mercoledì 31 luglio 2024

Domino Rivista sul mondo che cambia n.7/2024. La notte dell’Occidente. Fragili e anziani gli europei sono aggrappati all’unico Occidente ancora della storia. Quell’America profonda che ci odia – recensione

 





Ci vuole del coraggio e delle convinzioni granitiche per dare alle stampe un volume esplicitamente dedicato alla crisi esistenziale dell’Occidente, perché per farlo ,bisogna rifarsi alla quintessenza della geopolitica ,umana , aggiungerebbe Fabbri.

Quintessenza della geopolitica che impone l’uso di parametri, che contraddicono in modo netto quelli in uso, praticamente sulla totalità dei media.

Gli analisti di geopolitica si sono guadagnato il loro spazio, anche presso programmi televisivi, e quindi sono discretamente conosciuti, ma sono ,purtroppo, portatori di un punto di vista ancora di nicchia.

La cosa è difficile da comprendere se si pensa che Limes, la rivista di geopolitica più nota, ha compiuto la bellezza di 31 anni ed è divenuta una realtà moto solida, affiancata dalla Scuola di Limes, da eventi annuali, sempre molto seguiti, e dalla presenza sui media, ma sopratutto su Youtube, nonché con un sito ben fatto, suddiviso in rubriche.

La neonata Domino è nei suoi due anni e mezzo, che non sono affatto pochi, stante il fatto ,appena rilevato ,che suona campane dal suono sconosciuto e piuttosto non gradito dai media generalisti.

Però è un fatto che la gente compra sempre meno giornali e invece continua a comprare Limes e Domino, cioè non premia affatto il pensiero unico mainstream ,avversato e superato dalle due riviste di geopolitica.

Domino ha fatto la sua scuola e lo stesso Fabbri si divide presenziando in molteplici conferenze, poi riportate da Youtube.

Ottimo lavoro ,che dovrà pure produrre degli effetti sul mondo dei media della carta stampata, delle tv e dei media.

Purtroppo il conformismo e l’autocensura nei riguardi del potere, di qualunque colore esso sia, non è affatto un punto debole solo italiano, ma è la regola in tutto il nostro Occidente.

Occidente che è in crisi identitario-esistenziale, perché conta sempre meno nel mondo , si accorge di questo, e ne rimane sconvolto.

Ho sentito proprio Fabbri, in numerose conversazioni ,ricordare il fatto che è diventato un po iconico a questo proposito e cioè la narrazione del prode marine americano ,che si trova a combattere a Bagdad nella guerra di Bush ,contro il terrorismo” ,ed è assolutamente convinto di fare la cosa giusta ,che però per essere giusta presuppone che gli iracheni si sentano tiranneggiati dal bieco Saddam , vogliano avere l’occasione di aderire ai valori dell’Occidente, conquistando la democrazia e quindi acccolgano come liberatori i soldati americani.

Cosa che non è successa affatto, tanto che il famoso monumento al dittatore, hanno dovuto abbatterselo i marines medesimi,usando un carro armato come bulldozer, pare ,senza il minimo aiuto dei locali tutt’altro che impegnati ad applaudire.

Non è stata una buona idea quella di tentare di esportare la democrazia, perché era basata su un presupposto errato.

Che in sostanza era questo : noi rappresentiamo il punto più alto della civilizzazione e quindi siamo investiti della missione di allargare al mondo intero i nostri valori e le nostre conquiste.

L’errore, abbastanza madornale, sta nel fatto che nessuno si è preoccupato di andare a chiedere al resto del mondo ,se era vero, che morissero dalla voglia di diventare come noi.

Errore che poteva manifestarsi solo per il fatto che sempre nessuno si era preoccupato di studiare preventivamente e seriamente il modo di pensare del resto del mondo.

L’arroganza che ne è derivata, ricordava quindi un po troppo da vicino i medesimi errori commessi ai tempi degli imperi coloniali ,basati sui falsi concetti di supremazia di una civiltà sulle altre se non proprio di banale razzismo.

E questo forse era comprensibile sull’onda dell’euforia seguita alla caduta dell’Urss e del comunismo ,che portò il famoso Fukuama a straparlare di fine della storia ,ipotizzando l’avvento di un mondo globale, unipolare, sotto il solo impero degli Usa.

Ma era appunto un modo di straparlare ,che non faceva i conti con la geografia e con la storia ,in base alle quali, risulta che l’Occidente, se pure allora vincente, rappresentava una ristretta minoranza del mondo, che al massimo poteva arrivare a 1/8.

La rimanente, schiacciante maggioranza, ha sua storia, suoi valori, sua etno- cultura, macinata e costruita nei secoli, esattamente come i nostri , ma solo diversi dai nostri e spesso molto diversi.

E sopratutto il resto del mondo è assodato che non smania affatto di copiarci e di diventare come noi, che ovviamente non siamo visti come il meglio del meglio.

Anzi! Se pensavamo che avessero archiviato il colonialismo come un piccolo incidente di percorse, ci sbagliamo di grosso.

Se oggi la Cina può aspirare ad acquisire una sua egemonia ,in concorrenza con quella americana, è proprio perché, di fronte al resto del mondo ,può dire che loro non hanno mai colonizzato nessuno e che per questo, non hanno intenzione di cominciare a farlo in ritardo.

Spero di aver colto alcuno dei punti fondamentali dell’analisi di questo numero di Domino, altamente interessante, come i precedenti.



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