lunedì 26 settembre 2011

Vorrebbe fare l’ intellettuale liberale, ma non è nella posizione per farlo.

La visita del papa nella sua Germania è culminata nel discorso alle camere riunite del 22 settembre scorso.
Occorre precisare subito che la Germania non è l’Italia.
E questo lo sappiamo bene quando si parla di economia o di sistema paese.
Probabilmente però la maggior parte degli italiani ignorano forse del tutto che il cattolicesimo tedesco in molte manifestazioni di sé appare solo un lontano parente del cattolicesimo che conosciamo in Italia.
Un numero più che cospicuo di teologi di professione contestano sistematicamente le posizioni del Vaticano e a nessuno viene in mente di scomunicarli.
La Conferenza episcopale tedesca ha preso posizioni anche in materie in Italia “non negoziabili” a favore di leggi tutt ’altro che in linea con la posizione del Vaticano.
Il favore per questo papa in Germania è diretto al fatto che è tedesco, ma non alle sue posizioni dottrinarie.
Ma torniamo al discorso al Bundestag..
Discorso di ottimo livello intellettuale che nel parlamento italico del bunga bunga pochi sarebbero stati in grado di capire.
Discorso piacevole per chi ha interessi intellettuali e una preparazione giuridica di base.
Il tema non era tanto una predicuccia sulla responsabilità dei politici che non devono pensare a se stessi ma a rendere giustizia al popolo, come hanno semplificato molti titoli di giornali.
Il tema era una compiuta dissertazione di filosofia del diritto, cioè sui fondamenti del diritto.
Su cosa si basa l’autorità del diritto si è chiesto il papa.
1- Sul mero esercizio di un potere totalitario come avevano fatto i nazisti?
2- Sulla autorità di una legge rivelata?
3- Sul così detto “diritto naturale”?
4- Sulla pura ragione ?
5- Su un patto sociale basato sul consenso in certo posto e in una certa epoca?
Sono certissimo che se questo discorso fosse stato fatto al parlamento italiano pressoché la totalità dei nostri cattoliconi di destra e di sinistra più gli atei devoti avrebbero risposto in coro :
la risposta giusta è quella numero 2.
Sbagliato! Ha detto il papa, da intellettuale sottile qual è.
Ed ha precisato con un argomento che sarebbe brillantissimo se fosse storicamente sostenibile : il cattolicesimo è l’unica grande religione che non ha imposto una legge rivelata come base della legge civile, ma rimandato “alla natura ed alla ragione come fonti del diritto”.
Bellissimo se fosse vero, ma non è così. Il cristianesimo ha sostenuto il potere da Costantino in poi e ha cercato di mitigarlo appellandosi alle virtù della carità e della misericordia, anche per non contraddire totalmente il messaggio sociale del suo fondatore, che i potenti non li ha mai frequentati e dei quali aveva tutt’ altro che una buona opinione, come sanno tutti.
Secondo Ratzinger i teologi cattolici si sarebbero associati ai filosofi stoici e ai maestri del diritto romano fondando la cultura giuridica occidentale in una armonia fra diritto naturale e ragione fino ad arrivare all’illuminismo ed alla dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Ancora bellissimo se fosse storicamente sostenibile, ma non è così.
Le dichiarazioni dei diritti umani sono frutto diretto dell’illuminismo tanto che la chiesa in realtà non li ha del tutto accettati nemmeno oggi per la semplice ragione che non ne condivide le radici filosofiche.
E infatti l’equivoco di queste belle affermazioni se fossero vere, cade nella seconda parte del discorso, quella propositiva.
Qui il papa con una onestà intellettuale e una sincerità sorprendente, ma veramente apprezzabile per una persona che da decenni vive prigioniero delle fumisterie e dei retro pensieri propri della curia vaticana, dichiara apertamente che la teoria del “diritto naturale” da sempre sostenuto dalla chiesa non trova da cinquant’anni il sostegno più di nessuno.
Per evitare che qualcuno non capisca non nomina “il diritto positivo” come fonte del diritto,oggi universalmente riconosciuta (corrispondente alla domanda numero 5) , ma con una sottigliezza intellettuale tutta particolare la riferisce alla filosofia positivista, per metterla un pochettino in cattiva luce, come fosse qualcosa di datato.
Ma questa è l’unico trucco da intellettuale di mestiere, che viene introdotto e glielo possiamo concedere.
Il discorso continua con questa singolare confessione di estrema minorità della dottrina cattolica tradizionale del diritto naturale e si chiarisce ancora di più citando il teorico di questa medesima teoria, come dicevamo, oggi riportata nelle prime pagine di qualsiasi manuale universitario di diritto, Hans Kelsen.
Definisce quindi correttamente la concezione della natura, come intesa oggi, fondata sul suo aspetto puramente funzionale , così come la riconoscono le scienze naturali. E intesa così, “non si può creare alcun ponte verso l’ethos e il diritto…..”la stessa cosa però vale anche per la ragione in una visione positivista, che da molti è considerata come l’unica visione scientifica”.
