venerdì 20 maggio 2011

Silvio se ci sei batti un colpo, ma non propinarci la solita minestra riscaldata



Se fossi sciocco e imprudente scriverei di getto che questa volta Silvio non ce la può fare, ma mi trattengo.
Quest’uomo è risorto più volte di Lazzaro e in teoria ce la potrebbe fare ancora.
Ora però ci sono due fatti nuovi, tutti e due sintomi di processi solo al loro inizio, è vero, ma ambedue di rilevanza notevole.
Prima di tutto ora risulta evidente da mille segnali che per la prima volta da quasi vent’anni il “mondo cattolico” comprese quelle sue componenti, che finora si erano schierate compattamente dietro al Berlusconismo sentono ormai manifesta ripugnanza addirittura per la persona del premier e per un leader populista questo è il peggio del peggio.
In più cominciano a segnalare il loro disgusto col voto, scoprendo per la prima volta che anche nello schieramento opposto militano dei cattolici con i quali è possibile dialogare politicamente, cominciando dal piano personale e che con loro trovare un terreno comune è assolutamente naturale.
In queste elezioni amministrative la cosa si è verificata un po’ dovunque.
Viene perfino da ridere a scrivere delle cose così pedestri, ma è successo per esempio che i prodi ciellini soprattutto di base, ma non solo, si siano accorti, dopo avere mangiato cento chili di polenta di centro destra, che nel volontariato e nelle parrocchie dove c’è da rimboccarsi le maniche per intervenire nel sociale non si incontrano mai né le gran dame dell’alta borghesia alla Moratti ,né gli industrialotti corteggiati dalla loro Compagnia delle Opere,né i molti manager e sotto manager para pubblici , targati Formigoni, ma guarda un po’, l’ìmpegno sociale sembra estremamente diffuso in particolar modo fra chi poi politicamente si sente naturalmente portato più verso il centro sinistra, che verso il centro- destra.
Meglio tardi che mai.
Formigoni, hanno scritto i giornali, che quando si è accorto delle decine di migliaia di voti ciellini che sono mancati all’appello dalle urne di Milano e non solo,abbia proferito esclamazioni del tutto sconvenienti per un confratello dei Memores Domini e più abituali invece sulla bocca dei “Lumbard”.
Chiunque conosca anche solo un po’ il mondo cattolico sa che tutto era cominciato col “caso Boffo” e che questo a sua volta non era che la punta di un iceberg che si stava muovendo lentamente ma inesorabilmente nelle profondità di quel mondo che non riusciva a capire perché i loro preti non si ribellassero con indignazione alla vulgata politica corrente che voleva confinare nei diritti del “privato” le ormai non più occultabili volgarità del così detto stile di vita del premier.
I medesimi poveri preti sono stati costretti ai più spericolati contorsionismi, a causa della sconcertante non reazione delle gerarchie , senza però che il loro irritato disagio potesse sfuggire ai laici a loro vicini.
E poi si è andati avanti di male in peggio con la ninfetta di Napoli fino alla ninfettopoli targata Ruby ecc.
Va bene tenere conto dei vantaggi che potevano arrivare a madre chiesa da un governo sempre pronto con l’ assegno in mano purché si stesse buoni e si facesse aria di nulla.
Però cominciavano a circolare anche altre riflessioni.
Va bene (ovviamente solo per le componenti cattoliche per le quali va bene, non per quelle che la vedono molto diversamente) essersi trovati compagni di strada nella difesa dei temi bioetici i così detti atei devoti, i Ferrara e compagnia,anche se costoro col mondo cattolico e la sua storia non hanno nulla, ma proprio nulla da spartire.
A un certo momento però le improbabili credenziali cattoliche di costoro e la palese pochezza di gran parte del personale politico del centro destra ,che si qualifica cattolico o cattolicissimo, venivano sempre più in evidenza.
La storia del movimento cattolico, anche nelle sue componenti tradizionaliste, è stata fatta da personaggi di ben altro calibro e questo provocava e provoca crescente disagio.
Ora il disagio cattolico è sfociato anche nelle urne, ha come abbiamo visto un fondamento obiettivamente più che giustificato ed è lecito pensare che sia solo l’inizio di un processo che probabilmente spazzerà via non solo Berlusconi, ma anche i cattolici in politica che Berlusconi hanno sostenuto senza fiatare ben oltre la decenza a cominciare dallo stesso Formigoni.
Inutile ora andare a vedere se è nato prima l’uovo o la gallina, cioè se , come ho scritto nel post di due giorni fa si è mossa prima la gerarchia, che ora e finalmente non punta più sul cavallo Berlusconi o se è la base che dai primi mormorii è passata ad agitare le acque fino a fare ondeggiare pericolosamente la barca di Pietro, che si è giustamente spaventato ed ha reagito di conseguenza.
Secondo punto non meno rilevante.
Cominciano a circolare analisi demoscopiche che evidenziano un fatto del tutto inaspettato : nel mondo delle libere professioni e delle partite Iva la minestra riscaldata di Berlusconi basata sulle riforme e le liberalizzazioni annunciate da vent’ anni e mai arrivate hanno ormai rotto e si è già formata una maggioranza consistente che è determinata a non rivoltare Berlusconi, non dandogli più credito.
Questi due fatti nuovi cioè il voltafaccia di parti consistenti del mondo cattolici e delle professioni liberali nei confronti di Berlusconi bastano e avanzano.
Poi però si deve aggiungere la sempre più evidente crisi della Lega, che potrebbe essere non un fatto congiunturale ma sistemico a causa di una base che comincia a non credere più alle promesse del capo.
Poi è successo che “il grande comunicatore” ha sbagliato clamorosamente comunicazione, forse per la prima volta, ma con conseguenze che potrebbero diventare catastrofiche per lui.
L’attacco frontale e sguaiato alla magistratura e a tutti i poteri dello stato diversi dal premier hanno messo sul chi vive gran parte dei moderati.
Ma l’errore capitale, imperdonabile per il premier, è proprio l’errore di comunicazione.
Dipingere il mite e pacato alto borghese Pisapia come un quasi terrorista estremista poteva andare bene a Palermo, dove non sanno di cosa si stia parlando, ma a Milano, dove tutti o quasi lo conoscono, è stata una “autentica e beata minchiata” come Camilleri farebbe dire al Commissario Montalbano.

