I giovani studenti, dopo anni di apatia, si son messi a manifestare tutto il loro rancore più contro una società che non è loro amica che contro l’obiettivo specifico della riforma universitaria Gelmini.
Se c’è da stupirsi di qualcosa non è tanto del perché manifestino ma perché ci abbiano messo tanto a decidersi a rivoltarsi contro una società che li ignora, cioè che ignora il proprio futuro.
Il guaio è che la rabbia a lungo repressa li ha portati a venire allo scoperto con tempi e modi che non sono certo ispirati dalla raffinatezza politica di un Richelieu, anzi!
Prima di tutto è estremamente infelice la scelta del nemico contro il quale scagliarsi : la riforma Gelmini.
D’accordo che non tutti gli studenti studiano materie giuridiche e che quindi la maggioranza di loro avrebbe necessità che qualche collega spiegasse come funziona il processo di formazione delle leggi, e la differenza in una legge fra la parte normativa e la parte economica, però questo non toglie che sarebbe buona regola conoscere l’argomento del quale si parla.
Se avessero letto il testo della riforma avrebbero visto innanzi tutto che appunto si tratta di una riforma, cioè di un insieme di norme che cambiano in modo abbastanza deciso la struttura attuale dell’università e soprattutto di come viene gestito il potere all’interno dell’università in punti molto sensibili :
- il potere dei baroni nella gestione dei concorsi a livello locale che verrebbe sradicato mettendo in atto graduatorie a livello nazionale sulla base di criteri di merito stilati con procedure riconosciute a livello internazionale;
- il potere dei rettori di rimanere in carica anche a vita, che verrebbe limitato a due mandati;
- il potere di mettere insieme delle parentopoli ( è celebre una facoltà di medicina del Sud nella quale in una stessa materia sono impiegati come docenti otto parenti dell’ordinario) che verrebbe bloccato prevedendo delle incompatibilità tassative;
- una distinzione normativa che possa riportare a distinguere fra ricercatore e docente facendo ritornare in tempi ragionevoli i ricercatori a fare il loro mestiere, che non è quello di fare i docenti tappabuchi;
- il superamento della folle moltiplicazione delle sedi universitarie che ha fatto schizzare alle stelle la spesa abbattendo contemporaneamente il livello della qualità degli atenei;
- il superamento della moltiplicazione irresponsabile degli insegnamenti al solo scopo di aumentare a dismisura i posti della casta dei docenti senza nessun riguardo all’impianto formativo delle facoltà;
E così via. Questa legge ha dei difetti il primo dei quali, macroscopico, è quello della mancanza di finanziamenti adeguati. D’accordo questo governo non è stato capace di fare scelte politiche nella allocazione delle risorse elaborando delle scelte di priorità.
Ma perché essere tanto miopi di buttare via l’uovo oggi per avere domani una gallina che potrebbe venire chissà quando o non venire mai?
Perché non voler vedere la portata realmente riformatrice nella parte normativa di questa legge e tenersi questa università che oggi è tutta in mano alla casta baronale ?
E’ una riforma senza soldi è vero ma i soldi potranno venire con i successivi decreti attuativi o essere stanziati in futuro, magari da successivi governi diversi dall’attuale.
Certo che se questo governo invece di raccontare balle agli italiani dicendo che va tutto bene e che tutto è sotto controllo avesse detto responsabilmente la verità e cioè che il nostro debito pubblico è di tali proporzioni che se continuerà la non crescita del sistema Italia è obiettivamente a rischio bancarotta, si sarebbe potuto far capire perché i soldi non ci sono né per l’università né per niente altro.
Rimane il fatto però che nel merito la scelta del “nemico” contro cui manifestare è sbagliata e approssimativa.
Ma che i giovani si siano svegliati da anni di torpore e manifestino finalmente il loro dissenso da questa società così decaduta nell’etica civile è un’ottima notizia.
Peccato che i modi e i tempi espongano la loro protesta a grandi rischi.
Rischio infiltrazioni di sbandati o mestatori di ogni tipo. I cortei e le manifestazioni vanno studiate bene prima ed il passato dovrebbe insegnare che non si può andare allo sbaraglio se non si dispone di un minimo di servizio d’ordine interno capace di isolare ed estromettere gli infiltrati.
Rischio conseguente di fare a Berlusconi il migliore regalo di Natale possibile facendogli portare da Babbo Natale il ritorno del “comunismo” servito sul piatto d’argento delle citta messe a soqquadro da torme di violenti “casseures” spacca- tutto utilissimi per far schizzare immediatamente in alto i sondaggi favorevoli al Pdl.
L’altro pacco dono ambitissimo glielo ha già preparato la Fiom Cgil con l’affare Pomilgiano, gestito come se fossimo ancora negli anni 60 e non nell’epoca della globalizzazione, ancora perché anche il sindacato, come Berlusconi non ha il coraggio di dire la verità agli italiani e cioè che per avere il lavoro oggi bisogna rinegoziare i diritti e le regolamentazioni che tutto ingessano al ribasso sulla base dei parametri di questo attuale mondo globalizzato e non su quello del passato.
