giovedì 30 giugno 2022

Alessandro Orsini : Ucraina Critica della politica internazionale Editore Paper First – recensione

 





Finalmente ho potuto mettere le mani e leggermi attentamente il libro più chiacchierato del momento.

Appena uscito in libreria è diventato best seller e ci è rimasto ,mentre scrivo siamo alla seconda settimana abbondante ed è rimasto il numero uno, hanno dovuto scriverlo anche i suoi feroci detrattori del Corriere della Sera, la Stampa e Repubblica, che lo hanno attaccato con una violenza e un livore sicuramente degni di miglior causa che non ricordo di avere mai visto in passato.

Come molti davo per scontato che nella così detta stampa generalista e sopratutto fra le testate tradizionalmente meno inclini a schierarsi ideologicamente come il Corriere la linea fosse quella di non farsi prendere la mano “populisticamente” da atteggiamenti emotivi e prendere posizioni meditate fondate anche sempre sull’analisi di tesi contrapposte.

Ora no, non più, la con la guerra in Ucraina i principali media hanno deciso che una e una sola linea , quella governativa – atlantica è quella da seguire e che il punto di vista di chi non condivide la linea governativa non può essere pubblicato perché se lo fosse si oltrepasserebbe la linea rossa della fedeltà alle idee liberal-democratiche e quindi si metterebbe in pericolo la società.

Mai in passato la stampa, pur avendo anche troppo spesso fatto da altoparlante del potere, aveva osato tanto, cioè non ha mai preteso di essere una specie di Sant’Uffizio laico in grado di imporre a tutti la morale che sottintende a una linea politica.

E’ una situazione spiacevolissima.

Cosa ha fatto il Prof. Orsini di così grave da rischiare di essere additato come il reprobo e proscritto da ogni talk show, rischiando perfino il licenziamento dalla propria università, il tutto si ricava dal libro su autorevolissimo impulso delle ambasciata americana?

Ma non eravamo un paese indipendente libero nelle proprie scelte?

Il Prof. Orsini ha fatto il proprio mestiere di Professore di Sociologia del terrorismo internazionale e di Direttore dell’Osservatorio della LUIS sul medesimo argomento (che ora gli hanno chiuso).

Seguiva la situazione di ben 147 paesi con un gruppo di giovani laureati ci dice nel libro che dovevano avere avere conseguito la laurea con il massimo punteggio possibile 110 e lode.

Se dovevano studiare le possibili mosse dei terroristi ovviamente Orsini per fare un esempio riferito al terrorismo islamico doveva andare a scandagliare il pensiero più o meno piacevole che fosse dei vari mullah e associati e sostenitori.

Nel libro l’autore ci spiega in modo molto chiaro e trasparente che questo tipo di lavoro è essenziale, cioè essenziale mettere insieme più tasselli possibili per chiarirsi le idee sulla personalità del personaggio che si studia per arrivare a capire come la pensa, su quali elementi di riferimento si forma il suo pensiero.

E’ così che si lavora nelle relazioni internazionali, è così che lavorano aggiungo io tutte le diplomazie e tutti i servizi di sicurezza di tutti i paesi.

E’ così che lavora tanto per fare un esempio Limes da vent’anni.

Ma quando il Prof Orsini è andato in televisione a dire che per dare un giudizio sulla guerra in Ucraina occorre esaminare bene i precedenti storici per capire bene le ragioni che hanno spinto Vladimir Putin ad attaccare l’Ucraina è successo il finimondo perché l’unica tesi ammessa era quella governativa e cioè che Putin aveva attaccato perché è matto e che ragioni e strategie razionali non ne aveva.

Versione puerile e infondata da ogni punto di vista ma estremamente di comodo perché esclude l’analisi di qualsiasi responsabilità degli Usa e dei governi Occidentali dei paesi satelliti degli Usa.

Oddio non mi dilungo sui principi basilari della geopolitica che vede come elementi chiave gli imperi e i satelliti, se il lettore non fosse a suo agio con questo tipo di analisi politica si può vedere i tre numeri di Limes dedicati alla guerra tutti recensiti.

Il Prof. Orsini è stato trattato in modo indegno e orrendo dal mondo dei media e dalla sua Università, ma se posso permettermi una impressione personale gli direi che probabilmente nel contrastare i suoi oppositori nei concorsi universitari ai quali ha partecipato ha forse peccato di eccesso di fiducia nella magistratura, infatti il nostro professore quando faceva un concorso e lo perdeva poi denunciava la commissione.

