In previsioni delle
incolori celebrazioni della ricorrenza del Trattato di Roma firmato
il 25 marzo 1957, istitutivo della Comunità Economica Europea, la
giornalista e deputata europea Barbara Spinelli,che ha l’onore e
l’onere di portare il pesante cognome di suo padre Altiero
Spinelli, ha scritto sul Fatto Quotidiano del 23 marzo un
lucidissimo articolo il cui titolo riassume il senso delle sue
riflessioni :Europa l’inganno delle celebrazioni.
Barbara
Spinelli sul Fatto del 23 scorso titolava “Europa, l’inganno
delle celebrazioni”
La Spinelli
prevedeva che in quelle celebrazioni si montasse uno spettacolino nel
quale l’oligarchia tecnocratica che oggi governa le istituzioni
europee, totalmente priva di investitura democratica, avrebbe
inscenato una “operazione di camuffamento” consistente nell’auto
presentarsi come una entità benefica e necessaria, indispensabile ai
cittadini europei per essere ben guidati.
Questa oligarchia
certo non ignora ma semplicemente svicola, non cita nemmeno i
problemi da sempre irrisolti del suffragio universale come unico
elemento legittimante di una autorità di governo, del forte
discontento dei cittadini europei, delle crescenti diseguaglianze
create e ampliate dalle loro politiche economiche erronee e sballate,
e dalla globalizzazione che invece di essere in qualche modo
governata viene da loro agevolata in ogni modo.
Per
l’oligarchia dominante per conto della nazione egemone, la
Germania,le elezioni sono un inciampo da bypassare
Anzi il Presidente
della Commissione, il prode Juncker ha avuto l’impudenza di
affermare che la Commissione stessa non deve sentirsi prigioniera di
questo periodo elettorale che coinvolge i maggiori paesi europei,
indicando indirettamente il momento elettorale come un ingombro da
bypassare, scagliandosi contro il solito “populismo” di chi la
pensa diversamente dalla vulgata diffusa dalla sua oligarchia.
La distruzione della
Grecia è lì a testimoniare il totale fallimento delle politiche di
questa Commissione e della maggioranza di stati nazionali che
attualmente governano l’Europa cioè la Germania come nazione
egemone, circondata dal suo codazzo di satelliti nordici e dell’Est,
ossessionati tra l’altro dalla fobia di una presunta volontà di
espansione della Russia e quindi inclini a un insano riarmo.
Sulle politiche
sociali e sulla necessità di elaborare una robusta politica
economica tipo New Deal, nulla.
Al di là della
lucidità degli argomenti portati dalla Spinelli, l’evocazione di
quel cognome mi ha indotto ad andare a rileggere il “Manifesto di
Ventotene”, redatto del 1944 da un gruppo di eletti intellettuali
di diverse fedi politiche, che scontavano su quell’isola la
condanna al confino, loro inflitta dal regime fascista, Manifesto che
porta per prima firma proprio quella di Altiero Spinelli.
Per fare
veramente l’Europa occorre ripartire dal Manifesto di Ventotene del
1944
Bisogna partire da
quello per chiarirsi le idee sul fatto che questa Unione Europea
nella quale viviamo, è un inganno rispetto a quella Federazione
Europea che gli ideali padri fondatori avevano elaborato.
L’idea di fondo
del Manifesto è questa : nel dopoguerra non basterà restaurare la
democrazia negli stati europei, perché questi sarebbero indotti
anche in presenza di istituzioni democratiche ad essere prigionieri
dei loro interessi nazionalistici.
In un quadro
nazionalistico prevale la nazione più forte che sarà tentata a
imporre il suo potere sui più deboli tendendo a una posizione
“imperiale” ,che se contrastata porterebbe inevitabilmente ad
altre guerre.
Che può opporsi e
questa situazione è solo un quadro istituzionale super- nazionale
che sia in grado di imporre agli stati membri una politica che
rispecchi gli interessi di tutta la comunità sovra nazionale.