Auguriamoci che i giovani studenti sappiano organizzarsi , evitino di fare regali a chi non ne merita e soprattutto, almeno loro, non si raccontino le favole di vecchie e decrepite ideologie ma si sappiano raccontare prima di tutto la verità anche se sgradevole.
lunedì 20 dicembre 2010
domenica 5 dicembre 2010
Come andrà a finire Berlusconi ? Probabilmente uscirà dalla porta per rientrare dalla finestra
Il Berlusconismo è in crisi davvero? Questa volta forse sì, ma gli anti- Berlusconiani più radicali aspettino a preparare lo champagne, non ci sarà troppo da brindare.
Il terzo polo moderato è nato,questo è vero.
E’ nata una alternativa al centro destra, che vuole rimanere nell’area politica del centro destra,
che però non accetta più la leadership di Berlusconi come si è presentata fin’ora
E’ una formazione politica composita e variegata, accreditata dai sondaggi a un potenziale fra il 15 e il 20% e quindi è una forza politica di tutto rispetto.
Però non è minimamente in grado di esprimere quello che, purtroppo per loro, è essenziale in un sistema bipolare, cioè una leadership univoca e non si può fare una alternativa politica a Berlusconi se non si è in grado di opporgli un leader unico e credibile.
Se gli elettori continuano a bastonare il PD perché non è in grado di esprimere una leadership unica e si presenta immancabilmente con il volto di sette o otto capetti, non si vede perché dovrebbero dare credito a questa nuova formazione se si presenta con gli stessi difetti.
Attenzione perché questo non è un particolare secondario,ma è il problema dei problemi, perché è schiacciando ripetitivamente questo tasto che il Berlusconismo ha campato per quasi vent’anni.
Il Terzo Polo ora esiste ma non è in grado di esprimere un leader unico antagonista a Berlusconi.
In ogni caso con il 20% non si può pretendere di essere da soli alternativi a Berlusconi, bisogna allearsi con qualcuno per raggiungere una maggioranza.
Cosa vorrà fare il terzo polo?
Ve li immaginate Casini e Rutelli alleati con Vendola con l’orecchino? E con DiPietro? Già sarebbe un problema.
Alleati col PD ? Dovrebbero passare prima mesi di trattative per imbastire un programma di venti mila pagine senza alcuna probabilità di andare da nessuna parte.
Tra l‘altro loro per adesso dicono che non vogliono andare alle elezioni anticipate e che vogliono solo trattare con Berlusconi per fare le riforme in un nuovo quadro politico, che tenga conto del loro peso che in realtà non sarebbe altro che formalizzare un contrappeso molto robusto alla Lega, con tutti i problemi di stabilità che ne deriverebbero.
Ed allora ?
Allora ,mi spiace per loro ma si dovranno tenere Berlusconi e probabilmente lo sanno benissimo.
Ancora come leader e presidente del consiglio potrebbe essere possibile nel quadro di un Berlusconi bis dopo una ridiscussione di tutto, organigramma governativo e programma.
Rimarrebbe per il terzo polo un problema non marginale di credibilità, dato che con Berlusconi c’erano già e da lui si sono staccati in tempi diversi contestandone appunto la leadership soprattutto perché lo ritenevano succube della Lega.
Tutto questo subbuglio allora per che cosa?
E’ più che verosimile e probabile che Fini Casini e Rutelli sappiano benissimo quale terribile rospo si dovranno ingoiare,solo che non hanno il coraggio di dirlo alla loro gente per non prendersi le uova in faccia.
Di che si tratta è presto detto. Berlusconi è sempre più che verosimile e probabile che sia disposto a mollare il mazzo solo per uscire dalla porta con la garanzia firmata dal notaio che rientrerà quasi immediatamente dalla finestra, e non da una finestra qualunque, ma dalla finestra dalla quale appena prima dell’Unità d’Italia si affacciavano benedicenti i papa- re, quella del Quirinale.
Un governo Letta o di questo stesso tipo o un Berlusconi bis per la seconda parte della legislatura con Berlusconi indebolito e ridimensionato, ma sempre dominus della situazione in una nuova posizione di capo padrone del partito di maggioranza relativa in attesa di trasferirsi al Quirinale alla scadenza del mandato di Napoletano.
Fini, Casini e Rutelli nella maggioranza in manovra costante cercando di allargarsi magari a qualche sostanziosa fetta del PD di matrice cattolico moderata.
Tutto questo non è particolarmente entusiasmante.
Forse era meglio che si tenessero il Berlusconismo così com’era, per la semplice ragione che almeno garantiva una stabilità mediocre e quasi immobile però sufficiente a tenere il paese al di fuori da rischi di disastri finanziari in una situazione internazionale nervosa e imprevedibile.
Che si vada o non si vada alle elezioni anticipate il problema penoso da digerire è che comunque si va incontro a un periodo non si sa quanto lungo di instabilità e che per ora comunque si rigirino le carte sembra proprio che solo con Berlusconi sia possibile garantire quel minimo di stabilità utile per non farci scatenare contro i mercati finanziari.
Allegra,allegria!
Il terzo polo moderato è nato,questo è vero.
E’ nata una alternativa al centro destra, che vuole rimanere nell’area politica del centro destra,
che però non accetta più la leadership di Berlusconi come si è presentata fin’ora
E’ una formazione politica composita e variegata, accreditata dai sondaggi a un potenziale fra il 15 e il 20% e quindi è una forza politica di tutto rispetto.
Però non è minimamente in grado di esprimere quello che, purtroppo per loro, è essenziale in un sistema bipolare, cioè una leadership univoca e non si può fare una alternativa politica a Berlusconi se non si è in grado di opporgli un leader unico e credibile.
Se gli elettori continuano a bastonare il PD perché non è in grado di esprimere una leadership unica e si presenta immancabilmente con il volto di sette o otto capetti, non si vede perché dovrebbero dare credito a questa nuova formazione se si presenta con gli stessi difetti.
Attenzione perché questo non è un particolare secondario,ma è il problema dei problemi, perché è schiacciando ripetitivamente questo tasto che il Berlusconismo ha campato per quasi vent’anni.
Il Terzo Polo ora esiste ma non è in grado di esprimere un leader unico antagonista a Berlusconi.
In ogni caso con il 20% non si può pretendere di essere da soli alternativi a Berlusconi, bisogna allearsi con qualcuno per raggiungere una maggioranza.
Cosa vorrà fare il terzo polo?
Ve li immaginate Casini e Rutelli alleati con Vendola con l’orecchino? E con DiPietro? Già sarebbe un problema.
Alleati col PD ? Dovrebbero passare prima mesi di trattative per imbastire un programma di venti mila pagine senza alcuna probabilità di andare da nessuna parte.
Tra l‘altro loro per adesso dicono che non vogliono andare alle elezioni anticipate e che vogliono solo trattare con Berlusconi per fare le riforme in un nuovo quadro politico, che tenga conto del loro peso che in realtà non sarebbe altro che formalizzare un contrappeso molto robusto alla Lega, con tutti i problemi di stabilità che ne deriverebbero.
Ed allora ?
Allora ,mi spiace per loro ma si dovranno tenere Berlusconi e probabilmente lo sanno benissimo.
Ancora come leader e presidente del consiglio potrebbe essere possibile nel quadro di un Berlusconi bis dopo una ridiscussione di tutto, organigramma governativo e programma.
Rimarrebbe per il terzo polo un problema non marginale di credibilità, dato che con Berlusconi c’erano già e da lui si sono staccati in tempi diversi contestandone appunto la leadership soprattutto perché lo ritenevano succube della Lega.
Tutto questo subbuglio allora per che cosa?
E’ più che verosimile e probabile che Fini Casini e Rutelli sappiano benissimo quale terribile rospo si dovranno ingoiare,solo che non hanno il coraggio di dirlo alla loro gente per non prendersi le uova in faccia.
Di che si tratta è presto detto. Berlusconi è sempre più che verosimile e probabile che sia disposto a mollare il mazzo solo per uscire dalla porta con la garanzia firmata dal notaio che rientrerà quasi immediatamente dalla finestra, e non da una finestra qualunque, ma dalla finestra dalla quale appena prima dell’Unità d’Italia si affacciavano benedicenti i papa- re, quella del Quirinale.
Un governo Letta o di questo stesso tipo o un Berlusconi bis per la seconda parte della legislatura con Berlusconi indebolito e ridimensionato, ma sempre dominus della situazione in una nuova posizione di capo padrone del partito di maggioranza relativa in attesa di trasferirsi al Quirinale alla scadenza del mandato di Napoletano.
Fini, Casini e Rutelli nella maggioranza in manovra costante cercando di allargarsi magari a qualche sostanziosa fetta del PD di matrice cattolico moderata.
Tutto questo non è particolarmente entusiasmante.
Forse era meglio che si tenessero il Berlusconismo così com’era, per la semplice ragione che almeno garantiva una stabilità mediocre e quasi immobile però sufficiente a tenere il paese al di fuori da rischi di disastri finanziari in una situazione internazionale nervosa e imprevedibile.
Che si vada o non si vada alle elezioni anticipate il problema penoso da digerire è che comunque si va incontro a un periodo non si sa quanto lungo di instabilità e che per ora comunque si rigirino le carte sembra proprio che solo con Berlusconi sia possibile garantire quel minimo di stabilità utile per non farci scatenare contro i mercati finanziari.
Allegra,allegria!
domenica 24 ottobre 2010
Il prossimo Concistoro di Papa Ratzinger : un altro duro colpo alla credibilità della gerarchia cattolica
Papa Ratzinger su questo blog lo abbiamo trattato tutto sommato bene nel senso che non ostante la poca simpatia che ispira lo abbiamo lodato quando ha fatto cose condivisibili (condanna ferma dei preti pedofili e dei vertici dei Legionari di Cristo; inizio di una stagione forse più pulita per lo Ior) e lo abbiamo castigato proprio quando non ne faceva una giusta dal famoso discorso sull’Islam in avanti.
Ora però ci ricasca.
Fanno tenerezza quei peraltro validi vaticanisti che da tempo fanno di tutto per difendere questo papa e sempre da tempo andavano dicendo : aspettate a parlare, vedrete che appena farà le sue scelte chissà che rivoluzione questo Papa farà nella curia romana,che non ha mai amato.
Purtroppo però è andata al contrario nel senso che nel prossimo Concistoro del 20 novembre verranno nominati cardinali tutti gli altri burocrati della Curia Romana.
Peggio di così non si poteva fare.
