venerdì 9 marzo 2018

Si estingue fra convulsioni di potere il Pdi personale di Renzi ed al suo posto comincia a maturare un nuovo partito di chi è costretto a realizzare il fatto che i 5Stelle si sono presi in pancia mezzo PDI e quindi sono già un po’ il vero PDI






L’Italia è veramente un paese strano se c’è voluto un commentatore quasi centenario come Eugenio Scalfari per buttare là l’ipotesi di lavoro più rivoluzionaria per intravedere un verosimile futuro a lungo termine delle intricate vicende politiche italiane.
Il Buon Scalfari, fondatore di Repubblica, da tempo approfitta dell’indulgenza che si suole accordare ai grandi vecchi della Repubblica per prendersi la più ampia libertà di giudizio.
In questo quadro un mese fa ne aveva sparata una veramente grossa quando ha detto che se fosse stato messo nella necessità di scegliere solamente fra Di Maio e Berlusconi, avrebbe scelto Berlusconi.
Probabilmente la filosofia che c’era dietro a questa esternazione strana per uno degli intellettuali di sinistra che più hanno avversato Berlusconi, resiedeva nel fatto che intendesse contrapporre sistema e anti-sistema, Europa, anti-Europa.
Temo però che la sua filosofia non sia stata espressa in modo abbastanza chiaro se addirittura il suo editore di sempre ha commentato l’esternazione sopra citata apostrofando l’autore come uno quasi rincoglionito dall’età.

Scalfari però non se l’è presa più di tanto e tre giorni dopo le elezioni ,cambia completamente scenario, guardando all’analisi dei flussi elettorali ne tratto la conclusione che a lungo termine a suo parere sarà inevitabile una convergenza fra 5Stelle e quel che rimane del PDI de-renzizzato.
Altra battuta di un quasi rincoglionito?
No questa volta la cosa è da prendere molto più sul serio se si pensa che un pezzo da novanta come un giurista costituzionale del calibro di Gustavo Zagrebelsky in una lunga intervista al Fatto di oggi dice esattamente la stessa cosa, ovviamente argomentandola da par suo.
Renzi con il suo insanabile solipsismo ha distrutto il PDI traghettando un partito dichiaratamente di sinistra o di centro sinistra essendo nato come il contenitore degli ex PCI messisi insieme agli ex sinistra-DC verso un conservatorismo puro, subordinato al pensiero unico ultra liberista dei poteri forti, trovandosi regolarmente in sintonia con Berlusconi e compagni.
La vergogna del Job Act vero e proprio statuto dello sfruttamento del lavoro ne è stata la pietra tombale.

Non si sono accorti Renzi e distratti seguaci che il paese stava andando dalla parte opposta rispetto a dove spingeva il bulletto fiorentino.
E’ vero che la crisi dei movimenti socialdemocratici è un fenomeno che si ripete in ogni parte del mondo, salvo però dove ci sono leaders che non hanno svenduto ai liberisti i loro valori storici.
Vedi l’ormai consolidato successo di Corbin in Inghilterra, e quello di Melanchon in Francia.
Non si trascuri nemmeno il fenomeno paradossale, ma proprio per questo ancora più significativo che partiti e personaggi di destra o di destra estrema arrivati al governo sfruttando la crisi delle elites socialdemocratiche, propongono loro atti di governo di chiara ispirazione socialmente avanzata.
Sto parlando del partito di destra estrema di Diritto e Giustizia al potere attualmente in Polonia, che riscuote consensi sempre più ampi proprio per la sua politica sociale che gli ultimi capi di Solidarnosch nemmeno si sognavano, e della politica di Donald Trump, populista fin quando si vuole ma in favore degli operai degli agricoltori e del ceto medio impoverito americani e non subordinata alla finanza internazionale di Wall Street.
Il clan Clinton in teoria titolare della politica social democratica, in America denominata liberal, aveva tutt’altro in agenda e infatti ha perso.