giovedì 19 maggio 2011

Si può essere ricchi anche senza ostentare la sguaiata volgarità di certi personaggi.

Stephen Sakur ieri sera ha intervitato per la BBC Bill Gates.
Grande giornalismo e un personaggio per il quale è difficile trovare aggettivi adatti.
Poche persone hanno cambiato il mondo in modo radicale come Bill Gates, l’autore del sistema operativo col quale gira quasi la totalità dei computers del pianeta.
Comprensibile quindi il nervosismo del pur tostissimo giornalista, che quasi quotidianamente mette sulla graticola politici e personaggi di primo piano di tutto il mondo.
Sarà che di fronte a certi uomini mito si viene in qualche modo presi da particolari suggestioni, ma il singolare sorriso ironico di Bill Gates ,che richiamava fortemente quello della Gioconda, mi dava l’impressione di assistere a quella che avrebbe potuto essere l’ intervista appunto a Leonardo, se fosse stato un nostro contemporaneo.
La suggestione veniva favorita oltre che dal fatto ovvio che il personaggio è uno dei più grandi geni dei nostri tempi, da certe sue particolari caratteristiche.
L’uomo è schivo, ha dato pochissime interviste.
Il fatto che sia ritenuto praticamente la persona più ricca del mondo non suscita la minima meraviglia né invidia perché è considerato assolutamente ovvio, stante quello che ha fatto.
Altra suggestione sul tema, come è noto Bill Gates si è potuto permettere di comprare quel capolavoro simbolo che sono i Codici Atlantici di Leonardo, come se il fatto di esserne divenuto proprietario avesse potuto consentirgli di scambiare sinapsi neuroniche col più grande genio dell’umanità.
Come è noto da tempo Gates ha lasciato la conduzione operativa della sua creatura la Microsoft per dedicarsi a tempo pieno alla sua fondazione benefica che spende in un anno il corrispondente dell’intero capitale di Silvio Berlusconi (sottolineo, capitale, “assets” non reddito).
Limitandosi a una ovvia considerazione che viene ragionando sul puro ammontare delle ricchezze viene inevitabilmente da rilevare come sia incolmabile la differenza fra la sguaiata volgarità di certi personaggi e la tranquilla grandezza delle persone veramente grandi, che sono tali non perché sono seduti su un mucchio o un mucchietto di soldi, ma perché, come diceva un saggio, gli uomini si misurano dalla testa in su.

mercoledì 18 maggio 2011

Chi ha cantato per primo il "de profundis" per Berlusconi come leader

Mi piace commentare la clamorosa caduta di Berlusconi nelle elezioni amministrative dell'altro ieri, che lui stesso aveva trasformate incautamente e con la solita arroganza nell’ennesimo referendum pro o contro lui stesso con un taglio parecchio inusuale.
La penosa “fregola” che da quasi vent’anni ha costretto gli italiani ad essere prigionieri di una dichiarazione di fede pro o contro questo anomalo personaggio, che ho scritto e ripetuto, è tutto meno che un grande leader carismatico e che, a bocce ferme, risulterà un ben modesto uomo di governo, è ora che si faccia tutti qualcosa per farla finire, prima sarà e meglio sarà per la dignità di questo paese e nostra personale come cittadini.
Mi sbaglierò,ma mi sembra documentabile che il “de profundis” al Berlusconismo lo abbia cantato con la consueta veste delle prese di posizioni curiali ,ma con cristallina chiarezza il Pontefice in persona nei discorsi che ha fatto a Venezia meno di dieci giorni fa e che la stampa ha praticamente snobbato.
A un cattolico poco o niente ortodosso e comunque tutt’altro che tradizionalista, come chi scrive, costa dover lodare colui che viene descritto come la personificazione del tradizionalismo, ma tant’è questa è l’evidenza delle cose e l’evidenza bisogna riconoscerla.
Ratzinger a Venezia, davanti a una folla inconsueta e inaspettata ha parlato su argomenti di dottrina sociale cristiana, riecheggiando le posizioni del migliore e più coraggioso Papa Montini, che per intenderci e semplificando le cose fino a rischiare la banalità, fu “il più a sinistra” dei papi in questa materia :
- no alla paura degli immigrati e invece apertura verso la loro accoglienza;
- rispetto verso di loro, basato sulla mutua conoscenza e fondato sul porre con loro relazioni di amicizia;
- lavorare per costruire un futuro migliore, con la fiducia di essere in grado di farlo, purché lo si voglia e ci si impegni su questa strada;
- essere aperti verso la modernità, che vuol dire non chiudersi di fronte al diverso, ma dialogare con lui,unico modo per conoscerlo, superando i propri pregiudizi, facendosi guidare dall’impulso a comprendere le ragioni del cuore dell’uomo moderno;
- fare tutto questo significa riscoprire le radici cristiane, basate sulla lotta all’ingiustizia, alla sopraffazione dei più deboli, vincendo la paura degli estranei e dei lontani;
- ritornare alla logica della comunione, della solidarietà e della condivisione per ritrovare slancio missionario, fervore apostolico, dinamismo pastorale;
- L’autentica realizzazione dell’uomo non di trovano nel potere, nel successo, nel denaro, ma solo in Dio;
- La chiesa si deve impegnare per superare la mentalità individualista e relativista;
- Non cedere mai alla cultura edonistica e consumistica;
- Il fenomeno immigrazione e le situazioni del tutto nuove prodotte dalla globalizzazione possono essere il punto di partenza per rinsaldare l’unità spirituale del genere umano;
- Le aspirazioni alla giustizia ed alla pace spingono a superare le divisioni che le vanificano (mi sembra di interpretare correttamente se traduco questo ultimo concetto, espresso in modo un po involuto, come hanno fatto spesso i papi per non parlare come i socialisti, sostituendo la parola “divisioni” con “disuguaglianze”,del resto comune nella dottrina sociale della chiesa).
Non sto a commentare i singoli concetti sopra espressi, ma ritengo che anche il lettore meno portato alle analisi del linguaggio sottile e complesso dei papi e in particolare di un papa intellettuale di professione come papa Ratzinger si accorgerà con chiarezza che la dottrina sociale sopra enunciata è l’esatto contrario della filosofia sociale e politica, nonché sopratutto della prassi del Berlusconismo.
Ma diranno i Berluscones di turno,ammesso che si curino di leggere i discorsi del Papa, il Papa pensava a ben altro, lui parla sempre al mondo, della politica italiana non si ne cura.
“Ma vai raccontarlo a tua sorella!”, dicono i romani in questi casi.
E’ sicuramente un’espressione poco elegante ma rende l’idea, anche perché è noto che i papi non parlano mai a caso né senza avere misurato accuratamente le parole.
Se la chiesa è durata due mila anni è anche perché chi la rappresenta nella storia più o meno degnamente, sa fare con la massima naturalezza di queste cose un po’ kafkiane.
Pensiamo infatti che la chiesa italiana fino all’altro ieri aveva sostenuto apertamente il Berlusconismo, cominciando a criticarne l’inadeguatezza dell’azione di governo e personale di Berlusconi, solo con sommessi sospiri, paga della sostanziosa contropartita ricevuta sotto forma di privilegi e finanziamenti, fino a che lo “governo” del paese e lo stile di vita le premier non hanno costretto il Vaticano a dire una volta per tutte :ora basta! o con il Berlusconismo in declino andiamo a bagno anche noi.
Non meno kafkiano il fatto che il papa abbia sempre parlato a Venezia di fronte al più autorevole porporato di origine ciellina, cioè di un movimento cattolico la cui denominazione Comunione e Liberazione, ora è da molti letta ,con dileggio, storpiata in “Comunione e Fatturazione” per sottolineare la sua degenerazione in una specie di massoneria più dedita all’accaparramento dei posti di potere che all’apostolato e che in ogni caso è schierata tutt’ora col Berlusconismo senza se e senza ma, nonché senza la minima crisi di coscienza o il minimo senso critico.
Anzi la dottrina sociale, che viene fuori dalle sue pubblicazioni appare come una sorprendente e quasi ingenua riscoperta tardiva de :”il capitalismo è bello, essere ricchi non è peccato”.
Ma fortunatamente la chiesa non è CL, tanto che il medesimo porporato, cioè il Card.Scola, essendosi messo da tempo a studiare da papa, non può certo negare le sue origini cielline, ma è obiettivamente aperto per esempio alle problematiche dell’immigrazione e della globalizzazione seguendo una filosofia sostanzialmente vicina a quella sopra enunciata da papa Ratzinger, come dimostrano le pubblicazioni del Patriarcato di Venezia.
Filosofia ben lontana dal Berlusconismo, compreso quello con la casacca di CL, come dimostra la sua ormai lunga attività non solo culturale per promuovere il dialogo con il mondo islamico.
E’ da tempo ormai che la chiesa ha fatto le sue scelte,si potrebbe obiettare forse un po’ tardive,ma le ha fatte.
Berlusconi non è più il suo cavallo, questo è certo. Saranno arrivati un po’ troppo in ritardo è vero, però comunque hanno anticipato l’elettorato, questo è un fatto.
Uno a zero per il Vaticano sulla politica italiana.