Già prima il così detto Sacro Collegio rappresentava un’istituzione che non sta né in cielo né in terra, essendo oltre che del tutto anacronistico, anche istituzionalmente lontano dalla chiesa vera quella di base, quella al servizio dei fedeli e non del potere.
Con in aggiunta queste nomine si ha la pratica certezza che il successore di Ratzinger sarà peggiore di Ratzinger stesso.
Lo Spirito Santo che secondo il Catechismo dovrebbe ispirare e guidare i Cardinali nella scelta del nuovo papa è stato messo in gabbia in modo che non potrà fare danni rischiando di fare eleggere papa uno che non sia interessato al potere prima di tutto.
L’istituzione è salva e rafforzata, la chiesa vera è fatta affondare ancora un po’.
Come sempre c’è l’eccezione che conferma la regola ed è quella di Ravasi.
Ravasi, biblista insigne, è troppo intelligente per poter essere qualificato, è sopra al teatrino progressisti- conservatori.
Il papa nel suo primo libro su Gesù dice senza mezzi termini di non dare alcun perso alla critica storica o all’esegesi troppo spinta dei testi, perché il lavoro scientifico in questo campo non avrebbe alcuna importanza dal momento che la gente crede nel Gesù come lo ha definito nei secoli la tradizione e di quello si accontenta ed anche questo papa a questa visione della tradizione si conforma.
Questo significa che se anche la critica e l’esegesi storica effettuate con criteri scientifici , come fa Ravasi, dovessero dimostrare che questa visione tradizionale non avesse in realtà alcun fondamento nulla cambierebbe, gli studiosi avrebbero speso le loro vite di ricerca per nulla.
E allora perché Ravasi viene promosso? Mistero.
L’uomo pur essendo estremamente preparato ed estremamente intelligente (tra l’altro parla e legge un numero incredibile di lingue moderne ed antiche) ha imparato negli anni che vestendo l’abito talare, a causa dei vincoli imposti ai chierici dal diritto canonico sulla libertà di ricerca, deve selezionare bene quella parte dei suoi studi che rende pubblica.
Tanto per fare un esempio pochi anni fa le sue ricerche lo hanno portato (come tutti gli studiosi che si occupano di critica e di esegesi storica) a mettere in dubbio il fondamento scritturale del dogma della divinità di Cristo e così ha avuto modo di rendersi conto che doveva scegliere o ritrattare in qualche modo e fare un periodo di ritiro penitenziale per rimanere a galla, o finire miseramente affondato non ostante tutta la sua scienza.
Se oggi stiamo parlando di galero rosso per lui è ovvio quale scelta allora ha fatto, ma è comunque sorprendente che fra tanto grigiore e torpore di porpore ci debba essere anche la sua.
Questo però non cambia nulla purtroppo.
Ai pochi fedeli del Gratosoglio a Milano o di Torre della Monica a Roma o di Scampia a Napoli, tanto per citare qualche periferia metropolitana questa cose interessano meno di niente.
Però tutti costoro si sono accorti che quel poco di chiesa che è rimasta ,perché qualcuno in abito talare o meno si è sperso per loro nel nome di Gesù Cristo, non ha nulla a che fare con porpore e palazzi vaticani, è un’altra chiesa, che un momento o l’altro forse deciderà di darsi la dovuta visibilità.
Ora però ci ricasca.
Fanno tenerezza quei peraltro validi vaticanisti che da tempo fanno di tutto per difendere questo papa e sempre da tempo andavano dicendo : aspettate a parlare, vedrete che appena farà le sue scelte chissà che rivoluzione questo Papa farà nella curia romana,che non ha mai amato.
Purtroppo però è andata al contrario nel senso che nel prossimo Concistoro del 20 novembre verranno nominati cardinali tutti gli altri burocrati della Curia Romana.
Peggio di così non si poteva fare.
Già prima il così detto Sacro Collegio rappresentava un’istituzione che non sta né in cielo né in terra, essendo oltre che del tutto anacronistico, anche istituzionalmente lontano dalla chiesa vera quella di base, quella al servizio dei fedeli e non del potere.
Con in aggiunta queste nomine si ha la pratica certezza che il successore di Ratzinger sarà peggiore di Ratzinger stesso.
Lo Spirito Santo che secondo il Catechismo dovrebbe ispirare e guidare i Cardinali nella scelta del nuovo papa è stato messo in gabbia in modo che non potrà fare danni rischiando di fare eleggere papa uno che non sia interessato al potere prima di tutto.
L’istituzione è salva e rafforzata, la chiesa vera è fatta affondare ancora un po’.
Come sempre c’è l’eccezione che conferma la regola ed è quella di Ravasi.
Ravasi, biblista insigne, è troppo intelligente per poter essere qualificato, è sopra al teatrino progressisti- conservatori.
Il papa nel suo primo libro su Gesù dice senza mezzi termini di non dare alcun perso alla critica storica o all’esegesi troppo spinta dei testi, perché il lavoro scientifico in questo campo non avrebbe alcuna importanza dal momento che la gente crede nel Gesù come lo ha definito nei secoli la tradizione e di quello si accontenta ed anche questo papa a questa visione della tradizione si conforma.