Non voglio certo ripetere la famosa e raggelante battuta di quel Richelieu italiano che è stato Giulio Andreotti :”però se l’è cercata”, anche se immagino che fra portare sistematicamente in tribunale un sistema probabilmente corrotto da sempre senza ricavarne alcun risultato, e sottomettersi a un barone ritenuto del tutto indegno del posto ricoperto, probabilmente un ulteriore via avrebbe potuto trovarla.

Il Professore dedica parecchio spazio nel libro a descrivere la sua sfortunata vicenda personale relativamente a concorsi universitari e a ospitate televisive e la cosa di per sé non è simpatica, ma le vicende delle quali è stato protagonista sono state talmente pesanti che forse ha fatto bene a rendere edotto il lettore.

Detto tutto questo invito senz’altro a leggere questo libro perché Orsini ha dovuto fare il polemista per difendersi ma è prima di tutto uno scienziato sociale al massimo livello internazionale come risulta dall’accoglienza avuta dalle sue pubblicazioni a livello internazionale e secondo i criteri internazionalmente accettati per valutare il lavoro scientifico.

Il vero cuore dell’opera ovviamente sta nella precisa e pacata ricostruzione della sua analisi che riguarda questi temi a mio avviso essenziali :

-la strategia degli Usa diretta al così detto “dissanguamento” della Russia in atto da un bel pezzo prima che scoppiasse la guerra d’Ucraina;

-le manovre occidentali dirette ad allargare la Nato fino a circondare la Russia da tutte le parti a partire dalla guerra alla Serbia in poi che hanno creato col tempo un senso di umiliazione di rabbia e di crescente sfiducia verso l’Occidente stesso nel popolo russo

-il pensiero di Vladimir Putin in proposito fondato su una strategia precisa e coerente.

-l’inutilità di armare l’Ucraina destinata comunque a soccombere stante la palese superiorità delle forze russe.

-la priorità assoluta da dare a mettere insieme un tavolo di negoziato

-l’insensatezza della linea dei paesi satelliti Usa a seguire una strategia militare che li danneggia fortemente nei loro interessi nazionali




lunedì 20 giugno 2022

Limes Il caso Putin . Chi è davvero il signore del Cremlino. Il suo progetto è ricominciare il mondo per finirla con l’egemonia americana aprile 2022 – Editore Gedi – recensione

 



Continua a meravigliarmi la capacità di Limes di tenere il punto su un evento di attualità come è la guerra in Ucraina, dato che stiamo parlando della più nota e autorevole rivista di geopolitica in Italia ed è noto che i primi approcci alla geopolitica fanno storcere il naso a molti proprio per la natura della materia.

Sul conflitto ucraino sono al terzo quaderno consecutivo con un totale di circa ottocento pagine, si tratta di un contributo formidabile che va unito ai contenuti del canale web di Limes con scadenze quasi quotidiane.

E’ contro-intuitivo ma la geopolitica è il contrario della cronaca, essendo nella sostanza analisi dei fenomeni di lungo periodo che appunto prescindono dalla cronaca.

Vagliela a spiegare allora ai lettori non specializzati che se Caracciolo e i suoi parlano prevalentemente di poteri e di imperi non è perché sono nostalgici di regimi fortunatamente defunti, ma perché le strategie dei paesi egemoni o che aspirano ad esserlo sono intrinsecamente legate alla geografia alla storia ed ai loro miti etnici o nazionali e quindi sono loro che muovono la storia.

Gli altri stati che lo vogliano o no per l’elementare situazione dei rapporti di forza e delle loro vicende storiche non possono aspirare ad altro che essere satelliti di uno degli egemoni.

Sarà spiacevole ma la realtà vera è fatta di questi trend a lungo periodo e non di altro.

Capisco che per chi non ha confidenza con la geopolitica questi discorsi hanno l’effetto di uno schiaffo in faccia perchè ci fa svegliare da pigrizie e illusioni proprio come quelle di noi europei che ci siamo cullati per decenni nell’illusione che annegare in quello che i geopolitici chiamano l’economicismo e la non-storia avrebbe potuto durare per sempre fingendo di non sapere che invece stavamo facendo nient’altro che la assoluta volontà strategica della potenza egemone per la nostra area che sono gli Stati Uniti.

