venerdì 2 settembre 2011

Kennedy chi era quello vero?


Sulla 7 mercoledì scorso hanno trasmesso uno sceneggiato sui Kennedy di produzione americana, originariamente in ben otto puntate, che a quanto pare verranno trasmesse a tre o due per volta.
Per noi poveri italiani da tempo schifati dall’indegno teatrino della politica nazionale un’occasione per vedere la politica con la P maiuscola.
E invece no. Invece quello che si è visto (tre puntate insieme) mi è sembrato un polpettone confezionato per il pubblico di “Sorrisi e canzoni TV” di “Chi”, “Visto” ecc.
La figura centrale di tutto lo sceneggiato era un padre volgare e autoritario, senza il minimo senso morale e senza alcuna prospettiva culturale di lungo periodo, se non l’ossessione di occupare il potere per il poter per sé o per la sua famiglia e con qualsiasi mezzo, come se fossimo ancora ai tempi dell’assolutismo.
Eppure i fratelli Kennedy John Fitzgerald e Robert, sono passati alla storia come i miti, le icone della politica “liberal”.
Generazioni di giovani in tutto il mondo si sono tenuti nella propria camera la foto di Kennedy prima che comparisse quella del Cé.
Lo sceneggiato ci propone invece poco più che un giovane ricco debosciato ammalato di sesso eterodiretto dai disegni paterni e quindi senza idee proprie.
Perfino il di solito severo critico televisivo del Corriere Aldo Grasso sposa questa radicale demitizzazione dei Kennedy commentando lo sceneggiato con questo feroce e cinico attacco :”le pallottole gli hanno tolto la vita, ma gli hanno salvato la reputazione”.
D’accordo i miti vanno tutti verificati con una analisi critica.
Ricordo il grande Montanelli che invece di accodarsi alla universale santificazione per acclamazione di lady Diana aveva scritto , attenzione, guardate che i miti sono condannati a vivere la durata di un mattino di esaltazione e poi o l’oblio o la polvere.
Il tempo gli ha dato ragione.
Questo sceneggiato per quanto si è visto finora, però, va ben oltre il brutale abbattimento del mito.
A me pare che per amore di tesi riscriva la storia e questo non è consentito.
Perbacco per fare solo un solo esempio “i mille giorni di Kennedy” di Artur Shlesinger Jr., gli hanno fatto vincere il Premio Pulitzer nel ’65 e parlano di ben altro.
In questo sceneggiato manca quello che avrebbe dovuto essere il protagonista, manca la politica.
La campagna elettorale si riduce a un flirt con una stagista, come se le elezioni si vincessero per opera dello spirito santo e non con una fatica immensa per intercettare il pensiero , le esigenze e l’anima degli americani.
Kennedy c’era già tutto nei discorsi della campagna elettorale e il discorso di inaugurazione era talmente denso di idee che è diventato un testo di riferimento nelle facoltà di scienze politiche.
Nello sceneggiato quel discorso era ridotto a due frasette per poter riprendere il sorrisetto ebete di approvazione del padre –padrone come se il pubblico non fosse stato il mondo e non un salotto di famiglia.
Kennedy è stato tante cose, ma soprattutto è stato una gigantesca speranza di cambiamento e di tuffo nella modernità, come sarà poi il famoso sessant’otto, o come è stato Obama nei giorni della sua elezione.
Con Kennedy la cultura , l’intelligenza, la progettualità, il gusto della creatività sono entrati alla grande alla Casa Bianca.
Per la prima volta nelle cancellerie occidentali attorno al Presidente americano si sono seduti schiere di accademici e di intellettuali, le famose “teste d’uovo” e non per fare una esternazione e andare via ma per lavorare sistematicamente insieme a lui.
Si è consolidato il “Coucil of Economic Advisors” ,che ha messo insieme le migliori menti disponibili.
Queste cose della presidenza Kennedy non sono solo state fonte di entusiasmo per i giovani di allora, ma ebbero perfino un salutare effetto pedagogico in giro per il mondo, inducendo i governanti ad aprirsi ad ascoltare gli intellettuali.
Il welfaire che sarà poi portato avanti da Lindon Johnson , le politiche di equiparazione razziale ,i programmi per lo sviluppo del Sud America, nulla, dopo tre puntate nulla.
Mi consola solo il fatto che hanno avuto quello che si meritavano cioè uno share molto basso, un vero flop.

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