Questo significa che se anche la critica e l’esegesi storica effettuate con criteri scientifici , come fa Ravasi, dovessero dimostrare che questa visione tradizionale non avesse in realtà alcun fondamento nulla cambierebbe, gli studiosi avrebbero speso le loro vite di ricerca per nulla.
E allora perché Ravasi viene promosso? Mistero.
L’uomo pur essendo estremamente preparato ed estremamente intelligente (tra l’altro parla e legge un numero incredibile di lingue moderne ed antiche) ha imparato negli anni che vestendo l’abito talare, a causa dei vincoli imposti ai chierici dal diritto canonico sulla libertà di ricerca, deve selezionare bene quella parte dei suoi studi che rende pubblica.
Tanto per fare un esempio pochi anni fa le sue ricerche lo hanno portato (come tutti gli studiosi che si occupano di critica e di esegesi storica) a mettere in dubbio il fondamento scritturale del dogma della divinità di Cristo e così ha avuto modo di rendersi conto che doveva scegliere o ritrattare in qualche modo e fare un periodo di ritiro penitenziale per rimanere a galla, o finire miseramente affondato non ostante tutta la sua scienza.
Se oggi stiamo parlando di galero rosso per lui è ovvio quale scelta allora ha fatto, ma è comunque sorprendente che fra tanto grigiore e torpore di porpore ci debba essere anche la sua.
Questo però non cambia nulla purtroppo.
Ai pochi fedeli del Gratosoglio a Milano o di Torre della Monica a Roma o di Scampia a Napoli, tanto per citare qualche periferia metropolitana questa cose interessano meno di niente.
Però tutti costoro si sono accorti che quel poco di chiesa che è rimasta ,perché qualcuno in abito talare o meno si è sperso per loro nel nome di Gesù Cristo, non ha nulla a che fare con porpore e palazzi vaticani, è un’altra chiesa, che un momento o l’altro forse deciderà di darsi la dovuta visibilità.
sabato 23 ottobre 2010
Ora B&B si giocano la faccia sulla spazzatura Questa grottesca commedia è l’icona della decadenza del paese Italia
Chiunque conosca l’ abc del trattamento dei rifiuti, cioè tutti noi , perché tutti noi dobbiamo esibirci nel rito quotidiano di portare la nostra spazzatura negli appositi cassonetti, sa che tutto il sistema si basa sulla separazione dell’umido dagli imballaggi.
Questo è il minimo per realizzare la così detta “raccolta differenziata”, però è un minimo che riduce la quantità di rifiuti da “sversare” in discarica fra il 60 e l’80 per cento del totale dei rifiuti, per la semplice ragione che gli imballaggi non si bruciano ma si riciclano con appositi processi economicamente vantaggiosi per la comunità.
Oddio nei paesi più evoluti in (vedasi Amburgo o i paesi nordici) in discarica non ci va più nulla perché anche l’umido viene usato non per essere bruciato negli inceneritori, ma per trarne combustibili alternativi.
Ma rimaniamo coi piedi per terra.
Per capire cosa succede a Napoli e quale indegna commedia politici corrotti o solo incapaci o corrotti e incapaci insieme stiano recitando a Napoli da qualche decennio bisogna partire obbligatoriamente da qui.
A Napoli va praticamente tutto in discarica perché le lobby monopolistiche che controllano le discariche e gli inceneritori hanno coalizzato i loro privati interessi per impedire la raccolta differenziata che ridurrebbe drasticamente il loro business.
Tutto qui.
Per risolvere il problema di Napoli non servono né san Gennaro né san Bertolaso, serve fare quello che si fa dappertutto nel mondo moderno e che noi tutti facciamo da decenni cioè mettere l’umido (meglio da solo o accompagnato il meno possibile) in un cassonetto e gli imballaggi (cioè carta e plastica) da un’altra parte (meglio se ognuno in un apposito cassonetto) il vetro in un’altra ancora.
Ma dove si è rimasti all’età della pietra e si mette tutto in un solo cassonetto .l’essenziale è almeno separare la raccolta dell’umido da quella degli imballaggi (che vengono calcolati nel 60 % del totale dei rifiuti).
Che significa tutto questo ? Significa che occorre cominciare dal posizionare cassonetti separati e per raccoglierli con due circuiti diversi e non dalle discariche, non dalle discariche che mescolando umido e imballaggi son comunque fonte di odori nauseabondi e della diffusione delle peggiori malattie.
Quando si faranno le dovute indagini epidemiologiche qualcuno dovrà pure rispondere delle orribili malattie che ha causato lo sversamento di veleni di ogni genere per alcuni dei terreni più fertili d’Italia.
Mettere la spazzatura sotto il tappeto del salotto non serve a nulla.
Degli esperti hanno sostenuto che basterebbe una ordinanza amministrativa per autorizzare o precettare da subito i commercianti a portare gli imballaggi in discariche apposite (individuate in aree esistenti e fruibili subito come quelle delle industrie dismesse che sono dotate quindi di strade e di illuminazione) incentivandoli con l’abolizione totale o parziale sulla tassa dei rifiuti, che pagano quegli esercizi commerciali per risolvere il 60% del problema.
Bella anche questa! Napoli sta sputtanando l’intero sistema Italia in tutto il mondo con le immagini dei mucchi di rifiuti per le strade e della guerriglia urbana, che ne deriva e contemporaneamente i cittadini di Napoli pagano pare la più alta tassa sui rifiuti del globo.
