lunedì 8 luglio 2024

Limes Rivista italiana di geopolitica n. 4- 2024 Fine della guerra. Conflitti infiniti perchè senza scopo. Sono la malattia dell’Occidente. Solo il ritorno della politica ci salverà. – recensione

 



L’editoriale di Lucio Caracciolo ,intitolato : “Il segreto di Clausewitz” ,bisogna dirlo, è un pezzo d’alta scuola, più che sufficiente per spingere a comprarsi e leggere questo numero di Limes, uscito a sostegno dell’annuale convegno che tutta l’equipe della rivista e della Scuola di Limes hanno tenuto al Palazzo Ducale di Genova a metà maggio.

E’ di tale spessore l’editoriale che sono costretto per ragioni di spazio a limitarmi a parlare di questo.

Caracciolo è riuscito con la sua prosa elegante, a volte alta, che lascia spesso campo allo spirito caustico, che caratterizza lo stile dell’autore, a sintetizzare in una trentina di pagine il meglio della geopolitica, indispensabile per interpretare la situazione attuale capendoci qualcosa.

Come vuole il titolo, si parte dalla celeberrima massima di Causewitz sulla guerra come continuazione della politica con altri mezzi.

Sono passati più di due secoli da quando questa massima ha cominciato a circolare, ma il ragionamento che vi è contenuto, rimane solido come fosse un’equazione fisica.

Se torniamo allo spirito caustico di Caracciolo eccolo che lo troviamo subito a commento proprio della medesima massima : purché la politica esista, dice infatti il direttore di Limes.

Nel senso ,che il ragionamento di Clausewitz, funziona se la guerra viene scatenata da una potenza che segue una strategia politica ben definita contro un avversario che ha pure una strategia politica ben definita.

In altre parole, non ha senso andare alla guerra pensando di evitare così altri guai.

Partiamo e poi si vede.

No. Non funziona così.

Caracciolo non risparmia la sua malcelata ironia per il mondo, del resto largamente maggioritario o mainstram ,dei media occidentali, prigionieri di narrazioni ,che ripetono a macchinetta il mantra : chi è l’aggressore e chi è l’aggredito? Chi viola i diritti umani e il diritto internazionale?

Si deve sempre partire dai nostri principi non negoziabili.

Poi se per difendere presunti “diritti umani” si va al suicidio, va bene così.

O No?

Forse è meglio uscire dalla propaganda e cercare di riferirsi alla realtà e non alle narrazioni di comodo che spesso coprono né più o meno, che volgari interessi di imprese private ,spesso collegate con la politica.

Lo “sragionamento” che può portarci al suicidio, pur con le migliori intenzioni, dice Caracciolo ,si basa storicamente sulla “occidentalizzazione” del mondo, figlio della rivoluzione francese.

A un certo momento della storia, la borghesia mercantile è partita alla conquista di sbocchi sull’intero globo ,per piazzare le sue produzioni producendo il colonialismo.

Questo impeto alla globalizzazione, fondata anche su principi al fondo razzisti e sulla pretesa di una superiorità, che sarebbe stata dimostrata dalla superiore potenza posseduta, ha portato a convincere i colonialisti della bontà di quella che Cracciolo definisce : la “bizzarra idea” dell’universalizzare l’Occidente.

Nacque così l’idea balzana di credere addirittura in una presunta missione di propagare le proprie idee valoriali per tutto il globo, nella erronea convinzione, che gli altri non aspettassero altro che l’opportunità di diventare anche loro occidentali.

Stranamente si trascurano in modo grossolano, geografia, storia ma sopratutto aritmetica e non si riflette mai su quello che invece dovrebbe essere il dato di partenza : noi occidentali siamo un miliardo di persone, mentre il resto del mondo è fatto da ben altre sette miliardi di persone e cioè noi ,che ci crediamo gli eletti, siamo una piccola minoranza, il resto del mondo è molto, ma molto più numeroso e pesante di noi.

Anche se ,sottolinea Caracciolo, la potenza non è determinata solamente dal numero, né degli uomini che degli armamenti.

Da quando mondo è mondo,invece le guerre le vincono coloro che dispongono dei soldati più determinati.

E si diventa più determinati, quando si ha dalla propria parte demografia e identità condivisa.

L’egemone dell’Occidente, cioè l’impero americano, è talmente convinto della propria presunta missione, che spesso questa missione l’ha codificata in documenti ufficiali.

Caracciolo cita “le nuove carte del Pentagono” firmate dal consigliere Thomas Barlett, redatte per conto dei “neocon” nel 2003, nelle quali le teorie della missione di costruire la biblica “Città sulla collina” e del “destino manifesto” degli americani di vegliare sul mondo viene esposta.

Oggi ,fortunatamente ,le ambizioni si sono molto ridimensionate a seguito della crisi dell’impero americano, che comincia seriamente a dubitare di avere una missione imperiale e comincia anche a riflettere sulla opportunità di dedicarsi prioritariamente ai fatti di casa.

Anche il soft power ,sul quale l’America aveva investito ,facendo annegare il mondo nei suoi prodotti di film e musica, si è inaridito quando ogni paese ha cominciato a produrre le medesime cose in proprio, per diffondere il senso di appartenenza del quale ritiene di aver bisogno.

Caracciolo ,però, è ben lontano dall’ invitare a sostituire favole, dimostratesi deboli ,con altre tipo sostituire la Nato con un esercito europeo o con un ombrello dei Briks.

Ripete invece ,che la visione realista del mondo impone di considerare tutt’ora l’ombrello americano come l’unico efficace.

L’Italia è un preda ricca e ambita da potenziali predatori e quindi bisogna programmarsi una capacità di difesa.

Ma ahimè, dice Caracciolo, non siamo fatti per la guerra, la demografia e la cultura ci remano fortemente contro, e ,quand’anche decidessimo oggi di riarmarci pesantemente, prima di diventare operativi ,abbastanza per difenderci da soli ,ci vorrebbero decenni.

Allora l’unica via percorribile ,oltre ovviamente l’uso adeguato della diplomazia, è fare la parte che riusciamo a fare in una coalizione con altri paesi coi quali condividere le forze.

Ma anche ,una buona volta, definire chiaramente quali sono i nostri interessi nazionali irrinunciabili.






Nessun commento: