venerdì 28 giugno 2024

Filippo Ceccarelli : B Una vita troppo – Feltrinelli ED. – recensione

 



Se il lettore ha la pazienza (e ce ne vuole nel resistere per le oltre 600 pagine di questa ,anche troppo accurata, biografia di Silvio Berlusconi) si rende conto subito che le cose nella politica di oggi viaggiano veloci, come tutto il resto, appunto.

Nel senso ,che a ben breve distanza dalla dipartita del Cavaliere nazionale, devono davvero essere finiti sia il berlusconismo che l’anti-berlusconismo ,se un giornalista di Repubbica, cioè di uno degli organi di stampa, che hanno avversato il Leader di Forza Italia con più accanimento, dedica chissà quanto tempo, a scrivere, forse, la biografia più elegante (per rimanere nel lessico berlusconiano) corretta,morigerata e civile di Berlusconi ,facendola stampare, per di più ,da Feltrinelli, l’editore leader del sinistrismo per antonomasia.

E si comprende come possa accadere, che dopo aver fatto la fatica immane di avere compulsato archivi di ogni genere ,oltre ai faldoni auto-prodotti dall’autore ,in decenni ,nei quali ha seguito tutte le vicende del personaggio, il dovere professionale, nel tempo, si è accompagnato a una qualche forma di complicità, se non proprio di simpatia e di familiarità per il personaggio che studiava.

La stessa cosa del resto è’ accaduta a storici e biografi di altri personaggi celebri e sicuramente meno piacevoli del nostro Berlusca.

E sì ,perché il medesimo effetto, dilaga a macchia d’olio col passare del tempo.

Perchè Silvio Berlusconi ,per sorprendente che sia questo fatto, è il Presidente del Consiglio che è rimasto al governo per più tempo nell’Italia repubblicana.

Quando il riferimento al potere politico dura così tanto ,il popolo in generale, non solo quello dei suoi fans e dei suoi tifosi, è portato a vederlo come qualcosa di familiare e ,quindi, magari proprio a riferirsi a lui come Berlusca o con altri appellativi come si fa con amici e familiari.

Il caso Berlusconi ,immagino che gli storici lo valuteranno proprio come un “caso”, nel senso che lui, era diverso da tutti i suoi predecessori, e probabilmente, lo sarà anche dei suoi successori.

Forse solo Grillo era abbastanza outsider ed estraneo alla politica ,da potere in qualche modo assomigliarli, tanto che i due non si amavano, ma raramente si attaccavano.

L’unico che ha battuto alle elezioni Berlusconi ,come sappiamo, è stato Romano Prodi, Professore fino al midollo, tutto il contrario del personaggio Berlusconi.

Ecco un argomento sul quale i suoi avversari hanno scivolato, a volte rovinosamente.

Quando si sono relazionati a Berlusconi ,col massimo della supponenza e arroganza immaginabili, descrivendolo come un personaggio volgare e ignorante, in contrapposizione a loro unici ritenutisi depositari della cultura e delle buone maniere democratiche ,e l’hanno fatto spesso e volentieri.

Leggete il libro di Ceccarelli e vedrete documentato il fatto per esempio che, quanto a curriculum scolastico ,il Berlusca era da 110 e lode.

Anche se con gli intellettuali e gli uomini di cultura notoriamente non legava.

Quanto poi alle buone maniere, come ancora il libro dimostra, chiunque abbia avuto la ventura di incontrarlo direttamente ,regolarmente ne parla come di una persona molto a modo, che metteva l’interlocutore a suo agio e che per di più risultava quasi sempre simpatico.

Se poi parliamo di capacità imprenditoriali è difficile trovare altri esempi altrettanto brillanti si self made man.

E poi se andiamo avanti a elencare le cose in positivo, attribuibili al personaggio, eccoci a quella probabilmente la più importante di tutte : le televisioni.

Berlusconi è stato definito fino alla noia “grande comunicatore” ,semplicemente perché lo era, e non solo ,perché le catene televisive le aveva create e le possedeva, ma perché le sapeva usare alla grande, insieme all’editoria, per “conquistare le menti e i cuori” o ,se si vuole essere più crudi ,per manipolare l’opinione pubblica, potere che hanno tutti i media e che tutti usano per il bene o per il male.

Qualcuno ha scritto di Berlusconi, che la sua influenza sul paese, come detentore del potere mediatico, sapientemente usato, è stata tanto forte da aver cambiato addirittura gli italiani, dal punto di vista antropologico.


E in effetti quell’individualismo edonista, tipico del berlusconismo, prima non era così diffuso, ma può anche essere, che sia stato solo un portato dei tempi nuovi, che il Berlusca ha solo interpretato.

Il libro , lo abbiamo detto fin dall’inizio, è scritto da un giornalista, che lavora per l’organo di stampa fra i più anti- berlusconiani ,che ci siano stati, ma tutti gli aspetti ascrivibili alle migliori qualità del Cavaliere, li ha ampiamente descritti e documentati.

E beh, poi ovviamente, c’è anche il resto, e cioè le ragioni per cui l’altra metà degli italiani è stata in parte non-berlusconiana, se non proprio anti- berlusconiana.

“Io sono uno di voi” voleva assolutamente far credere il Cavaliere, perché così si era probabilmente anche convinto di essere, ma l’affermazione proprio non stava in piedi, lui che era fra gli imprenditori più ricchi d’Italia, e aveva tante ville prestigiose, da metterlo in imbarazzo su quale scegliere di volta in volta come dimora momentanea.

Il sottotitolo della copertina del libro recita “una vita troppo”.

Azzeccatissimo! Perché il personaggio era troppo in tutto.

L’eccesso di ricchezza lo spingeva ad atti che non si possono che definire di megalomania, come la costruzione dell’incredibile monumento funebre-mausoleo nel parco della villa di Arcore.

Ma non mi dilungo oltre perché se il libro di Ceccarelli va oltre le 600 pagine è proprio perché elenca ed elenca tutto quello che nella mente e nelle mani del Cavaliere diventava quel “troppo”, che in molti casi ha lasciato il segno.

Last but not least ,le donne di più o meno facili costumi.

Troppe se non troppissime.

Tendeva al troppo in molti campi è vero, ma in questo campo ce lo ricorderemo veramente , perché è inutile dirlo, quando si va sul pruriginoso, lo sanno i giornalisti, si fa tiratura facile, facile.

E il Cavaliere ne faceva proprio di tutti i colori, come non si era mai visto prima, se non alla corte di Bisanzio.

Peccato, perché con tutte le ambizioni che aveva coltivato, lavorandoci spesso senza risparmiarsi mai, rischia di rimanere nella memoria collettiva come un vecchio satrapo, mentre le 600 pagine del libro di Ceccarelli ci dimostrano che, con più o meno successo, si sarebbe meritato obiettivamente una considerazione di ben altro livello.

Ma caspita!, se l’è proprio cercata ,avrebbe detto quel diavolo del divo Giulio.









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