A questo punto attenzione a cosa faranno o non faranno B&B.
Bertolaso, ma soprattutto Berlusconi se falliscono questa è ben difficile che possano sopravvivere come personaggi pubblici.
Questo è il minimo per realizzare la così detta “raccolta differenziata”, però è un minimo che riduce la quantità di rifiuti da “sversare” in discarica fra il 60 e l’80 per cento del totale dei rifiuti, per la semplice ragione che gli imballaggi non si bruciano ma si riciclano con appositi processi economicamente vantaggiosi per la comunità.
Oddio nei paesi più evoluti in (vedasi Amburgo o i paesi nordici) in discarica non ci va più nulla perché anche l’umido viene usato non per essere bruciato negli inceneritori, ma per trarne combustibili alternativi.
Ma rimaniamo coi piedi per terra.
Per capire cosa succede a Napoli e quale indegna commedia politici corrotti o solo incapaci o corrotti e incapaci insieme stiano recitando a Napoli da qualche decennio bisogna partire obbligatoriamente da qui.
A Napoli va praticamente tutto in discarica perché le lobby monopolistiche che controllano le discariche e gli inceneritori hanno coalizzato i loro privati interessi per impedire la raccolta differenziata che ridurrebbe drasticamente il loro business.
Tutto qui.
Per risolvere il problema di Napoli non servono né san Gennaro né san Bertolaso, serve fare quello che si fa dappertutto nel mondo moderno e che noi tutti facciamo da decenni cioè mettere l’umido (meglio da solo o accompagnato il meno possibile) in un cassonetto e gli imballaggi (cioè carta e plastica) da un’altra parte (meglio se ognuno in un apposito cassonetto) il vetro in un’altra ancora.
Ma dove si è rimasti all’età della pietra e si mette tutto in un solo cassonetto .l’essenziale è almeno separare la raccolta dell’umido da quella degli imballaggi (che vengono calcolati nel 60 % del totale dei rifiuti).
Che significa tutto questo ? Significa che occorre cominciare dal posizionare cassonetti separati e per raccoglierli con due circuiti diversi e non dalle discariche, non dalle discariche che mescolando umido e imballaggi son comunque fonte di odori nauseabondi e della diffusione delle peggiori malattie.
Quando si faranno le dovute indagini epidemiologiche qualcuno dovrà pure rispondere delle orribili malattie che ha causato lo sversamento di veleni di ogni genere per alcuni dei terreni più fertili d’Italia.
Mettere la spazzatura sotto il tappeto del salotto non serve a nulla.
Degli esperti hanno sostenuto che basterebbe una ordinanza amministrativa per autorizzare o precettare da subito i commercianti a portare gli imballaggi in discariche apposite (individuate in aree esistenti e fruibili subito come quelle delle industrie dismesse che sono dotate quindi di strade e di illuminazione) incentivandoli con l’abolizione totale o parziale sulla tassa dei rifiuti, che pagano quegli esercizi commerciali per risolvere il 60% del problema.
Bella anche questa! Napoli sta sputtanando l’intero sistema Italia in tutto il mondo con le immagini dei mucchi di rifiuti per le strade e della guerriglia urbana, che ne deriva e contemporaneamente i cittadini di Napoli pagano pare la più alta tassa sui rifiuti del globo.
A questo punto attenzione a cosa faranno o non faranno B&B.
Bertolaso, ma soprattutto Berlusconi se falliscono questa è ben difficile che possano sopravvivere come personaggi pubblici.
giovedì 30 settembre 2010
Berlusconi si è salvato, ma come andrà a finire?
Qualcuno a caldo ha commentato l’atteso discorso di Berlusconi di ieri 29 settembre 2010 , etichettandolo come “un discorso democristiano” e in effetti sembra scritto più da Gianni Letta che dal Premier.
Berlusconi è uno strano animale politico, capace di continue uscite irritanti e sconcertanti, ma per quasi vent’anni ha regolarmente battuto tutti i suoi avversari interni (dato che quelli esterni sono sempre stati poca cosa) superandoli con un guizzo sul filo di lana.
Quasi tutti erano convinti che il sempre debordante “ego” del personaggio lo avrebbe costretto a dire quello che non doveva dire (contro i Finiani) e quindi a fare una irreparabile frittata politica,anche contro il suo interesse, decretando così la fine della legislatura.
Solo due giorni fa sul Corriere Gianni Letta non aveva nascosto il suo disappunto per le continue intemperanze del premier, la sua tendenza ad ascoltare a Palazzo Grazioli personaggi di dubbia levatura e addirittura aveva concluso con un “ma non so se resisterò ancora”.
E invece il gatto dalle sette vite è di nuovo venuto fuori con un discorso tanto “moderato” e “istituzionale” da fare strabuzzare gli occhi a chi lo leggeva.
Non c’è quasi nulla dello stile berlusconiano.
Ma il discorso è la ennesima controprova del fiuto politico del personaggio, che gli ha consentito di durare quasi vent’anni.
Il momento era difficilissimo per Berlusconi,perché non ostante i calcoli ancora una volta sballati di alcuni suoi consiglieri- camerieri al premier doveva apparire chiaro che i conti non tornavano affatto.
