giovedì 2 marzo 2017

Bill Gates propone una tassa sui robot per governare gli effetti perversi del progresso tecnologico sull’occupazione






Bill Gates oltre ad essere l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 75 miliardi di dollari passerà probabilmente alla storia come uno dei più grandi geni dell’umanità.
Incontrati i primi computer negli anni dell’università (anni ‘70) è subito diventato con un gruppo di amici il classico smanettone capace di far fare a quelle macchine quello che i loro costruttori nemmeno supponevano che avrebbero potuto fare.
Si orientò quasi da subito nell’attività di programmatore e da lui e soci, dopo la fondazione da parte loro della Microsoft nel 1975 sono venuti dal sistema operativo Dos a Window, prima Windows 3.1 e poi la fortunatissima schiera delle sue versioni successive, oltre, ben inteso, ai software di scrittura, di calcolo,data base etc. che sono poi state riunite nella suite Office.
Come tutti sanno il successo stratosferico di questi programmi ha portato il sistema Operativo Windows ad essere adottato da oltre il 90% dei computer di tutto il mondo.
Sono cifre sbalorditive.
Nessuno aveva mai cambiato il mondo in modo così rapido come il sistema operativo e i software di Bill Gates.
Però l’introduzione dell’informatica in modo sempre più massiccio nei servizi ,nelle industrie e nella pubblica amministrazione ebbe ovviamente due facce della medaglia.
Una positiva consistente nel far fare alle macchine ed al loro software le operazioni ripetitive che impiegati e operai dovevano fare in modo noioso.
Le dattilografe una volta scritta una lettera potevano “salvare” il testo, che rimaneva quindi pronto per essere adattato con poche modifiche per successivi impieghi analoghi con enorme risparmio di tempo.
La gestione paghe con l’uso dei PC diventava tutta un’altra cosa.
La gestione fornitori, ordini, bolle di consegna, fatture, tutto diventava automatizzato nelle aziende.
La gestione dei magazzini diventava enormemente più semplice e rapida passando i dati sul PC.
Tutto bene, si usciva da un mondo e si entrava in un altro.
Il tutto amplificato dall’uso massiccio del collegamento di tutti con tutti sul Web.
Tutto bene allora?
Si e no, perché alcune figure classiche del lavoro impiegatizio dalla segretaria-dattilografa, al famosissimo ragioniere- contabile- accountant diventavano via via sempre più superflue.
Uno dei colpi più duri lo ricevevano le banche di sportello ,che vedevano il personale addetto a quelle mansione divenire praticamente del tutto superfluo.
Per fare un’altro esempio quante figure impiegatizie diverranno del tutto superflue una volta che la pratica della fattura elettronica si sarà diffusa?
E gli uffici postali?
A chi serve più usare della posta cartacea, quando si comunica pressochè universalmente con tutt’altri mezzi come le e-mail, i messaggini sms, i social eccettera?
Non è un problemino da poco dovere praticamente smantellare i servizi postali tradizionali, perché diventati del tutto obsoleti.
E la telefonia tradizionale a che serve?
Il telefonino, universalmente diffuso volendo si può usare anche come telefono tradizionale, ma in quale percentuale di utilizzo, rispetto al suo impiego come computer, costantemente collegato a una rete wifi, che ti mette in rete col mondo intero, oltre che con parenti ed amici e che ti consente tramite le famose “app” di consultare e di fare di tutto : mappe,musica, video, news, giochi e mille altre cose.
E tutto va con sistemi operativi e software.
Conclusione, Bill Gates ci ha fatto entrare velocissimamente nel futuro, gliene siamo grati, ma la moltitudine di persone che hanno perso il posto di lavoro a causa dell’informatizzazione di tutto, non sono affatto contente.
Qualcuno dice che per tutte le ragioni che abbiamo sopra illustrate è paradossale che proprio Bill Gates, responsabile indiretto della disoccupazione indotta dall’informatizzazione di tutto, abbia posto il problema di governare in qualche modo l’ulteriore avanzata delle nuove tecnologie, identificabili coi robot, per arginare gli effetti fortemente negativi sull’occupazione.