E’ nel quadro di questi eventi che presentano i sintomi di un cambiamento epocale negli equilibri politici tradizionali che vanno inquadrati i risultati delle elezioni italiane e le analisi di Scalfari e di Zagrebewlsky.
Nessuno dei due pensa al domani prossimo, probabilmente tutti e due pensano al dopo-domani, cioè alle prospettive di lungo termine.
Ma condivido i loro ragionamento sulla direzione del mutamento in atto.
Non fermiamoci alle reazioni schifate della attuale classe dirigente del PDI né di gran parte della sua base attuale verso la prospettiva di una alleanza coi 5Stelle.
Se si pensa che i medesimi 5Stelle hanno in pancia metà del PDI, perché le analisi dei movimenti elettorali, questo certificano, è a questo che occorre fare mente locale.
L’elettorato che non è affatto costituito da frettolosi rincoglioniti, ma al quale in democrazia è richiesto il massimo rispetto, ha percepito e ed ha statuito che i valori un tempo della sinistra oggi si sono trasferito nel 5Stelle. Punto.
A molti questo fa schifo, ebbene se ne faranno una ragione.
Nel post precedente commentando a botta calda avevo rilevato che gli atteggiamenti politici che risultavano più vicini parevano essere quelli dei 5stelle e quelli della Lega di Salvini.
Avevo anche detto però da subito che Salvini aveva raggiunto un risultato elettorale formidabile, ma che la classe dirigente che si trovava intorno era e probabilmente è rimasta quella abituata da decenni ormai a dirigere gli enti locali insieme ai berlusconiani con i giovani 5Stelle scatenati a fare loro le pulci.
Dura quindi se non impossibile per Salvini partire subito in quella direzione.
Anche in questo settore politico le cose devono maturare.
Per l’immediato la patata bollente è nelle mani di un Mattarella, che nelle sue radici democristiane ha tutto l’armamentario politico necessario per cavarsela bene.
Chissà perché mi torna vivamente in mente il dialogo fra Conte Zio e il Padre Provinciale di Capuccini del Capitolo XIX dei Promessi Sposi con quelle famose parole : “prudenza, sopire, troncare”, prima che nasca un “vespaio”.
Dopo le sparate elettorali il Quirinale probabilmente farà un grande uso di estintori e la cosa probabilmente non spiacerà affatto ai leaders politici che non sanno proprio nemmeno da dove cominciare e meno che meno dove andare.



lunedì 5 marzo 2018

Odinohh! Grazie di avermi ascoltato!




Nel post di venerdì scorso avevo scritto nel titolo :”Ho fatto un sogno 5Stelle sensibilmente sopra al 30%; Pdi sotto al 20%; Salvini al 15%; Berlusconi al 14%”, chiedendo a Thor ,Odino o a chi per loro di esaudirmi.
Ebbene scuotendosi dalla proverbiale indifferenza degli dei per le nostre umane vicende, incredibilmente lo hanno fatto, come tutti sappiamo.

Leggo alle 9,30 di questa mattina : 5Stelle 31,9; Pdi 19; Lega di Salvini quasi 18; Berlusconi 14; Meloni 4,3; Grasso 3,4%; Bonino 2,6%.
Fantastico.
L’aritmetica non è un’opinione : 32 (5Stelle) + 18 (Salvini) fa 50, il numero magico della democrazia.
Non sono certo il solo che nei mesi di questa lunga campagna elettorale ha messo di fianco il programma dei 5Stelle e quello della Lega di Salvini per scoprire che i punti di contatto sono continui e sostanziali.
Gli sciamani- politologi dei giornaloni, tutti schierati contro ai “populisti” ,colpiti dolorosamente dal pugno nel basso ventre che si sono presi dall’elettorato, si stanno già inventando le alchimie più inverosimili pur di fare tornare conti che proprio non tornano a loro, cercando di mettere insieme maggioranze tipo 5Stelle+Pdi+Grasso che simulino almeno da lontano una icona di “grande coalizione”,che costituiva chiaramente il loro auspicio, ma si tratta chiaramente un esercizio al limite del ridicolo.

Inutile negare l’evidenza : hanno vinto, anzi, hanno stravinto i temutissimi “populisti” dato che le forze anti-sistema 5Stelle+ Lega+ Fratelli d’Italia fanno un bel 55%.
Ci stiamo accorgendo che è successo oggi in Italia quello che era successo ieri in America con l’elezione di Trump?
Anche oltreoceano c’era una larga massa di cittadini insoddisfatti fino al limite dell’incazzatura nei riguardi di una classe dirigente arrogante, distaccata e spesso corrota che pensava di governare il mondo dai soliti salottini radical-chic auto-nominatisi di sinistra o liberal o di centro-sinistra.
L’elettorato li ha puniti in America, ed in Italia, se guardiamo ai numeri di sopra, li ha addirittura spazzati via.
Il Pdi distrutto da Renzi e ancora di più i Liberi e Uguali di Grasso-Boldrini-D’Alema e Bersani hanno liquefatto la sinistra in Italia.
Lasciatemelo dire : meno male che ci sono i 5Stelle, diversamente ci saremmo avviati sulla via già intrapresa dalla Polonia (seguita dai seguaci di Visegrad ma più cautamente) che ha visto andare al potere un partito di destra estrema, che però, udite! udite!, non si è limitato a promettere, ma ha già attuato provvedimenti “sociali” molto avanzati, che la classe dirigente di Solidarnosh nemmeno si sognava, guadagnandosi ovviamente un gradimento sempre più alto dai propri cittadini, prima scontenti.
E questo è il colmo!
La sinistra è riuscita tanto bene ad autodistruggersi che le istanze sociali sono ormai passate nel patrimonio dei partiti e nei movimenti di destra anche estrema.
E non illudiamoci della stabilità che si è ristabilita dopo mesi di crisi in Germania, un partito decadente (quello della Merkel) che ne tiene in piede un’altro ancora più decadente (il socialdemocratico) non fanno una forza, e ben difficilmente saranno loro il futuro di quel paese.
In Italia Renzi è stato diabolicamente fedele al suo piano letale studiato per sé stesso, il suo partito ed i suoi modesti seguaci.