Dove vige questo modo di pensare le fonti classiche dell’ethos sono messe fuori gioco secondo il papa, ed è corretto.
Fatta la confessione con rimarchevole sincerità il papa descrive questa situazione come “drammatica”.
E qui dopo aver riconosciuto che la dottrina tradizionale della chiesa del diritto naturale non ha oggi alcun credito negli ambienti accademici e fra gli operatori del diritto, delude tutti riproponendo pari pari la solita minestra che solo sue righe sopra aveva detto che oggi non è più appetibile da nessuno.
La cultura positivista m minaccerebbe addirittura l’umanità, perché si ritiene come la sola cultura sufficiente , relegando le altre come sottoculture.
Non è in grado di percepire qualsiasi cosa che non sia funzionale, e qui il linguaggio non è particolarmente chiaro.
Però dove vuole andare a parare il discorso è del tutto prevedibile. Occorre riconoscere il fondamento del diritto in dio creatore.
L’uomo non crea sé stesso, non è una libertà creatrice. E’ spirito volontà e natura.
E va bene però qui ormai è chiaro che per natrura si intende natura creata da un creatore come recita il Genesi.
Hai! Qui non ci siamo. Il papa come chiunque può pensarla come vuole, ma non può dire a pagina 1 che il cristianesimo è l’unica grande religione che non fonda il diritto sulla sua rivelazione e poi alla conclusione dire esattamente il contrario.
A che serve essere perfettamente sincero nella descrizione del problema e poi non fare assolutamente nulla per risolverlo? E’ un atteggiamento del tutto irrazionale e controproducente.
E’ come darsi la zappa sui piedi.
Poi la conclusione ultima è ancora più pasticciata.
“Sulla base dell’idea di un dio creatore sono state sviluppare l’idea dei diritti umani e dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge”.
Qui ci siamo ancora meno dal momento che è noto a tutti che gli illuministi erano credenti ma non nella creazione.
“La cultura dell’Europa è nata dall’incontro fra Gerusalemme, Atene e Roma”.
Qui andiamo forse un po’ meglio nel senso che si riconoscono le radici culturali dell’Europa molto più ampie di quelle cristiane.
Ripeto apprezzabile la sincerità della diagnosi, ma dall’insieme del discorso appare che la piccola furbizia di parlare di filosofia positivista invece che parlare di acquisizioni della scienza moderna come sarebbe stato più corretto, risponde a un nervo da secoli scoperto della chiesa che non riesce a fari i conti né con l’illuminismo, nè con la modernità, né con la scienza.
Quella darwiniana dell’evoluzione è una acquisizione scientifica,non è una teoria filosofica e secondo i principi dell’evoluzione l’idea di un dio creatore non è più proponibile,non è più proponibile l’idea del disegno intelligente perché addirittura non è più proponibile l’idea di un disegno cioè di una finalità.
Il papa queste cose le sa benissimo ed allora perché ha scelto di andarci a sbattere la testa contro?
Perché suo malgrado è soprattutto un intellettuale con un prioritario interesse per la ricerca e il confronto dialettico.
Ma allora chi gliel’ha fatto fare di andare a farsi imbalsamare in curia prima e nel papato dopo?
In quella posizione non può fare l’intellettuale.
O fa il rinnovatore profetico, ma questo non sembra proprio corrispondere al suo temperamento o deve governare l’esistente, che è in crisi nera.
Da questo discorso si ricava per l’ennesima volta che è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato.
La scienza ha avuto enorme sviluppo. Il pensiero critico anche.
Alcune acquisizioni scientifiche come l’evoluzione darwiniana sono in contrasto totale con alcuni dei dogmi cattolici che erano ritenuti dei pilastri intoccabili.
A cominciare dall’idea di un dio creatore con un disegno finalistico.
Ora, queste acquisizioni confermate da una tale massa di elementi da essere ritenute pacifiche dalla comunità scientifica pongono problemi filosofici grandissimi giacché delineano una posizione dell’uomo nell’universo molto diversa da quella che per secoli era condivisa.
Non è simpatico sentirsi dire che nell’universo contiamo quasi nulla che il mondo non è affatto stato fatto per noi, che siamo nati se non per caso per un evento improbabile, che quindi veniamo dal nulla e che al nulla ritorneremo.
Però questi sono dati empirici ed ai dati empirici a nulla giova contrapporre miti religiosi.
Fare finta di nulla è sciocco e controproducente .
Con questi che non sono ideologie o teorie filosofiche, ma sono dati scientificamente confermati, occorre fare i conti. Studiarseli e ragionarci sopra.
Per la chiesa occorre quanto meno rassegnarsi a depennare dalla sua sulla teologica i dogmi che non stanno più in piedi e trovare una base almeno logicamente ed argomentativamente convincente per gli altri.
Ritardare questo processo serve solo a vuotare ulteriormente le chiese.

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