sabato 8 gennaio 2022

Telmo Pievani : Imperfezione Una storia naturale - Editore Raffaello Cortina – recensione

 


Raramente mi sono trovato per le mani un libro così interessante da far chiedere a me stesso come mai non l’avevo letto prima, anche se è uscito solo nel 2019.

Per farla breve mi ha dato l’impressione di essere il necessario complemento dei libri di quell’altra mente geniale che è Yuval Noah Harari, nel senso che Harari per arrivare a quello che lui chiama ’homo deus’ cioè la proiezione del Sapiens nel futuro prossimo comincia inevitabilmente dal principio di tutto 13,8 miliardi di anni fa per descriverci la nascita e il lunghissimo processo di evoluzione della nostra specie preoccupandosi però sopratutto di delineare quello che verosimilmente sarà l’ultra umano del futuro, che potrebbe anche arrivare ad essere una specie diversa, l’uomo del postumanesimo.

Telmo Pievani invece chiarisce meglio il processo evolutivo del cosmo sempre a partire dal Big Bang per descriverci dettagliatamente le tappe dell’evoluzione della nostra specie soffermandosi però alla lucida analisi dell’evoluzione umana così com’è avvenuta senza cercare di immaginare i tratti dell’uomo del futuro.

E ce n’è abbastanza perché riesce a spiegarci alla grande quello che la scienza dell’evoluzione ha acquisito fino ad oggi per dimostrare da dove derivano alcuni dei limiti che pesano sulla nostra specie.

Tanto per dirne una la tendenza al fideismo che è disgraziatamente per noi un impulso atavico a usare in prima battuta questa procedura logica per spiegarci il reale.

Il che andava bene magari ai tempi dei dinosauri, quando non avevamo acquisito ancora nessuna nozione scientifica e quindi non avevamo a disposizione strumenti più performanti, ma oggi è un ostacolo a sviluppare comportamenti razionali.

Ci crediamo razionali, ma lo siamo solo in parte, in piccola parte.

Sarà spiacevole scoprirlo, ma qui sta l’enorme valore educativo di libri come questo, se non abbiamo conoscenza di questi fenomeni ci troviamo in balia di impulsi irrazionali che guarda caso ci propone quella nostra mente che siamo convinti che sia un meraviglioso e potentissimo nostro amico.

In linea di massima è così, ma solo in parte.

Perchè?

Perchè argomenta e dimostra Pievani l’evoluzione della nostra specie non è avvenuta come erroneamente ci ha suggerito per secoli il creazionismo sulla base da una spinta primordiale finalistica diretta appunto a realizzare se pure su tempi lunghi o lunghissimi un progetto compiuto, già scritto e perfetto, più o meno nella mente di un presunto essere superiore.

Non è così l’evoluzione ha un meccanismo del tutto diverso e non compatibile con la visione finalistica proprio perché la base, il meccanismo del tutto non è la realizzazione di un progetto.

Sbagliano in buona fede, ma sbagliano anche i filosofi e i teologi che cercano accanitamente di vedere nell’evoluzione un costante movimento verso la complessità, per salvare capra e cavoli cioè la scienza e la fede religiosa.

Perchè il meccanismo che muove tutto il processo evolutivo è basato sull’imperfezione, sulle mutazioni del tutto casuali, sugli errori ancora del tutto casuali, non su un progetto.

In natura di perfetto non c’è proprio nulla.

C’è invece un continuo e casuale assemblaggio di pezzi nuovi su pezzi vecchi per arrivare a qualcosa che funziona, ma che non è affatto la cosa migliore possibile, proprio perché nell’assemblaggio permangono i pezzi vecchi con i loro limiti, assieme a quelli nuovi costruiti mano in mano dall’evoluzione.

Il nostro occhio è sorprendemente complicato ma non è affatto il non plus ultra, infatti possiamo vedere in natura sistemi visivi molto più funzionali come quelli dei ragno saltatori o dei polipi.

Il nostro stesso corpo è pieno di pezzi incongruenti o ridondanti che non sono affatto perfetti.

Che ce ne facciamo del coccige, rimasuglio della coda che non abbiamo più?

E dell’appendice fonte di infezioni e basta?

E come mai l’uretra va su e giù dalla prostata causando solo problemi, non sarebbe stato più funzionale farla andare dritta alla meta, come se fosse mai esistito avrebbe progettato un presunto ingegnere dell’universo?

