Un saggio filosofico
di 100 pagine intense ma leggibilissime.
Si naviga da
Eraclito ai sommi greci, Parmenide, Cartesio,Pascal, Kant che rimane
sempre il più nel cuore e quindi il più citato da Mancuso, fino ai
suoi pure particolarmente amati Pavel Florensky e Simone Weil.
Dalla Bibbia al
Gilgmesh ai classici orientali , dal poco amato Agostino ai molto
amati Teillard de Chardin e Raimond Panikkar.
Saper scrivere
saggi di filosofia che spaziano come questo libro da libero arbitrio
a senso del dolore al problema del male, dalla teodicea al senso
della morte ,libri che poi arrivano a vendere qualcosa come 800.000
copie, bisogna veramente essere bravi.
Seguo Mancuso dai
suoi primi libri e quando l’ascolto nelle sue apparizioni
pubbliche mi sento ancora più ben disposto nei suoi riguardi
apprezzando la sua naturale umiltà , atteggiamento non certo comune.
Quando si va a
sentire una conferenza di Mancuso se ne esce portandosi dietro almeno
un po' della serenità che comunica questo intellettuale chiaramente
completamente in pace con sé stesso.
Affronta e
probabilmente aiuta a risolvere per quanto possibile problemi teorici
che accompagnano la riflessione umana da secoli con una naturalezza
sorprendente.
Do solo qualche
accenno perché questo è un libro che va letto e sopratutto
studiato, riassumerlo non ha senso.
Mancuso nel corso
degli anni, sfornando pagine su pagine è partito suo malgrado dalla
teologia e quindi ,mi si permetta, con la palla al piede di una
dogmatica che impone addirittura obbedienza e che quindi confligge
con la libertà di ricerca.
In questa situazione
sicuramente penosa anche per lui ha cercato di riscrivere quella
teologia evidenziando il fatto che tutta quella surdimensionata
costruzione teorica andava alleggerita almeno dai “dogmi” che di
fronte a una analisi critica proprio non sono mai stati in piedi e ne
ha prodotto una analisi molto documentata e puntuale.
Poi affinando e
irrobustendo il suo pensiero si è accorto che la strada intrapresa
non portava da nessuna parte e che probabilmente la fatica non valeva
la candela sia perché nel frattempo la istituzione religiosa perdeva
continuamente pezzi diventando sempre più irrilevante nel mondo
moderno, sia perché le gerarchie imperanti sembravano proprio non
capire che senza un rinnovamento radicale le cose sarebbero andate se
possibile ancora peggio.
Mancuso non è il
tipo da amare la polemica o da trarre piacere dalla sconfitta
intellettuale degli altri
e quindi non è
interessato ad andare contro o a confutare idee altrui, o a
proclamarsi credente o non credente.
Semplicemente va
oltre.
Ha di fatto
elaborato nel tempo una sua costruzione di pensiero sistematica e
coerente ,che chiama
“emergentismo”.
Fino dalle sue prime
opere di teologia sistematica si era dimostrato estremamente
interessato a delineare un nuovo tipo di cosmologia.
Voglio dire che
tutta la sua riflessione filosofica è sempre partita dalla fisica.
Sappiamo bene che
questa era la strada percorsa da chi la filosofia l’ha inventata
nella Grecia classica, ma non è certo un approccio comune oggi.
Dall’osservazione
della natura a cominciare dal microcosmo derivano una serie di punti
fermi fondamentali.
Le costanti (le
forze) fisiche fondamentali, l’evidenza stessa di un passaggio da
elementi più piccoli e più semplici ad aggregazioni più grosse e
più complesse.
Dalla materia , che
in una visione più aggiornata non è più materia ma si è scoperto
essere energia probabilmente sotto forma di onda, per evoluzione si
arriva alla vita e poi all’Homo Sapiens.
Con un processo di
aggregazione verso sistemi sempre più complessi si arriva al passo
più significativo quando nella mente umana si produce pensiero e
autoconsapevolezza di sé.
Quando Mancuso
trattava queste materie nell’ambito della teologia rischiava di
incartarsi sfiorando il mito della creazione del mondo da parte di
una presunta intelligenza divina e quindi rischiando di offrire la
sua riflessione intellettuale di tipo cosmologico a un ragionamento
di tipo teleologico.
Cioè l’evoluzione
verso forme sempre più complesse sarebbe la dimostrazione di una
finalità di fondo orientata da quella presunta intelligenza divina.
Questo rischio mi
sembra definitivamente superato in queste sue ultime opere dove il
concetto di aggregazione progressiva verso sistemi sempre più
complessi, rimane alla base della sua cosmologia, ma l’orizzonte si
amplia.
Ci entra con pari
dignità la meccanica quantistica di Bohr,che contraddice ogni
visione di necessità e di determinismo.
Insieme al principio
di indeterminazione di Heisemberg.
Va bene quindi la
riflessione sul processo di aggregazione progressiva verso sistemi
sempre più complessi, ma guardando contemporaneamente all’azione
costantemente messa in campo dal caos originario.
Mancuso ha forse
giustamente una particolare simpatia per i termini del greco antico e
quindi indica col termine Logos l’idea di spirito, anima del mondo.
Questo è tipico
della sua cosmologia vedere il vertice dello spirituale incarnato del
profondo del cosmo materiale, nel naturale, nel fisico, nel corporeo
dandogli senso.
Accanto al Logos
ecco in azione il Caos primordiale in continua commistione
dialettica.
Da questa visione
Mancuso si adopera a dare un senso al male, al dolore, alla morte, mi
sembra con argomentazioni efficaci.
Non c’è la vita
da una parte e la morte dall’altra, il processo va guardato nella
sua unitarietà dialettica, che ci ha consentito e ci consente di
vivere.
Quando leggevo il
primo Mancuso teologo mi stupivo del fatto che la sua cosmologia già
allora incentrata su una visione dialettica del reale, fosse da lui
enunciata chiaramente, ma tentando di salvare la costruzione
culturale complessiva del cattolicesimo.
Mi stupivo perché
la pur stupenda costruzione illustrata da Dante nella Commedia che è
una perfetta illustrazione della visione della cristianità
medioevale era la rappresentazione di un mondo statico che
considerava la dialettica come peccato da superare per pervenire alla
immobilità assoluta della contemplazione dell’Altissimo
rappresentante la fine di ogni forma di dialettica.
Le due cose non
potevano stare in piedi, e infatti nel Mancuso filosofo di oggi si è
arrivati a un sistema coerente tutto incentrato sulla dialettica del
reale.
Buona lettura.
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