Devo dire che mettermi a recensire un libro di Bill Gates mi mette un po in imbarazzo.
Nel senso che mi viene da dire ma chi sono io per mettermi a giudicare una delle menti più geniali presenti sulla Terra.
Anche se sento di condividere una qualche forma di familiarità con chi ha inventato quel sistema operativo che uso praticamente da quando è apparso sul mercato.
Vedo che gran parte delle recensioni che ha avuto finora questo libro sono appesantite da un incredibilmente diffuso giudizio o meglio pre-giudizio “di pancia” che sembra sottintendere questo assunto : una delle persone più ricche del mondo che si mette a fare la morale a chi vive tutta un altra vita è quanto meno irritante.
Questi tycoon che si danno alle opere di bene forse hanno il bisogno psicologico di far dimenticare l’abisso che li divide dalla gente comune e quindi di farsi perdonare la loro strabocchevole ricchezza.
In tutta sincerità devo dire che non condivido neanche lontanamente questo modo di pensare o almeno assolutamente non nel caso specifico.
Non mi sembra che dobbiamo andare lontano per ricordarci di più modesti riccastri italici che non hanno saputo far di meglio che spendere le loro fortune per fare più o meno fuori dai binari la così detta bella vita.
Si può fare di meglio, molto di meglio e Bill Gates l’ha fatto e lo sta facendo.
Legge, studia, viaggia, scrive, influisce sui grandi del mondo, investe di suo somme spesso ingenti che a volte come è inevitabile non hanno alcun ritorno nella ricerca di innovazioni tecnologiche che possano migliorare la vita di tutti gli umani.
Questo personalmente invidio sinceramente di questo personaggio : avere l’opportunità di essere un facoltoso mecenate per migliorare la vita del prossimo.
La sua ricchezza di per sé non mi dice più di tanto.
E’ vero si sposta non con un solo jet privato per la semplice ragione che può permettersi una intera flotta.
Orrore, volando inquina, gli oppongono i critici.
Ma che scoperta e allora che dovrebbe fare, stare chiuso in casa per non inquinare?
Per affrontare problemi seri come quelli del cambiamento climatico bisogna andare a metterci il naso nelle varie zone di rischio.
Leggerci sopra i saggi più attendibili.
Pagare le società di consulenza per fare condurre loro ricerche e analisi che affrontino i vari aspetti di quei fenomeni.
Poi bisogna andare a far visita a tutti quei geniacci che per nostra fortuna ci sono magari a cominciare dalle università di eccellenza, ma anche in istituzioni private e nelle start up per intervistare chi sta sviluppando soluzioni tecnologiche innovative.
Fortunatamente non siamo all’anno zero su questi temi e quindi se siamo persone che si informano, grosso modo i temi che tratta Bill Gates con questo saggio sono già in gran parte a nostra conoscenza sia come diagnosi che come terapia.
Ma quello che veramente interessa in questo libro è avere modo di vedere l’autore sul campo.
Per esempio quando in un remoto villaggio del Kenya intervista la Signora Mobutu (butto là un nome di fantasia) per capire come ha fatto a passare da una capanna con una mucca e un po di mais cioè in una situazione di pura sussistenza in assoluta balia del flusso delle piogge, a una situazione di sviluppo con sei mucche altri animali e una piccola attività di caseificio in collaborazione coi vicini.
Sembra incredibile ma Gates sulla base di questa esperienza vissuta non propugna chissà quale radicale nuova tecnica agricola ma invoca la capacità di “adattamento” a nuove situazioni.
Il principio è elementare ma cruciale : se qualcosa va storto non puoi continuare a fare quello che facevi prima, sarebbe un suicidio, devi inventarti qualcosa di nuovo adattandoti a una situazione nuova e imprevista.
In realtà Gates va molto più in la quando parla ad esempio della società messicana che ha scoperto e sperimentato tra l’altro nuove varietà di riso e non soltanto quelle che lo fanno crescere bene anche quasi senz’acqua, ma anche quelle di estrema utilità ad esempio in Bangladesh soggetto a sempre più frequenti inondazioni che consentono al riso di non marcire anche quando le foglie rimangono bagnate per diversi giorni durante le inondazioni.
Non si risparmia nemmeno di confidarci some ha perso un bel mucchietto di milioni investiti in un progetto per produrre biomasse da foglie particolari per ricavare un bio-carburante.
Sembrava promettente, ma non funzionava abbastanza.
Ho notato che in molti lo hanno criticato perché in pratica mette a carico dei politici la maggior parte della responsabilità di intraprendere politiche innovative per fermare le emissioni di anidride carbonica.
E’ inutile negarlo un po in tutto il mondo non è un buon momento per il prestigio e la credibilità dei politici e quindi molti lettori confessano tra sé e sé che se il problema più grosso lo devono risolvere i politici è giustificato essere pessimisti sull’ avvenire del pianeta.
E’ ben comprensibile, ma di fatto ognuno di noi sostanzialmente sa quello che deve e può fare per limitare le emissioni che influiscono sull’effetto serra.
Almeno su questo punto la scuola non si può dire che non sia presente nel dare le dovute informazioni.
Insomma questo libro non è a mio avviso un piccolo trattato sugli effetti dei cambiamenti climatici.
Su questo argomento ormai si sono scritti un gran numero di saggi anche ottimi.
Il senso e il valore del libro non è nella originalità degli argomenti addotti, ma sta tutto nel valore della testimonianza di un personaggio che è singolare , perchè solo lui aveva i mezzi la capacità tecnica e la volontà di investire in una grande serie di iniziative innovative.
Bill Gates ha fatto anche belle conferenze raggiungibili da chiunque su Ted, ma il senso della sua testimonianza è nel fare e fare con la larghezza di mezzi che solo lui può permettersi.
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