Anche nella cocente sconfitta che ha subito è riuscito a fregare i finti amici, ma possibili rivali cioè i Franceschini e i Minniti, eccetera (che hanno perso addirittura il loro seggio in Parlamento), ed a premiare il suo astro la Boschi (che lo ha confermato).
Che furbizia politica mal riposta e usata male,quella di Renzi, e che insipienza da parte di chi non ha avuto per tempo il coraggio di opporsi al capo-padrone (Franceschini, Minniti, Gentiloni, Zingareti, Emiliano, Prodi, Veltroni, eccetera) impedendogli di distruggere l’ultimo partito con un’eredità storica per la quale avrebbero dovuto prestare attenzione per onorarla in ben altra maniera.
Avrebbero dovuto opporsi, facendo rete, come si fa normalmente nei partiti, con Bersani, D’Alema e compagni evitando la scissione od almeno avrebbero dovuto prevedere la feroce e infantile incapacità di Renzi a colloquiare con chi non è suo vassallo e andarsene per tempo insieme a Bersani, salvando almeno la loro dignità ed il loro passato politico.
Nel campo della destra forse ci saranno meno scrolloni, salvo ovviamente la rottura Salvini- Berlusconi, che nemmeno conto, non essendo stata basata su nulla la loro formale alleanza.

Berlusconi ha la faccia che ha da sempre e quindi temo che si trangugerà qualsiasi cosa indigesta pur di non dover andare alla Baggina, come si dice a Milano.
Per Salvini vale tutt’altro discorso, Salvini l’elettorato lo ha fatto decollare e per lui credo che il compito sia stato e sarà ancora più difficile di quello dei 5Stelle, perché aveva ed ha la palla al piede di una paventata scissione col fondatore Bossi ed amici, ma sopratutto con Maroni alla guida dei “poltronisti” , abituati a governare negli enti locali facendo i loro comodi assieme ai berlusconiani.
Per costoro l’idea di mettersi coi 5Stelle è una prospettiva molto difficile da metabolizzare.
Ma siamo in Italia e qui si sperimenta di tutto e chissà che non si faccia una cosa a Roma e un’altra a Milano.

Ma non togliamoci la soddisfazione di vedere Luigi Di Maio salire lo scalone d’onore del Quirinale, come modestamente su questo blog si era auspicato da mesi se non da anni.



venerdì 2 marzo 2018

Ho fatto un sogno : 5Stelle sensibilmente sopra al 30%; PDI sotto al 20%; Salvini al 15%; Berlusconi al 14%






E’ ancora lecito sognare?
Spero di si e spero di conseguenza che Thor ,Odino o chi per loro realizzino il mio sogno.
So che alcuni dei miei affezionati lettori e addirittura alcuni dei miei amici saranno tutt’altro che entusiasti dell’orientamento del mio sogno, ma questo fa parte delle regole del gioco, perchè fortunatamente non la pensiamo tutti allo stesso modo.
Alcuni leggono e ascoltano di più, altri di meno e quindi hanno più o meno elementi sui quali basare i propri ragionamenti politici ;alcuni sono più sensibili al rassicurante senso della continuità e della stabilità e quindi temono gli scossoni; alcuni sono più sensibili ai pulpiti delle nostre tradizioni culturali, altri meno.
Così è la vita e ritengo che occorra assolutamente rispettare il modo col quale ognuno di noi elabora i propri giudizi.

