giovedì 21 settembre 2023

Edgar Morin : Di guerra in guerra dal 1940 all’Ucraina invasa. Raffaello Cortina Editore – recensione

 




Dall’alto dei suoi 101 anni, Edgar Morin è uno degli intellettuali più noti del pianeta.

Dopo aver scritto qualcosa come 60 libri ed essersi portato a casa una ventina di lauree ad honorem, aver girato il mondo in lungo e in largo, avere inventato nuove discipline ,nell’ambito del pensiero complesso, verrebbe da dire, che potrebbe anche starsene tranquillo, ma se lo facesse, non sarebbe Edgar Morin.

Invece ci ha regalato questo formidabile saggio sulla guerra in generale e su quella di Ucraina in particolare.

Centratissimo e merce veramente rara.

La verità elementare, ma difficile da metabolizzare, che ci viene esposta non è che questa : la guerra porta per sua natura all’isteria.

Lo abbiamo constatato tutti.

Del resto ,avevo già esternato in precedenti post, la mia sorpresa nel vedere un tempo compassati accademici ed editorialisti misurati, scaldarsi nei talk show televisivi, che sulle debolezze umane ci campano, e trasformarsi inaspettatamente, da quei moderati che conoscevo ,in scalmanati talebani.

Costoro ,purtroppo, non si sono ancora avveduti di essere stati posseduti proprio da quella dalla sindrome guerresca ,che porta all’isteria, della quale ci parla Edgar Morin,e quindi si sono guardati bene ,magari dal consultare qualche amico psico -terapeuta, che li avrebbe messi sul chi vive.

Quando questa brutta storia finirà, si spera presto, e riacquisteranno il buon senso, che ispiravano prima, forse saranno i primi a stupirsi di non essere stati capaci di governare meglio la loro psiche.

Ma che dire? Sarà banale constatarlo, ma Morin ha l’età e il prestigio per invitarci tutti alla riflessione.

Come capo scuola del pensiero complesso ,ci esorta ,prima di tutto, ad uscire dall’illusione secondo la quale situazioni complesse si possano risolvere dividendole in mille micro -situazioni, da analizzare seguendo criteri lineari in ambiti ultra-specialistici.

Le cose non funzionano così ,occorre sempre saper guardare all’insieme nel suo contesto.

Esempio illuminante :la guerra in certe circostanze è eticamente giusta, e infatti la guerra che stanno facendo gli Ucraini ai Russi ,pagando di persona un prezzo altissimo, è giusta perché sono stati aggrediti.

Ma anche in questo caso la guerra è sempre una “sale guerre”, una porcheria che corrompe e che induce all’isteria, odio, estremismo, radicalizzazioni.

Perchè questa è la sua natura, la guerra disumanizza chi la fa, anche se questi si trova nel giusto.

Non è né facile né simpatico fermarci a meditare su questo pensiero ,così contraddittorio e contro-intuitivo.

Se cadiamo nella trappola creata dall’isterismo di guerra e ne diventiamo prigionieri attribuiremo tutto il male all’odiato nemico, non riusciremo assolutamente a prendere in considerazione il suo punto di vista e quindi la pace si allontanerà sempre e la guerra finirà quando finiranno gli uomini o le munizioni, o i soldi.

Non si può proprio uscire dall’isteria guerresca che assomiglia tanto alla brutalizzazione del pensiero razionale, del quale diventa vittima il popolo delle curve del calcio, raffreddarsi ed elevarsi al pensiero critico, alla contestualizzazione, il che vuol dire tornare a vedere il nemico come un umano, che ha fatto la guerra, non perché è impazzito o è posseduto dal demonio, ma perché semplicemente segue il perseguimento di suoi interessi che vanno almeno presi in considerazione, per vie sbagliate per quanto si vuole, ma gli uomini agiscono così da quando mondo e mondo.

E da quando mondo è mondo esistono gli imperi, o se vogliamo usare termini meno crudi esistono le potenze che hanno la forza per essere egemoni globali i o regionali.

Oggi il potere imperiale o l’egemonia mondiale è esercitata solo dagli Usa da quando si è dissolta l’Unione Sovietica che prima era l’egemone concorrente.

All’Orizzonte però si staglia la Cina che ha i numeri per poter concorrere e la Federazione Russa, che dice di essere entrata in guerra perché si sentiva minacciata dall’allargamento della Nato ai suoi confini, dove avrebbe visto bene almeno stati cuscinetto.

Non entriamo nel merito, ma è giusto ribadire ,semplicemente seguendo le regole del pensiero critico, che vanno presi attentamente in considerazione i punti di vista di tutte e due le parti in guerra se si vuole capirci qualche cosa.

