sabato 24 giugno 2023

Limes Lezioni ucraine Kiev lotta per la sopravvivenza Washington non le parla più di Nato Miraggi di tregua e guerra incontrollata n. 5/2023 – recensione

 




Ancora una volta l’argomento scelto da Limes è pienamente centrato per venire incontro alle esigenze di aggiornamento da parte dei lettori.

Questo numero è infatti dedicato a un bilancio della situazione nella guerra di , seguendo il criterio di vedere le cose dal di dentro sia a Kiev che a Mosca.

Ma partiamo, come è doveroso, dal corposo editoriale di Lucio Caracciolo ,che per nostra sfortuna, anche questo mese non è affatto di buon umore.

Agganciandosi alle ultime esternazione dell’ormai centenario Henry Kissinger, Caracciolo delinea quello che insegnano da sempre i “fondamentali” della geopolitica : se si vuole vivere in pace occorre che fra gli egemoni, che siano superpotenze o meno, sia in atto una situazione di equilibrio.

E quindi fra America e Cina è indispensabile che si trovi un compromesso, che realisticamente componga un contrasto, che diversamente sfocerebbe in guerra mondiale.

Questo è il fosco presagio, delineato da Kissinger, che Caracciolo fa suo.

La guerra d’Ucraina ,più meno per procura, purtroppo per i diretti interessati ,non ha rilevanza prioritaria in sé, ma solo come corollario dal vero confronto le due potenze egemoni l’America e la Cina.

La Russia, in mezzo ,è stata trascinata dagli errori di Putin a perdere rovinosamente posizioni su posizioni, ma, a suo proposito, torna in mente, la massima ,applicata in altra materia, ma non meno azzeccata : “too big to fail”, perché la sue dimensioni sono tali ,che sarebbe da folli augurarsi che vada in pezzi ,con conseguenze inimmaginabili, peggio che peggio, se si fa mente locale sulle quasi 3.000 atomiche ivi giacenti.

Ma anche sugli sviluppi della guerra di Ucraina, Caracciolo non la vede affatto rosea, perché le guerre lasciano una scia di odio, che proprio non giova a popolazioni destinate da una implacabile geografia a convivere ,che lo vogliano ,o che no lo vogliano.

E così è fra Russia e Ucraina.

Devo dire ,che quando leggo Cracciolo, che prende di fatto a schiaffoni gli editorialisti dei nostri media, che sembrano vivere su un altro pianeta ,sbattendo loro in faccia la dura realtà, che quelli si illudono di potere pigramente eludere ,per non turbare la tranquillità dei lettori, ne traggo un autentico godimento.

Ad esempio quando dice : non sognate che la Unione Europea si accolli ,come dice, i fantasmagorici costi della ricostruzione dell’Ucraina.

O quando accenna ,sornione, ai piani di investimenti privati del più grande fondo di investimenti del mondo, il BlackRock, che pare pensare al completamento di quanto già già iniziata con l’appropriazione degli asset di mezza Ucraina da parete di businessman americani,britannici ,cinesi eccetera.

Il loro tipo di aiuti ,per quanto indispensabili per la sopravvivenza di quello stato ,ora già fallito, ma che era comunque il più povero d’Europa ,anche in anteguerra, è di tipo molto peloso, come si usa dire.

Altra battuta alla quale ho applaudito dentro di me, è quella che Caracciolo fa quando constata che l’America è abilissima a suonare la grancassa della retorica e della propaganda sui “nostri valori” da difendere ed esportare con qualsiasi mezzo, salvo poi scappare in elicottero lasciando nei guai i poveretti che li avevano ingenuamente presi sul serio, poco tempo dopo.

Siamo seri, sembra concludere Caracciolo, siete proprio convinti che l’opinione pubblica americana, già in campagna elettorale ,sia disposta a “morire per Kiev?

Tanto più che gli obiettivi più volte conclamati dall’Ucraina (la vittoria per tornare ai confini alla fine e dissoluzione dell’Urss) sono in evidente contrasto con quelli dell’Occidente, Stati Uniti in testa, che hanno ripetutamente chiarito anche a Zelenski che le priorità sono altre.

Le guerre di attrito (termine tecnico per indicare la situazione nella quale giace la linea di contatto in Ucraina da mesi) sono una spaventosa carneficina e tali rimangono.

Non sarebbe bene che le parti riflettessero su questo aspetto tutt’altro che secondario?

Zelensky e Putin se decidessero la loro strategia riferendosi prioritariamente all’aspetto umano sarebbero probabilmente fatti fuori, perché hanno seminato narrazioni ben al dì da qualsiasi senso della realtà.

Questa è la causa dello stallo.

Ma sarebbe bene che il resto del mondo lo facesse loro presente, invece di soffiare sul fuoco.

Il fascicolo, come sempre, è corredato da analisi molto puntute degli analisti di Limes ,che i lettori conoscono ormai bene, anche attraverso il sito di Limes, youtube eccetera.

Sulla base di quelle analisi risulta che non è male che il lettore, prima di fissare Zelensky nel proprio immaginario, come il Garibaldi di Kiev, si conceda almeno un bagnetto nella realtà immergendosi nella declinazione molto particolare della democrazia come è veramente in Ucraina oggi e come era ieri e l’altro ieri.

Questo per cercare di immaginarsi come sarebbe declinata in una Ucraina vincitrice (cosa del tutto improbabile a parere di pressoché tutti gli esperti) o comunque post-bellica.

Perchè è proprio da questo dato che, inevitabilmente ,occorrerà nel dopo-guerra rispondere alla domanda : ma ne valeva la pena ?

Non poteva mancare anche il contributo degli specialisti della Russia, Orietta Moscatelli in testa.

Come pure sono di particolare utilità le valutazioni delle conseguenze di questa guerra in America, in Cina, in India e da noi in Europa.



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