Da quando è nato il Movimento 5Stelle su questo blog ne abbiamo parlato più e più volte.
Alcune volte, lo riconosco, sono stato preso da un forte entusiasmo per le novità che obiettivamente questo Movimento portava con sé, e che costituivano un unicum nel nostro panorama politico.
Tutti giovani, tutti alle prime esperienze politiche e quindi per forza di cose tutti senza scheletri nell’armadio e quindi tutti col certificato di “carichi pendenti” immacolato.
Movimento e non partito per sottolineare il fatto di una sperimentazione continuamente “in progress” sopratutto nell’uso delle enormi potenzialità del web per fare comunicare fra di loro iscritti e simpatizzanti.
Praticamente primo esperimento al mondo nell’ uso di interpellare la gente con gli strumenti del web, con i vantaggi, ma anche i rischi della sperimentazione, appunto, di un software che andava inventato ex novo e che è tuttì’altro che facile mettere a punto.
Poi è venuta la prima partecipazione alle elezioni e così sono comparsi i primi amministratori locali e ad un certo punto una schiera vistosa di parlamentari.

E’ chiaro che non tutte le ciambelle riescono col buco e quindi nei primi mesi e poi nei primi anni di lavoro politico di questo movimento si sono materializzati prima alcuni e poi anche troppi difetti di origine come l’insistenza a mio avviso eccessivo in alcuni fondamentalismi nel volere essere intransigenti nel mantenere in vita alcune regole originarie, alcune discutibili, altre francamente strampalate.
Non sto a elencarle perché su questo blog se ne è parlato a lungo e questi difetti sono stati elencarti e analizzati più volte.

Va riconosciuto però obiettivamente che alcune intransigenze sono state conservate in senso positvo.
Prima di tutto il fatto di richiedere ai potenziali iscritti ed a maggior ragione ai potenziali candidati la presentazione di un certificato penale intonso non è cosa da poco.

Poi l’avere resistito a spingere gli eletti ad autoridursi pesantemente lo stipendio per finanziare un fondo destinato a fornire credito alla piccola e media industria.
Solo con queste non piccole cose cose siamo su Marte a confronto del panorama che c’è nella palude politica circostante, col suo penoso livello morale medio.

Poi, lo ribadisco, l’avere resistito a sperimentare un modo per fare partecipare gli iscritti alla scelta dei candidati tramite web, a dar modo con lo stesso sistema a iscritti e militanti di esprimere i propri orientamenti.
Demagogia populista? No, solo più democrazia per i tempi nuovi.
Certo che il nuovo è un rischio perché è tutto da sperimentare, però se mai si parte non si andrà mai da nessuna parte.
Meglio le poche migliaia di iscritti certificati che hanno validato le candidature di D Maio e soci o i plebisciti delle centinaia di migliaia di “simpatizzanti” che alle primarie che hanno incoronato Renzi segretario inamovibile del PDI?
Il Pdi ha a mio avviso ha clamorosamente sbagliato a scegliersi un segretario inefficace e inefficiente come Renzi, però almeno ha dato uno strumento di democrazia ai propri iscritti e simpatizzanti.
Berlusconi di è guardato bene dal farlo, Forza Italia è nata ed è rimasta una monarchia ormai senile.
Non così per Salvini che il suo bravo congresso l’ha fatto rischiando l’osso del collo, perché detronizzare il fondatore Umberto Bossi non era certo un gioco da bambini.

Poi c’è ed ancora non è poco la presentazione della “squadra di governo” prima delle elezioni, con nomi e curricula di livello del tutto superiore a quelli degli altri partiti in lizza.

Quanta ironia si è fatta su tutte le mosse del movimento!
Non so se la gente si rende conto di cosa vuol dire avere contro tutto l’apparato mediatico al giorno d’oggi.
Ebbene è incontestabile che i 5Stelle hanno fatto tutta la loro campagna elettorale con tutti canali televisivi di Berlusconi e tutti a canali televisivi Rai di Renzi-Berlusconi impegnati allo spasimo per fare loro le pulci e sparare contro di loro, con tutte le armi più o meno pulite.
Solo Mentana e il Tg di Sky hanno fatto uno sforzo di obiettività.
I giornaloni che purtroppo armai leggono in pochi, sono stati tutti schierati contro al presunto pericolo di una vittoria dei “populisti” 5Stelle, salvo l’isolato Fatto Quotidiano di Travaglio.
Eppure non ostante l’obsoleta regola del silenzio dei sondaggi prima del voto pare che il vento continui a soffiare impetuoso a favore proprio dei 5Stelle.

E’ noto che lo sconforto la delusione e la mancanza di fiducia attanagliano gran parte delle giovani generazioni che sembrano poco propense a utilizzare lo strumento del voto.
Peccato, perché se c’è una forza politica che ha sempre concretamente pensato a loro ai loro problemi ed al loro sentire, questi sono praticamente solo i 5Stelle anche per evidente vicinanza di età.