giovedì 12 maggio 2011

Silvio sempre più inadeguato, ma dopo di lui il diluvio ,sarà vero?

Fino a una o due settimane fa Silvio era dato politicamente per morto (per l’ennesima volta) a causa della palese incapacità dimostrata nel produrre atti di governo in qualsiasi materia di rilievo uscendo dalla politica degli annunci rimasti regolarmente senza seguito.
- Lo spettacolo indegno dei così detti responsabili provenienti da ogni angolo politico che hanno cambiato targa con arrogante spudoratezza;
- accompagnato dall’eco delle notti di Arcore definite dall’interessato “eleganti” ,non si vede con quale costrutto;
- gli ondeggiamenti in politica estera talmente vistosi da far discutere anche il popolo dei bar sport per definizione non interessato alla politica estera;
- la situazione economica di lungo stallo per il miglioramento della quale si avverte una completa mancanza di qualsiasi iniziativa;
- le sempre più evidenti prese di distanza della Lega;
- l’attivismo delle correnti all’interno del Pdl quasi universalmente interpretate come preparazione e posizionamento per il dopo Silvio;
- la rissa fra i poteri dello stato e l’insistenza nella delegittimazione di qualsiasi altro potere che non sia quello del Presidente del Consiglio, ignorando il fatto che le istituzioni sono democratiche solo se sono in posizione di equilibrio fra pesi e contrappesi fra di loro in modo che nessun potere travalichi sugli altri;
- la stanchezza anche negli ambienti del Centro Destra nel vedere l’inattività e la mancanza di iniziativa del governo accompagnate dal ripresentarsi di leggi ad personam.
La leadership berlusconiana sembrava arrivata al capolinea per logoramento.
Invece come è già capitato un’infinità di volte a due passi dal baratro il gatto dalle sette vite quando trova l’occasione di mettere gli italiani di fronte a un referendum o con me o contro di me ha visto nelle amministrative di domenica prossima il suo terreno preferito , ci si è buttato a capofitto e forse è riuscito a salvarsi ancora la poltrona.
Che vinca o che perda il fatto è che per l’ennesima volta i suoi avversari non hanno capito che se il furbacchione nazionale riesce a trascinare gli altri a giocare questo tipo di gioco : il referendum pro o contro: non c’è partita, come è moda dire oggi , perché per fare una partita bisogna assolutamente essere in due e invece tutt’oggi Berlusconi sa come tutti che il suo avversario visibile e accettato dalla coalizione avversaria non c’è.
Berlusconi non ha bisogno di agitarsi troppo né di fare particolare propaganda, basta che dia segni di esistere con pochi interventi che il gioco è fatto : i media per asserviti che siano alle rispettive corazzate editoriali non possono fare altro che trasmettere non tanto il “messaggio” che a questo punto appare irrilevante, quanto il “fatto” che Berlusconi c’è e parla come leader riconosciuto di uno schieramento e che invece l’altro schieramento ha cinque o sei volti e discorsi diversi e comunque non ha un leader. Fine del gioco.
Ho scritto una banalità che tutti sanno di già?
Forse, però proviamo a pensare perché gli italiani, che non sono fessi, da questa apparente banalità finora hanno continuato a dedurre degli atteggiamenti sostanziali, compreso il loto voto.
Proviamo a pensare cosa succederebbe o sarebbe successo se Silvio non ci fosse o se non ci sarà più.
- ve la immaginate la politica estera verso il conflitto in Libia di Bersani o di chi per lui, condizionati dall’8% dei pacifisti per ideologia Vendoliani più gli altri pacifisti trasversali nell’area del centro-sinistra ?
Darebbero ai piloti delle direttive talmente contorte e contradditorie che questi per non rischiare di sbagliare andrebbero a sganciare missili in pieno deserto cercando di evitare di far male anche ai cammelli;
- politica economica e del lavoro.
Resisterebbe Bersani o chi per lui a introdurre una bella patrimoniale a carico soprattutto di quello che è rimasto del ceto medio?
Saprebbero smarcarsi dalla linea della Fiom diretta a difendere tutti i diritti acquisiti anche a costo di perdere le fabbriche e il lavoro?
- sicurezza e immigrazione.
Sarebbero più severi ed efficaci nel limitare il flusso immigratorio ? Andrebbero avanti a chiudere i campi rom?
Non ci crede praticamente nessuno.
- gli italiani, anche gli elettori del centro destra, si sono rotti delle leggi ad personam e delle invettive contro la magistratura, ma sono disposti a digerire il giustizialismo senza se e senza ma alla Di Pietro e a non poter criticare la vistosa incapacità della magistratura a organizzarsi in modo da celebrare processi in tempi sensati?
- il ricordo del povero Prodi ,tanto Pierino bravo bambino che poteva vantare addirittura una cattedra alla prestigiosa London Scool of Economics, una Presidenza della Commissione Europea, condotta dignitosamente e tanta altre cose, ma che tutto era meno che un leader, che sapesse mettere in riga almeno i suoi ministri, è stato causa di uno shock ancora non metabolizzato dalla memoria collettiva.
Gli italiani finora hanno dato prova di non volerci ricadere e hanno premiato Berlusconi che non ha nulla dei titoli nobiliari in senso culturale di Prodi, anzi che ne fa di tutti i colori, ma che i suoi ministri ha sempre saputo metterli in riga.
Quando sarà possibile parlare con obiettività del Berlusconismo si vedrà che ha combinato ben poco, probabilmente meno della sufficienza.
Ma forse è proprio quello che gli italiani medesimi volevano, non essere troppo disturbati in attesa di trovare in sé stessi le energie per rifare correre l’economia e tutto il resto.