Questa istituzione
viene individuata in una Federazione Europea che sia dotata di
effettivi poteri e che quindi non c’entri nulla con cose tipo la
Società delle Nazioni, di pura facciata, ma senza il potere di
imporre nulla.
Spinelli e coautori
di Ventotene avevano ben chiare le priorità di politica e di
politica economica da assegnare a questa Federazione.
Non solo la
libertà, la democrazia e il suffragio universale, elementi basilari
e indispensabili, ma non sufficienti se non accompagnati da una
visione sociale molto salda.
Si noti che Spinelli
si trovava a dover confrontare le sue idee socialmente avanzate, ma
sicuramente non comuniste, con molti compagni di sventura di fede
comunista a volte anche fondamentalista e che quindi sentiva la
necessità di “smontare” gli eccessi e i fallimenti di quella
ideologia e da qui deriva lo spazio che nel Manifesto Spinelli dedica
alla critica della ideologia e della politica comunista, elemento
questo oggi superato dagli eventi, ma non meno importante per capire
bene la portata della politica economica “socialmente avanzata”
che lo stesso Spinelli propugnava.
Questo è un
elemento del tutto fondamentale, perché, come abbiamo visto sopra,
la oligarchia burocratico- tecnocratica che oggi governa l’Europa
per conto della Germania e satelliti, giustifica la sua esistenza e
il suo ruolo facendo propria solo la parte “formale” della
“ideologia” europea elaborata dal Manifesto di Ventotene, quella
che riguarda l’istituzione multinazionale europea, come
indispensabile strumento per scongiurare il ricorso ad altre guerre
in Europa.
Posizione questa
ingannevole e probabilmente in mala fede, perché non supera e
nemmeno affronta il problema che deriva per gli altri stati europei
dalla posizione di fatto “imperiale” che riveste la Germania.
Spinelli è
chiarissimo nel delineare la centralità costituente di una decisa
politica economica socialmente orientata, non solo sul piano
ideologico e cioè come “nobile proposito”, ma scende
nell’elencare anche le politiche concrete che diano attuazione a
quelle spinte ideali.
Al capitolo III
della “proposta di Manifesto” si parla di :“processo storico
contro la disuguaglianza e i privilegi sociali”; “le forze
economiche non devono dominare gli uomini,ma -come avviene per le
forze naturali- essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel
modo più razionale affinché le masse non ne siano vittime”; “la
vita economica europea (deve essere) liberata dagli incubi del
militarismo o del burocratismo nazionale”; (in passato si è
permesso) di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze
che converrà ridistribuire….per eliminare i ceti parassitari; “i
giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al
minimo le posizioni di partenza nella lotta per la vita; “(occorre
manifestare) la solidarietà umana verso coloro che riescono
soccombenti nella lotta economica…...così nessuno sarà più
costretto….ad accettare contratti di lavoro iugulatori”,
“(bisogna uscire) da un tipo di società servile….. tutti i
cittadini (debbono) partecipare veramente alla vita dello
stato….bisogna saper gettar via i vecchi fardelli”
Sembra incredibile
che ognuna di queste frasi che descrivono con estrema precisione dove
ha fallito la gestione della Europa attuale , siano state scritte da
un intellettuale per quanto dotato e visionario nel 1944, cioè ben
settantatre anni fa.
Letto oggi per
affrontare i problemi irrisolti attuali il Manifesto indica perfino
il problema dei problemi che ha portato al fallimento la UE quando
dice : “in assenza di proibizioni (di una istituzione
sovranazionale) è possibilissimo (per gli stati nazionali)
procurarsi posizioni che rappresentino un danno per altri e un
vantaggio per sè”.
Se Juncker leggesse
questo passo gli fischierebbero le orecchie essendo proprio lui come
ex premier del Lussemburgo che si era adoperato per fare di quel
piccolo stato un paradiso fiscale per farlo prosperare sulle spalle
degli altri.