E’ noto ancora che gran parte delle sempre più numerose schiere delle “pantere grigie”, termine simpatico usato per nascondere quelle che Manzoni definiva sagge canizie non sono certo fra i più entusiasti sostenitori dei 5Stelle, perché per mille ragioni temono i cambiamenti.
Per le pantere grigie si ripete quello che le “neuroscienze” descriverebbero come l’ennesimo “scherzo da prete” che ci fa la nostra mente, quando tende a fornirci come prima risposta quella che trovano più radicata nel “data base” cioè nell’archivio delle nostre esperienze, per fornirci un metro di giudizio il più veloce possibile.
Peccato però che oggi vada tutto velocemente se non velocissimamente e che quindi essere portati dai nostri vecchi ed a volte arrugginiti meccanismi mentali a giudicare le sempre più numerose cose nuove con attrezzi vecchi ci porti naturalmente a sbagliare la bracciata.
Spero quindi che di fronte all’opportunità di recarsi nella cabina elettorale i giovani sappiano fare i giovani e che quindi sappiano guardano più avanti che indietro e che le tante vecchie canizie sappiano orientarsi guardando più al mondo che aspetta i loro figli e nipoti che a loro stessi.


venerdì 23 febbraio 2018

Perchè i politici ci trattano da deficienti? Ce lo meritiamo? Non si direbbe visto che in molti settori sappiamo esprimere delle eccellenze. E allora perché in politica esprimiamo dei mediocri incapaci?




Sul fatto che i politici ci considerino dei poveri deficienti c’è poco da discutere.

I sondaggi pare che continuino a dare per probabile vincitori delle prossime elezioni la “mummia” o lo “psiconano” Silvio Berlusconi, che non solo ha messo nel suo programma una nutrita serie di promesse che nessuna persona sensata potrebbe considerare realizzabili ,ma era stato l’inventore di questo atteggiamento, visto che quando era “sceso in politica” nel lontano 1994 pare che concionasse la schiera di manager delle sue aziende, che costituivano il primo scheletro del suo neonato partito, dicendo loro che dovevano rivolgersi all’elettore medio pensando di avere di fronte un bambino di nove anni un po rincoglionito.
A lui la palma quindi.
Ma gli altri, alleati con lui nel “centro destra” o più o meno finti “avversari” nel “centro-sinistra” certo non hanno scherzato nell’emularlo.
I suoi unici “avversari” veri , poi, i 5Stelle sono riusciti si ad accreditarsi come gli unici avversari veri e credibili del rinato “statista” di Arcore, ma quanto a mirabolanti promesse elettorali di inverosimile fattibilità non hanno avuto remore a spararle grosse, senza preoccuparsi di conti, fattibilità e contesto internazionale.

Insomma, l’avevo già scritto su questo blog, se è più che verosimile che stiamo assistendo a una indegna sceneggiata nella quale l’anziano riccone dalle mille ville per il mondo e dalle mille televisioni che controlla vincerà le elezioni non per governare da solo, ma per farlo con i suoi avversari per finta del così detto-centro sinistra che sarebbero già segretamente d’accordo con lui, tanto che con lui hanno fatto passare una legge elettorale studiata apposta per fare quello che alcuni chiamano il grande “inciucio”, altri la “grande coalizione”.
E se è altrettanto vero che i burattinai di questa operazione pensano che gli elettori li voteranno perché attratti da quelle mirabolanti promesse infantili come quando i “selvaggi” delle americhe si lasciarono incantare da Cristofolo Colombo che offriva loro specchietti e collanine di nessun valore, questo significa che i medesimi burattinai siano convinti di rivolgersi a dei poveri deficienti, disposti a bersi qualsiasi cosa, purché presentata in modo attraente.

Perchè lo fanno ingannandoci con tanta improntitudine?
Alcuni commentatori che non sono nati ieri ci danno una risposta molto pesante ma disgraziatamente molto realistica e dicono : lo fanno perché ce lo meritiamo, nel senso che ci danno quello che vogliamo veramente, non perché siamo realmente deficienti, ma perché sotto sotto vogliamo che le cose rimangano come sono.

Perchè? Evidentemente perché riteniamo che lasciare le cose come sono tuteli i nostri interessi più o meno nascosti.
Qualche intellettuale libero spirito come era Umberto Eco ha visto in questo atteggiamento immutabilmente conservatore addirittura la radice di un “fascismo eterno”, che purtroppo farebbe parte del nostro essere italiani.
Dovrebbe essere confortante scoprire che non siamo deficienti, ma che al contrario saremmo solo dei furbacchioni che pensano a tutelare i loro interessi nascosti, i loro denari nascosti sotto il materasso, che solo gli interessati sanno che ci sono e quanti sono.

