venerdì 31 marzo 2017

Questa Europa è una truffa



In previsioni delle incolori celebrazioni della ricorrenza del Trattato di Roma firmato il 25 marzo 1957, istitutivo della Comunità Economica Europea, la giornalista e deputata europea Barbara Spinelli,che ha l’onore e l’onere di portare il pesante cognome di suo padre Altiero Spinelli, ha scritto sul Fatto Quotidiano del 23 marzo un lucidissimo articolo il cui titolo riassume il senso delle sue riflessioni :Europa l’inganno delle celebrazioni.

Barbara Spinelli sul Fatto del 23 scorso titolava “Europa, l’inganno delle celebrazioni”
La Spinelli prevedeva che in quelle celebrazioni si montasse uno spettacolino nel quale l’oligarchia tecnocratica che oggi governa le istituzioni europee, totalmente priva di investitura democratica, avrebbe inscenato una “operazione di camuffamento” consistente nell’auto presentarsi come una entità benefica e necessaria, indispensabile ai cittadini europei per essere ben guidati.
Questa oligarchia certo non ignora ma semplicemente svicola, non cita nemmeno i problemi da sempre irrisolti del suffragio universale come unico elemento legittimante di una autorità di governo, del forte discontento dei cittadini europei, delle crescenti diseguaglianze create e ampliate dalle loro politiche economiche erronee e sballate, e dalla globalizzazione che invece di essere in qualche modo governata viene da loro agevolata in ogni modo.

Per l’oligarchia dominante per conto della nazione egemone, la Germania,le elezioni sono un inciampo da bypassare
Anzi il Presidente della Commissione, il prode Juncker ha avuto l’impudenza di affermare che la Commissione stessa non deve sentirsi prigioniera di questo periodo elettorale che coinvolge i maggiori paesi europei, indicando indirettamente il momento elettorale come un ingombro da bypassare, scagliandosi contro il solito “populismo” di chi la pensa diversamente dalla vulgata diffusa dalla sua oligarchia.
La distruzione della Grecia è lì a testimoniare il totale fallimento delle politiche di questa Commissione e della maggioranza di stati nazionali che attualmente governano l’Europa cioè la Germania come nazione egemone, circondata dal suo codazzo di satelliti nordici e dell’Est, ossessionati tra l’altro dalla fobia di una presunta volontà di espansione della Russia e quindi inclini a un insano riarmo.
Sulle politiche sociali e sulla necessità di elaborare una robusta politica economica tipo New Deal, nulla.
Al di là della lucidità degli argomenti portati dalla Spinelli, l’evocazione di quel cognome mi ha indotto ad andare a rileggere il “Manifesto di Ventotene”, redatto del 1944 da un gruppo di eletti intellettuali di diverse fedi politiche, che scontavano su quell’isola la condanna al confino, loro inflitta dal regime fascista, Manifesto che porta per prima firma proprio quella di Altiero Spinelli.

Per fare veramente l’Europa occorre ripartire dal Manifesto di Ventotene del 1944
Bisogna partire da quello per chiarirsi le idee sul fatto che questa Unione Europea nella quale viviamo, è un inganno rispetto a quella Federazione Europea che gli ideali padri fondatori avevano elaborato.
L’idea di fondo del Manifesto è questa : nel dopoguerra non basterà restaurare la democrazia negli stati europei, perché questi sarebbero indotti anche in presenza di istituzioni democratiche ad essere prigionieri dei loro interessi nazionalistici.
In un quadro nazionalistico prevale la nazione più forte che sarà tentata a imporre il suo potere sui più deboli tendendo a una posizione “imperiale” ,che se contrastata porterebbe inevitabilmente ad altre guerre.
Che può opporsi e questa situazione è solo un quadro istituzionale super- nazionale che sia in grado di imporre agli stati membri una politica che rispecchi gli interessi di tutta la comunità sovra nazionale.
Questa istituzione viene individuata in una Federazione Europea che sia dotata di effettivi poteri e che quindi non c’entri nulla con cose tipo la Società delle Nazioni, di pura facciata, ma senza il potere di imporre nulla.
Spinelli e coautori di Ventotene avevano ben chiare le priorità di politica e di politica economica da assegnare a questa Federazione.

Non solo la libertà, la democrazia e il suffragio universale, elementi basilari e indispensabili, ma non sufficienti se non accompagnati da una visione sociale molto salda.
Si noti che Spinelli si trovava a dover confrontare le sue idee socialmente avanzate, ma sicuramente non comuniste, con molti compagni di sventura di fede comunista a volte anche fondamentalista e che quindi sentiva la necessità di “smontare” gli eccessi e i fallimenti di quella ideologia e da qui deriva lo spazio che nel Manifesto Spinelli dedica alla critica della ideologia e della politica comunista, elemento questo oggi superato dagli eventi, ma non meno importante per capire bene la portata della politica economica “socialmente avanzata” che lo stesso Spinelli propugnava.
Questo è un elemento del tutto fondamentale, perché, come abbiamo visto sopra, la oligarchia burocratico- tecnocratica che oggi governa l’Europa per conto della Germania e satelliti, giustifica la sua esistenza e il suo ruolo facendo propria solo la parte “formale” della “ideologia” europea elaborata dal Manifesto di Ventotene, quella che riguarda l’istituzione multinazionale europea, come indispensabile strumento per scongiurare il ricorso ad altre guerre in Europa.
Posizione questa ingannevole e probabilmente in mala fede, perché non supera e nemmeno affronta il problema che deriva per gli altri stati europei dalla posizione di fatto “imperiale” che riveste la Germania.