L’equazione semplicistica : fuori Fini dentro Casini, per la quale facevano il tifo i Berluschini di tutta Italia si è dimostrata impraticabile.
Una crisi di governo per andare alle elezioni in marzo comporterebbe rischi da brivido in campo internazionale consistenti sopratutto nella sempre incerta tenuta dei rinnovi dei Bot sui quali la speculazione è prontissima a riversare miliardi per affondare l’Italia e l’Euro guadagnandoci sopra.
Se si palesassero scenari di questo tipo, Tremonti diventerebbe presidente del consiglio nel giro di tre giorni con uno schieramento trasversale dato che l'argomento soldi è l'unico che tutti capiscono.
Ma anche nella situazione politica interna in caso di crisi di governo i preventivi e indispensabili passaggi parlamentari potrebbero presentare scenari altrettanto da brivido per il premier se si formasse una maggioranza quale che sia per un governo di transizione o per una nuova legge elettorale, con il palesarsi sempre più probabile del famoso terzo polo che va da Fini a Casini a Rutelli a Lombardo e chi più ne ha più ne metta.
Ma al momento decisivo Berlusconi ha ascoltato ancora una volta Letta è ha fatto probabilmente la scelta giusta non solo per sé stesso ma anche per il paese, allontanando almeno per un po' la prospettiva delle urne.
E’ noto che Berlusconi fa la prima colazione con cappuccino, brioche e sondaggi.
I sondaggi da tempo gli avevano dato notizie tutt’altro che rassicuranti.
I così detti “poteri forti” industria finanza, Vaticano ecc. da qualche tempo avevano ormai cambiato atteggiamento verso il berlusconismo e si erano messi per traverso.
Gli alleati di peso Bossi – Tremonti “semper fideles” come i Carabinieri sono ben attenti ai segni di smottamento e pronti a muoversi per prendersi la poltrona di Berlusconi all’occasione propizia,come si è già accennato, e questo è nelle regole del gioco.
Il terreno era ed è scivoloso,una mossa falsa e si era allo scacco matto.
E quindi provvisoriamente forse è andate bene, ma i problemi del paese sono ancora tutti lì.
I “poteri forti” si sono sentiti dire dal premier quello che si aspettavano di sentire e quindi per un po’ faranno tacere le artiglierie, a patto però che alle promesse segua l’azione ed alla svelta.
A mio avviso però sta maturando il problema dei problemi dell’Italia di oggi per risolvere il quale sia il Berlusconismo sia l’anti- Berlusconismo hanno una classe dirigente inadeguata per affrontarlo.
La ribellione di Fini e compagni è la punta dell’iceberg. Andrebbe guardare bene la montagna che c’è sotto.
Sotto ci sono ben altro dei rancori di un singolo politico frustrato, o altre questioni personalistiche, sotto c’è il Sud che reagisce al crescente potere della Lega, che Berlusconi deve subire per sopravvivere.
Ma soprattutto c’è un Nord che non sopporta più la convivenza con un Sud sempre più impresentabile e avvitato sulla propria decadenza,che appare irreversibile.
Né Berlusconi né Bossi probabilmente sono né saranno in grado di gestire un processo storico che sta maturando nell’ombra ma che ha una forza dirompente.
La politica al momento non è in grado di gestire il problema e addirittura non ritiene politicamente corretto nemmeno di parlarne apertamente.
La Lega sarebbe la naturale levatrice di un tale processo, ma l’aumento esponenziale del potere locale e nazionale che si trova a gestire con una classe politica ancora non sufficientemente preparata e matura,e i primi casi di corruzione fra le sue file la fanno barcollare.
C'è poi un crescente malcontento che comincia a serpeggiare fra le sue file a causa del prezzo ,troppo altro per molti,che Bossi ritiene di dover pagare a Berlusconi per aver un federalismo dai tempi troppo lunghi e dall’esito incerto.
Ora anche la Lega rischia.
Guadagnerebbe e molto ad eventuali elezioni se tenute oggi o domani, ma dopodomani probabilmente condividerebbe il peso del logoramento con il Berlusconismo.
Se non la Lega allora chi farà da catalizzatore per portare il Nord a diventare una Svizzera padana?
Chi realizzerà il sogno di Gianfranco Miglio,lo storico ideologo della medesima Lega sulle macroregioni?
Quando un fenomeno politico è maturo nel subconscio della gente, basta un personaggio ,magari esponente del mondo produttivo che lancia un referendum regionale o qualcosa del genere e si aprono le danze.
Staremo a vedere.
Berlusconi è uno strano animale politico, capace di continue uscite irritanti e sconcertanti, ma per quasi vent’anni ha regolarmente battuto tutti i suoi avversari interni (dato che quelli esterni sono sempre stati poca cosa) superandoli con un guizzo sul filo di lana.
Quasi tutti erano convinti che il sempre debordante “ego” del personaggio lo avrebbe costretto a dire quello che non doveva dire (contro i Finiani) e quindi a fare una irreparabile frittata politica,anche contro il suo interesse, decretando così la fine della legislatura.