Ma allora il problema diventa : siamo sicuri che questo tipo di scelta sia giusta e sensata se i cattivoni della Commissione Europea, guidati dai cattivissimi tedesconi, coi loro satelliti vichinghi ed est europei ci ripetono un giorno si e uno no che dobbiamo diventare seri, fare le riforme e tenere i conti a posto, che è l’esatto contrario del lasciare le cose come sono, perché se lasciamo le cose come sono non c’è bisogno che vincano le elezioni i “populisti” o gli “antieuropei”, perché chi comanda in Europa o ci butta fuori, ma questo è poco probabile perché essendo noi un po infantili nel fare sempre i furbi, ma troppo grossi per fallire, col nostro fallimento faremmo a loro troppo male, nel senso che non saremmo più in grado di comprare i loro beni e servizi ed allora ci faranno la carità di impedire il nostro fallimento facendoci governare dalla loro “troika” che i nostri vicini greci hanno conosciuto per bene : sono stati promossi a “buoni” dopo essersi tagliati tutto (minimo 30%).

Sarebbe bello che ci svegliassimo da questo brutto sogno pre-elettorale rendendoci conto che la realtà non sono le favole che i partiti ci raccontano, ma è la troika che è già pronta per partire come lo era stata nel 2011 quando i vent’anni di governo berlusconiano ci avevano portati alla soglia del fallimento.
I media ci hanno comunicato che da un mese il gestore di uno dei fondi di investimento più grossi sta rischiando i propri soldi scommettendo finanziariamente sul fallimento dell’Italia.
E’ un pazzo isolato?
Un po’ isolato in effetti lo è, ma sappiamo che ci vuole proprio un alito di vento perché contro di noi si muova non un venticello, ma un ciclone come appunto è capitato nel 2011.
L’indicatore del ciclone non è il barometro che scende, ma quel termine “spread” che misura il distacco in punti fra l’interesse del nostro debito pubblico e quello tedesco, manco a dirlo.
Se dopo il 4 marzo i giornali finite le favole cominceranno a parlare di spread allora saremo nei guai perché i soldi sotto il materasso dei quali abbiamo parlato all’inizio per chi li ha diventeranno sempre meno sicuri perché chi ha la fortuna di averli sarà costretto a metterci sopra le mani per sopravvivere, ma poi finiranno.

Morale della favola, se non siamo deficienti, perché scegliamo di farci governare da politici così miseri da farci correre questi rischi tutt’altro che inverosimili?
Eppure l’Italia è un paese ricco non solo di beni culturali di valore eccelso.
E’ un paese che non ostante il mal governo ha pur sempre un tessuto produttivo-industriale capace di competere e bene nel mondo.
E’ un paese ricco di buoni cervelli, di risorse umane, non ostante un sistema scolastico che le male riforme della politica ha ridotto a una larva.
Avrà magari meno santi e navigatori, ma senza dubbio ha dei grandi cervelli.
Come mai non si riesce a fare fare “rete” alle nostre eccellenze per farci governare da loro e non da quella massa di mangia pane a tradimento che ci governano?
Questo è il problema.

I politici ovviamente non amano chi eccelle, perché questi con la loro sola presenza metterebbero inevitabilmente in luce la loro pochezza.
Ogni tanto però non resistono alla tentazione di convincerne uno o due a passare del tempo per fare da “consulenti” a Palazzo Chigi, per farsene vanto.
Immancabilmente però dopo pochi mesi arriva una lettera di dimissioni e interviste nelle quali l’ex consulente non riesce a trattenere giudizi al vetriolo sull’impreparazione di chi li aveva chiamati.
Dopo il primo disastro berlusconiano c’era stato un tentativo addirittura di farne un governo.
I tecnici al governo, col presidente della Bocconi in testa.
Il governo Monti ci ha salvato dall’imminente naufragio, ma non è stato certo un gran successo, anche perché si è dimostrato che non è semplice prendere le eccellenze dal mondo accademico o dalla società civile per metterli al governo, per la semplice ragione che il sistema politico-burocratico tende subito a sviluppare anticorpi per espellerli.
Sono troppo estranei.

Eppure Platone nella “Repubblica” 2.400 anni fa da primo grandissimo “politologo” per pura ragione arrivava alla conclusione che il miglior governo possibile sarebbe quello dei “filosofi”.
Ma purtroppo o non purtroppo per governare in una democrazia ci vuole il consenso e i filosofi hanno difficoltà evidente a raccogliere questo consenso, a loro inevitabilmente farebbe schifo andare a esibire specchietti e collanine per vincere delle elezioni.