Perchè la realtà vera che occultiamo a noi stessi è il fatto che noi Italiani e Tedeschi (Francesi solo un po dietro e Spagnoli idem) abbiamo, purtroppo per noi ,perso la Seconda Guerra Mondiale e la cosa ha tuttora delle conseguenze anche pesanti che facciamo finta di non conoscere e di non vedere.

Ma i marines nelle basi americane in Germania e Italia super attrezzate sono lì a ricordarci che siamo liberi e indipendenti solo fino a un certo punto.

Purtroppo l’antifascismo acritico e di maniera che ha imperversato per decenni ha imposto un fumoso pensiero unico che spostava un po puerilmente le responsabilità facendoci credere che la guerra non l’avevamo persa noi ma i fascisti intesi a quanto pare come marziani spuntati all’ultimo momento.

Purtroppo però in storia contano i fatti e i rapporti di potenza e questi dicono che la guerra l’abbiamo persa noi e noi quindi ne subiamo ancora settant’anni dopo le conseguenze.

Ecco a cosa serve la geopolitica a mettere i fatti davanti alle narrazioni ed ai pregiudizi anche se arrivati a entrare nelle profondità della nostra psiche collettiva.

Perchè mi sono permesso di condurre il lettore per questa lunga premessa, perché senza di questa puntualizzazione della prospettiva che segue la geopolitica, si può solo fare cronaca, e la cronaca oggi più che mai è difficilmente separabile dalla propaganda,che vivendo noi nell’epoca dei social è diventata sofisticatissima tecnica di manipolazione dei sentimenti e delle menti.

Ma proprio per questo diventa utile cambiare la prospettiva delle analisi per cercare di capire perché Russia e Usa ragionano e agiscono da potenze imperiali e cosa possiamo fare noi per cercare di fare i nostri interessi senza essere costretti a fare quelli dell’egemone anche quando contrastano fortemente coi nostri.

Il pensiero unico vuole che il comandamento numero uno delle dodici tavole sia il fatto che a nostro vantaggio avremmo il sacro Graal dell’articolo 5 del trattato Nord Atlantico (che dovrebbe garantire l’intervento (diretto?) americano in caso di invasione nel nostro paese) al quale nel mondo non crede più nessuno, dati i numerosi precedenti di promesse non mantenute da parte degli Usa.

Fermo restando per carità l’ovvia constatazione che chiunque di noi che sia sano di mente che per la Russia non è ammissibile né giustificabile quello che ha fatto, invadendo l’Ucraina.

Ma per favore non umiliamo le nostre intelligenze ignorando le responsabilità e i pacchiani errori della strategia americana.

Che vengono addirittura dalla strategia messa insieme quasi per caso dalla presidenza Clinton. Invito il lettore a leggere il lucidissimo saggio di Federico Petroni collaboratore senior di Limes in proposito.

Insieme a quello su Putin di Orietta Moscatelli altra colonna di Limes.

Non perdetevi poi il breve ma formidabile saggio di Zahan Shi docente alla China Foreign Affairs University sulla prima guerra del Metaverso.

Consiglierei anche l’articolo di Giuseppe Gagliano del centro studi strategici DeCristoforis sulle conseguenze della guerra economica in atto.








lunedì 6 giugno 2022

Vito Mancuso : La mente innamorata - Editore Garzanti – recensione

 






Seguo Vito Mancuso potrei dire da sempre nel senso di fin dai primi libri che ha scritto.

Leggo oggi con piacere che è diventato un autore da 850.000, cifra enorme per un filosofo – teologo.

Ho avuto la fortuna di seguirlo anche dal vivo in alcune delle ormai innumerevoli conferenze che tiene in giro per presentare i suoi libri o semplicemente perché circoli culturali interessati alla spiritualità fanno tesoro della sua formidabile capacità comunicativa.

Ho recensito gran parte dei suoi libri sul blog e quindi rimando a quelle recensioni chi volesse approfondire singoli aspetti del suo pensiero o sopratutto della sua maturazione ed evoluzione come uomo e come pensatore.

Per farla breve l’Autore ha frequentato il corso regolare di un seminario scoprendo però che dentro di sé maturava un radicale rifiuto alla struttura dogmatica del cattolicesimo istituzionale.

Il caso vuole che nel periodo più combattuto della sua maturazione intellettuale incontrasse una delle più grandi figure che annoverava la spiritualità contemporanea, il Cardinale Martini e con lui entrasse in un dialogo intenso e decisivo.

Da quello scambio proficuo di idee sono derivate le dediche che il medesimo Cardinale ha voluto offrire ai primi libri di quel giovane intellettuale, anche se aveva ritenuto per sé incompatibile rimanere dell’ambito istituzionale di quella Chiesa.

Ma Martini era un unicum nel così detto sacro collegio.

Da allora sono passati non solo anni ma decenni, eppure nonostante questo ancora oggi Vito Mancuso si trova ad essere invitato a parlare in una sede ecclesiale e poi però costretto a ricevere la telefonata imbarazzatissima del prete di turno che gli comunica che l’appuntamento è confermato ma che si svolgerà in una sede laica, perché il vescovo locale, ovviamente di larghe vedute, ha vietato l’uso di una sede ecclesiale per la conversazione di quell’ ”eretico”.

Ma lo stesso Mancuso ha per fortuna lo spirito per riderci sopra dicendo, ma sì in fondo posso capire quei vescovi perché in effetti da un punto di vista formale eretico lo sono davvero.

Ma torniamo al libro.

Devo dire che l’autore ci aveva abituati ultimamente a farci abbeverare ad una serie di saggi su aspetti particolari e analitici del suo pensiero tipo “essere liberi”: “il bisogno di pensare”;”la via della bellezza”;”il coraggio e la paura” eccetera.

Tutti libri ovviamente succosi come pensiero ma agili come trattazione.

Poi è arrivato “I quattro Maestri” che ci ha fatto tornare alle trattazioni più ponderose alle quali ci eravamo abituati a partire dai suoi testi di teologia sistematica come “Io e Dio”; “Dio e il suo destino”.

Questo libro è un po una sintesi del pensiero di Vito Mancuso nella sua piena maturazione.

Come tale, non lo nascondo, è un libro che richiede uno sforzo di lettura abbastanza impegnativo.

Ma ne vale la pena.

Come ne “I quattro maestri” ci si ritrova per oltre duecento pagine in compagnia di alcune delle migliori menti che hanno abitato il pianeta e questa è una compagnia piacevole certo ma che fa anche crescere e questo non è certo un risultato di poco conto.

Non li elenco volutamente perché sono stati messi lì per essere letti non per essere citati.

Non stiamo parlando di eterei “influencer”, ma di persone che hanno scalato le vette della spiritualità.

E’ forse inutile che lo dica ma mi trovo da tempo in tale sintonia col pensiero di Mancuso che di frequente quando ho bisogno di ricaricarmi vado su You Tube a risentirmi alcuni dei suoi interventi, tutti condotti con quella umiltà e partecipazione che tutti gli riconoscono.

Oggi con il mondo finito nella guerra guerreggiata più pericolosa dopo la seconda Guerra Mondiale avere un riferimento spirituale di questo livello ed efficacia è un patrimonio prezioso.

Concludo con una notizia che ho ricavata dall’ascolto di una quelle conversazioni più recenti dell’Autore.

Mancuso ha comunicato di essere riuscito a convincere il suo attuale editore a ristampare dopo ben 20 anni il libro dal quale è partita l’evoluzione intellettuale del pensiero di Mancuso ,quel “Il dolore innocente” oggi introvabile ,che tratta del problema dei problemi per un teologo (dato che come teologo è nato Mancuso) la “teodicea” cioè il problema della “giustizia di Dio”.

Lo stesso Mancuso cita spesso a questo proposito e lo fa anche ne “La mente innamorata” la lapidaria frase di Primo Levi : se Auschwitz esiste, allora Dio non esiste, trezium non datur.





domenica 29 maggio 2022

Domino – rivista sul mondo che cambia n. 2-2022 Sfida finale. Mai Russi e Americani così vicini alla guerra nucleare, con l’Ucraina che resiste e l’Europa divisa.Direttore Dario Fabbri - recensione

 


Dopo avere letto (e recensito) il numero 1 di questa rivista di Geopolitica, nata da una costola del gruppo di analisti di Limes ero curioso di vedere innanzitutto se un numero 2 ci sarebbe mai stato, non perché sia pessimista, ma perché sappiamo bene che il nostro mondo dei media è fatto per lo più di grossi personaggi dall’ego ipertrofico, tutti presi dall’apparire sopratutto in TV,ma spesso non troppo avvezzi allo studio e la geopolitica, che è una materia recente , di studio ne richiede molto.

In poche parole troppi parlano senza avere studiato il dossier.

Ecco, Domino viene in aiuto di chi vuole studiare gli argomenti però servendosi di strumenti autorevoli, ma che siano anche agili.

Spero che questa iniziativa editoriale nata sotto l’intelligente supervisione di Enrico Mentana duri nel tempo perché occupa uno spazio che era rimasto vuoto nel panorama editoriale italiano, e che si colloca ,mi si perdoni la semplificazione, un po’ a mezza strada fra il livello sostanzialmente accademico di Limes e degli studi dell’ISPI e l’apertura ai media internazionali ben scelti da Internazionale.

In questo numero mi ha colpito in particolare l’intelligente saggio di Pietro Figuera ,fondatore di Osservatorio Russia e collaboratore di Limes dal titolo : “Divide (il gas) et impera. Il piano energetico russo per l’Europa”.

Articolo molto acuto e ben documentato dal quale risulta che la mossa di Putin di invadere l’Ucraina se pure esecrabile ed a quanto si è visto finora tutt’altro che favorevole agli interessi della Russia, non è stato affatto un atto avventato ma nasconde una lunga preparazione in linea con un preciso disegno strategico.

Ed è proprio l’esistenza di un sottostante disegno strategico e una programmazione coerente che fa concludere all’autore che le durissime sanzioni occidentali di chiara marca americana non è detto che alla fine faranno sì che la Russia ne esca sconfitta per la semplice ragione che avendo programmato le cose aveva programmato anche le contromisure.

Lo avevo già sentito dire da esperti del settore energetico del tutto inattaccabili come Davide Tabarelli ,ma mi ha fatto piacere sentirlo ribadire da un esperto di geopolitica : lo stop delle forniture di gas non conviene a nessuno in Europa ( all’America probabilmente sì, ma questo lo dico io).

Figuera dice invece a chiare lettere due cose che gli ultra atlantici giornalisti dei nostri media fanno finta di ignorare e cioè :

1) che per la più ovvia delle leggi del mercato un embargo stretto sul gas farebbe aumentare i prezzi a dismisura provocando una recessione mondiale.

2) che il ricorso alternativo completo al gas americano è uno specchietto delle allodole per il fatto che oltre ad essere molto più caro, richiederebbe adattamenti logistici indicabili in circa 4 anni.

Mi hanno molto interessato anche l’intervista a Emmanuel Macron fatta da Etienne Gernelle del periodico francese Le Point ed ancora di più sempre sul ruolo di Macron e della Francia il piccolo saggio di Lorenzo Pregliasco, analista e docente di comunicazione politica, dedicato all’analisi dettagliata del voto alle recenti presidenziali francesi, perché il completo rinnovamento dei comportamenti elettorali in Francia ha aspetti comuni a quelli riscontrabili anche nel nostro paese.

Per finire ho molto apprezzato la conclusione del fascicolo di Domino con un piccolo saggio di storia della scienza dello specialista Alessandro Maga, che sostiene due tesi generalmente ignorate nei media :

- che le scoperte scientifiche non sono praticamente mai opera individuale dell’isolata eccelsa prestazione di assoluti geni, ma costituiscono quasi sempre un contributo incrementale di uno scienziato che riesce a formulare meglio principi fondamentalmente già noti

- che ripetiamo all’infinito l’errore di considerare la scienza un contributo solo moderno e solo occidentale, mentre la scienza come tutte le altre forme di cultura vede la sua nascita in Mesopotamia e ha un debito enorme da riconoscere agli Arabi.

Leggetelo questo breve saggio è in controtendenza ma proprio per questo è interessantissimo.





martedì 17 maggio 2022

Cristina De Stefano : Il bambino è il maestro Vita di Maria Montessori – Editore Rizzoli – recensione

 



Probabilmente è impossibile che qualche lettore non abbia mai sentito parlare di Maria Montessori o del Metodo Montessori, ma è altrettanto probabile che ben pochi sarebbero in grado di formulare nemmeno un succinto riassunto in proposito.

Mi è capitato di avere avuto in famiglia ben due zie di professione maestre e quindi mi trovo forse in una posizione privilegiata, ma nonostante ciò del metodo Montessori sapevo solo che le mie zie non ne erano affatto entusiaste come la la stragrande maggioranza del corpo docente dei loro tempi.

Nient’altro.

E questa è la ragione per la quale ho avuto un grande interesse a informarmi nel modo dovuto leggendo appunto il libro del quale parliamo ora.

Sapevo che Maria Montessori aveva avuto un grande successo nel mondo ma non nel suo paese.

Avendo macinato tutto il curriculum scolastico nelle scuole pubbliche italiane, una volta appreso in cosa consiste il Metodo Montessori, la cosa mi risulta addirittura ovvia, perché il Metodo Montessori è fondato sulla filosofia opposta a quella sulla quale è inchiodato il nostro sistema scolastico.

Tanto per cominciare e per dare un idea il principio di autorità è il primo che viene buttato nel cestino.

Oibòhh! esclameranno in coro accademici , prof e maestri di tutte le tendenze ideologiche, se non riconosciamo l’ intrinseca diseguaglianza fra docenti che sanno e discenti che non sanno facciamo la scuola degli ignoranti.

Ebbene è ovvio che la Montessori non era sicuramente fautrice del principio “uno vale uno” che oggi qualche sprovveduto culturale ha tirato fuori credendo di avere scoperto chissachè.

Il suo presupposto filosofico che poi è stato integralmente confermato dallo sviluppo delle neuroscienze è che il neonato e poi il bambino è stato dotato da madre natura da una tale elasticità del sistema cognitivo da possedere una capacità di apprendimento che non avrà uguali in altri periodi della vita.

Ne consegue che i metodi didattici basati sul principio di autorità coi dovuti corollari dei voti e quindi di punizioni e premi frenano anziché favorire i processi di apprendimento.

Il docente non deve arrogantemente mettersi sopra al bambino ingabbiandolo perché lui conosce quello che il discente ancora non sa.

L’ambiente fisico è della massima importanza nel metodo Montessori.

L’atteggiamento del docente dovrebbe essere quello di un osservatore che cerca di capire il lavoro mentale che i bambini fanno in continuazione.

Favorendo questa attitudine al lavoro con strumenti didattici a misura di bambino così come l’ambiente scolastico deve essere progettato a misura di bambino.

Basta mi fermo.

Maria Montessori era uno dei più grandi geni del suo tempo e quindi cercare di riassumere in quattro parole il pensiero di un genio è semplicemente stupido.

La stessa autrice del volume si è vista costretta a concludere la sua ricerca con una nota nella quale mette in evidenza la difficoltà che ha incontrato nel confezionare una narrazione accostandosi a un materiale immenso, perché appunto vastissimo è l’insieme dei saggi che si sono accumulati nel tempo sul metodo e sulla vita di Maria Montessori.

Attenzione però : questo libro non è un saggio costruito per spiegare in cosa consiste il Metodo Montessori, è parzialmente anche questo, ma è sopratutto una biografia di questa donna straordinaria.

Carattere anche troppo forte che come è inevitabile le ha portato più problemi che vantaggi.

Femminista più che convinta.

Innamorata solamente del proprio lavoro.

Estimatrice di tutto meno che del matrimonio.

Ha avuto un amore dal quale è nato un amatissimo figlio, nato però fuori del matrimonio con tutto quello che ne derivava a quei tempi non potendo fare riconoscere legalmente la situazione.

Ha avuto un pessimo rapporto col denaro cosa che la ha lasciata per un bel pezzo della sua vita in condizioni di precarietà.

Col mondo accademico non parliamone,sono state più le spine che le rose.

Era e si considerava sopratutto una donna di scienza e quindi rifiutava per principio di essere incasellata in appartenenze ideologiche, da qui gli ovvi guai che le ha causato il rapporto travagliato col regime fascista.

Bene ho detto forse anche troppo, ma sentivo la necessità di proporre elementi di interesse per il lettore.

Di testo proprio in questo libro ci sono 330 pagine, non sono poche, ma capisco che l’autrice temesse di banalizzare una vita di così elevato livello.

Buona lettura.