martedì 19 aprile 2011

Ma che democrazia è mai questa

Ci stiamo abituando a cose che avremmo invece dovuto condannare subito contrastandole con decisione.
E’ antipatico dirlo ma ci stiamo abituando non al fascismo ma a un sistema soft che contempla una serie di elementi che sono il contrario della democrazia, e quindi occorre riconoscere che con questi elementi presenti in Italia ed oggi la democrazia è a rischio.
1 - il partito di maggioranza relativa il PDL non fa congressi nei quali si eleggano i dirigenti sulla base di liste contrapposte, peggio che nel partito comunista cinese dove almeno periodicamente e cioè ogni pochi anni si produce un ricambio anche della figura di vertice.
2 - il maggiore alleato del partito di maggioranza la Lega pure non fa congressi nei quali si eleggano i dirigenti sulla base di liste contrapposte e tanto meno si presentano concorrenti in contrapposizione al capo storico.
3 - Ci sono organizzazioni come CL e la sua consociata Compagnia delle Opere divenute tanto potenti da spartirsi i posti di potere a tutti i livelli senza essere partiti e quindi senza avere ricevuto alcuna investitura popolare e di conseguenza senza averne alcun titolo, ma nessuno, opposizione parlamentare compresa ha niente da ridire.
4 – Il sistema politico italiano è bloccato fra un governo che ha i numeri per governare ma che non governa un bel nulla e una opposizione divisa e inconcludente,incapace di fare decorosamente il proprio mestiere.
5- Continua una contrapposizione frontale fra berlusconiani e antiberlusconiani incapaci di dialogare e di rispettare le istituzioni ,spinti sempre più all’odio reciproco col rischio tutt’altro che inverosimile di far sboccare il paese in una guerra civile.
6 – La pretesa del premier di risolvere la propria posizione processuale modificando la legge e la procedura penale a proprio favore o ancora peggio facendo passare l’idea che sarebbe vittima di una persecuzione di magistrati politicizzati, con i potentissimi mezzi di propaganda dei quali dispone, sta portando al collasso le istituzioni.
Non è ancora successo ma siamo alla vigilia di quello che non può non avvenire, perché a questo punto di delegittimazione della magistratura è giocoforza che un altro politico indagato (e ce ne sono tanti) e poi un cittadino qualunque invocheranno il fumus persecuzionis per svicolare dal giudice naturale e dalle norme di procedura valide per tutti e a questo punto potremmo dire addio allo stato di diritto.
7 – Poi, come se non bastasse ci sono i mali classici e ben noti del sistema Italia che per ora trascuriamo : criminalità organizzata sempre più potente e capace di controllare il territorio,come se lo stato non ci fosse, un solo padrone che controlla i due terzi dei media e quindi in grado di manipolare a suo piacimento la gran parte dell’informazione, evasione fiscale abnorme, corruzione fuori controllo,debito pubblico doppio rispetto al parametro europeo, disoccupazione giovanile più che preoccupante, scuola ricerca e cultura in pessime condizioni, posizione internazionale del paese al limite della farsa, ecc, ecc.
La situazione è obiettivamente molto seria , tanto che i così detti poteri forti (a partire da Chiesa , Confindustria e massoneria) di fronte alla debolezza ed alla incapacità dei poteri istituzionali di bloccare il degrado del paese cominciano a dare segnali espliciti di disagio e di dissenso,chiaramente studiando e progettando in proprio possibili soluzioni e questo ovviamente oltre a non essere un buon segno è obiettivamente un ulteriore elemento di patologia della democrazia.
Il fatto che l’unico finora che ha osato invocare apertamente la necessità di un golpe sia stato un anziano esponente della sinistra comunista, ma pur sempre anche illustre accademico come Asor Rosa, quindi l’ultima persona al mondo che per la logica politica avrebbe potuto farlo è un segno della pericolosa confusione di idee che occupa ormai tutti i settori di ogni opinione politica.