Basterebbe una persona determinata, magari non proprio di assoluta eccellenza, ma almeno preparata a un buon livello che si lancia nella mischia con una visione del futuro coraggiosa, ma realistica.
Personalmente invidio parecchio l’esperienza di Emmanuel Macron dei francesi.
Macron sta a testimoniare che sarebbe possibile trovare un giovane politico di alto livello con una visione forte, ancorato a una tradizione culturale altrettanto forte.
Noi siamo ancora al tempo dei “nani e delle ballerine” o del “panem et circenses”, conditi con una finora malriuscita utopia di democrazia diretta.
Ce lo meritiamo?

Per non eludere una domanda implicita a pochi giorni dalla scadenza elettorale, allora che fare?
A mio parere tutto meno che turarsi il naso e votare per Berlusca o per Renzi.
Chi non teme il rischio voti per gli anti-sistema dichiarati : Di Maio o Salvini.
Chi lo stomaco per fare questo proprio non lo trova se ne stia a casa o meglio si rechi in cabina per votare scheda bianca.
La scheda bianca dovrebbe esprimere il voto di protesta per eccellenza, cioè un dire : nessuno di questi in lista mi rappresenta, che si trovino qualcun altro.

lunedì 19 febbraio 2018

Berlusconi nel suo contratto con gli Italiani ha incluso una riforma costituzionale per fare dell’Italia una Repubblica presidenziale, ma nessuno l’ha degnato di un commento




E’ diventato strano il modo di “fare politica” degli italiani.
Tutti si lamentano in coro perché la classe politica è scaduta a giocare sempre più sporco, sparandole grosse per cercare di carpire il consenso degli elettori provocando in loro emozioni forti, sempre più forti.
Tutti semplificano all’eccesso problemi complessi e promettono di risolverli con soluzioni palesemente irrealizzabili se non facendo debiti catastrofici.
E’ vero che disgraziatamente per noi usufruiamo in questi frangenti di una classe politica estremamente modesta, poco preparata e fortemente attirata dalla corruzione.

Però succede che quando alcuni politici di schieramenti diversi riescono a uscire dalla palude della mediocrità e del tirare a campare e riescono a formulare proposte di lungo respiro per modificare “il sistema” per renderlo più funzionale, e cioè quando dimostrano di essere anche capaci di guardare al futuro, o la cosa non viene percepita per l’importanza che ha, o viene sommersa da un muro di obiezioni per lo più di carattere ideologico.
L’esempio più eclatante di questo comportamento è stato il referendum sulla riforma costituzionale proposta da Renzi in pratica per abolire il Senato rendendo il processo legislativo più veloce consentendo a chi dalla elezioni riceve il mandato popolare di governare veramente.
Era la legge 12 aprile 2016 bocciata dal referendum del 4 dicembre 2016.
Renzi purtroppo anche quando raramente ne pensa e ne fa una giusta, riesce brillantemente a rovinare tutto con la fretta del fare e l’approssimazione e l’impreparazione dei suoi consiglieri, più o meno provenienti dal suo “cerchio magico”.
E nel caso del quale stiamo parlando ce l’aveva messa tutta per rovinare una cosa che sarebbe stata razionale ed efficace.
L’errore più grande l’aveva fatto facendo mettere insieme quel provvedimento da una equipe chiaramente non all’altezza e non abbastanza qualificata per manovrare una riforma costituzionale e infatti il testo era abborracciato, e ritenuto addirittura indecente dalla maggior parte dei costituzionalisti.
Poi non contento, accecato come al solito dalla sua boriosa arroganza, aveva voluto girare e presentare quel referendum in un plebiscito pro o contro la sua persona.
Ha perso miseramente e ha dimostrato forse definitivamente di non avere proprio la statura di uno statista rifiutando di farsi da parte, dopo quella sconfitta personale.

Come i lettori sanno in quel dicembre su questo blog avevo sostenuto le ragioni del si a quella riforma , pur nutrendo per Renzi la più assoluta disistima e pur vedendo l’estrema modestia di quel testo, perché ritenevo e ritengo che questo paese abbia assolutamente bisogno di una riforma anche costituzionale che sia diretta a consentire a chi viene eletto di governare.
Avevo citato allora e ripeto oggi il riferimento estremamente significativo a quel De Gasperi che nel lontano 1953 aveva proposto di abolire il sistema elettorale allora (e tutt’oggi) vigente di tipo proporzionale per passare ad un sistema che assegnando un consistente premio di maggioranza di (ben il 65%) alla forza politica che arrivava prima alle elezioni, le avrebbe consentito di governare e cioè di realizzare veramente il programma elettorale per il quale era stata preferita dagli elettori.
Allora erano altri tempi ed era ancora ben vivo il ricordo dei disastri operati dal fascismo dalla caduta del quale erano passati nemmeno 10 anni e probabilmente l’elettorato era stato attanagliato dalla paura di dare al capo del governo troppo potere e quindi l’elettorato medesimo optò per bloccare ogni possibile tentazione e per De Gasperi fu il principio della fine.
Peccato, fu un’occasione persa.
Se pure con altre forme quella proposta di riforma costituzionale del 2016 mirava allo stesso scopo : consentire a chi prende più voti di realizzare il proprio programma.
Ancora purtroppo, secondo il mio punto di vista, nel 2016 si è scatenata usufruendo di grande copertura sui media quelle parte della “dottrina” giuridica costituzionale che fa riferimento a Fabrizio Onida e ed a Gustavo Zagrebesky e che sostiene che la Costituzione sia intoccabile in alcune parti compresa quella del bicameralismo.