Se arriviamo ad analizzare la situazione e partiamo dalla costatazione che gli Ucraini hanno ragione a difendersi dai Russi invasori, come fortunamente facciamo quasi tutti, abbiamo comin ciato a ragionare ma il problema rimane lì da risolvere.

Per tentare di venirne fuori Morin afferma che occorre fare un altro passo fondamentale nel ragionamento in questo senso : la guerra può essere giusta, ma può essere più sensato non farla lo stesso o venirne fuori il prima possibile, perché fa comunque danni enormi non solo materiali.

Cioè la guerra può essere giusta, come lo è quella fatta dagli Ucraini, ma occorre chiedersi se è anche utile a loro, cioè se risponde ai loro interessi.

Mi viene da pensare : ma ci avranno mai pensato gli operatori dei media ,ai quali ho accennato sopra,e beninteso ai quali accenna anche Edgar Morin, agli effetti che a guerra finita (e questa finirà come tutte le guerre che sono iniziate e finite) comporterà l’odio mortale distribuito a quattro mani fra gli Ucraini verso i Russi, dalla propaganda e dalla pedagogia di guerra e vice-versa?

Non sarà mai venuto in mente a costoro, che a guerra finita, i confini saranno sempre quelli sostanzialmente, e che quindi Ucraini e Russi condivideranno ancora migliaia di kilometri di confini ,mentre il principale sostenitore della parte ucraina, nonché probabilmente unico beneficiario finora dal punto di vista strategico, cioè gli Usa si troverà sempre dalla parte opposta del mondo a farsi placidamente gli affari suoi, come decreta la geografia?

Mentre gli effetti dell’isteria di guerra, della radicalizzazione a senso unico, della disumanizzazione del nemico saranno dei pessimo compagni di viaggio per almeno una generazione di Ucraini e di Russi.

Ma è veramente scorretto pensare che il movente dell’appoggio americano all’Ucraina sia dovuto proprio al fatto che, così facendo, questi americani stiano facendo proprio gli affari loro, o, detto in modo più piano, stiano lucidamente perseguendo la strategia di fondo dell’egemone globale, che può definirsi lecitamente imperiale?

Riuscendoci brillantemente, bisogna riconoscerglielo , mentre la dirigenza russa, sul piano strategico, ha raggiunto i risultati contrari a quelli che perseguiva, fallendo clamorosamente.

Gli americani hanno un altro vantaggio clamoroso che consiste nel fatto che il perseguimento dei loro interessi strategici imperiali (indebolire al massimo possibile ,ma senza rischiare un intervento diretto, la Russia, vista come possibile concorrente se non come egemone globale, almeno come egemone regionale) riescono a venderlo in modo verosimile ,come aiuto a un aggredito, per ristabilire le regole del diritto internazionale.

A guerra finita si vedrà però anche chiaramente la contropartita, che la massa enorme di aiuti inviati dall’America comporterà per il popolo ucraino.

Non esistono pasti gratis.

A cose finite, i conti verranno presentati a tutte e due le parti, e vedremo quanto saranno realmente più liberi gli Ucraini ,dopo aver scelto di fatto di essere clienti di un egemone invece dell’altro.

Perchè il mondo reale funziona così : o hai la forza di comandare o sarai comandato e il potere degli Ucraini è quello che è ,e dopo la guerra, dei decantati gioielli tecnologici consistenti negli armamenti Nato, non certo di ultima generazione, non se ne faranno molto.

Dovranno invece fare i conti con un paese che per loro fortuna è enorme e quindi solo parzialmente danneggiato, ma che già era povero prima, dato che per aiutare le famiglie di donne ucraine ne sono andate a lavorare all’estero a milioni prima della guerra.

Queste sono alcune delle riflessioni che troverete nel libro, ovviamente presentate molto meglio di quanto abbia fatto io.

Ecco, però, c’è un ultima cosa che Morin ci esorta a prendere nella dovuta considerazione, con preoccupazione, perché non sembra percepita nella sua reale gravità.

La guerra, come tutte le vicende umane, è guidata spesso dal caso, dall’imprevisto, dall’imponderabile.

Spesso addirittura un’azione ,accuratamente ponderata per raggiungere un risultato, conduce a ricavare l’opposto.

E’ successo mille volte e Morin espone diversi casi storici e con dovizia.

Dietro a quest’imprevisto, Morin sottolinea, che risulta incomprensibile la sottovalutazione perdurante, del rischio che si ricorra all’arma nucleare, oltre a quello dell’escalation incontrollata verso una terza guerra mondiale ,proprio causa del fattore imprevisto e casuale.

Bisogna far tacere le armi questa è la priorità.

Non perdetevi la lettura di questo libretto, apre la mente e blocca o almeno tenta di bloccare le cadute nel fondamentalismo isterico.






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