Per chi ha vissuto gli anni di piombo e ne ha conservato il ricordo, come chi scrive, preoccupa moltissimo la sensazione di avvertire la stessa spiacevole sensazione che si avvertiva allora, cioè un crescente sentimento di rabbia di fronte a un sistema istituzionale che sembra non realizzare il fatto, che la gente ha capito che gli uni e gli altri non sono più all’altezza del loro ruolo istituzionale e che quindi la situazione richiederebbe un radicale ricambio di classe dirigente, che invece non è affatto all’ordine del giorno, al contrario.
Quando molti hanno avvertito questa sensazione negli anni poi detti di piombo, di fronte alla sordità delle forze politiche istituzionali , hanno cercato di modificare la situazione per vie esterne ed estranee dalle vie istituzionali ed è nato il terrorismo politico.
C’è una legge inderogabile della politica che vuole che il vuoto di potere sia comunque riempito e in tempo praticamente reale.
E allora che succederà se i berlusconiani al governo andranno avanti a fare finta di governare ma in realtà senza riuscire a fare neanche la minima “riforma” di un qualche impegno e l’opposizione andrà avanti a non esistere su un piano di capacità di fatto di raccogliere i consensi degli antiberlusconiani per indirizzarli ad una alternativa di governo, il potere passerà ad altre forze, è inutile illudersi e dormirci sopra.
Lo stesso Asor Rosa ha detto sconsolato che non si aspetta di vedere cortei per le strade di giovani capaci di abbattere un potere che non rappresenta più nulla perché ritiene che non ci siano le condizioni per una rivoluzione dal basso e quindi ne ha ipotizzata una dall’alto.
I due poteri forti abbastanza visibili e trasparenti dei quali potere interpretare e prevedere le mosse, Chiesa e Confindustria sono in movimento da tempo ed a loro sembra risalire la possibile candidatura di Montezemolo. La Chiesa può avere in serbo altri personaggi di riserva provenienti dal mondo cattolico primo fra tutti Andrea Riccardi o l’anziano banchiere Bazoli, oppure,secondo le circostanze potrebbe appoggiare candidati di altra provenienza o di caratura tecnica, si vedrà.
Ci sono anche altri poteri forti dalla Massoneria che però è divisa e non è in grado di far blocco, alle mafie che sono potenti ma non sono mai state interessate a scoprirsi per un gioco a livello nazionale anche perché non ne hanno interesse, ci sono purtroppo le mille consorterie di faccendieri le varie P3 ecc. che si spera però non siano tanto potenti da aspirare a un gioco.
Militari che coltivino sogni golpisti? Non sembra per ora, dipende da come evolveranno le cose.
In conclusione per bene che vada non sarà una passeggiata.
Ma quello che manca soprattutto è la scarsa o assente conoscenza e coscienza da parte della maggioranza dei nostri concittadini dei meccanismi della democrazia.
A sessantacinque anni dalla caduta del fascismo sembra che gli italiani non abbiano ancora capito che andare a votare ogni quattro anni non basta assolutamente per vivere in un regime democratico.
Ricordiamo che Hitler Mussolini hanno goduto di una maggioranza parlamentare che ne ha formalmente legittimato il potere, ma erano democrazie?
Lo sarebbero state se i due duci fossero stati eletti in congressi dei loro partiti celebrati confrontando liste di candidati (dal capo agli altri dirigenti) con programmi contrapposti e questi congressi si fossero ripetuti periodicamente con le stesse garanzie di pluralismo.
Questo non è un dettaglio di tecnica politica, questo è tutto, è il vero nocciolo del problema insieme ad una opinione pubblica in grado di partecipare al gioco politico perché informata da mezzi di comunicazione non solo molteplici e liberi, ma in mano a padroni diversi e con nessuno in grado di possederne più che una piccola percentuale.