Il Manifesto elenca
i poteri dei quali deve disporre una Federazione europea.
“esclusivo diritto
di reclutare e impiegare le forze armate”
“esclusivo diritto
di condurre la politica estera”
“di determinare i
limiti amministrativi dei singoli stati associati”
“(vigilare) che
non abbiano luogo soprusi sulle minoranze etniche”
“provvedere alla
totale abolizione delle barriere protezionistiche”
“emettere una
moneta unica federale”
“assicurare piena
libertà di movimento di tutti i cittadini entro i confini della
federazione”
“disporre di una
magistratura federale”
“di un apparato
amministrativo indipendente da quello dei singoli stati”
“diritto di
riscuotere direttamente dai cittadini le imposte necessarie per il
suo funzionamento”
“(disporre) di
organi di legislazione e di controllo fondati sulla partecipazione
diretta dei cittadini e non su rappresentanze degli stati federali”
Si è fatto un gran
parlare (solo parlare ma non di più) della necessità di uniformare
la fiscalità fra gli stati membri, quando il Manifesto prevedeva
addirittura una imposta unica europea.
Significativo poi
che il Manifesto dica esplicitamente che gli organi legislativi e di
governo della federazione debbano essere eletti a suffragio
universale diretto escludendo la rappresentanza indiretta.
Di tutto
quell’elenco si è fatta pressochè solo la moneta unica che in
pratica è il Marco tedesco con un altro nome, un po’ pochino per
parlare di Europa.
Questa Europa è
quindi una truffa, cioè è la rappresentazione di una cosa fingendo
che sia un’altra.
Tutta la retorica
europeista attuale è diretta a far passare solo il primo comma del
Manifesto di Ventotene e cioè le istituzioni europee come garanzia
contro il ritorno a possibili future guerre intestine, ma ignorando
tutti gli altri commi senza i quali l’Europa ,usando il linguaggio
del Manifesto si ridurrebbe solo una Società delle Nazioni, senza
poteri e senza sostanza.
Ma non basta
analizzare le cose che non sono state fatte da questa Europa, occorre
per correttezza e onestà intellettuale ricordarsi anche degli errori
marchiani commessi e ripetuti imponendo politiche economiche
favorevoli alla nazione egemone e distruggendo stati come la Grecia,
colpevoli di non avere la forza di opporsi.
Su queste cose
bisogna essere chiari.
Il nostro
paese ha avuto ed ha una classe politica di governo che ha nascosto
sistematicamente le carenze e gli errori di questa Europa,
sottoscrivendo anzi le clausole più demenziali delle politiche
economiche suicide : fiscal compact, clausole di salvaguardia,
pareggio di bilancio in costituzione eccetera.
Anzi alcuni nostri
Presidenti del Consiglio hanno recitato penosamente la parte dei più
realisti del re e quando la nazione egemone predicava la dottrina del
niente aiuti di stato e poi inondava di Euro le proprie banche
gestite malamente, i nostri rifiutavano il credito comunitario
portando nel giro di pochi anni al disastro la situazione di un gran
numero delle nostre banche.
Si rifletta su
queste cose.
Se si continua a
votare il duo Renzi-Berlusconi significa ri-firmare un atto di
sottomissione alla nazione egemone continuando ad accettare la truffa
in atto.
Se si vuole
avvicinarsi all’Europa vera, occorre votare per le forze politiche
che dichiarano oggi che se fossero al governo denuncerebbero i
trattati esistenti comunicando alla nazione egemone che se non
venisse accettata la richiesta italiana di
rinegoziazione, il nostro paese uscirebbe dalla
Comunità
Queste forze,
piaccia o non piaccia sono solo il Movimento 5Stelle e la Lega di
Salvini.
Impariamo, se ci
riusciamo a votare non seguendo simpatie o antipatie, che sono alla
fin fine cose soggettive un po troppo leggerucce, ma sui problemi
veri e concreti e quindi sulle soluzioni che vengono prospettate per
risolvere questi problemi.
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