Solo due giorni fa sul Corriere Gianni Letta non aveva nascosto il suo disappunto per le continue intemperanze del premier, la sua tendenza ad ascoltare a Palazzo Grazioli personaggi di dubbia levatura e addirittura aveva concluso con un “ma non so se resisterò ancora”.
E invece il gatto dalle sette vite è di nuovo venuto fuori con un discorso tanto “moderato” e “istituzionale” da fare strabuzzare gli occhi a chi lo leggeva.
Non c’è quasi nulla dello stile berlusconiano.
Ma il discorso è la ennesima controprova del fiuto politico del personaggio, che gli ha consentito di durare quasi vent’anni.
Il momento era difficilissimo per Berlusconi,perché non ostante i calcoli ancora una volta sballati di alcuni suoi consiglieri- camerieri al premier doveva apparire chiaro che i conti non tornavano affatto.
L’equazione semplicistica : fuori Fini dentro Casini, per la quale facevano il tifo i Berluschini di tutta Italia si è dimostrata impraticabile.
Una crisi di governo per andare alle elezioni in marzo comporterebbe rischi da brivido in campo internazionale consistenti sopratutto nella sempre incerta tenuta dei rinnovi dei Bot sui quali la speculazione è prontissima a riversare miliardi per affondare l’Italia e l’Euro guadagnandoci sopra.
Se si palesassero scenari di questo tipo, Tremonti diventerebbe presidente del consiglio nel giro di tre giorni con uno schieramento trasversale dato che l'argomento soldi è l'unico che tutti capiscono.
Ma anche nella situazione politica interna in caso di crisi di governo i preventivi e indispensabili passaggi parlamentari potrebbero presentare scenari altrettanto da brivido per il premier se si formasse una maggioranza quale che sia per un governo di transizione o per una nuova legge elettorale, con il palesarsi sempre più probabile del famoso terzo polo che va da Fini a Casini a Rutelli a Lombardo e chi più ne ha più ne metta.
Ma al momento decisivo Berlusconi ha ascoltato ancora una volta Letta è ha fatto probabilmente la scelta giusta non solo per sé stesso ma anche per il paese, allontanando almeno per un po' la prospettiva delle urne.
E’ noto che Berlusconi fa la prima colazione con cappuccino, brioche e sondaggi.
I sondaggi da tempo gli avevano dato notizie tutt’altro che rassicuranti.
I così detti “poteri forti” industria finanza, Vaticano ecc. da qualche tempo avevano ormai cambiato atteggiamento verso il berlusconismo e si erano messi per traverso.
Gli alleati di peso Bossi – Tremonti “semper fideles” come i Carabinieri sono ben attenti ai segni di smottamento e pronti a muoversi per prendersi la poltrona di Berlusconi all’occasione propizia,come si è già accennato, e questo è nelle regole del gioco.
Il terreno era ed è scivoloso,una mossa falsa e si era allo scacco matto.
E quindi provvisoriamente forse è andate bene, ma i problemi del paese sono ancora tutti lì.
I “poteri forti” si sono sentiti dire dal premier quello che si aspettavano di sentire e quindi per un po’ faranno tacere le artiglierie, a patto però che alle promesse segua l’azione ed alla svelta.
A mio avviso però sta maturando il problema dei problemi dell’Italia di oggi per risolvere il quale sia il Berlusconismo sia l’anti- Berlusconismo hanno una classe dirigente inadeguata per affrontarlo.
La ribellione di Fini e compagni è la punta dell’iceberg. Andrebbe guardare bene la montagna che c’è sotto.
Sotto ci sono ben altro dei rancori di un singolo politico frustrato, o altre questioni personalistiche, sotto c’è il Sud che reagisce al crescente potere della Lega, che Berlusconi deve subire per sopravvivere.
Ma soprattutto c’è un Nord che non sopporta più la convivenza con un Sud sempre più impresentabile e avvitato sulla propria decadenza,che appare irreversibile.
Né Berlusconi né Bossi probabilmente sono né saranno in grado di gestire un processo storico che sta maturando nell’ombra ma che ha una forza dirompente.
La politica al momento non è in grado di gestire il problema e addirittura non ritiene politicamente corretto nemmeno di parlarne apertamente.
La Lega sarebbe la naturale levatrice di un tale processo, ma l’aumento esponenziale del potere locale e nazionale che si trova a gestire con una classe politica ancora non sufficientemente preparata e matura,e i primi casi di corruzione fra le sue file la fanno barcollare.
C'è poi un crescente malcontento che comincia a serpeggiare fra le sue file a causa del prezzo ,troppo altro per molti,che Bossi ritiene di dover pagare a Berlusconi per aver un federalismo dai tempi troppo lunghi e dall’esito incerto.
Ora anche la Lega rischia.
Guadagnerebbe e molto ad eventuali elezioni se tenute oggi o domani, ma dopodomani probabilmente condividerebbe il peso del logoramento con il Berlusconismo.
Se non la Lega allora chi farà da catalizzatore per portare il Nord a diventare una Svizzera padana?
Chi realizzerà il sogno di Gianfranco Miglio,lo storico ideologo della medesima Lega sulle macroregioni?
Quando un fenomeno politico è maturo nel subconscio della gente, basta un personaggio ,magari esponente del mondo produttivo che lancia un referendum regionale o qualcosa del genere e si aprono le danze.
Staremo a vedere.
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