mercoledì 28 settembre 2011

Il mite Card Bagnasco ha tirato fuori degli artigli che hanno lasciato il segno

Peccato che le encicliche papali e i documenti della Cei non li leggano per studiarli nemmeno i preti.
Peccato, perché “la prolusione” di Bagnasco al Consiglio Permanente della Cei del 26 settembre scorso è un documento di ottimo livello,cha va parecchio oltre la chiusura dei conti con quello che giornali scanzonati hanno chiamato “il santo puttaniere”, proprio a causa del contrasto che è sempre stato insanabile fra il così detto “stile di vita” del premier italiano la morale cristiana e la dottrina sociale della chiesa.
Berlusconismo e dottrina sociale della chiesa sono sempre stati incompatibili , anche se la gerarchia ecclesiastica si è svegliata solo quando si è trovata sotto diretto attacco dei media berlusconiani col caso Boffo due anni fa.
Prima, nel lungo periodo nel quale la Cei era guidata da Ruini, non vedeva e non sentiva, in cambio di moltissimo : esenzioni ,finanziamenti ,leggi sulla bioetica con l’imprimatur vaticano.
L’intesa tacita era evidente : io pago e voi non vedete e non sentite nulla.
Era un patto stridentemente in contrasto coi dettami evangelici inequivocabili in materia, per citare solo un punto nella storia di Giovanni il Battista, ma allora la gerarchia ha ritenuto sbagliando di grosso di anteporre la ragione di stato ai vangeli.
Poi ha reagito con imbarazzo e con molti tentennamenti, ma sulla spinta della reazione indignata di una parte sempre crescente del popolo cristiano ha preso posizione sempre più chiaramente.
Il documento del quale stiamo parlando però non è rimarchevole solo perché pone fine agli equivoci perfino con durezza inusitata, ma perché inserisce tale posizione in un contesto di analisi molto più vasto e profondo.
Questo documento fa capire che se la chiesa italiana aveva fatto anche lei “la marachella” di appoggiare persone e idee indegne della sua dignità morale e culturale, i lunghi anni del berlusconismo si stanno concludendo con la condanna per quella classe politica incapace e corrotta, ma nello stesso tempo mostrano che mentre la gerarchia dormiva, alla base si pensava e si lavorava.
Ora quel lavoro si manifesta in mille modi , non coordinati è vero, ma c’è chiaramente un mondo cattolico che ha una gran voglia di far vedere a questa società depressa, stanca, delusa, rassegnata, che è possibile usciere dalla volgarità insopportabile di questa politica e che c’è già oggi una rete diffusa che va solo coordinata.
Intendiamoci bene, coordinata da sé stessa, come si conviene fra cristiani adulti e non dall’alto, da parte di una gerarchia, che si sveglia solo adesso da un sonno non molto onorevole e che prioritariamente avrà altro da fare.
Che il capo dei vescovi italiani riconosca nella sostanza tutto questo è un’ ottimo punto di partenza.
Leggendolo attentamente si rileva che non si può mettere insieme un documento di tale portata e oserei dire di tale apertura d’idee dall’oggi al domani.
Dietro all’aspetto pio e molto prudente tipico di Bagnasco, ci deve essere stato necessariamente un lungo periodo di riflessione personale del Cardinale, e una non trascurabile equipe di collaboratori di buon livello, data la qualità del documento, la scelta delle analisi ,si direbbe, sociologiche aggiornate e puntuali e l’apertura mentale sia sulle analisi sia sulle proposte.
Per chi come chi scrive conosce il mondo cattolico per lunga frequentazione, lo stesso linguaggio del documento è il sintomo che le cose stanno finalmente per uscire da una lunga stagnazione.
I complimenti, le frasi di rito, sono ridotti al minimo e si va quasi sempre direttamente alla sostanza delle cose. La vecchia pessima abitudine di dare un colpo al cerchio e l’altra alla botte per non scontentare nessuno in materia politica sociale, qui quasi è del tutto scomparsa, salvo nella frase di ben poca efficacia “né indignati né rassegnati”, come se indignarsi fosse sconveniente, ma si tratta veramente di un peccato veniale in un contesto tutt’altro che equivoco.
L’analisi della situazione presente è impietosa : senso di insicurezza; attonito sbigottimento; crisi economica e sociale; oscuramento della speranza collettiva; amarezza; risentimento; cinismo; rassegnazione; affievolimento della fede; venir meno di una autentica sensibilità per il bene comune.
Dell’intero documento i punti “ad Berlusconem” sono solo l’8° e il 9° su un totale di 13.
Però tolgono la pelle all’interessato.
Il personaggio non è nominato direttamente ma non ce n’era bisogno.
Solo un’idiota non capirebbe i riferimenti ed infatti ci sono stati rappresentanti del parlamento e della maggioranza che hanno fatto finta di non capire. Scelte loro, poveretti.
“Nessun equivoco può qui annidarsi. La responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé a prescindere dalle strumentalizzazioni….I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in sé stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune…….E’ nota la situazione di mancanza di lavoro…..non si può rispetto a queste dinamiche assecondare scelte dissipatorie e banalizzanti. La collettività guarda con sgomento agli attori della scena pubblica e l’immagine del paese all’estero ne viene pericolosamente fiaccata…..Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi…… ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili”…La questione morale quando intacca la politica ha innegabili incidenze culturali ed educative. Contribuisce di fatto a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere la vita con responsabilità…Si tratta non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente : c’è da purificare l’aria”.
C’è perfino una riga con la richiesta esplicita di togliere il disturbo, se pure posta in modo altamente elegante, degna di un cardinale di santa romana chiesa, quando cerca di essere all’altezza del ruolo.
Nessun commento quindi a parole così chiare, dette così bene e quindi adeguate per risollevare la dignità della gerarchia ecclesiastica italiana, ferita e indebolita da troppi anni di appoggio ad un berlusconismo che è sempre stato indegno della sua fiducia.
Vale la pena di citare invece alcuni passi diretti non direttamente al premier, ma alla politica che il premier ha espresso, spesso anche con la sciagurata cooperazione di una opposizione inetta, inefficace e spesso partecipe della corruzione.
Questo, chiarisco, lo dici io non il cardinale, che però qualcosa sull’opposizione avrebbe anche potuto dire, dato che qualche graffio se lo sarebbero ben meritato anche loro.
“rispettare i cittadini e non umiliare i poveri….richiamare il principio prevalente dell’equità.. con rigore senza sconti rendendo meno insopportabili aggiustamenti più austeri…impegno a combattere la corruzione , piovra inesausta …l’improprio sfruttamento della funzione pubblica è grave per le scelte a cascata che determina….Non si capisce quale legittimazione possano avere ….i comitati d’affari, che, non previsti dall’ordinamento si auto impongono attraverso il reticolo clientelare andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni tutt’altro che popolari….il loro maggior costo nell’intermediazione appaltistica , nei suggerimenti interessati di nomine e promozioni”.
“Altro fronte vitale …è l’impegno di contrasto dell’evasione fiscale. Difficile sottrarsi all’impressione che non tutto sia stato finora messo in campo per rimuovere questo cancro sociale….i grottesco sistema delle società di comodo….indecoroso e insostenibile”.
Sembra di sognare : la conferenza episcopale si è accorta del sottobosco degli appalti truccati e dei posti nelle pubbliche amministrazioni ricoperti non dai meritevoli ma dai clienti dei politici, degli evasori fiscali che evadono con le società di comodo”.
Questo è il vero affondo al cuore del berlusconismo.
Questo è quello che farà cadere il berlusconismo non la sola condanna della vita privata del santo puttaniere.
Questa è veramente la fuoruscita da una tolleranza durata anche troppo, ma che ora è stata perfino “tecnicamente” denunciata.
Poi c’è la parte propositiva non meno importante.
“occorre reagire, …bisogna che gli onesti si sentano stimati…...bisogna uscire da un paratissimo esistenziale,….occorre un obiettivo credibile per cui valga la pena di impegnarsi per portare l’Italia fuori dal guado”….la chiesa ha intensificato la propria presenza capillare a cerniera fra il territorio e i bisogni della gente…..Un nucleo significativo di credenti …(che vorrebbe) rende più operante la propria fede….sta lievitando una partecipazione che si farebbe fatica a non registrare…..c’è un patrimonio di cultura, fatto di rappresentanza sociale e di processi di maturazione comunitaria….questo giacimento valoriale ed esistenziale rappresenta la bussola….un vivaio di sensibilità , dedizione e intelligenza….sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, coniugando etica sociale ed etica della vita…..nella linea culturale del realismo cristiano, secondo quegli orientamenti culturali di innovazione, moderazione e sobrietà”.
E’ quasi un manifesto per il futuro. I cattolici escano dalle cloache esistenti , si mettano in proprio se ne sono capaci o almeno facciano riferimento a un qualcosa che visibilmente si ricolleghi ad una tradizione storica ,che è stata infangata dal berlusconismo e dal post comunismo.
Bagnasco non poteva dire di più.
Svegliatasi la gerarchia e con idee abbastanza chiare , aperte e adeguate ai tempi, guai se ora i cattolici non approfittassero di tanta apertura di idee e non sapessero concretizzare il disegno delineato idealmente in questo discorso.

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