Ma Bill Gates è anche la fondazione Bill e Melinda Gates ,che ha investito in questi ultimi anni somme ingenti per esempio contro la diffusione dell’Aids e della malaria, dimostrando di possedere più che saldi principi umanistici, non poi così comuni nel mondo del business e dell’alta finanza.
Ed è sicuramente approfondendo questo filone di pensiero che ha rotto il ghiaccio ed ha avanzato nei giorni scorsi la proposta di tassare i robot.
In sostanza ha detto, se un lavoratore medio negli stati uniti guadagna 50.000 $ l’anno e viene tassato per quel reddito, un robot che faccia un lavoro equivalente a quel lavoratore, dovrebbe essere tassato nello stesso modo.
Apriti celo!
In Italia gli intelligentoni di fede renziana ,con la solita spocchiosa arroganza, si sono subito precipitati a descrivere Gates come un tardivo “luddista”, contrario al progresso, senza rendersi conto di cadere nel più assoluto ridicolo.
Con più buon senso e pacatezza ad esempio Romano Prodi con un editoriale sul Messaggero ha affrontato il discorso affermando che la proposta di Gates va presa molto sul serio ,sia perché il progresso tecnologico oggi avanza in modo straordinariamente veloce, sia perché i posti per specialisti delle nuove tecnologie, che questo progresso crea, sono infinitamente inferiori a quelli cancellati, e quindi il problema c’è ed è grosso.
Prodi fa qualche digressione nella storia dell’economia per rilevare che in passato l’introduzione di nuove tecnologie ad esempio ferrovie e automobili hanno tolto posti di lavoro, che però hanno subito rimpiazzato con altri di nuovo tipo e sopratutto la loro diffusione è avvenuta parecchio spalmata nel tempo.
Prodi conclude che l’individuazione del pericolo di una rivolta violenta degli esclusi avanzata da Gates è cosa assolutamente corretta, anche se aggiunge che la tassazione dei robot non sarebbe sufficiente se non accompagnata da una più equa distribuzione dei redditi e delle opportunità.
Ecco questo è cogliere il senso del discorso.
Gates non è un accademico di politica economica o di scienza delle finanze e quindi la sua proposta va accolta non tanto come un sufferimento tecnico compiuto, quanto come la segnalazione di un grande pericolo e della necessità di rifletterci per proporre soluzioni adeguate.
O vogliamo lasciarci travolgere dagli eventi, come ci siamo lasciati travolgere dalle conseguenze non tutte positive della globalizzazione per esempio?
I processi storici non sono di per sé né buoni né cattivi, ma vanno analizzati e governati, non vanno subiti, lasciandoci imprigionare da pregiudizi o da dogmi ideologici secondo i quali il “progresso”, dovuto all’applicazione di nuove tecnologie sarebbe sempre buono per definizione.
Non è così e la vita di tutti i giorni lo dimostra.

Oggi le cose stano andando troppo veloci per consentirci di individuarne per tempo le conseguenze.
Sull’onda delle considerazioni di Bill Gates, molti hanno tentato di presentare alcune delle innovazioni che il “futuro” prossimo sta per investirci e molte lasciano più che perplessi.
Per esempio,il direttore della Stampa, Maurizio Molinari si è cimentato in un elenco che lascia senza fiato dai visori della realtà virtuale aumentata ,agli impieghi dell’intelligenza artificiale.
Mario Tozzi, sempre sulla Stampa va al dunque proponendo il problema dei problemi e cioè, bene che sia possibile creare robot che ci sollevino da lavori ripetitivi, pericolosi eccetera, ma se arrivassero a servirsi dell’intelligenza artificiale, cioè della capacità di migliorare i programmi che li fanno funzionare, è verosimile che finiscano per andare “fuori controllo” nei nostri confronti fino a rendere obsoleta e superflua l’esistenza del genere umano.
Ci a bene un’evoluzione che finisca per distruggerci?
Forse è il caso di cominciare a pensarci sopra in modo ben più serio di quanto si sia fatto finora.


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