E gli ormai inutili muscoli dell’orecchio?

E così via. Conserviamo pezzi vecchi che non servono più.

Ma se fosse solo questo andrebbe ancora tutto bene, quello che è peggio è che conserviamo pezzi vecchi anche nella psiche.

Prendiamo il caso più eclatante a questo proposito e cioè l’impulso cerebrale innato che per farci risolvere un qualunque problema va a pescare nel data base del nostro cervello la risposta più veloce possibile non la più funzionale o appropriata perché?

Perchè al tempo dei mammut i nostri venerati antenati per sopravvivere come specie avevano assolutamente bisogno di percepire la presenza dei predatori nei tempi più brevi possibili e inventarsi la via di fuga più breve sempre nei tempi più veloci possibili, diversamente noi oggi non ci saremmo.

E questo è andato benissimo per la conservazione della specie, ma non va bene che ancora oggi, quando i mammut non ci sono più da un bel pezzo la nostra mente funziona ancora allo stesso modo nel senso che ha messo tutto l’enorme bagaglio di progresso che abbiamo acquisito nei tempi per farci divenire padroni del nostro mondo insieme ai vecchissimi schemi mentali dei tempi ancestrali.

E così succede che di fronte a un problema la prima risposta che la mente ci suggerisce è quasi sempre sbagliata perché ci spinge ad agire d’impulso, mentre dovremmo riflettere prima ed analizzare un momento problemi che al tempo dei mammut non erano nemmeno pensabili.

La spinta intrinseca verso la maggiore complessità e la maggiore perfezione non c’è mai stata come dimostra il fatto che nei lunghissimi tempi dell’evoluzione hanno a lungo anzi a lunghissimo convissuto uomini col cervello che stava evolvendo verso il nostro e quindi che avevano già acquisite capacità per intenderci di livello superiore con uomini dotati di un cervello assimilabile a quello degli scimpanzé.

Pievani ha anche la capacità di rendere più interessante il libro ricorrendo spesso a una fine ironia come quando conclude il suo lavoro notando che la meravigliosa storia della vita ha impiegato l’incredibile tempo di tre miliardi e mezzo di anni per passare dall’ameba a Donald Trump.

Questa riflessione però se usciamo dalla battuta ha anche una sua carica che sferza i nostri abituali modi di pensare.

Mi viene da pensare che dovremmo molto più spesso riflettere su queste coordinate del tempo.

E’ indubbio che la storia del cosmo ma anche la storia della nostra specie sono adagiate su una “time line” in una scala enormemente diversa da quella che ci è abituale pensare.

I manuali scolastici cominciano i corsi di storia da Assiri Babilonesi ed Egizi inculcandoci così la falsa convinzione che la storia comincerebbe 6.000 anni fa cioè all’incirca dal 4.000 avanti Cristo, quando invece la storia dell’evoluzione della nostra specie parte addirittura da 200.000 anni fa.

Cioè l’ordine di grandezza reale è enormemente più ampio di quello che comunemente si crede.

Di conseguenza si relativizzano enormemente per esempio le costruzioni mitiche delle religioni istituzionalizzate, che ci sono state vendute come provenienti dalla notte dei tempi come se fossero sempre esistite, ma non è così.

I duemila anni del cristianesimo per esempio si dipanano su una storia reale cento volte più lunga.

E allora viene da chiedersi e prima? E dopo?

Non mi dilungo ma in argomento il lettore potrà trovare in questo libro l’analisi della basi evolutive che ci inducono alla fidelizzazione per istinto atavico, come si era sopra accennato.

Tra l’altro lo stesso Pievani ha scritto sull’argomento un libro apposta intitolato proprio “nati per credere”.

A questo punto però non esultino i “fedeli” delle religioni istituzionalizzate, perché il senso complessivo dei lavori di Pievani consiste in : nati per credere nei pregiudizi.

Ma i pregiudizi vanno superaticon la conoscenza, l’educazione e la cultura, che inducono a costruirci il pensiero critico.

Mi accorgo adesso di non avere detto ancora nemmeno una parola sull’autore.

Va bene che Pievani è anche un abile e simpatico divulgatore scientifico, tra l’altro presente su Youtube ,ma è anche e sopratutto un accademico che ricopre una cattedra all’Università di Padova dedicata a una materia parecchio innovativa : Filosofia delle scienze biologiche.

Buona lettura.





Nessun commento: