Confesso che mi sono messo a leggere questo libro solo perché è molto piccolo e ne avevo visto una recensione positiva.
Ma mi sono guardato bene da dirlo a parenti e amici perché temevo che se avessi detto che ho cominciato l’anno nuovo con un libro pur sempre di matematica mi avrebbero dato inevitabilmente del matto.
Capisco e condivido la meritoria missione della quale si sente portatrice l’autrice di cercare di disincagliare la matematica dagli incredibili pregiudizi e avversioni di pancia della quale soffre, ma temo che l’impresa almeno per il nostro Paese non sia destinata a grande successo.
L’autrice osa cimentarsi in una impresa così ardua perché si sente nella condizione ideale per farlo in quanto matematica di professione fino a un certo punto della propria vita e poi operatrice culturale e giornalista nota sia nella carta stampata, sia alla Rai.
Personalmente ho usufruito di una cultura umanistica pur essendo partito da un liceo scientifico, quindi in teoria avrei gli strumenti per seguire appieno le argomentazioni dell’autrice, ma non essendo stato obbligato a usare la matematica come strumento di professione sono disgraziatamente nella schiera sovraffollata di coloro che quando vedono un’equazione si sentono preda della maledizione di Tutankamon.
E’ una reazione sproporzionata e del tutto irrazionale, ma non è semplice superarla.
Forse c’entra non poco anche il modo come viene insegnata la matematica nel nostro paese.
La stessa autrice ricorda giustamente che tutto è cominciato quando nel ventennio fascista si era posta la scelta di improntare il sistema scolastico indirizzandolo in modo preferenziale verso una cultura prevalentemente umanistica o scientifica e con Gentile ministro dell’Istruzione è prevalsa come è noto la prima opzione.
La cosa è penetrata talmente profondamente nel vissuto culturale della gente che oggi a quasi un secolo di distanza le famiglie regolarmente ancora oggi quando devono iscrivere i figli alle superiori snobbano le scuole a indirizzo tecnico scientifico anche se questa scelta risulta anacronistica con tutta evidenza.
Ma veniamo al libro.
Prima cosa da dire il libro si lascia leggere assolutamente senza difficoltà.
Allora l’autrice ha vinto la sfida, cioè da domani mi metterò a fare esercizi di matematica?
No,non è così.
O almeno, ha vinto la sfida solo nel senso che per me ha fatto guadagnare punti alla matematica che mi risulta un po meno antipatica, dopo la lettura del suo libro, non di più.
La Valerio ha indubbiamente un talento per la comunicazione e il suo scrivere genera simpatia da tutte le parti.
Si cimenta in argomentazioni da capogiro con rigore ma con leggerezza espressiva straordinarie come là ove ci fa capire che i cinque postulati di Euclide sui quali si fonda praticamente tutta la geometria che rimane nel bagaglio scolastico di ognuno di noi, si sono così, ma potrebbero anche non essere così.
Data una retta e un punto, da quel punto può passare una sola retta parallela alla prima.
E se ce ne passassero di più? Saremmo in un sistema diverso, ma non impossibile.
Fine della verità assoluta e di ogni principio di autorità.
La verità è solo probabilità e va condivisa.
Nessun autorità può esistere per principio.
La matematica è quindi democrazia, perché come la democrazia si basa su un sistema di regole condivise.
L’errore non è un peccato di cui vergognarsi, ma è la base su cui migliorare un processo precedente.
Come ho detto sopra il discorso della Valerio non manca mai di rigore quando parla di matematica, ma certo saltare da argomentazioni da far tremare le vene e i polsi come quando appunto si ipotizzano universi e sistemi paralleli se si dovesse superare la geometria euclidea e poi finire a bastonare Matteo Salvini perché non ha fatto sbarcare i migranti ecco è discutibile.
Nel senso che va bene cercare di accaparrarsi la simpatia dei lettori entrando in una vasta gamma di situazioni di attualità, ma attenzione a quelli che oggi si sono battezzati come argomenti divisivi.
Quando l’autrice scrive sull’Espresso ha un senso parlare di Salvini e dagli addosso se del caso, ma accennarne in un libro come questo potrebbe non essere una buona idea.
Ecco però al di là di qualche scivolata ,il libro è una lettura non impegnativa, tutto sommato simpatica e divertente, che lascia nel lettore anche il proposito di approfondire alcuni argomenti matematici e filosofici che nel libro sono solo accennati.
Non penso che l’autrice richiedesse di più.
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