A questi costituzionalisti, peraltro rispettabilissimi si è unito il coro di coloro che da tempo sostengono la retorica della “Costituzione più bella del mondo” e quindi intoccabilissima.
Seguirono dibattiti televisivi banalizzati e l’estrema difficoltà per il pubblico che poi doveva andare a votare, di orientarsi su argomenti di carattere così “tecnico” che non avevano mai studiato a scuola.
E la frittata era fatta.
Allora, pur riconoscendo il valore degli esponenti di questa parte della dottrina giuridica avevo commentato che probabilmente il loro orientamento era troppo influenzato da ragioni ideologiche e dall’irritazione suscitata in loro da un testo tecnicamente malcombinato e indegno di una riforma costituzionale, ma però aggiungevo che mantenendo quella posizione costituzionalisti di così alto livello finivano per “buttare via il bambino con l’acqua sporca”.
Forse pur essendo in assoluta buona fede non si resero conto che con quelle posizioni sostenute allora salvavano la purezza di un’idea ma contribuivano a mantenere in vigore un sistema che girando a vuoto rischia continuamente di deragliare, vedi la nascita nel mondo di figure autoritarie, tutt’altro che malviste dal loro elettorato.

Ad un Renzi che una volta tanto ne aveva pensata una giusta è andata così.
A Berlusconi forse andrà anche peggio, perché incredibilmente la sua proposta di riforma costituzionale, molto piu radicale di quella di Renzi, mi sembra che non sia stata nemmeno presa in considerazione, come se non fosse stata mai avanzata.
Caspita, ma è un peccato.
Possibile che quando un capo politico seppure fra tante “frignacce”, avanza proposte serie e incisive, nemmeno ci si discuta?
Invito i lettori a giudicare i pareri dei costituzionalisti non come “oracoli” intoccabili ma per quello che sono e cioè esternazioni utili a formulare una “dottrina giuridica” fra le altre e quindi da valutare usando i parametri della scienza politica, il diritto costituzionale comparato eccetera.
Peccato che non ci sia più un Sartori , maestro di “ingegneria costituzionale” che con la sua autorevolezza commentava puntualmente ogni tentativo di modifica costituzionale con linguaggio abbordabile dal grande pubblico.
Quando sedevo sui banchi dell’Isituto Giuridico della mia università aveva acquistato notorietà un costituzionalista che suscitando abbastanza scandalo fra i colleghi giuristi puri cominciava a navigare fra la scienza politica e l’ingegneria costituzionale, si chiamava Giuseppe Maranini e sosteneva che la costituzione italiana è combinata in un modo singolare e cioè che è vero che a causa della perdurante paura del fascismo che attanagliava i Costituenti non prevede un Capo del Governo al quale infatti centellina i poteri , ma invece prevede una figura di Capo dello Stato con poteri tanto ampi da presentare diversi elementi tipici delle repubbliche presidenziali.
Daccordo Maranini probabilmente non è amato da Onida e Zagrebelsky, ma era stato parecchio amato per esempio da Miglio ed altri.
Questo per dire che un dibattito in campo giuridico e di scienza politica sui possibili vantaggi e svantaggi di una repubblica presidenziale troverebbe già da molti decenni una base su cui discutere.
Adesso che è venuto di moda parlare di presunto pericolo fascista ,per lo più straparlando, si spera che a nessuno venga in mente di banalizzare il problema descrivendo la repubblica presidenziale come para-fascista, come se Francia e Stati Uniti avessero mai corso pericoli autoritari a causa della loro repubblica presidenziale.


Sarebbe bene che almeno si cominciasse a parlarne e a discuterne, perché se quando e se pure raramente i nostri politici si avventurano su discorsi seri nessuno li segue, allora veramente non lamentiamoci più che le cose vanno male, perché dimostreremmo che la causa di quell’andar male è forse prevalentemente nostra e delle nostre scelte o non scelte.