
sbalorditive.
Nessuno aveva mai
cambiato il mondo in modo così rapido come il sistema operativo e i
software di Bill Gates.
Però l’introduzione
dell’informatica in modo sempre più massiccio nei servizi ,nelle
industrie e nella pubblica amministrazione ebbe ovviamente due facce
della medaglia.
Una positiva
consistente nel far fare alle macchine ed al loro software le
operazioni ripetitive che impiegati e operai dovevano fare in modo
noioso.
Le dattilografe una
volta scritta una lettera potevano “salvare” il testo, che
rimaneva quindi pronto per essere adattato con poche modifiche per
successivi impieghi analoghi con enorme risparmio di tempo.
La gestione paghe
con l’uso dei PC diventava tutta un’altra cosa.
La gestione
fornitori, ordini, bolle di consegna, fatture, tutto diventava
automatizzato nelle aziende.
La gestione dei
magazzini diventava enormemente più semplice e rapida passando i
dati sul PC.
Tutto bene, si
usciva da un mondo e si entrava in un altro.
Il tutto amplificato
dall’uso massiccio del collegamento di tutti con tutti sul Web.
Tutto bene allora?
Si e no, perché
alcune figure classiche del lavoro impiegatizio dalla
segretaria-dattilografa, al famosissimo ragioniere- contabile-
accountant diventavano via via sempre più superflue.
Uno dei colpi più
duri lo ricevevano le banche di sportello ,che vedevano il
personale addetto a quelle mansione divenire praticamente del tutto
superfluo.
Per fare un’altro
esempio quante figure impiegatizie diverranno del tutto superflue una
volta che la pratica della fattura elettronica si sarà diffusa?
E gli uffici
postali?
A chi serve più
usare della posta cartacea, quando si comunica pressochè
universalmente con tutt’altri mezzi come le e-mail, i messaggini
sms, i social eccettera?
Non è un problemino
da poco dovere praticamente smantellare i servizi postali
tradizionali, perché diventati del tutto obsoleti.
E la telefonia
tradizionale a che serve?
Il telefonino,
universalmente diffuso volendo si può usare anche come telefono
tradizionale, ma in quale percentuale di utilizzo, rispetto al suo
impiego come computer, costantemente collegato a una rete wifi, che
ti mette in rete col mondo intero, oltre che con parenti ed amici e
che ti consente tramite le famose “app” di consultare e di fare
di tutto : mappe,musica, video, news, giochi e mille altre cose.
E tutto va con
sistemi operativi e software.
Conclusione, Bill
Gates ci ha fatto entrare velocissimamente nel futuro, gliene siamo
grati, ma la moltitudine di persone che hanno perso il posto di
lavoro a causa dell’informatizzazione di tutto, non sono affatto
contente.
Qualcuno dice che
per tutte le ragioni che abbiamo sopra illustrate è paradossale che
proprio Bill Gates, responsabile indiretto della disoccupazione
indotta dall’informatizzazione di tutto, abbia posto il problema di
governare in qualche modo l’ulteriore avanzata delle nuove
tecnologie, identificabili coi robot, per arginare gli effetti
fortemente negativi sull’occupazione.
Ma Bill Gates è
anche la fondazione Bill e Melinda Gates ,che ha investito in questi
ultimi anni somme ingenti per esempio contro la diffusione dell’Aids
e della malaria, dimostrando di possedere più che saldi principi
umanistici, non poi così comuni nel mondo del business e dell’alta
finanza.
Ed è sicuramente
approfondendo questo filone di pensiero che ha rotto il ghiaccio ed
ha avanzato nei giorni scorsi la proposta di tassare i robot.
In sostanza ha
detto, se un lavoratore medio negli stati uniti guadagna 50.000 $
l’anno e viene tassato per quel reddito, un robot che faccia un
lavoro equivalente a quel lavoratore, dovrebbe essere tassato nello
stesso modo.
Apriti celo!
In Italia gli
intelligentoni di fede renziana ,con la solita spocchiosa arroganza,
si sono subito precipitati a descrivere Gates come un tardivo
“luddista”, contrario al progresso, senza rendersi conto di
cadere nel più assoluto ridicolo.
Con più buon senso
e pacatezza ad esempio Romano Prodi con un editoriale sul Messaggero
ha affrontato il discorso affermando che la proposta di Gates va
presa molto sul serio ,sia perché il progresso tecnologico oggi
avanza in modo straordinariamente veloce, sia perché i posti per
specialisti delle nuove tecnologie, che questo progresso crea, sono
infinitamente inferiori a quelli cancellati, e quindi il problema c’è
ed è grosso.
Prodi fa qualche
digressione nella storia dell’economia per rilevare che in passato
l’introduzione di nuove tecnologie ad esempio ferrovie e automobili
hanno tolto posti di lavoro, che però hanno subito rimpiazzato con
altri di nuovo tipo e sopratutto la loro diffusione è avvenuta
parecchio spalmata nel tempo.
Prodi conclude che
l’individuazione del pericolo di una rivolta violenta degli esclusi
avanzata da Gates è cosa assolutamente corretta, anche se aggiunge
che la tassazione dei robot non sarebbe sufficiente se non
accompagnata da una più equa distribuzione dei redditi e delle
opportunità.
Ecco questo è
cogliere il senso del discorso.
Gates non è un
accademico di politica economica o di scienza delle finanze e quindi
la sua proposta va accolta non tanto come un sufferimento tecnico
compiuto, quanto come la segnalazione di un grande pericolo e della
necessità di rifletterci per proporre soluzioni adeguate.
O vogliamo lasciarci
travolgere dagli eventi, come ci siamo lasciati travolgere dalle
conseguenze non tutte positive della globalizzazione per esempio?
I processi storici
non sono di per sé né buoni né cattivi, ma vanno analizzati e
governati, non vanno subiti, lasciandoci imprigionare da pregiudizi o
da dogmi ideologici secondo i quali il “progresso”, dovuto
all’applicazione di nuove tecnologie sarebbe sempre buono per
definizione.
Non è così e la
vita di tutti i giorni lo dimostra.
Oggi le cose stano
andando troppo veloci per consentirci di individuarne per tempo le
conseguenze.
Sull’onda delle
considerazioni di Bill Gates, molti hanno tentato di presentare
alcune delle innovazioni che il “futuro” prossimo sta per
investirci e molte lasciano più che perplessi.
Per esempio,il
direttore della Stampa, Maurizio Molinari si è cimentato in un
elenco che lascia senza fiato dai visori della realtà virtuale
aumentata ,agli impieghi dell’intelligenza artificiale.
Mario Tozzi, sempre
sulla Stampa va al dunque proponendo il problema dei problemi e
cioè, bene che sia possibile creare robot che ci sollevino da
lavori ripetitivi, pericolosi eccetera, ma se arrivassero a servirsi
dell’intelligenza artificiale, cioè della capacità di migliorare
i programmi che li fanno funzionare, è verosimile che finiscano per
andare “fuori controllo” nei nostri confronti fino a rendere
obsoleta e superflua l’esistenza del genere umano.
Ci a bene
un’evoluzione che finisca per distruggerci?
Forse è il caso di
cominciare a pensarci sopra in modo ben più serio di quanto si sia
fatto finora.
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