Spinelli è chiarissimo nel delineare la centralità costituente di una decisa politica economica socialmente orientata, non solo sul piano ideologico e cioè come “nobile proposito”, ma scende nell’elencare anche le politiche concrete che diano attuazione a quelle spinte ideali.
Al capitolo III della “proposta di Manifesto” si parla di :“processo storico contro la disuguaglianza e i privilegi sociali”; “le forze economiche non devono dominare gli uomini,ma -come avviene per le forze naturali- essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale affinché le masse non ne siano vittime”; “la vita economica europea (deve essere) liberata dagli incubi del militarismo o del burocratismo nazionale”; (in passato si è permesso) di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze che converrà ridistribuire….per eliminare i ceti parassitari; “i giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo le posizioni di partenza nella lotta per la vita; “(occorre manifestare) la solidarietà umana verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica…...così nessuno sarà più costretto….ad accettare contratti di lavoro iugulatori”, “(bisogna uscire) da un tipo di società servile….. tutti i cittadini (debbono) partecipare veramente alla vita dello stato….bisogna saper gettar via i vecchi fardelli”
Sembra incredibile che ognuna di queste frasi che descrivono con estrema precisione dove ha fallito la gestione della Europa attuale , siano state scritte da un intellettuale per quanto dotato e visionario nel 1944, cioè ben settantatre anni fa.
Letto oggi per affrontare i problemi irrisolti attuali il Manifesto indica perfino il problema dei problemi che ha portato al fallimento la UE quando dice : “in assenza di proibizioni (di una istituzione sovranazionale) è possibilissimo (per gli stati nazionali) procurarsi posizioni che rappresentino un danno per altri e un vantaggio per sè”.
Se Juncker leggesse questo passo gli fischierebbero le orecchie essendo proprio lui come ex premier del Lussemburgo che si era adoperato per fare di quel piccolo stato un paradiso fiscale per farlo prosperare sulle spalle degli altri.
Il Manifesto elenca i poteri dei quali deve disporre una Federazione europea.
“esclusivo diritto di reclutare e impiegare le forze armate”
“esclusivo diritto di condurre la politica estera”
“di determinare i limiti amministrativi dei singoli stati associati”
“(vigilare) che non abbiano luogo soprusi sulle minoranze etniche”
“provvedere alla totale abolizione delle barriere protezionistiche”
“emettere una moneta unica federale”
“assicurare piena libertà di movimento di tutti i cittadini entro i confini della federazione”
“disporre di una magistratura federale”
“di un apparato amministrativo indipendente da quello dei singoli stati”
“diritto di riscuotere direttamente dai cittadini le imposte necessarie per il suo funzionamento”
“(disporre) di organi di legislazione e di controllo fondati sulla partecipazione diretta dei cittadini e non su rappresentanze degli stati federali”
Si è fatto un gran parlare (solo parlare ma non di più) della necessità di uniformare la fiscalità fra gli stati membri, quando il Manifesto prevedeva addirittura una imposta unica europea.
Significativo poi che il Manifesto dica esplicitamente che gli organi legislativi e di governo della federazione debbano essere eletti a suffragio universale diretto escludendo la rappresentanza indiretta.
Di tutto quell’elenco si è fatta pressochè solo la moneta unica che in pratica è il Marco tedesco con un altro nome, un po’ pochino per parlare di Europa.
Questa Europa è quindi una truffa, cioè è la rappresentazione di una cosa fingendo che sia un’altra.
Tutta la retorica europeista attuale è diretta a far passare solo il primo comma del Manifesto di Ventotene e cioè le istituzioni europee come garanzia contro il ritorno a possibili future guerre intestine, ma ignorando tutti gli altri commi senza i quali l’Europa ,usando il linguaggio del Manifesto si ridurrebbe solo una Società delle Nazioni, senza poteri e senza sostanza.
Ma non basta analizzare le cose che non sono state fatte da questa Europa, occorre per correttezza e onestà intellettuale ricordarsi anche degli errori marchiani commessi e ripetuti imponendo politiche economiche favorevoli alla nazione egemone e distruggendo stati come la Grecia, colpevoli di non avere la forza di opporsi.
Su queste cose bisogna essere chiari.

Il nostro paese ha avuto ed ha una classe politica di governo che ha nascosto sistematicamente le carenze e gli errori di questa Europa, sottoscrivendo anzi le clausole più demenziali delle politiche economiche suicide : fiscal compact, clausole di salvaguardia, pareggio di bilancio in costituzione eccetera.
Anzi alcuni nostri Presidenti del Consiglio hanno recitato penosamente la parte dei più realisti del re e quando la nazione egemone predicava la dottrina del niente aiuti di stato e poi inondava di Euro le proprie banche gestite malamente, i nostri rifiutavano il credito comunitario portando nel giro di pochi anni al disastro la situazione di un gran numero delle nostre banche.
Si rifletta su queste cose.
Se si continua a votare il duo Renzi-Berlusconi significa ri-firmare un atto di sottomissione alla nazione egemone continuando ad accettare la truffa in atto.
Se si vuole avvicinarsi all’Europa vera, occorre votare per le forze politiche che dichiarano oggi che se fossero al governo denuncerebbero i trattati esistenti comunicando alla nazione egemone che se non venisse accettata la richiesta italiana di rinegoziazione, il nostro paese uscirebbe dalla Comunità
Queste forze, piaccia o non piaccia sono solo il Movimento 5Stelle e la Lega di Salvini.
Impariamo, se ci riusciamo a votare non seguendo simpatie o antipatie, che sono alla fin fine cose soggettive un po troppo leggerucce, ma sui problemi veri e concreti e quindi sulle soluzioni che vengono prospettate per risolvere questi problemi.








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