lunedì 18 settembre 2023

Domino Rivista sul mondo che cambia – numero 9 2023 – Africa addio . La penetrazione dei russi, cinesi e turchi ci spingono fuori dal continente. Con gravi rischi per la nostra tenuta energetica e securitaria. - recensione

 



Sparita da tempo la guerra di Ucraina dalle prime pagine dei giornali, bene hanno fatto gli analisti di Domino ad accendere i riflettori sul continente africano, che sui giornali proprio non ci va mai ,se non in concomitanza di disastri naturali, o di colpi di stato, che purtroppo in questi ultimi tempi non sono mancati.

Ma l’analisi geopolitica è una cosa seria, che, se segue i riflettori dell’attualità, è solo per cercare di illuminare i lettori che sull’Africa sanno veramente pochino.

Date le dimensioni demografiche di quel continente (e le sue immense risorse) è però chiaro a tutti che sarebbe bene saperne di più ,anche se l’Africa pur avendo alcune delle caratteristiche fondamentali che la geopolitica indica come indicatori della potenza, del potere, già presente o potenziale,al momento non può ancora pensare ragionevolmente di presentarsi come una grande potenza.

Il maggiore ostacolo alla realizzazione delle sue non infondate velleità, non è un nemico esterno particolare, ma è la sua debolezza intrinseca, dovuta all’incapacità di risolvere i suoi problemi di stabilità, di insufficiente sviluppo economico e quelli assolutamente fondamentali di carattere securitario.

L’Africa non è affatto ,né tenuta, né tanto meno obbligata ,a inseguire i modelli istituzionali etici e culturali dell’Occidente, checché ne pensi l’ancora egemone mondiale (forse egemone ancora per poco) cioè gli Stati Uniti.

Se vogliamo veramente spogliarci dei panni del colonialismo, che è finito solo in modo relativo, sarebbe ora che prendessimo in considerazione il colonialismo culturale, che va di pari passo con quello economico, almeno per quanto riguarda l’Occidente.

Forse le folle che a Kartum (Sudan) e Niamey (Niger) bruciavano le bandiere francesi e sventolavano quelle russe e Cinesi ,solo poche settimane fa ,ci hanno messo una pulce nell’orecchio, sul fatto che l’Occidente, il nostro Occidente, non è che una piccola minoranza in un mondo, nel quale non ci siamo fatti troppo amare.

Vedremo, leggendo questo ennesimo ottimo saggio di Domino, che i concorrenti degli Usa, che siano il gruppo dei Brix ,recentissimamente allargati non poco, o solo Russia e Cina, possono presentarsi e si sono presentati in Africa a mani tutt’altro che vuote ,come si conviene, e udite udite, con la coscienza pulita, per il semplice fatto che loro un passato coloniale non ce l’hanno avuto, anzi la Cina l’ha subito.

E si guardano bene dal proporre aiuti, castrati da condizionalità ,che siano di ordine etico ,finanziario o culturale, come fa l’America o le organizzazioni internazionali di matrice americana tipo Banca Mondiale etc., condizionalità ,che una volta ,in mancanza di alternative, i paesi in via di sviluppo dovevano sorbirsi per forza, ma che ora, mal sopportano.

E questo ,presentarsi senza condizionalità da parte di Cina , Russia e recentemente Turchia,i fatti lo dimostrano ,è piaciuto non molto, ma moltissimo agli africani.

E’ un bel terreno l’Africa, sul quale è estremamente interessante osservare il gioco delle potenze egemoni o aspiranti tali (Usa, Cina, Russia, Turchia eccetera).

In nessun altro scacchiere mondiale si vedono i funzionari americani correre e annaspare per recuperare una fiducia e una credibilità forse perse per sempre.

Probabilmente, il massimalismo ideologico della politica americana, ha fatto danni irreparabili.

La convinzione di essere i migliori e gli unici investiti da Dio della missione universale di diffondere democrazia,diritti umani (beninteso solo nella interpretazione da loro coniata) e liberismo economico è sempre più difficile da usare come foglia di fico, per nascondere la strategia imperiale dell’unico egemone che non ammette né avversari né concorrenti.

Ma se gli americani annaspano, gli europei stanno peggio, perché hanno troppo da farsi perdonare e poco da offrire di credibile e di funzionale.

L’Africa può avere un fulgente futuro, ma ha tantissima strada da fare.

La democrazia formale di stampo occidentale ,non se la passa certo bene, ma l’Africa, se è più che giusto che si cerchi delle forme istituzionali consone alla sua cultura ed ai suoi interessi,ha un compito difficile nel trovare una forma di governance, stabile ,condivisa e accettabile in un ambiente che conosce famiglie allargate,clan e tribù con radicamento consistente e di etnie spesso diverse, difficili da unificare dietro a una narrazione pedagogica nazionale, che nessuno stato del continente sembra stato capace finora di elaborare e sperimentare.

Grande sfida che chiede invenzione e fantasia.

Possibile? Certamente sì se si pensa alla bassissima età media dei popoli africani.

Non perdetevi questo volumetto, come sempre ben documentato.




Nessun commento: