Forse esagera, ma certo non è un buon segno
La settimana scorsa Cacciari in una puntata di Otto e mezzo, l’altro ieri Pansa su Libero ambedue e da due opposti schieramenti hanno detto di vedere il paese ormai sull’orlo della guerra civile.
Pansa addirittura ha detto di non avere avuto paura negli anni del terrorismo ma di averne oggi.
Sicuramente con i migliori intenti, ma certo con risultato dubbio i Vescovi italiani una settimana fa hanno parlato addirittura di società ridotta a un “disastro antropologico” ,termine dotto ma di una pesantezza assoluta.
Risultato dubbio perché non si vede a che serva descrivere una situazione ritenuta così compromessa senza sporcarsi le mani con indicazioni pratiche, forse perché le mani se le erano già sporcate anche troppo appoggiando Berlusconi in modo acritico per quasi vent’anni e ora non sanno bene come comunicare il “contr’ordine fedeli”, prima che si troppo tardi per la credibilità della istituzione che rappresentano.
Che c’è da avere paura, non siamo mica , con tutto il rispetto per loro, un qualunque paese maghrebino, sottomesso per decenni alla satrapia del rais di turno.
Fortunatamente no, ma forse stiamo lavorando per diventar lo.
In fondo non sono passati cento anni da quando il rais ce l’avevamo anche noi e forse non c’è bastato.
Berlusconi col fascismo non ha niente di sostanziale in comune se non la propensione personale alla teatralità per alcuni e ad atteggiamenti da clown per altri, su questo blog lo abbiamo ripetuto in tutte le salse.
Difficile dire se è meglio o peggio : oggi non stiamo rischiando il fascismo oggi stiamo rischiando di essere sommersi e schiacciati dalle risate compiaciute di tutto il modo se non riusciamo a imporre la fine della farsa.
Ma come può essere credibile un premier che il direttore del giornale della sua parte,” Libero” chiama ormai correntemente “il vecchio porco” e non sente l’imperativo morale di farsi da parte?
Come può essere credibile una opposizione che di fronte al dissolversi del governo avversario non è capace di esprimere né un candidato premier da contrapporre a quello in carica né una linea politica e non sente a causa di questo l’imperativo morale di farsi da parte?
Come può essere credibile una gerarchia ecclesiastica che si era esaltata nel giochetto di allungare la mano ai governi berlusconiani e di ritirarla piena oltre le aspettative e oggi scopre che la società , cioè il suo popolo, nel frattempo è diventata un “disastro antropologico”, senza che loro se ne accorgessero e non solo non pensano minimamente di avere il dovere morale di farsi da parte, ma nemmeno di fare autocritica.
Come può essere credibile un mondo della cultura rigidamente inquadrato per decenni a sinistra a caccia di baronati nelle facoltà universitarie e di sussidi nel cinema nel teatro nelle orchestre nei premi letterari che ora che sono arrivate gli anni delle vacche magre perché il premier notoriamente non mastica cultura e li ha lasciati a bocca asciutta non trovano di meglio che ritirarsi nel privato abdicando alla loro funzione di intellettuali ?
Ma ora viene il bello, è facile e comodo scaricare le responsabilità su politici, preti e intellettuali.
E il Signor Rossi?
Il Signor Rossi e la Signora casalinga di Voghera non hanno nulla da rimproverarsi ?
Forse non hanno ancora realizzato che il “disastro antropologico” sono loro?
Sono loro che hanno fatto finta di non capire e di non vedere quando era ora di reagire con dignità verso la degenerazione di una classe politica che la dignità l’aveva già persa nella corruzione generalizzata.
Han trovato comodo illudersi di poter partecipare agli utili andando a chiedere posti al barone per parenti e amici o sussidi o protezioni corporative o più modestamente di saltare le liste di attesa.
Han trovato comodo dormire sui propri pregiudizi cessando di essere opinione pubblica critica e riducendosi al gregge che si abbevera solo ai giornali o telegiornali di partito o di fazione per essere corroborati nei loro pregiudizi ignorando così che al di fuori di quelle realtà posticce il mondo andava avanti e li lasciava irrimediabilmente indietro.
Si sono lasciati affascinare dal canto della sirena che diceva “io ce l’ho fatta, sono ricchissimo, ma sono uno di voi e quindi voi potete essere come me, potete arricchirvi, tutto va bene, pensate positivo votate per me io non sono un politico, io sono diverso”.
La sirena aveva riproposto pari pari il sogno americano però facendo come il suo solito dei disastrosi errori di traduzione.
Mancava un’economia che avesse già attuato in integrale tutte le liberalizzazioni facendo tabula rasa di corporazioni, albi professionali, baronati, rendite di posizione, sussidi di ogni genere imponendo la regola generalizzata della meritocrazia.
Mancava un sistema politico nel quale fosse riconosciuto accettato e rispettato da tutti il principio della divisione dei poteri e del loro bilanciamento, altro che la ripetizione continua dello stesso rosario : io solo sono stato eletto dal popolo e quindi sono superiore a tutti gli altri poteri.
Mancava un mercato del lavoro nel quale il licenziamento sempre possibile e lecito non faceva paura a nessuno perché per trovare un altro lavoro non si faceva nessuna fatica.
Mancava il sistema di educazione superiore, fucina della classe dirigente, migliore del modo.
Mancava una società per definizione multietnica da sempre.
Mancava un sistema fatto su misura di chi ha voglia e coraggio di intraprendere mettendo alla prova le proprie intuizioni e non trova alcun ostacolo in una burocrazia ridotta al minimo.
Mancava una società laica da sempre, cioè veramente rispettosa della fede o della non fede altrui nella stessa misura altro che il cappellano in parlamento e il crocefisso nelle aule scolastiche.
Mancava il culto della patria con l’alzabandiera all’inizio delle lezioni se non addirittura con la recita del “Pledge Of Allegiance”, quasi il “Credo”nella “americanità”.
Mancava un sistema giudiziario spedito e senza troppi gradi di giudizio nel quale è garantita tra l’altro la effettiva parità fra accusa e difesa e dove il procuratore che fallisce nel provare accuse in casi mirabolanti viene messo nell’angolo e finisce miseramente la sua carriera.
Insomma mancava praticamente tutto per trapiantare in Italia il sogno americano.
Berlusconi ci ha provato e all’inizio forse valeva la pena di provarci, gli Italiani ci hanno creduto, ma quasi vent’anni dopo uno ha fallito e gli altri hanno sbagliato cavallo.
Ora perché c’è da vere paura?
Perché a causa delle opposte fanatiche pigrizie nessuno vuole riconoscere in un sussulto di dignità di avere fallito il proprio progetto politico e si trascina stancamente quello che è sempre meno tollerabile.
Che facciamo ora lasciamo che gli opposti fallimenti vadano a riempire le piazze con delle belle manifestazioni di impotenza?
Poi però non lamentiamoci se oggi nel mondo “italiano” lo traducono con “comico”.
Perché se il comico dura più del necessario dalla commedia si passa alla tragedia come tutti sappiamo fin dal tempo dei banchi di scuola.
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